Valentina Cantagalli
Scuola dell’Infanzia Paritaria San Giovanni Bosco Imola
Il progetto “il boschetto della bellezza” ha avuto origine grazie ad un corso promosso dal comune di Imola finalizzato ad indirizzare l’attenzione dell’insegnante alla documentazione come forma di comunicazione, come modalità importantissima di espressione del pensiero del bambino su ciò che si vive a scuola e sulla modalità della proposta che l’adulto offre a quest’ultimo.
Il corso si chiamava “I bambini e la città”, si collocava all’interno del progetto di qualificazione 0-6 con la collaborazione delle insegnanti e pedagogiste di Reggio Emilia e si proponeva di documentare appunto lo sguardo innovativo del bimbo di fronte alla “civitas”, magari soffermandosi su particolari a volte tralasciati o non apprezzati, o semplicemente non osservati da un cambio di posizione che potesse offrire alle solite fontane e piazze una visuale del tutto nuova e ricca di ritrovati stimoli e riflessioni..
Lo scopo era offrire a tutto la popolazione di Imola lo sguardo inedito sulla città della propria infanzia attraverso la “Fiera dell’agricoltura”, un evento atteso che avrebbe consentito anche ai non “addetti al lavoro” di rendersi conto delle osservazioni , dei pensieri e delle esperienze dei suoi piccoli concittadini, attraverso una progettazione che non si fosse svolta a priori, ma che fosse emersa giorno dopo giorno guardando i piccoli vivere l’esperienza, traendo forza e senso dalle loro domande e dalle le loro richieste, senza forzature e affrettate anticipazioni .
Il ruolo che si chiedeva all’adulto diventava perciò silente e discreto, un aiuto che accompagnasse i bimbi nell’osservazione e nella ricerca senza prevaricare sul loro sguardo e sul loro interesse, evidenziando poi e valorizzando ciò che sarebbe accaduto di imprevisto e di imprevedibile.
Al fine di rendere la comunicazione di questa esperienza più efficace possibile i formatori hanno da subito posto l’attenzione sulla documentazione chiedendoci di tenere a mente alcune domande, fra le quali: <“Che cosa voglio rendere visibile dell’esperienza e come?”>
Un nuovo interesse per il boschetto vicino alla scuola
Essendo la scuola San Giovanni Bosco situata su un altura circondata da alberi e dal verde della campagna , mi è stato concesso per ovvi motivi di scegliere un luogo che partendo dalle risorse della scuola e dal contesto in cui essa era situata offrisse i suoi spunti, ovvero uno scorcio di vita naturale e non prettamente cittadino , purchè facilmente accessibile ai bambini, idoneo per sicurezza e usufruibile al bisogno.
La nostra sezione è composta da 29 piccoli di età eterogenea: 12 di 5 anni e 17 di 3 anni, all’interno di una scuola di 4 sezioni eterogenee anch’esse.
Di fronte alla porta vetri che si affaccia all’esterno vi è un boschetto laterale e la scelta di questo luogo si è perciò da subito imposta allo sguardo, essendo sia una zona limitrofa e accessibile, sia stimolante e ricca di possibili spunti, in quanto natura non frequentata abitualmente, a tratti allo stato brado, delimitata da un fossato e circondata nella sponda opposta da ettari di vero bosco.
Da un primo sopralluogo, per prepararci come insegnanti ad un possibile scenario di interesse nell’incontro fra i bimbi e il boschetto sono emerse le prime supposizioni:<da cosa rimarranno colpiti i bimbi? Su cosa si soffermeranno? Quali le emozioni, i pensieri e le riflessioni ma anche quali le scoperte ,le domande ,le curiosità? Come agiranno con il corpo, quali i movimenti? Che suoni, che odori e che sensazioni prevarranno?
A questo incontro delle maestre con il luogo scelto è seguita in sezione una indagine preliminare su come i bimbi immaginassero il bosco, quale gli scenari inerenti al luogo che di fatto i bimbi custodivano dentro di sé, quale l’immaginario che di questo si portavano dietro, al fine di registrare e annotare il background di partenza che essi possedevano senza correggerli o affrettare ovviamente intempestive lezioni naturalistiche o scientifiche.
Dalle registrazioni e dalle riprese è emersa una conoscenza del bosco da parte dei bimbi prettamente inerente all’aspetto faunistico presente, secondo loro, nel bosco:
Ad es: Caterina “ Ci possono nascere degli animali, tipo scoiattolini.. no.. cerbiatti delle volte…”; Christian “ …ci sono delle zanzare che ti beccano e ti fanno il sangue..”; Enrico “ ..e alla sera ci, emh,..sono degli uccelli che..si chiamano volpi volanti..”
Con questo immaginario ma accingevo perciò a portarli per la prima volta nel boschetto, divisi in gruppi da dieci bimbi ciascuno, carica ogni volta di uno zaino contenente in segreto accessori utili di strumenti come fogli e pennarelli per immortalare l’ambiente, lenti di ingrandimento per analizzarlo, palette e contenitori vari per depositare “tesori”, macchina fotografica e cellulare per riprendere.
Con questo materiale abbiamo così iniziato a trascorrere intere mattine nel boschetto, osservando registrando e fotografando, annotando esclamazioni o comportamenti insoliti e confrontando in sezione le annotazioni e le fotografie per far emergere sempre di più i vissuti e le suggestioni anche a distanza di tempo.
Dalle prime osservazioni sono emerse così che varie sono state le sensazioni a colpire i bambini.
In primo luogo il manto foglioso che data la stagione ricopriva il terreno, la sensazione avvolgente che questo provocava camminandoci sopra, il rumore accentuato da un insolito silenzio e soprattutto la ricchezza di particolari da scoprireche si sono rivelati sotto quel morbido tappeto di foglie!
Bacchetti, foglie, funghi, bacche, lombrichi, noci etc…da osservare e custodire nei provvidenziali barattoli di plastica, in attesa di essere studiati e osservati ancora più approfonditamente con lenti e luci appropriate.
Gli alberi e le loro particolarità sono stati scoperti quasi inaspettatamente e grazie all’osservazione costante e quotidiana della loro corteccia che ad un esame finalmente accurato ha mostrato decori di resina e intagli nel tronco non emersi prima, di raro fascino e interesse, tanto da suscitare nei bambini domande e perplessità e risposte tratte dai loro sentimenti e dalle loro paure, creando così senza l’aiuto di nessun maestro e spontaneamente, un ponte fra loro e la natura, il loro mondo interiore difficile da esprimere e il mondo che li circonda e che possono toccare e maneggiare.
Giulia: “..la resina è il pianto degli alberi..perchè sono tristi, perché forse qualcuni non ritrovano la loro mamma perché forse è molto lontana e forse lei è da un’altra parte..”
Leonardo: “ Quest’albero mi piace..”
Maestra: “Perché?”
Leonardo: “ Perché è felice.”
Maestra: “ma come fai a capire che è felice?”
Leonardo: “Me l’ha detto!!”
Maestra: “Te l’ha detto l’albero che è felice?”
Leonardo: “Sììììì!!!!”(e scappa correndo..)
Analizzando tutte le conversazioni e il materiale filmato e registrato, abbiamo stilato ciò che emergeva maggiormente dell’interesse dei bambini, ciò che ricorreva volta dopo volta durante le uscite, discutendone e guardando le fotografie con i bimbi al fine di individuare insieme un primo filone di ricerca comune, una proposta da scandagliare e approfondire ovvero: l’identità dell’albero.
L’albero come essere simile a noi, come esseri che nascono, necessitano di cure, si nutrono, bevono, respirano, soffrono e muoiono.
Come aiuto abbiamo chiamato un esperto agronomo, il signor Mirko Krawczyk che ha ispezionato dapprima il boschetto da solo per orientarsi poi si è là condotto con i bambini per dare alle domande espresse da loro una spiegazione scientifica ed esaustiva sul perché della presenza della resina su alcuni esemplari di abeti e e di pini , sul perché vi siano delle macchie e su come tutti questi ornamenti altro non siano che “scudi” con cui la pianta si difende dai funghi e dalle aggressioni esterne che la minacciano, soffrendo come noi se attaccata e maltrattata.
L’uscita ha arricchito i bambini di informazioni tanto desiderate e per questo preziose, donandogli la capacità di orientarsi con maggior autonomia nel bosco e di distinguere e nominare gli alberi grazie alla capacità di ascolto , di riflessione e di concentrazione che hanno dimostrato durante le spiegazioni mirate dell’esperto e che hanno fatto proprie perché richieste da loro stessi.
Federico: “Questo per me è un abete..”
Virginia: “Anche per me è un abete!”
Bimbi: “Non è un pino?”
Bimbi: “Quello è un abete..vedi è tutto dritto!!”
Mirko: “Perché secondo voi quest’albero fa la resina?”
Caterina: “Per tenere attaccata l’edera?”
Bimbi: “…è più appiccicosa della colla!!”
Mirko: “Sì è molto appiccicosa, serve all’albero per difendersi da aggressioni.. inoltre la resina viene molto utilizzata in medicina perché allevia i raffreddori.Sentite che buon odore?! Serve per stare meglio..”
Per verificare quanto la ripetuta e costante osservazione degli alberi potesse influire sul gesto grafico, abbiamo allestito nel boschetto stesso a discapito delle condizioni climatiche a volte non ottimali, dei laboratori creativi, dotando i bambini di volta in volta di differenti strumenti e materiali ( tempere, acquerelli, gessetti colorati carta velina e colla etc..), lasciando che le nuove conoscenze guidassero i loro tratti sul foglio.
Il risultato sono state grafiche di eccezionale precisione, di notevole cura e accuratezza, esuli dal solito modello di albero stereotipato che i bimbi erano soliti ritrarre prema dell’esperienza proposta, dimostrando così quando la conoscenza influenzi e guidi il tratto grafico rendendo preciso e più specifico il soggetto ritratto.
Gratificata di vedere impressa nella carta la certezza che la vita all’aperto, il tempo solo apparentemente perso a lasciare ai bimbi un tempo loro per l’osservazione, il monito e l’impegno a stimolare una riflessione senza anticipi o frettolose risposte, producono risultati di eccezionale portata, mi sono commossa a constatare che oltre al migliorare il gesto grafico nei bimbi era stato effettuato un altro prezioso passo di crescita: la capacità di vedere oltre, di domandarsi il perché le cose sono così e desiderare conoscerle non solo superficialmente, ma nel profondo, come fossero una parte di sé, tanto da paragonarle alla propria vita.
Enrico: “L’albero(la resina) l’ha fatta per imprigionare gli insetti. Il cossus cossus è il nome e rodilegno è il cognome.. mangia l’albero che si irresina…dopo dalle gallerie spunta la resina e non può mangiare più. La resina è uno scudo.”
Federico: “la resina la producono gli alberi per difendersi”
Tommaso: “ Sì come lo scudo dei cavalieri.”
Federico: “ La resina imprigiona tanti insetti per non farli entrare nell’albero”
Teresa B: “ Io vorrei la resina così i miei fratelli non mi picchiano più..”
Elena Sofia: “ Io se ho la resina..mi scudo..quando sono arrabbiata..”
Il boschetto della bellezza
Il secondo filone di ricerca è nato da una inaspettata considerazione al ritorno da un’uscita all’aperto.
Eravamo nel periodo più vivido delle nostre scoperte e tutto era una novità, dal colore della resina al suo profumo, dalle buche della corteccia alle macchie gialle e verdi, dal cielo che se visto da stesi sembra avvolgere una persona, alla leggerezza dei semi di acero ..l’entusiasmo di notare tante sfumature diverse nella natura aveva portato anche una spinta nuova alla conversazione e una sferzata di energia che permetteva i bimbi di parlare più liberamente e senza remore tanto da far esclamare spontaneamente a Federico che “il bosco serve..in fin dei conti..per la bellezza!!”
L’indagine sul concetto di bellezza è sorto perciò, come il primo, in modo del tutto spontaneo e si è posto come obiettivo di indagare cosa era bello e significativo per loro nella natura , contemplandola da diverse angolature (sdraiati, davanti, in basso,chini) e tentando di immortalarne la bellezza autonomamente con la macchina fotografica e lo zoom ottico…fino a capire che forse essa è anche dentro di noi, nel desiderio che abbiamo di scoprire e di domandare…
Maestra: “ Secondo voi cos’è che vi fa dire che una cosa, come in questo caso, è bella?”
Lucius Giulio: “ ..la bellezza è quando.. a uno gli piace una cosa..è quando qualcuno fa una cosa..bella..”
Caterina: “ Come quando abbiamo visto quell’impronta di lupo..era molto bella..perchè volevamo capire cos’era..”
Lucius Giulio: “ ..per me bella è stata anche la resina bianca..perchè mi chiedevo..chi l’ha fatta così?”
Caterina: “Anch’io mi chiedevo perché!!”
Giulia: “La bellezza è quando una cosa ci piace. Del bosco mi è piaciuto il muschio..era chiaro e bello..non so perché era bello..io anche quando guardo la mamma la trovo bella ..forse perché le voglio un sacco di bene..ecco anche la natura è bella!!”
Maddalena: “ ..gli alberi ..belli..se penso a qualcosa di bello..non so..mi viene a me in mente..una farfalla..”
Giulia: “una cosa bella anche era guardare il punto più fondo che potevamo andare..”(intende l’orizzonte)
Da queste e altre originali e significative considerazioni circa il boschetto e la bellezza, l’ipotesi di svolgimento conclusiva è stata quella di creare “qualcosa” di permanente in loco che potesse “regalare” a tutti lo stupore e le sensazioni provate dai bambini .
È nato così il boschetto della bellezza, aperto alla città e a tutti coloro che desiderano scoprire la natura con occhi diversi per visite guidate e delucidazioni
Grazie ad un esperto nella lavorazione del legno sono stati creati nel bosco sei punti di sosta strutturati, naturali e compatibili al luogo dove è possibile tramite pannelli specifici seguire ciò che i bimbi lì hanno scoperto e sperimentarlo in prima persona.
Grazie a strumenti inseriti in appositi contenitori è possibile inoltre scrutare tramite lenti di ingrandimento particolari non visibili ad occhio nudo, con palette e secchiello si può provare la sensazione della semina , grazie ad una predella in legno si può ora scrutare il cielo supini o proni, lanciare da una recinzione semi di diversa provenienza e compararne il volo, soffermarsi a guardare l’orizzonte da una cornice di legno o leggere storie e favole ambientate nel bosco e create dai bimbi per i visitatori..
Nei pannelli in plexiglas affiancati ai punti di sosta vi sono frasi , grafiche e foto esplicative affinchè a tutti sia donato il perché e il senso di ogni scoperta .
A fine percorso, è stato chiaro il riscontro positivo che questa esperienza all’aperto ha comportato sia linguisticamente( con un accresciuto e arricchito vocabolario naturalistico) sia manualmente( le grafiche accurate e originali lo dimostrano),che emotivamente con la scoperta nei bambini che il contatto prolungato con la natura genera anche una vena poetica e aiuta le emozioni a fuoriuscire e concretizzarsi; “Il cielo è una palla.. è il coperchio di una palla che si chiama mondo..”( Tommaso) “ il cielo è un grande animale fatto con le nuvole e il suo verso è il rumore della pioggia e anche del vento” ( Caterina)
Inoltre è stato significativo che nei bimbi stessi si sia creata la consapevolezza di avere guardato l’ambiente da un punto di vista diverso, non fuggevole e superficiale, ma profondo e accurato, che coinvolgeva tutti i sensi …
“ Abbiamo visto delle cose belle che di solito non vediamo…perché bisogna stare attenti per vederle”( Elena Sofia)
bellissima esperienza da poter realizzare nelle scuole come la mia periferia