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Un’educazione di qualità

Intervista a Nice Terzi

a cura di Ferruccio Cremaschi

D. Il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia, di cui lei è Presidente da qualche mese, ha appena concluso il suo XX Convegno Nazionale con un grande successo di partecipazione.
Vuole esprimere qualche valutazione sul significato del Convegno come momento ricorrente di incontro e dialogo e sulla qualità della partecipazione? Chi è il pubblico di questi eventi?

Siamo molto soddisfatti del successo del Convegno di Milano che è andato oltre le aspettativi sia in termini di partecipazione (più di 1600 presenze) sia in termini di qualità dei contributi. La prima giornata di plenaria ha presentato gli esiti più interessanti delle ricerche e degli studi condotti a livello nazionale e internazionale, con particolare riferimento all’Europa, sul tema del curricolo 0/6. La domenica ha concluso il percorso con un importante approfondimento sul tema del significato dell’educazione nella complessità e difficoltà del mondo di oggi che ha suscitato interesse ed entusiasmo nella platea. In questa occasione abbiamo avuto un pubblico molto vasto e differenziato composto da: insegnati, educatori, pedagogisti, funzionari, amministratori e dirigenti del settore pubblico e di quello privato. Molte sono state le iscrizioni individuali ma hanno aderito anche 76 Enti Locali e ben 150 gestori del terzo settore e del privato sociale.

Numerosissimi e di elevata qualità sono stati i contributi dai nidi e dalle scuole intorno a un tema difficile e presentato da diverse angolature (89 esperienze e ricerche distribuite e discusse in 27 commissioni e nella commissione particolarmente rivolta ai politici che si è svolta a Palazzo Marino).

In tutte le commissioni abbiamo constatato che la riflessione e la pratica espresse da diversi territori italiani mostrano una matura declinazione di questi temi nei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia.

 

 

Partecipanti al convegno per RegioneMicrosoft Word - Lettera ringraziamenti Sponsor.doc

 

D. Il Convegno è caduto nel mezzo dell’iter di elaborazione dei decreti della delega sullo zerosei. Il Gruppo viene da un impegno massiccio a sostegno di questo progetto (ha raccolto e consegnato al Governo più di 50.000 firme). Che cosa vi aspettate dai decreti? Ne uscirà un impianto incisivo o sarà un’operazione di facciata per cui tutto resterà come prima sotto un nuovo nome? Che messaggio possiamo dare ai 45.000 che hanno firmato e a tutti quanti in Italia credono ancora nell’infanzia?

Effettivamente sì, c’è una coincidenza tra il momento della realizzazione del convegno che ha avuto un tempo ovviamente lungo di progettazione anche in virtù della collaborazione ampia tra il gruppo nazionale, il Comune di Milano e l’Università Bicocca, e il momento in cui, dal ddl1260/2014 si è approdati alla fase di elaborazione dei decreti delegati della legge 107/2015 (art. 1, comma 181, lettera e).

Il Gruppo nazionale è stato invitato ad una audizione in Senato in relazione al disegno di legge 1260 e quest’anno è stato consultato dal Miur insieme ad altre associazioni nella fase preliminare del testo base dei decreti attuativi. Personalmente ritengo che sarebbe stato molto importante avere nelle commissioni la voce e il pensiero di chi, come il GNNI, da tanti anni esprime una competenza sui temi della qualità dei servizi e delle scuole e sulle strategie per garantirla. Abbiamo tuttavia voluto essere presenti in diverse realtà italiane, organizzando con i nostri gruppi territoriali, da settembre a febbraio, numerosi seminari sul tema del “sistema integrato 0/6”, sia come occasione di informazione, divulgazione e riflessioni sulla legge, sia come approfondimento dei contenuti in preparazione e accompagnamento del Convegno di Milano.

1146538_936479583117434_346321296878838137_nSu questa legge c’è stata e c’è un’attesa molto grande e il Gruppo ha espresso un documento che rappresenta la prosecuzione del nostro impegno e anche il messaggio che rivolgiamo ai 50.000 che hanno firmato a favore del disegno di legge 1260. In questo documento abbiamo voluto puntualizzare i punti focali che caratterizzano la qualità dell’educazione in modo molto sintetico e per noi irrinunciabile. Si potrebbe dire che abbiamo lavorato e stiamo lavorando per trasformare in legge le eccellenze che l’attenzione internazionale ha riconosciuto ai nostri servizi e alle nostre scuole

Quello che ci aspettiamo noi dai decreti è quello che il disegno di legge 1260 ha espresso e in particolare la conferma del diritto all’educazione dalla nascita, le garanzie per la qualità dei servizi educativi e delle scuole, la loro generalizzazione, requisiti organizzativi adeguati e un’immediata immissione di finanziamenti nuovi, pur se con erogazione graduale nel tempo, perché i diritti non restino parola morta e si traducano effettivamente in qualche cosa di concreto. Certamente la preoccupazione è forte perché quello che vediamo svilupparsi pian piano è una timidezza che non vorremmo vedere e temiamo un’ottica riduttiva da parte dei lavori della commissione che si sta occupando in questo momento dei decreti attuativi.

Comunque non è a noi del GNNI che deve essere posta questa domanda sul futuro e sulla qualità delle decisioni del governo, ma a quelle forze politiche che devono esplicitare in modo chiaro la volontà politica che le anima. Per quanto ci riguarda, da sempre, anche in passato, con sistematicità, abbiamo attivato momenti di interlocuzione e continueremo a farlo con gli strumenti che ci appartengo: seminari, incontri e dibattiti per incalzare il Governo e le forze politiche a decidere con coraggio di investire finalmente in modo determinante sulla qualità del futuro dei nostri bambini, perché di questo si tratta.

E non vogliamo far parte di una liturgia pessimistica di chi sa già in anticipo che tutte le risposte ai problemi saranno negative in modo che se sarà vero, apparirà lungimirante, se non sarà vero, tutto era dovuto.

D. Avete presentato un documento per “Un’educazione di qualità dalla nascita ai sei anni”. Rispetto a iniziative analoghe di associazioni “cugine” di altri Paesi, ci sembra un testo molto timido sul piano dell’analisi politica e della valutazione della società. Sembra più un esercizio di “pedagogichese”. Idee condivisibili, forse troppo e da troppe posizioni diverse. Che cosa è secondo lei l’anima di questo documento e quali i suoi punti forza?

Per quanto riguarda il “pedagogichese”, non sono del tutto d’accordo. Siamo un’associazione culturale che si occupa di pedagogia, ma mi pare che il linguaggio usato nel documento sia in realtà comprensibile, corretto e sufficientemente divulgativo.

La nostra intenzione non consisteva e non poteva consistere essenzialmente in un lavoro di analisi politica e di valutazione della società. Abbiamo inteso dare con forza un contributo che fosse coerente agli 12798825_936479626450763_1470051180826666605_nobiettivi ampi della nostra associazione, quindi abbiamo trattato gli aspetti di contenuto che animano i servizi educativi e la scuola e li abbiamo enucleati con chiarezza, ma in una sintesi appunto che offrisse una possibilità di ampia condivisione. E questo ci sembra una parte fondante del nostro documento che (grazie al cielo) si compone a partire  da posizioni diverse che hanno avuto la capacità di individuare elementi di sufficiente convergenza. Il nostro Gruppo ha al suo interno tante anime, che fino ad ora hanno sempre saputo trovare una coerenza e unità intorno alle questioni di fondo.

Anche la seconda parte del documento “punti essenziali per la qualità” non vuole essere un’analisi politica, ma intende puntualizzare in modo chiaro e schematico, quasi un promemoria per chi lo volesse utilizzare, gli elementi irrinunciabili per la qualità di cui stiamo parlando: i punti che sintetizzano le richieste del GNNI.

D. Il titolo del Convegno era “Curricolo è responsabilità”. C’era anche una sottolineatura pesante del termine “curricolo” declinato o abbinato a un numero, molto ampio di termini. Che significato ha questa operazione? Nei decenni scorsi il Gruppo (e i pedagogisti di riferimento del Gruppo) hanno contrastato con determinazione il termine e il concetto di curricolo applicato all’educazione dell’infanzia? Quali i motivi di questa improvvisa conversione? Quale luce ha colpito? E chi?

Ricordiamo che quando l’Università di Bologna parlava di curricolo e/o di didattica del Nido si alzarono clamori battaglieri. Oggi è di colpo sdoganato. Ma quali fondamenti e quali presupposti ha questa operazione? Finiremo per continuare a fare le stesse cose di sempre ma con la “nobilitante” etichetta di chiamarle curricolari invece che progettuali

L’utilizzazione del termine curricolo è stata impropriamente legata negli anni ad una modalità di progettazione abbastanza rigida e predeterminata connessa a saperi disciplinari e processi che riguardano l’istruzione, più che l’apprendimento. Tutto questo, nella pratica, anche nelle scuole dell’infanzia, ha in qualche modo irrigidito certi processi al di là delle intenzioni e forse talvolta ha finito col tradire proprio l’intenzione di partenza. Ma una delle prime voci più autorevoli che ha parlato di curricolo è stata quella di Dewey (di cui non a caso ai convegnisti è stato offerto un articolo appositamente tradotto) che metteva al centro il bambino e non il sapere degli adulti o l’articolazione dei saperi. Possiamo citare altri autori autorevoli, ad es. Morin che ci sottolineava che non ci interessa una testa piena ma “una testa ben fatta”. Non è infatti necessaria una successione rigida delle discipline dei saperi e delle tappe cui il bambino deve adeguarsi, ma al contrario è necessario mettere il bambino al centro, sostenendo e nutrendo i suoi processi per apprendere, rispettando i suoi interessi, in una visione unitaria che tiene insieme affettività, emotività, socialità, cognitività, capace di cogliere e restituire il senso profondo e intero delle esperienze che vive.

12790987_936176189814440_4561866628473596530_nGli abbinamenti ad altri termini che vengono fatti, in particolare nei titoli delle varie commissioni, sono un modo per esplicitare le numerose accezioni, le numerose connessioni che stanno dentro quel concetto, e soprattutto per chiarirne il senso e l’ampiezza e per invitare a riconoscere e valorizzare le diverse declinazioni del curricolo che nelle concretezza della vita dei servizi e delle scuole si incontrano.

È vero che nella fascia 0-3 anni ci sono stati periodi, in passato, in cui il timore che il termine curricolo ” potesse in qualche modo irrigidire la modalità progettuale cui si era giunti nel lavoro con i bambini piccoli e potesse attivare prassi contrarie ai nostri principi ci ha fortemente preoccupati e ci siamo battuti per mantenere il termine progetto al posto di curricolo con questa precisa intenzione. Ma appunto in passato. Molte cose sono evolute.

Questa è una preoccupazione che si incontra spesso nel lavoro con i gruppi educativi tramite affermazioni del tipo: “Abbiamo fatto sempre così. Allora vuol dire che abbiamo sempre sbagliato” oppure” adesso dite il contrario di quello che avete detto anni fa”. No, le cose non stanno così. È difficile accettare di porsi in un’ottica evolutiva, di essere in un percorso in cui nuove acquisizioni o aggiustamenti non negano criteri precedenti, ma li articolano o li precisano rispetto ad intenzioni che a loro volta si sono precisate. Talvolta si tratta di domande ulteriori che si formulano in seguito ad una lettura delle pratiche in corso: lettura critica pur se radicata sugli stessi obiettivi e valori. Anzi a volte è proprio per mantenere gli stessi obiettivi che diventa utile porsi domande, perché nel tempo si sono capite delle cose, imparate o perfezionate modalità e pratiche e questo apre nuove domande e nuove possibilità. Non solo perché il mondo ci cambia intorno ma anche perché cresciamo noi. Se solo ci guardiamo indietro ci accorgiamo di quante evoluzioni ci sono state nei nostri modi di leggere, interpretare e affinare il ruolo e i compiti dell’educatore e sulle modalità di progettazione al nido.

Ci è sembrato di essere pronti per restituire al termine curricolo il suo senso originale e reale e che fosse importante farlo nel momento in cui il sistema 0/6 si propone a livello nazionale. Ma attenzione non è solo la nuova legge che incentiva le esperienze e le riflessioni in questo ambito; stiamo constatando che si tratta di una tensione molto più presente su tutto il territorio nazionale di quanto pensassimo. Sarebbe un po’ come dire che in molti territori si è più avanti di quanto la legge propone.

Tornando alla domanda credo che non si tratti di termini (progettualità o curricolo) che hanno bisogno di essere nobilitati o sdoganati né dall’una né dall’altra parte, ma questi termini vanno entrambi 1491668_935074876591238_4499796485027530375_napprofonditi sia per la portata metodologica che ciascuno esprime, sia rispetto alla riflessione che il riconoscimento di una specificità della fascia 0-6 anni introduce. Intendo riferirmi alla valorizzazione del modo che i bambini hanno di rapportarsi col mondo, di apprendere, di vivere esperienze significative e complete in senso olistico.

Se cambierà qualcosa nella sostanza e non solo nei termini, dipenderà in gran parte da noi.

Noi abbiamo consapevolezza di avere avviato un processo che è stato accolto con entusiasmo, ma sappiamo che è solo un inizio e che dovremo continuare ad offrire spazi e tempi per monitorare, approfondire, capire eventuali errori e contraddizioni.

Già nell’ultimo incontro con i gruppi territoriali abbiamo raccolto un buon numero di sperimentazioni che stanno nuovamente partendo sullo o/6 e che chiedono opportunità di condividere riflessioni.

Quello che conta è esserci e noi ci siamo.

D. I servizi sono in calo. La crisi economica ha messo fuori gioco un sistema di vita, di organizzazione del lavoro, di ruoli e di tempi e ha fortemente inciso nella mentalità, nelle abitudini di vita, nelle prospettive di futuro delle giovani generazioni. Come reggeranno i servizi (Nido, Scuola dell’infanzia, …) nati in funzione della società della fabbrica, a far fronte a nuove esigenze, nuove prospettive? Assisteremo a una deregulation non governata dettata solo dalla legge della sopravvivenza, alla luce del “si salvi chi può” o sono in corso riflessioni, ricerche, sperimentazioni sul futuro dei servizi per l’infanzia, rispettosi dei bambini e delle loro famiglie, aperti a una società in mutazione superando modelli lodevoli che ormai forse cominciano ad appartenere al passato (un passato di gloria ma ormai prigioniero di se stesso).

Certamente stiamo vivendo un periodo storico complesso e difficile nella vita del nostro Paese e di conseguenza nei nostri servizi e nelle scuole.12799202_936479426450783_3163014115226481646_n

La deregulation rappresenta un timore e un pericolo sempre presente che speriamo di poter contrastare. Come Gruppo stiamo mettendo in campo altre iniziative che ci sembra affrontino questo tema. Tra giugno e settembre stiamo organizzando due seminari rivolti agli amministratori delle più grandi città italiane che si trovano nell’immediato a fronteggiare problematiche che la crisi ci pone. Uno dei titoli possibili a cui stiamo pensando è appunto “Davanti alla sfera di cristallo”. Cosa succede nel mondo dei servizi? Il tema di fondo ci pare: come affrontare trasformazioni parzialmente prevedibili con occhio lungimirante e con progetti rigorosamente ancorati ai criteri di qualità pur se flessibili.

Il tema non è tanto superare modelli lodevoli che comunque hanno funzionato. Se mai il tema è non chiudersi in “modelli” per loro definizione statici, ma organizzarsi in modi e percorsi “imperfetti”, dunque flessibili, aggiustabili e adattabili per loro natura e non solo in funzione di nuovi mutamenti, peraltro sempre all’orizzonte. E necessario porsi in costante osservazione dei cambiamenti sociali: i nostri servizi, lo abbiamo sempre sostenuto, proprio perché sono inevitabilmente in prima linea, costituiscono un osservatorio privilegiato della società,… se sappiamo e vogliamo vedere.

Abbiamo già esperienze significative che rappresentano l’effetto virtuoso di atteggiamenti e comportamenti “proattivi” di alcuni dirigenti e Assessori (certamente ancora troppo pochi) che hanno “per tempo e per scelta” tentato di prevenire i fenomeni per affrontarne la complessità. La divulgazione di queste progettazioni potrà contribuire a sostenere movimenti di opinione e prassi lodevoli, utili e positive.

http://convegnocurricolo06.org/rassegna-stampa  potete visualizzare la rassegna stampa del Convegno.

Un’educazione di qualità dalla nascita ai sei anni

ll Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia richiede da molti anni una nuova normativa e maggiori investimenti a livello nazionale e locale per garantire il diritto a un’educazione di qualità a tutte le bambine e a tutti i bambini dalla nascita ai sei anni, estendendo i servizi educativi per l’infanzia e le scuole dell’infanzia in tutte le aree del paese. In occasione del Convegno svoltosi a Reggio Emilia nel 2014 sul tema “Educazione e/è politica” il Gruppo ha lanciato un appello a sostegno del ddl 1260 che, allora in discussione al Senato, raccoglieva queste istanze. Su questo appello sono state raccolte più di 50mila firme in tutto il paese.

Siamo oggi in attesa del decreto legislativo con cui il governo, per delega del Parlamento (legge 107/2015, art. 1, comma 181, lettera e), istituirà il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni, riconoscendo a tutti i segmenti del percorso la valenza educativa, pur nella loro diversità.

Auspichiamo che questo decreto venga predisposto quanto prima e che:

  • precisi l’impegno finanziario e organizzativo per l’estensione dei servizi educativi e la generalizzazione della scuola dell’infanzia, superi gli squilibri territoriali esistenti e raggiunga gli obiettivi europei secondo un piano progressivo di cui si conoscano le tappe e le risorse a disposizione;
  • definisca precisi standard organizzativi, strutturali e qualitativi per tutti i luoghi educativi, secondo l’età dei bambini accolti;
  • getti le basi per una maggiore coerenza e raccordo tra i diversi luoghi educativi all’interno del sistema integrato.

Nel corso di questo XX Convegno, in cui abbiamo proposto di collegare il tema del curricolo educativo a quello della responsabilità per ricordare la forte connessione che deve esistere in educazione tra valori e pratiche educative, vogliamo ribadire quei tratti fondamentali dell’educazione dalla nascita ai sei anni che l’esperienza maturata nei servizi educativi e nelle scuole dell’infanzia di qualità, nonché il confronto internazionale con altre esperienze ed esperti ci hanno confermato.

Fin dalla nascita ogni bambino è soggetto attivo dotato di potenzialità cognitive, relazionali e sociali; è una persona con peculiarità proprie ed evolutive, non riconducibili entro una norma o uno standard.

L’educazione del bambino dalla nascita ai sei anni sostiene e promuove lo sviluppo delle potenzialità di tutte le bambine e di tutti i bambini, nel rispetto di tutte le diversità, offrendo loro un contesto di socialità positiva e ricco di opportunità culturali.

La complessità e al tempo stesso la delicatezza della crescita infantile nei primi sei anni di vita vanno sostenute con uno stretto intreccio tra cura ed educazione e secondo un approccio olistico, che coniughi dimensione affettiva, sociale e cognitiva e valorizzi gli aspetti di vita quotidiana come elementi fondamentali dell’esperienza dei bambini in questa fascia di età.

La relazione educativa è improntata all’ascolto e al dialogo con i bambini, alla rilevazione e promozione dei loro interessi e curiosità, dei loro percorsi di apprendimento, della costruzione condivisa della conoscenze mettendo al centro il gioco come importante mezzo di conoscenza del mondo esterno e di elaborazione di quello interno.

Il lavoro educativo prevede l’ascolto del punto di vista dei genitori sulle scelte educative e la condivisione con loro degli obiettivi educativi, la partecipazione delle famiglie alla vita dei servizi e delle scuole dell’infanzia e l’incontro tra le famiglie; si realizza nel confronto collegiale e nella collaborazione.

Questi aspetti costituiscono un patrimonio culturale diffuso e vitale nel mondo dell’educazione infantile e vanno sostenuti con provvedimenti adeguati e un impegno consono di risorse.

Provvedimenti essenziali

1. La formazione e il sostegno professionale di educatrici/tori e insegnanti

Una formazione iniziale universitaria specifica sull’educazione nella prima infanzia anche per educatrici e educatori dei servizi educativi per l’infanzia è garanzia di una professionalità consapevole e responsabile. Il raccordo tra questa formazione e la formazione universitaria delle insegnanti della scuola dell’infanzia è la base per un corretto dialogo culturale tra le due professionalità sia per poter sperimentare nuovi percorsi educativi di continuità per i bambini tra zero e sei anni sia per consentire prospettive di sviluppo nel corso della carriera professionale.

Altrettanto importante è il riconoscimento del diritto/dovere alla formazione in servizio sia per le/gli educatrici/tori che per le/gli insegnanti di scuola dell’infanzia di tutti i luoghi educativi del sistema 0-6, una formazione sistematica su base annuale e in connessione con precisi progetti formativi.

2. Collegialità e condivisione

Prolungati, motivati e qualificati tempi di compresenza tra educatrici e tra insegnanti nei momenti più importanti della giornata educativa sono essenziali per la realizzazione del progetto educativo e per garantire il confronto tra le prospettive e le esperienze di più educatrici o insegnanti.

Il confronto collegiale e la condivisione con i genitori delle scelte educative devono essere sostenuti da un monte ore di lavoro specificatamente a ciò dedicato.

L’introduzione di questi elementi fondamentali non può essere lasciata alla sensibilità del singolo gruppo di insegnanti o del singolo gestore ma deve divenire tratto definitorio della qualità della proposta educativa.

3. Spazi, tempi e numerosità dei gruppi di bambini per qualificare la proposta educativa

Perché l’esperienza compiuta dai bambini all’interno dei servizi educativi per l’infanzia e delle scuole dell’infanzia sia effettivamente un’esperienza educativa è necessario che:

si determinino rapporti adulti bambino adeguati, ridefinendo anche la dimensione dei gruppi dei bambini per la fascia di età tra i tre e i sei anni

si prevedano dimensioni di spazi interni e esterni adeguate

si predisponga un piano per riqualificare strutture edilizie esistenti e per ottimizzarne l’utilizzo da parte dei previsti poli per l’infanzia.

4. I coordinatori pedagogici e il coordinamento pedagogico territoriale per sostenere la qualità e per garantire il sistema integrato

Essenziale è la presenza di figure di coordinamento pedagogico, con ruolo non puramente organizzativo, in grado di svolgere funzioni di supporto professionale alla realizzazione del progetto educativo nei servizi educativi per l’infanzia e nelle scuole dell’infanzia, di costruzione di rete tra i diversi luoghi educativi nell’ambito del sistema integrato 0-6, di monitoraggio e supporto alla continuità educativa, di raccordo con le altre agenzie e iniziative educative, sociali e sanitarie.

L’istituzione di organismi di coordinamento pedagogico territoriale permette di costruire e governare sistemi integrati 0-6 in ogni territorio progettando interventi coerenti tra i diversi gestori (Stato, Enti locali, terzo settore e privati).

5. Sperimentare per riqualificare il sistema

Il mondo dell’educazione infantile deve oggi affrontare molte nuove sfide per poter costruire un sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai sei anni di qualità, in termini di nuove organizzazioni di servizi, di raccordi tra servizi, di pratiche innovative. Sono necessarie sperimentazioni con progetti mirati che, come già nel passato (per es. progetto Alice), consentano di approfondire la riflessione e individuare pratiche e forme organizzative innovative e sostenibili, dando prospettiva e sostegno finanziario e organizzativo alle iniziative sul territorio.

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