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Progettare il cambiamento tra teorie e pratiche

Laura Malavasi

Pedagogista e formatrice.


Quando si incontra un contributo come l’articolo “Qualità del servizio scolastico e modelli organizzativi nella scuola dell’infanzia” si rimane sempre molto sorpresi. E’ quello che mi è successo personalmente e ancora di più scorrendo il nome e andando a vedere che lo scritto era a firma di un Ispettore Tecnico M.I.U.R, Mario Maviglia.

Nel testo si pongono questioni importanti, a volte molto provocatorie e a volte assolutamente di portata rivoluzionaria e arrivano da una voce che rappresenta la scuola dello stato.

Mi fermo, rileggo e ammetto che i miei pregiudizi sono tanti e che per poter stare dentro ad una dimensione di lavoro Aperto devo fare ancora molta strada.

La scuola statale che penso spesso come più ingessata rispetto ad altre organizzazioni e gestioni, che so essere sfavorita in termini di compresenza e risorse che … che .. che.. promuove una rifl essione così coraggiosa e autoriflessiva. Bene, ottimo motivo per leggere attentamente l’articolo con grande umiltà intellettuale e provare ad immaginare scenari possibili, in tutte le scuole, per tutti i bambini. Ottimo!

I modelli organizzativi che ciascuno di noi utilizza e dentro i quali si muove richiamano certamente ad impostazioni culturali e di pensiero, ciò su cui si pone l’accento è il fatto che è importante far emergere le radici che ciascun modello tiene dentro e quali possono essere gli spazi di azione e di libertà che ciascuno di essi contiene.

Dichiarare che l’organizzazione è al servizio della pedagogia e della didattica non mi pare scontato. A parole e a livello teorico possiamo essere tutti d’accordi ma rendere reale e operativo tale assunto può signifi care rivedere e perché no, ripensare in parte, pratiche consolidate e nel tempo cristallizzate che pericolosamente possono far “soccombere” il pensiero all’organizzazione.

Pensare che la pedagogia off re indicazioni all’organizzazione ovvero appoggi, signifi cati sui tempi della giornata, sulle routine, sull’organizzazione di lavoro con i bambini è assolutamente interessante e per alcuni aspetti nuovo.

Apre a possibili spazi di modifi ca, cambiamento e miglioramento e sostiene il concetto del lavoro Aperto; ’ispettore Maviglia si spinge sino ad ipotizzare composizioni numeriche di bambini variabili in relazione all’età dei bambini stessi e dunque a pensare e considerare l’organico del personale come un gruppo di persone che rappresentano la risorsa più preziosa e strategica della scuola. Un gruppo capace di rimodularsi in situazioni più aperte in cui l’età dei bambini, le loro esperienze, i loro desideri e perché no anche le competenze degli insegnanti stessi divengono elementi che orientano e giustifi cano anche organizzazioni diff erenti, a volte semplicemente dai tempi più dilatati. Può sembrare poco, può rappresentare tanto.

Un ruolo docente dalla forte sottolineatura educativa, che non considera il bambino solo ed irrimediabilmente alunno ma ancora bambino con cui stabilire una intensa relazione educativa e che in virtù di questa accezione educativa pensa a spazi, contesti, materiali situazioni in cui gli apprendimenti non virano verso una precocizzazione ma rimangono saldi alla dimensione di infanzia vissuta nella sua pienezza e nelle sue immense potenzialità e possibilità. La vera sfi da educativa, dunque come ci Ricorda Maviglia, che la scuola materna è chiamata a sostenere oggi è quella di confrontarsi con la propria quotidianità educativa e didattica, con il proprio intervento costituito da un insieme di micro/macro scelte educative e organizzative spesso sfuggenti alla consapevolezza degli stessi operatori scolastici.

Per un cambiamento possibile.

Buona lettura.

Documentazione:

Quanto i Modelli Organizzativi “dicono” della nostra scuola ?
Qualità del servizio scolastico e modelli organizzativi nella scuola dell’infanzia

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