Arturo Ghinelli
Le scuole per la prima infanzia continuano a essere sotto i riflettori della stampa e questo, di per sé potrebbe essere un buon segno di interesse pubblico ma a volte l’interesse è un po’ “peloso”. Due sono i casi di cui ho avuto notizia recentemente.
La Regione Veneto ha modificato la legge regionale sugli asili nidi introducendo tra le precedenze, dopo la disabilità, la residenza dei genitori da almeno 15 anni in Veneto.
Quindi avete capito bene, non una precedenza per i figli di italiani che, da un governo leghista è il minimo sindacale, ma una precedenza assoluta per i figli di genitori che abitano o lavorano (ininterrottamente è stato tolto) in Veneto da almeno 15. Ma come si riconoscono i veneti, rispetto agli italiani provenienti da altre regioni? Specialmente nella più tenera età quando ancora non parlano il dialetto, che aiuterebbe nella discriminazione? Speriamo che al prossimo ritocco della legge la Regione Veneto non decida di obbligarli a portare una coccarda con l’immagine del leone di San Marco per renderli riconoscibili a prima vista. Una iniziativa di tal fatta potrebbe ricordare precedenti non proprio luminosi ai genitori veneti sì ma di religione ebraica.
All’asilo Monumento di Siena è in corso un progetto didattico che il Giornale ha definito “pratiche sconvenienti” e ha invitato il Sindaco a “fermare la deriva della teoria gender negli asili”. Secondo due consiglieri comunali dell’opposizione “I bambini sarebbero costretti a spogliarsi e a spalmarsi di schiuma all’asilo.”
Il Sindaco invece ha difeso il progetto condotto “con grande professionalità e passione dei nostri insegnanti e condiviso dalle famiglie”.
Nottetempo gli oppositori hanno collocato un cartello davanti all’asilo: “La chiamate educazione è solo perversione“. A questo punto la pazienza delle maestre e dei genitori è arrivata al limite e questi ultimi hanno organizzato una manifestazione davanti all’asilo in difesa delle maestre che hanno risposto alla provocazione con: “Il fango non ci sporca“.
Anche in questo caso della scuola senese l’interesse della stampa era molto chiaramente politico per continuare la sovraesposizione negativa di Siena. Ma la condivisione dei genitori, la comunità di intenti di insegnanti e genitori ha rivoltato la situazione contro gli autori della speculazione politica e si è arrivati a una manifestazione in difesa della scuola pubblica e della libertà d’insegnamento.
Probabilmente gli oppositori del progetto didattico sulla conoscenza del proprio corpo sono tra i fautori del razzismo neonatale che fa il verso alla paura dell’uomo nero.
Entrambi gli episodi dimostrano che l’azione educativa della scuola pubblica è avversata da parte di chi non accetta l’articolo 3 della Costituzione “Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso o religione“. Per nostra fortuna le insegnanti sono in prima fila nella lotta contro le disuguaglianze con lo strumento dell’educazione.