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La staffetta di scrittura creativa: un’esperienza formativa per bambini e ragazzi

Maria Agostini

Docente presso il Convitto Nazionale “Colombo” di Genova


 

Lavoro nella scuola da quindici anni e nelle agenzie formative da più di trenta.

Ho avuto a che fare con ragazzi di tutte le età: dai piccoli del nido ai giovani adulti che entrano per la prima volta nel mondo del lavoro ricoprendo sempre incarichi educativi e di formazione.

Nella mia carriera professionale ho incontrato innumerevoli associazioni che a vario titolo promuovevano attività e percorsi educativi per affiancare docenti, formatori ed educatrici dell’infanzia e del nido.

Tra le proposte ricevute quella della Staffetta mi ha incuriosito da subito, da quando una collega di un’altra scuola me l’ha presentata con il passaparola. Sono stata poi contattata da uno scrittore di letteratura per l’infanzia nel 2012 e, da allora, sono entrata a far parte di questa comunità di pratica.

È difficile definire in poche righe cos’è la Staffetta di Scrittura Creativa.

In superficie è la stesura di una storia, capitolo dopo capitolo, a più mani, utilizzando una piattaforma digitale per colmare le distanze geografiche tra i ragazzi.

Ma in realtà, nella mia esperienza, è piuttosto un movimento nazionale di ampio respiro che avvicina realtà diversissime del Nord e del Sud del Paese con una didattica cooperativa e coinvolgente.

La prima cosa che mi ha colpito come insegnante è stata la flessibilità del progetto e la sua duttilità che ti consente di adattare la proposta alla classe che hai di fronte, privilegiando sempre il percorso rispetto al prodotto finale e ti permette di coinvolgere i ragazzi a livelli diversi, dalla scrittura del capitolo che si esaurisce in dieci giorni, alle attività che accompagnano l’anno scolastico, alle visite d’istruzione formativa.

Un altro aspetto mi ha subito coinvolto in prima persona: la Staffetta ti permette di sperimentare strade nuove con i ragazzi e con i colleghi. Ho trovato subito ascolto e un terreno fertile per creare percorsi didattici innovativi e personalizzati. È inevitabile che attorno a questo format ci sia scambio tra le persone che condividono questo modo di fare scuola e questa visione degli aspetti formativi e di crescita dei cittadini del futuro che la scuola, come agenzia educativa del paese per le nuove generazioni, può e deve mettere in campo.

L’aspetto metodologico non è secondario, ma è lo sguardo sui ragazzi e sul sistema Paese il vero moltiplicatore di questo format all’interno del quale ognuno trova il suo percorso ideale, personalizzato, inclusivo, pensato per lui o per lei dal docente, e sente di fare qualcosa di concreto e di bello insieme agli altri.

Partire da un tema comune, controverso ma concreto, che fa riflettere anche i più piccoli sulla loro quotidianità e sul loro futuro – quest’anno il tema è il cambiamento climatico – che va oltre le singole discipline di studio, rappresenta una sfida anche per i docenti che lavorano su questo argomento in maniera trasversale.

Non è un’attività oltre le consuete lezioni, ma entra a pieno titolo nelle materie di studio a patto che i docenti delle singole discipline siano disponibili a dialogare tra loro e con i ragazzi. È un catalizzatore potente per una didattica cooperativa e condivisa; ti consente di valorizzare altre competenze di alunni più fragili che, all’interno del percorso squisitamente curricolare non sono espresse a pieno; ti permette di far star dentro questo percorso condiviso chi nella classe non brilla, chi ha difficoltà di apprendimento, di socializzazione, di comportamento. Si trova sempre un modo per inserire dentro tutti, comprese le famiglie dei ragazzi, che da due anni partecipano al format con una categoria a loro dedicata.

La flessibilità, la duttilità, l’apertura sul mondo concreto, la cooperazione tra i docenti, rappresentano un bagaglio ineludibile che rende l’esperienza della Staffetta un momento importante per bambini e ragazzi.

Sono questi gli aspetti che più ho apprezzato negli anni della Staffetta. Per i ragazzi è significativo partecipare a questo format e far parte di un vasto movimento su scala nazionale. Amplia il loro orizzonte, fa alzare loro lo sguardo oltre la classe, il quartiere e la città in cui abitano.

Si tratta dell’unica attività, che ho trovato nella mia carriera, capace di creare spazi veri di confronto e condivisione pedagogica tra il Nord ed il Sud del Paese.

Per i ragazzi è un’esperienza significativa fatta di gioco, scoperta, curiosità.

Oltre la scrittura di gruppo e la lettura motivata – la scrittura è accompagnata da bibliografie dedicate al tema dell’anno nella convinzione che una buona scrittura sia fatta di una lettura consapevole – è importante lo scambio, la partecipazione attiva dei bambini e dei ragazzi agli eventi cittadini o alle visite d’istruzione in giro per l’Italia.

I ragazzi entrano in questo mondo con naturalezza, con la scrittura di un capitolo, la lettura collettiva di un libro, l’esplorazione di un albo senza parole, l’appuntamento via Skype o di persona con un autore.

È in questo modo che sperimentano l’esercizio dell’ascolto dell’altro, della mediazione all’interno del gruppo, che scoprono realtà diverse dalla loro e imparano a riflettere.

Tra le esperienze didattiche che ruotano attorno alla Staffetta c’è Cyrano, una piattaforma multilingue che consente la comunicazione e lo scambio tra scuole italiane e straniere. Per rendere più accattivante questa esperienza sono proposti giochi e piccoli esercizi in situazione in lingua inglese per aiutare i docenti nell’utilizzo della piattaforma. In questo modo l’approccio con una lingua straniera diventa gioco e si impara l’inglese senza grande sforzo privilegiando gli aspetti comunicativi e l’apprendimento informale.

I ragazzi utilizzano la lingua straniera anche nella stesura del capitolo, insieme a giochi o quesiti matematici, indovinelli, sfide linguistiche che lanciano ai gruppi che seguiranno nella stesura della storia.

Ma soprattutto i ragazzi imparano a lavorare insieme, a sostenersi a vicenda, a dare il loro contributo all’interno del gruppo, a dialogare in maniera diversa con il docente.

È un’attività che fa parte a buon diritto del curricolare, ma in qualche misura lo trascende perché propone un metodo diverso, più rispettoso della collettività e di ciascuno, un approccio che valorizza la persona e le sue competenze, spesso extrascolastiche o che nel percorso scolastico non trovano spazio.

È un approccio semplice e diretto che pone al centro i ragazzi e le loro esperienze e capacità.

Da qualche anno organizzo a Genova, la mia città, le giornate conclusive della Staffetta per i più piccoli cui partecipano i gruppi dell’infanzia e del nido che hanno scritto le storie.

Queste giornate si svolgono mediante attività animate dai più grandi che partecipano alla Staffetta: i ragazzi delle scuole superiori con un progetto di alternanza scuola-lavoro o i ragazzi delle scuole medie che partecipano al format.

Accogliamo tante persone: bambini, famiglie, nonni, docenti ed educatrici.

Lo scorso anno erano più di seicento, in piazza, tutti insieme, in una mattinata chiassosa che ha coinvolto con le sue danze un pezzo di città.

Mi ha avvicinato un’educatrice del nido che per la prima volta aveva interagito con la Staffetta e ha sentito il bisogno di condividere con me la sensazione di festa, il clima positivo e sereno, disteso e rilassato e, nonostante l’affluenza esorbitante, ha confessato di sentirsi a casa.

Ecco cos’è il mondo della Staffetta per bambini e ragazzi: un luogo dove ognuno, in modo diverso e per un tempo definito, trova casa.

 

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