Il Lavoro Aperto è una nessuna e centomila pedagogie; è la capacità di partire da una riflessione personale per poi aprirsi ad un confronto con la realtà che ci circonda. Aprirsi vuol dire capire, analizzare e rielaborare ciò che fino ad oggi ci ha accompagnato per riprogettare attraverso il confronto. Aprirsi al cambiamento non vuol dire accantonare tutto ciò che ci appartiene e ci proviene dalla nostra tradizione pedagogico culturale, bensì riprogettare il cammino affacciandosi nel mondo che si evolve continuamente.
L’apertura nasce prima di tutto dal personale, dalla convinzione che il cambiamento possa generare nuove opportunità sia per chi opera all’interno del mondo educativo che, soprattutto, per i fruitori dei percorsi educativi.
Aprirsi vuol dire crescere, evolvere, condividere, elaborare e rigenerare; vuol dire non avere dei preconcetti di partenza proprio perché tutto può essere utile alla crescita personale e collettiva.
Lavoro Aperto come opportunità di Cambiamento
Enea Nottoli
Riflettere sul Lavoro Aperto ci aiuta a capire e a comprendere quali siano i passi da compiere verso una pedagogia capace di accompagnare bambini, famiglie, educatori e istituzioni nel loro lungo percorso educativo.
Ripensare il tempo per Ridefinire un percorso educativo
Valeria Bonetti
Mettendosi nella prospettiva del bambino, ci accorgiamo rapidamente come l’attività del gioco “indisturbata” sia quella che, in assoluto, preferisce e nella quale si vuole più a lungo cimentare; dare rispetto al bambino significa dare uno spazio tempo che sia inclusivo, poiché il tempo è vissuto soggettivamente. Il flusso di gioco è per ogni bambino differente e individuale dunque assume il carattere di paradosso l’assoluto bisogno dell’adulto, portato dal proprio percorso educativo a volere mantenere la “dirigenza educativa”, di dettare tempi comuni a tutti andando ad interrompere un ritualità che non ha tempi.
Autonomia e responsabilità
L’autodeterminazione dei bambini e il suo significato pedagogico
Gerlinde Lill e Roger Prott analizzano quanto potere decisionale gli adulti concedono ai bambini
“Non possono mica fare quello che gli pare…” Questa è la tipica reazione degli adulti quando si parla di concedere autonomia ai bambini. La qual cosa dipende, tra l’altro, dal fatto che non sono chiari né i contenuti, né gli obiettivi.

Partendo dalla sua esperienza pratica, Beatriz Trueba illustra tutto ciò che rientra nell’autonomia e su cui si dovrebbe riflettere al di là della destrezza nella vita pratica, cosa che per gli adulti è molto utile, poiché ne vengono sgravati dal bambino e si chiede se un bambino debba diventare il prima possibile uguale all’adulto
Modelli organizzativi
Quanto i Modelli Organizzativi “dicono” della nostra scuola ?
Donatella Gertosio
Ho letto con interesse l’articolo “Qualità del servizio scolastico e modelli organizzativi nella scuola dell’infanzia” in cui l’autore, l’isp.M.Maviglia, cercando di individuare alcuni elementi costitutivi dei modelli organizzativi, pone in essere domande che rimandano ad una più ampia analisi della “mission” della scuola dell’infanzia e della sua vera essenza.
Progettare il cambiamento tra teorie e pratiche
Laura Malavasi
Quando si incontra un contributo come l’articolo “Qualità del servizio scolastico e modelli organizzativi nella scuola dell’infanzia” si rimane sempre molto sorpresi. E’ quello che mi è successo personalmente e ancora di più scorrendo il nome e andando a vedere che lo scritto era a firma di un Ispettore Tecnico M.I.U.R, Mario Maviglia.
Aprire gli spazi
Ludger Pesch
Il vero modo di scoprire è fuori dai “cancelli” dei servizi educativi. I bambini nel loro percorso verso l’autonomia acquisiscono una serie di abilità: sarebbe un errore non fare in modo che le possano mettere in gioco. È nel loro interesse che possano partecipare alla vita comunale, non come figure estranee o occasionali, bensì come concittadini partecipativi. L’apertura della scuola dell’infanzia all’ambiente circostante arreca benefici a chiunque: bambini, personale educativo, comunità e istituzioni.
Gerlinde Lill
L’infanzia oggi è istituzionalizzata e organizzata dagli adulti, dunque i servizi per l’infanzia dovrebbero offrire un maggior benessere e una vita “indisturbata” ai proprio ospiti. L’elemento primario diventa la calma, intesa come un tempo libero, lungo e calmo e non strutturato e programmato. Per questo scopo aprire le “Stanze del Nulla e del Senza” è una necessità, un modo per rendere tutto possibile. Offrire ai bambini il Meno o il Nulla vuol dire farli riappropriare del proprio tempo e dei propri spazi.
Ascolto e benessere
Intervista a Maria Pia Fini
a cura di Annalisa Casali
Il benessere dei bambini: in che termini il concetto di benessere è presente nella pedagogia montessoriana? Può offrirci qualche esempio molto concreto di cosa può significare nella giornata quotidiana perseguire e sostenere il benessere dei bambini?
Quando l’ascolto diventa progetto
Diana Penso
Come avviene l’apprendimento nella scuola dei più piccoli?
Come nasce, si forma e si sviluppa l’intelligenza, come si costruiscono le categorie logiche che permetteranno in seguito il riconoscimento e la rappresentazione della realtà?
Pubblicazioni:
Spunti sul lavoro aperto
Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul lavoro aperto