La storia del progetto di continuità 0-6, che si è dispiegato a partire dall’istituzione della sezione primavera nel comune di Fossano nel 2008, ha generato un’esperienza formativa di crescita per il personale dei servizi per questa fascia d’età molto significativa di cui gradualmente il territorio e la cittadinanza stanno assumendo consapevolezza e apprezzando i vantaggi. Vi ho partecipato sin dall’inizio come docente delle scuole coinvolte e componente del Centro Risorse territoriale che ha coordinato e garantito la “tenuta” del progetto nel tempo.
Il Centro Risorse, infatti, con la sua azione di coordinamento e monitoraggio del progetto, ha promosso il dialogo tra servizi di diversa natura stimolando il superamento di barriere istituzionali nell’ottica di dare visibilità e risposte ai bisogni dei bambini che li abitano e li attraversano.
La promozione del dialogo tra adulti e la centratura sul bambino e i suoi bisogni sono stati i presupposti con cui in questi anni si è sostenuto il progetto che ha messo in relazione operatori e servizi, attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro di adulti con caratteristiche di un gruppo di ricerca e di formazione su aspetti via via individuati come cruciali.
Non è stato un percorso semplice e lineare, ma “denso” e, al contempo, “complesso e fecondo” per gli intrecci pedagogici e istituzionali che sono stati messi in gioco.
Ora, la rilettura di alcune sue caratteristiche, anche con un po’ di distacco temporale, potrebbe offrire qualche sollecitazione per focalizzare l’attenzione sugli aspetti di governance del sistema 0-6.
Il progetto ha coinvolto gradualmente tutti i servizi della fascia 0-6 (servizi comunali, paritari, statali e privati) della mia città, dove l’istituzione della sezione primavera ha esercitato la funzione di volano per ripensare la continuità e costruire nuove sinergie prima di tutto tra gli operatori dei diversi servizi, perché la continuità è stata anzitutto un movimento di apertura e conoscenza tra adulti, generando “tensione” dell’uno verso l’altro.
Tale movimento generativo ben accoglie l’invito dell’attuale proposta di legge sui servizi per l’infanzia 0-6 e, ancor prima, di quella promossa dalla Consulta “Gianni Rodari”, che già nel 2005 aveva tra i suoi elementi fondanti l’idea di un percorso formativo unico per tutti i servizi 0-6.
È questo uno dei nodi della continuità: si tratta di trovare quella giusta distanza che pone in relazione nell’ottica del percorso formativo unico senza “sovrapporre o compenetrare in modo invasivo”, promuovendo il passaggio positivo di chi tra i diversi servizi “transita”, e quindi prima di tutto dei bambini e delle loro famiglie.
Per meglio chiarire il concetto, faccio riferimento alla frase di un bambino che ho conosciuto nella mia scuola dell’infanzia e a cui resta davvero poco da aggiungere: “la continuità è qualcosa che continua come un filo, il tempo passa e tu cresci e vai in un’altra scuola, ma sei sempre tu…”, Andrea 5 anni (marzo 2014).
AL CENTRO IL BAMBINO E LE SUE ESIGENZE
L’investimento sul tema della continuità, infatti, si è rivelato una scelta strategica in quanto ha innescato un movimento di riflessione che sta sensibilizzando il territorio a una cultura del diritto di servizi di qualità per la prima infanzia. In risposta alla cultura del diritto, ha iniziato a prendere forma il concetto di “contesto dedicato” come risorsa per contrastare l’anticipo e come risposta alle peculiarità dei bambini che frequentano i servizi e che tra di essi transitano. Parallelamente, il ripensare ai bisogni dei bambini 24–36 mesi, leggermente più piccoli di quelli che frequentano le scuole dell’infanzia, ha ridestato un’attenzione maggiore nette docenti di scuola dell’infanzia all’accoglienza dei bambini in ingresso, ai loro tempi, atte dimensioni di cura, atta relazione con te famiglie e atta ricerca di allestimenti di contesti educativi che non fossero troppo precocemente istituzionali, ma più famigliari. In qualche modo ha restituito maggiore visibilità ai bambini e ai loro bisogni sollecitando una maggiore centratura della scuola dell’infanzia sui pilastri che caratterizzano i servizi 0–3: attenzione alla cura, all’accoglienza, alla personalizzazione. La questione di fondo, dunque, quella che generato la tenuta di un orizzonte comune tra servizi diversi, amministratori, dirigenti, famiglie... è stata il non perdere di vista il bambino nelle sue peculiarità, esigenze, caratteristiche evolutive. Il movimento di riflessione generato ha fatto sì che ci si interrogasse sulla qualità delle risposte che i nostri servizi offrivano ai bambini, a come si sosteneva il passaggio tra servizi, tra famiglia e servizi, a quali risposte venivano offerte in coerenza ai bisogni dei bambini… Il percorso di continuità, che è stato prima di tutto occasione di confronto e formazione tra adulti, si è fondato sull’idea di promuovere un percorso formativo unico rispettoso delle identità di ciascuno.
In particolare, vorrei soffermarmi su un’idea che abbiamo maturato da questa esperienza: “Guardare indietro, volgere lo sguardo a ciò che viene prima, non è arretrare o snaturare il proprio servizio, ma significa guardare al bambino reale con la sua storia, le sue competenze, le sue esperienze..., è piuttosto l’attenzione a restituirgli un’immagine e delle risposte adeguate”.
LA COLLABORAZIONE TRA SERVIZI DIVERSI
E vorrei aggiungere, come insegnante di scuola dell’infanzia, che guardare allo 0-3 non è stato perdere qualcosa ma piuttosto riappropriarsi del senso di alcune scelte e aprirsi a nuove consapevolezze. Come insegnanti abbiamo recuperato l’attenzione ai bisogni e alle caratteristiche dei bambini più piccoli (tempi, bisogni di cura), quelli in ingresso alla scuola dell’infanzia e non solo limitatamente al periodo dell’accoglienza, ma durante tutto l’anno (maggiore attenzione alla figura di riferimento, a raggruppamenti più piccoli, alla personalizzazione e leggibilità degli spazi, alla possibilità di fare esperienze autentiche, al ruolo dei compagni più grandi).
Abbiamo inoltre capito che la governance è determinante per la tenuta di orizzonti comuni che vanno oltre l’appartenenza al proprio servizio e ordine di scuola: nel gruppo continuità 0-6 abbiamo dovuto imparare a relazionarci con un “noi” che non è il “noi” di chi appartiene ai servizi 0-3 o alle scuole dell’infanzia, è un “noi” che tiene insieme e che quindi assume grandi potenzialità, ma su cui occorre investire per costruire uscendo dalla logica individualistica del proprio segmento o dal pregiudizio.
Il progetto continuità, che operativamente e temporalmente si è tradotto in diverse azioni, può offrire alcune indicazioni utili per agire la governance; infatti, per sostenerlo e implementarlo nel tempo è risultata determinante la “volontà di tenere le fila “.
La governance ha richiesto un investimento di risorse umane e progettuali costanti e coerenti che è stato garantito dall’azione del centro risorse e dalla motivazione e dalla disponibilità dei docenti della rete.
Il progetto continuità si è tradotto in:
- percorsi di formazione e ricerca dedicati a tutti gli adulti dei servizi della fascia 0-6;
- convegni dedicati non solo al personale educativo ma anche ad amministratori e alla cittadinanza;
- costituzione di un gruppo di lavoro permanente formato da docenti 0-6 che partecipano a incontri periodici di progettazione e supervisione del percorso di continuità;
- percorsi di formazione e ricerca in gruppi misti;
- percorsi di continuità che tutti i bambini dei servizi 0-3 condividono in un periodo dell’anno con i bambini delle scuole dell’infanzia cittadine in contesti a loro dedicati;
- azioni di coordinamento e monitoraggio del progetto a cura del centro risorse;
- azioni condivise tra Centro risorse, gestori, amministratori.
GOVERNARE DIVERSI ORIENTAMENTI, NUMEROSE AZIONI E DIFFERENTI SOGGETTI
Ha, inoltre, richiesto la focalizzazione dell’attenzione su diversi aspetti, quali:
garantire la governance del progetto a diversi livelli: orientamento pedagogico, scelte progettuali e organizzative, superamento di barriere istituzionali e dialogo tra i diversi interlocutori. La governance richiede non solo azioni di sostegno da parte delle amministrazioni, ma l’impegno per un investimento progettuale e per la costruzione di sinergie tra rappresentanti che rivestono differenti ruoli e competenze (amministratori, dirigenti o docenti, famiglie, finanziatori…);
- sostenere il coordinamento e la supervisione del gruppo continuità a cura di formatori del Centro risorse e di esperti;
- confrontarsi e fare tesoro delle buone prassi, condividere esperienze e diffondere le modalità organizzative e progettuali con i colleghi dei servizi e le famiglie.
- Patrimonizzare e diffondere sono diventate operazioni cruciali per promuovere consapevolezza, dialogo e sinergie tra tutti i soggetti coinvolti (personale educativo, amministratori e assessori, gestori, coordinatori dei servizi e dirigenti scolastici, fondazioni per finanziamenti…) e come tali non possono essere oggetto di improvvisazione, né relegate ad azioni sporadiche e incoerenti, Far passare l’idea che il progetto non è solo “cosa di scuola e di maestre”, ma che può diventare una risorsa sul territorio, ha richiesto tempo e investimento culturale e ha richiesto azioni coerenti e perseveranti di tenuta e rilancio con gli amministratori comunali, i dirigenti, i docenti…
- Per concludere, vorrei sottolineare come la govemance richieda un investimento di cura, di presa in carico non solo pedagogica, ma azioni politiche di sostegno al sistema 0-6: occorre passare cioè da una logica di “paternariato” delle amministrazioni (partecipo ad eventi, mi informo, offro il patrocinio…) ad azioni strategiche di sostegno al sistema dello 0-6 con investimento di risorse.
- Nel nostro caso, ad esempio, il movimento di pensiero con gli amministratori si è generato ancor prima dell’istituzione della sezione primavera, quando il centro risorse ha promosso un tavolo di lavoro sul tema degli anticipi alla scuola dell’infanzia introdotto nel 2004 dalla riforma Moratti.
UN’ESPERIENZA CHE HA MOLTO DA INSEGNARE
Queste sollecitazioni e la realizzazione di successivi momenti informativi, a cui parteciparono anche gli assessori del comune e i dirigenti, fece sì che si arrivasse a focalizzare l’importanza del contesto dedicato anziché dell’anticipo alla scuola dell’infanzia, e in seguito si arrivasse congiuntamente, Comune e Centro risorse, al progetto per la richiesta dell’attivazione della sezione primavera che andava a implementare e diversificare i servizi. L’attuazione del progetto ha realizzato delle esperienze non solo pratiche ma riflessive: arrivare a mettere in gioco nella comunità degli adulti un certo significato condiviso di relazione educativa ha innalzato il livello di qualità dell’offerta formativa sul nostro territorio restituendo maggiore visibilità ai bisogni e alle competenze di tutti i bambini in ingresso alle scuole dell’infanzia.
Certo molto altro si potrebbe fare. Serve continuare a interrogarsi sulle coerenze delle scelte politiche e strategiche sulla città, sulle priorità degli investimenti, sulla comunicazione tra amministrazione, servizi educativi, famiglie, cittadinanza, perché il progetto prosegua e diventi parte integrante dell’offerta formativa dei servizi 0-6 consolidando l’intera rete dei servizi.