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Il necessario ruolo della continuità nel percorso formativo e scolastico (2a parte)

Loredana Bondi

Pedagogista


Prima parte: Una progettualità dal nido alle scuole superiori sulla prevenzione della violenza e sugli stereotipi di genere

Perché ritengo che il ruolo della continuità nel percorso formativo e scolastico, con una progettualità educativa mirata dal nido alle scuole superiori, possa agire come prevenzione della violenza, del nichilismo e dell’influenza che gli stereotipi hanno sulla vita dei nostri figli? Perché credo che oggi solo una adeguata info-formazione e un sistema di chiare corresponsabilità nelle scelte che riguardano la crescita delle nuove generazioni, costituiscano un elemento imprescindibile di un coerente percorso educativo e scolastico.

Nella prima parte del mio articolo sono partita dall’assunto che le esperienze della vita quotidiana che coinvolgono il tema dell’identità e della costruzione dell’identità di genere, assumono oggi una dimensione di vero e proprio fenomeno sociale. Se pensiamo alle differenze più evidenti per esempio, fra uomo/donna, ci accorgiamo che, da un lato abbiamo “vecchi” stereotipi che si ripresentano periodicamente, si riattualizzano e persistono, mantenendo una sostanziale disuguaglianza tra i generi e, dall’altro, esiste una sostanziale “indifferenza” per tutti i principi alla base del rispetto nei confronti dell’altro/a, tanto che assistiamo a manifestazioni sempre più diffuse di aggressività e violenza a cominciare da bambini e ragazzi sempre più piccoli.

C’è un bisogno di educazione “emergente”, nel duplice significato di attuale e di urgente, che impone alla generazione adulta l’obbligo etico di impegnarsi nella relazione educativa laddove, per svariati motivi, si è abdicato alla funzione di generazione educante,  ovvero non si è in grado di identificare quali metodologie possano prevenire i comportamenti distorti e violenti sempre più generalizzati.

Mi ha particolarmente interessato la riflessione che più recentemente viene toccata a livello di scienze umane e sociali, che ha portato ad individuare nuove possibilità teoriche e interpretative sulla socializzazione del principio dell’identità di genere nei percorsi educativi, attraverso un percorso di conoscenza e apprendimento fin dai primi anni di scuola, con modalità e strumenti adeguatamente pensati per l’età dei minori, oltre che per la formazione degli educatori.

 

Motivazioni e finalità del progetto

In un’ottica di rete inter istituzionale – Scuola famiglia territorio – con il supporto delle Istituzioni,   e l’Associazione UDI(Unione Donne in Italia), abbiamo proposto alcuni progetti specifici che sono stati approvati dalla Regione Emilia Romagna e dal Ministero Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che prevedono un percorso di info-formazione rivolto ai docenti dalle scuole dell’infanzia, alle scuole primarie e secondarie, oltre che alle classi, secondo contenuti e metodologia di lavoro che tendono, con una pluralità di strumenti, ad una lettura più ampia della difficoltà del vivere che oggi i nostri figli sempre più spesso manifestano, attraverso comportamenti di distacco, indifferenza e/ o aggressività, di fronte ai quali non sappiamo dare risposte esaustive.     Sulla scorta delle diverse esperienze fatte direttamente con le scuole e in base alle ricerche e studi fatti sul tema, ritengo che l’ambito di intervento educativo precoce possa offrire la possibilità di prevenire stereotipie e atteggiamenti tali da strutturare veri e propri sentimenti di disuguaglianza o distorsioni sul piano relazionale, sia di genere fra pari, che nel contesto di vita, che tanto condizionano l’acquisizione di un’identità propria da parte delle giovani generazioni.

C’è da notare che proprio sui “risvolti” di comportamenti per lo più aggressivi o iperattivi o di passività nei confronti dell’organizzazione e delle richieste dei programmi scolastici, si fa appello, un po’ dovunque, alla richiesta di intervento dei servizi sociali locali o dei servizi socio- sanitari di pediatria e neuropsichiatria. Questi vengono coinvolti dalla scuola per valutare le sempre più numerose situazioni di difficoltà che i bambini manifestano, che si risolvono con vere e proprie diagnosi di DSA (disturbi speciali di apprendimento),di BSE (bisogni educativi speciali e fra questi ADHD – Deficit dell’Attenzione e dell’Iperattività,) che mai prima d’ora erano così diffuse. Si tende quindi ad indentificare come situazioni “patologiche” , quelle manifestazioni di difficoltà in ambito scolastico che, nella stragrande maggioranza dei casi, si connotano come situazioni difficili a livello di apprendimento e socializzazione da parte dei bambini o dei ragazzi, accompagnate talora da comportamenti conflittuali, aggressivi o di estraneità al contesto e alle sue regole, giungendo forse ad una richiesta eccessiva di “ medicalizzazione “ dei casi.

Non si può non aggiungere che c’è anche un’altra serie di problematiche che possono incidere fortemente sull’apprendimento dei bambini/ragazzi, derivante da un “sistema” di violenze fisiche e psicologiche subite fin dai primi anni di vita, sia in ambito familiare che sociale. In questi casi accade che possano determinarsi traumi significativi nei minori, che generano a loro volta comportamenti distorti, provocatori e stereotipati.  

C’è la necessità ,quindi, di una valutazione precisa delle situazioni nelle quali vivono i bambini e i ragazzi , anche se rimane il fatto che, in generale, l’analisi dei servizi territoriali, della scuola e talora della famiglia, non dovrebbe tendere a “patologizzare” tutti i comportamenti e apprendimenti difficili, bensì a riconoscere che c’è in atto un aumento piuttosto generalizzato delle difficoltà di accettazione delle ‘regole’ del sistema, che si manifesta con iperattività, disattenzione , conflittualità e difficile adattamento alla comune impostazione del modello scolastico e sociale tradizionale, per cui occorre cercare  di comprenderne seriamente origine e motivazioni.

La nostra proposta di lavoro mira quindi ad affrontare con la scuola ( con gli /le insegnanti , con bambine/i e ragazzi/e coinvolgendo il più possibile anche i genitori) , esperienze di approfondimento   info-formativo che tendono a conoscere e prevenire precocemente le motivazioni di comportamenti stereotipati, discriminatori o violenti che, come anzidetto, troppo spesso, caratterizzano il panorama comportamentale delle giovani generazioni e limitano fortemente anche gli apprendimenti.

Abbiamo scelto di parlare di identità, di differenze di genere, perché questi aspetti sono strettamente legati al tema dell’educazione, della socializzazione e del rapporto insegnamento-apprendimento.

Affrontare questi temi significa, a nostro avviso, anche fare prevenzione, perché parlare di differenze e di stereotipi o meglio imparare a guardare l’altro/a senza preconcetti o condizionamenti, rispettandone i diritti, significa aver appreso gli elementi base della conoscenza, per arrivare ad acquisire un’identità capace di valutare criticamente quali sono le scelte che la vita ogni giorno ci chiede di fare .

La proposta formativa rivolta agli insegnanti prevede incontri di formazione comune fra scuola d’infanzia e primaria , così come per insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado, quantomeno per la comune presa in carico del percorso in continuità dei temi fondamentali dell’educazione al rispetto delle differenze, alla consapevolezza dell’importanza delle relazioni umane con l’alterità. Per quanto riguarda le classi verranno condivisi con gli/le stessi/le insegnanti i percorsi di contenuto e laboratoriali per un approccio educativo e didattico funzionale agli obiettivi posti. Ciò proposto, è auspicabile programmare anche incontri con genitori sul significato dell’alleanza educativa e della corresponsabilità in relazione al percorso di lavoro che la scuola deciderà di intraprendere.

Per quanto riguarda gli OBIETTIVI SPECIFICI del lavoro, come già precisato anche nel percorso seguito per la formazione nei Nidi e scuole d’infanzia, si possono sostanzialmente identificare i seguenti punti:

  • Promuovere strumenti di conoscenza e di riflessione sull’identità di genere e sulla valorizzazione delle differenze a livello di analisi del momento storico in cui viviamo , nonché dei processi storico sociali che si sono via, via evoluti;
  • Favorire nei bambini e nei giovani la formazione di comportamenti critici rispetto ad una diffusa cultura mediatica spesso generatrice di indifferenza, discriminazione e violenza.
  • Promuovere il superamento degli stereotipi fornendo strumenti critici di analisi che permettano ai minori di progettare il loro percorso di vita superando i modelli di maschilità e femminilità;
  • Prevenire ogni forma di violenza nei comportamenti nel mondo adulto, fra adulti e minori, fra ragazzi e ragazze e/o ragazzi dello stesso sesso;
  • Socializzare e diffondere materiali didattici e formativi per promuovere sensibilizzazione al tema dei diritti e del rispetto dell’altro/a, attraverso prassi educativo-didattiche che, in termini metodologici e di contenuto, siano attente anche agli interessi e alle esperienza dei bambini e degli adolescenti.

Anche per quanto riguarda gli STRUMENTI saranno queste le linee da utilizzare:

  • Approfondimenti teorici sul piano psicopedagogico, sociologico e antropologico;
  • Video mirati con interventi di autori specializzati sui contenuti individuati;
  • Specifici questionari rivolti agli educatori /insegnanti/genitori, rispetto  ai temi trattati con report di confronto;
  • Impostazione di focus group di lavoro,   modalità e tempi di gestione ;
  • Impostazione di attività inerenti laboratori di lettura, grafico pittorici e teatrali con i ragazzi e da socializzare a livello di istituto e di contesto sociale territoriale;
  • Individuazione modalità di rapporto con i servizi territoriali relativamente ad interventi di prevenzione comportamenti aggressivi/violenti con analisi delle diverse modalità di intervento;
  • Individuazione modalità di lavoro interne ed esterne alla scuola sul tema da estendere/proporre  alle famiglie e alle Istituzioni.

 

Contenuti e   metodologia operativa dei percorsi formativi per docenti

Il modulo base è composto anche per primaria e secondaria di almeno di 3/4 incontri e focus group.

Primo incontro:

  • La categoria della differenza, fondante dell’identità del soggetto, riveste un ruolo fondamentale nei processi educativi : fare educazione di genere per prevenire comportamenti discriminatori o violenti.
  • Le molteplici espressioni del disagio in età evolutiva anche in relazione alle caratteristiche di personalità e ai diversi contesti socio-familiari
  • Stereotipi e violenza : quali i passaggi e le responsabilità sociali.
  • Gli stereotipi e i modelli culturali che ci circondano limitano le possibilità di espressione di donne e uomini nell’ambito delle relazioni, degli affetti, della scuola e del lavoro.
  • Come il percorso sull’identità e le differenze di genere riesce a problematizzare la questione degli stereotipi e a decostruirli, esercitando allo stesso modo la provocazione del dubbio, della messa in discussione. .
  • Il significato dei condizionamenti storici nelle libertà di scelta delle donne. Implicazioni e conseguenze.
  • Le molteplici espressioni del disagio in età evolutiva in relazione alle caratteristiche di personalità e ai diversi contesti socio-familiari
  • I disturbi della condotta e i comportamenti violenti, come affrontare le modalità comportamentali abituali di violazione delle regole e/o dei diritti degli altri
  • Il rapporto tra bambini/ragazzi e tecnologie, educazione e media quali le parole della scienza.

Si affronteranno temi come quello relativo agli stereotipi , in particolare quelli di genere: luoghi comuni e semplificati, condivisi da un determinato gruppo sociale e che, in ogni cultura, attribuiscono   determinate caratteristiche alle donne e agli uomini , ai rapporti fra loro e le connotano “sommariamente” per differenza di identità e ruoli di genere .

Oggi vengono abbondantemente riproposti nella società dei media e dei consumi e condizionano a livello massivo i diversi contesti sociali, economici e politici e la scuola non può non affrontare questa tematica in un contesto dove proprio i minori risultano essere sono i più toccati da questi fenomeni sociali.

L’uso degli stereotipi di genere conduce ad una percezione rigida e distorta della realtà che si basa su ciò che noi intendiamo, per esempio, il femminile e il maschile e ciò che ci aspettiamo dalle donne e dagli uomini. Sarà importante porre l’attenzione sul confronto tra i termini “stereotipo” e “differenza”.

Lo stereotipo esprime quella generalizzazione e quell’estrema semplificazione che danno sicurezza e invitano a rimanere nella norma, nelle regole non dette; indirettamente assicura la salvaguardia delle relazioni di potere. La differenza invece è uno strumento imprescindibile per favorire l’incontro con l’altro, rendendoci disponibili a cambiare idee, concetti e visioni del mondo mettendo in crisi il pensiero unico della nostra cultura, fatto spesso di stereotipi, pregiudizi e modelli culturali che limitano le possibilità di espressione di donne e uomini, bambine/i e ragazzi/e, nell’ambito delle relazioni, degli affetti, della scuola. Le differenze caratterizzano il mondo di ciascuno, il problema è che spesso queste differenze non vengono valorizzate, ma trasformate in disuguaglianze.

Il riconoscimento della differenza, fondante dell’identità del soggetto, riveste un ruolo fondamentale nei processi educativi ed è una chiave di lettura fondamentale per evitare, per esempio, il rischio di omologazione del modello femminile a quello maschile , oltre che per valorizzare specificità e risorse dei singoli soggetti.

Il sistema scolastico in cui viviamo e che contribuiamo a produrre, però, educa ancora alla ‘neutralità’ senza prendere in considerazione le appartenenze di genere e le esperienze dei diversi soggetti, tanto che questi aspetti segnano ancora le diverse discipline che insegniamo. L’uso dei mezzi di comunicazione di massa, che operano oggi prevalentemente via internet, attraverso l’uso di facili strumenti alla portata di tutti come gli smartphone, Iphone, PC, tablet ecc., poi fa il resto. Laddove è fragile l’impostazione educativa da parte della famiglia – oggi in forte disorientamento per motivi diversi- la scuola fa quel che può, talora muovendosi all’interno di un sistema rigido e complesso sul piano organizzativo-professionale, non sempre adeguato a rispondere ai comportamenti o ai bisogni delle nuove generazioni, per cui crediamo occorra evidenziare la necessità di fermarsi a “leggere” la complessità del reale, per cercare un nuovo modo di vivere la contemporaneità e soprattutto per rivedere il senso dell’essere educatori al fine di aiutare i minori a capire la sostanziale ricchezza delle differenze, perché queste non si trasformino in disuguaglianze.

Secondo incontro:

  • Bullismo e cyberbullismo : la discriminazione e la violenza nei comportamenti individuali e collettivi, la degenerazione dei rapporti interpersonali, l’assenza della interiorizzazione della consapevolezza e del senso di responsabilità, i ruoli.
  • Come recuperare l’attenzione sulle manifestazioni di disagio adolescenziale in un’ottica di prevenzione e di promozione del benessere personale e sociale: educazione alla reciprocità: per umanizzare la compresenza, aprirsi all’incontro, alla solidarietà.
  • Importanza giuridica delle condotte : come la scuola può affrontare la prevenzione della violenza attraverso un patto educativo di corresponsabilità.
  • La tutela dei principi di uguaglianza e libertà nel mondo e in Europa attraverso cenni di legislazione nazionale ed internazionale

Le ricerche indicano una diffusione più generalizzata del bullismo fin dalla scuola primaria e nei primi anni delle medie come fenomeno socio-relazionale e come modalità diffusa di soluzione dei conflitti. Così come è divenuto sempre più invasivo il cyberbullismo ovvero il bullismo digitale informatico, per il quale la recente normativa (29 maggio 2017, n. 71 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del Cyberbullismo”) ha previsto un approccio più educativo e preventivo, piuttosto che repressivo, chiedendo di coinvolgere soprattutto la scuola e i suoi operatori, circostanziando addirittura le fattispecie di reati relativi a modalità comportamentali abituali di violazioni delle regole o dei diritti degli altri . Con gli /le insegnanti si affronterà il perché è importante sapere e riflettere sul bullismo come fenomeno sociale e deviante , già oggetto di studio tra gli esperti delle scienze sociali, della psicologia giuridica, clinica, dell’età evolutiva e di altre discipline affini, anche attraverso le stesse attività curriculari e con le strategie didattiche abitualmente adottate dagli insegnanti , per permettere di raggiungere obiettivi non solo cognitivi, ma educativi, proprio per offrire modalità di realizzazione di esperienze che favoriscano nei ragazzi la maturazione di stili relazionali positivi e di abilità prosociali.

Si rifletterà su ciò che sarebbe necessario fare per recuperare l’attenzione sulle difficoltà e le manifestazioni di disagio infantile /adolescenziale in un’ottica di prevenzione e di promozione del benessere personale e sociale. Le espressioni del disagio in età evolutiva, infatti, possono essere molteplici, in relazione alle caratteristiche di personalità e/o ai diversi contesti socio-familiari.

Il bullismo può essere affrontato in modo risolutivo solo se è la società a farsene carico, perché oggi si può definire un “problema sociale”. A scuola occorre affrontare , in modi e forme adeguati, anche l’importanza giuridica delle condotte , per un controllo dei comportamenti violenti lavorando sull’educazione alla cittadinanza, al fine di sviluppare un’attenzione etica al problema del rapporto fra pari e di genere in qualsiasi contesto , perché rafforzare i valori dell’inclusione sociale, dell’integrazione culturale, del rispetto della legalità, della responsabilità individuale, significa formare cittadini consapevoli della rilevanza politica dei propri comportamenti individuali.

Fare educazione alla cittadinanza è allora prima di tutto svuotare la mente rispetto ai pregiudizi e prevenzioni nei confronti dell’altro e della necessaria conoscenza e rispetto delle differenze .

 

Focus Group   (1/2 gruppi di docenti varie discipline delle scuole primarie e/o secondarie

1^ fase riflessiva

Temi da affrontare  sul tema “che fare quando non sai cosa fare…” che dovrebbe riguardare insegnanti delle diverse discipline.

  • Quali gli elementi di riconoscimento delle forme di   violenza nei comportamenti degli adolescenti Come rilevarle? Con quali strumenti? Come intervenire in ambito scolastico per prevenirle ?
  • Come analizzare le molteplici forme della violenza di genere e il legame sociale della violenza. Quali gli strumenti per prevenire comportamenti di dipendenza (mediatica e/o da stereotipi sociali) negli adolescenti.
  • I comportamenti violenti e i disturbi della condotta: come riconoscere e far riconoscere le responsabilità   nelle relazioni e comportamenti violenti e quali i provvedimenti da assumere.
  • Quali gli strumenti da utilizzare, le conoscenze, le collaborazioni da attivare a scuola, tra famiglia , scuola e servizi?

2^ fase investigativa sulle attività svolte a scuola

La metodologia adottata dal gruppo di insegnanti dovrebbe privilegiare una

modalità investigativa che parte innanzitutto dall’osservazione e dall’ascolto dei ragazzi/e.

  • “Quali stereotipi di genere sono già diffusi e praticati tra i ragazzi/e ? Come   si esprimono?
  • “Qual è il ruolo degli insegnanti nella decostruzione dello stereotipo? Fino a che punto e con quali strumenti promuovere e indirizzare maschi e femmine verso un comportamento rispettoso delle differenze?
  • Che fare, quando non si sa che fare dinnanzi a comportamenti difficili e conflittuali?
  • Se lo sviluppo dell’identità di genere è parte, più in generale, dello sviluppo dell’identità di ognuno, ha senso pensare e progettare proposte specifiche o risulta piuttosto necessario lavorare trasversalmente, prestando attenzione alle sollecitazioni fornite dal comportamento dei ragazzi/e nella quotidianità, cogliendo eventualmente situazioni particolari, ponendo domande e approfondendo il tema delle differenze e delle motivazioni alla base del rispetto dell’altro/a?

 

Per le classi :  obiettivi, contenuti, proposte metodologiche

La finalità è promuovere competenze prosociali nei bambini/ragazzi (capacità di ascolto, rispetto, aiuto verso gli altri ,autoconoscenza e conoscenza, comunicazione efficace, pensiero critico, empatia e responsabilizzazione).

Si prevedono almeno due incontri (massimo con una /due classi ) nei quali affrontare in particolare il discorso dei condizionamenti ai diversi livelli che i bambini/ragazzi oggi vivono (spesso inconsapevolmente) e che determinano comportamenti di conflittualità, rifiuto delle regole, eccessiva dipendenza dal web, uso e abuso dai social, bullismo e cyberbullismo, nonché violenza interpersonale e di genere , per capirne significati e risvolti .

Si indicheranno poi i contenuti , al fine di analizzare i temi che stanno alla base della partecipazione e della differenziazione sociale, dell’ autonomia e dell’identità, dell’amicizia, dei conflitti , dell’aggressività e delle differenze di genere, nonché le cause e gli effetti della sfida nei confronti dell’autorità e delle regole del contesto sociale (scolastico, familiare, sociale) e si chiederà loro di partecipare originalmente con propri contributi attraverso i diversi linguaggi in classe e nei laboratori .

I temi su cui si lavorerà saranno affrontati con l’ausilio di lezioni interattive, questionari, letture, power point e filmati dedicati:

  • La “pubblicità” e l’uso (e abuso) dei media, impostata sugli stereotipi che favoriscono le discriminazioni perché tendono a “classificare” le persone in ruoli predefiniti emarginando gli “altri”.
  • Gli stereotipi sulle differenze di genere: come riconoscere i linguaggi e le immagini che espongono l’individuo alla violenza e all’offesa.
  • Bullismo e cyberbullismo : la discriminazione e la violenza nei comportamenti individuali e collettivi, la degenerazione dei rapporti interpersonali,la mancanza di senso di responsabilità..
  • Uso consapevole del web: uso o abuso? Quali sono i condizionamenti? Quali le conseguenze ?
  • I disturbi della condotta ed i comportamenti violenti perché si manifestano, a cosa portano e producono.
  • Cosa significa difendere i diritti umani ?
  • Cosa significa fare educazione alla cittadinanza e perché è importante provare a gestire i conflitti fra pari e con gli adulti.

Metodologia

Spiegare ai ragazzi come poter gestire le proprie relazioni interpersonali attraverso una riflessione sulle tre diverse modalità di comunicazione/interazione ( aggressivo, passivo, assertivo).Per poter apprendere la capacità di affermare la propria posizione, la propria idea, difendendola  senza aggressività e rispettando la posizione altrui.

Sarà affrontata l’importanza di autoaffermarsi senza prevaricare o essere irrispettosi e vedere il bullismo soprattutto come un problema di violazione dei diritti umani, cominciando ad apprendere concretamente, attraverso esempi di vita reale, cosa significhi usare violenza di genere, inter pares o nei confronti anche dell’adulto considerato “debole” che gli stereotipi spesso identificano nei modi e nelle forme più deleterie e risibili. E’ giusto anche richiamare la “responsabilità morale” degli adulti per assicurare che questo diritto sia rispettato e che per tutti i bambini e per tutti i giovani siano effettivamente promossi un sano sviluppo e l’esercizio della cittadinanza .

Attivita’ operative  

Riteniamo molto importante suggerire la possibilità per bambini/ragazzi, con la guida dei docenti e ed esperti di varie discipline, di poter seguire specifici Laboratori.

Un laboratorio di Lettura nella locale Biblioteca potrà affrontare per le classi , la lettura di testi che trattano i temi proposti e propongano ai ragazzi una condizione di analisi , confronto e riflessione critica sul contenuto delle letture e sulle esperienze dirette o indirette che le stesse richiamano , come loro le vivono e quali riflessioni portano ad esprimere tramite diversi linguaggi, scritti, grafico pittorici, attraverso video auto prodotti. L’organizzazione potrà prevedere funzioni assegnate ai gruppi, di registrazione, di cura dei video sull’esperienza , di guida degli interventi , della loro trascrizione e della discussione che ne deriva sulla base di esperienze personali dei bambini e/o ragazzi sui temi affrontati nella lettura.

Altri Laboratori didattici grafico pittorici e con l’uso delle diverse tecnologie, potranno essere previsti per affrontare le tematiche dell’educazione alle differenze di genere e alla cultura del rispetto e della non discriminazione. Saranno realizzati attraverso modalità interattive per coinvolgere tutti i partecipanti. Le tematiche terranno conto dei linguaggi utilizzati nei modelli mediatici, nei contesti sociali e familiari, nelle dinamiche relazionali fra ragazzi e ragazze.

Le modalità operative di laboratorio prevedono e facilitano una partecipazione attiva di tutti i/le partecipanti, infatti temi come quello degli stereotipi, del bullismo e cyberbullismo, del razzismo, ecc., fortemente connessi al retaggio culturale, più che essere spiegati con definizioni teoriche ,vanno fatti capire attraverso attività (proiezioni video specifiche, giochi di ruolo ecc.) che portino i/le partecipanti ad elaborare un proprio costrutto e a confrontarsi con gli altri. In questo modo diventano parte attiva del processo e apprendono cosa significa essere “cittadini e cittadine” facendosi carico di un problema per cercare di metterne in atto un cambiamento. Attraverso la partecipazione attiva dei ragazzi e delle ragazze si chiederà loro di produrre, in autonomia, elaborati grafico-pittorici, video, reading teatrali ecc. attraverso cui esprimere e sintetizzare i contenuti appresi durante le attività, con una supervisione da parte degli esperti.   Nei laboratori nelle scuole primarie, in particolare, si possono strutturare dei giochi di ruolo in cui viene spiegato quali siano e cosa comportino le regole .Questo lavoro dovrebbe Così aiutare i minori a capire che senza regola possono esservi solo l’anarchia, il caos e la violenza e che la regola è la conoscenza e il riconoscimento dei diritti degli altri che ci aiuta a vivere insieme. Poi si fanno creare agli stessi bambini/ragazzi  le regole per diffondere il messaggio diretto dal quale loro possano desumere l’amore e il rispetto per il diritto.

Altrettanto importante può essere la proposta di “drammatizzazione” del tema della violenza attraverso l’organizzazione di un Laboratorio Teatrale (seguito da un/una opiù esperte/i) che possa consentire la libera espressione creativa a livello fisico, emotivo e razionale, da parte dei ragazzi sui temi affrontati.

Gli elaborati, i testi, i video e le rappresentazioni prodotti dalle classi potranno essere messi a disposizione delle scuole, delle famiglie, del territorio e delle singole amministrazioni comunali per avviare una campagna di comunicazione e sensibilizzazione sul tema della prevenzione della violenza di genere nell’intera comunità.

Monitoraggio strumenti utilizzati e valutazione dei risultati

  • Analisi e valutazione dei questionari utilizzati e delle risposte dei soggetti interessati ai temi trattati con report di confronto;
  • Analisi critica di video, drammatizzazioni, azioni e attività via via proposte e loro valutazione con specifico report;
  • Analisi e valutazione attività realizzate nel rapporto con le famiglie per sensibilizzare e costruire percorsi di lavoro comune;
  • Analisi gestione focus group , registrazione degli interventi e valutazione livelli di interesse e coinvolgimento nel lavoro di report;
  • Analisi del supporto dei servizi territoriali in materia di interventi di prevenzione con analisi della situazione a livello locale sul tema;
  • Analisi proposte di lavoro interne ed esterne alla scuola sui diversi temi coinvolgenti le   famiglie e le Istituzioni territoriali;
  • Valutazione sommativa di tutto il percorso fatto e presentazione delle proposte di continuità ai collegi, alle Dirigenze, alla Assemblea dei genitori e alle Istituzioni locali.

Riflessioni conclusive sul senso dei percorsi formativi proposti

Rispetto alla progettualità proposta , vorrei aggiungere alcune riflessioni sull’importanza di valutare seriamente l’incidenza dei condizionamenti che le nuove generazioni vivono attraverso gli strumenti dell’evoluzione tecnologica, per valutare quanto questi influiscano anche sui loro comportamenti. In particolare, credo che occorra pensare quanto può incidere oggi il pensiero digitale sull’insegnamento-apprendimento, perché se non si trasmette da una generazione all’altra la cultura dell’umanesimo, il rischio è quello che nel giro di pochi anni si possano riprodurre comportamenti privi di consapevolezza degli effetti sulla vita individuale e sociale.

Ciò che sempre più emerge, infatti, è l’allontanamento dei bambine/i e ragazzi/e dal vissuto quotidiano, ma è nostro compito aiutarli ad evitare il distacco dalla realtà, l’indifferenza e la   violenza fra pari , di genere, contro tutto e tutti. L’uso della violenza che spesso intacca i loro comportamenti conferma , purtroppo, una fragilità personale e una identità incerta. Sappiamo , che la cultura della violenza e gli elementi che la compongono, sono appresi e costituiscono un prodotto sociale; possono nascere sia dalla emulazione mediatica, sia dalle relazioni tra individui e sono incredibilmente in aumento.

La forza del condizionamento mediatico è purtroppo invasiva e crea nuova dipendenza ; forse l’unico modo per affrontarla è utilizzarla razionalmente con finalità specifiche e , nel contempo, puntare sulla positività della relazione nel rapporto con gli altri, ricercando insieme a questi bambini/e, ragazzi/e il senso delle cose attraverso un rapporto empatico almeno a scuola. Abbiamo, quindi, la responsabilità di agire e siamo chiamati a decidere quale società vogliamo: è necessaria una modificazione dei processi culturali e una crescita del nostro livello di civilizzazione che sicuramente va oltre le mura scolastiche e deve poter toccare tutto il contesto sociale. Aiutare i giovani ad acquisire un pensiero critico è in fondo la scommessa che la scuola deve poter affrontare per contribuire allo sviluppo culturale di un territorio e dei giovani che in esso vivono e crescono.

In un recente testo di Vittorino Andreoli “L’uomo col cervello in tasca”, lo psichiatra approfondisce molti temi inerenti lo sviluppo del cervello della razionalità e della affettività degli individui in relazione al diffondersi delle nuove tecnologie. Egli afferma che “…l’informazione è diventata progressivamente sempre più importante, mentre la comprensione ha perduto di significato. Il cervello digitale è il maestro dell’informazione mentre quello umano è strettamente ancorato al sapere, inteso come comprensione…Questa rivoluzione è provata anche dal progressivo disinteresse alla lettura, sia dell’informazione quotidiana, che tanto più di libri, non solo da parte dei ragazzi, ma anche degli adulti.”

L’informazione, come la comunicazione sono bisogni essenziali dell’uomo come lo è la socializzazione , tema molto caro a chi si occupa di educazione. Egli ci dice poi che   “…a caratterizzare la socialità è il legame che si stabilisce fra due o più persone e che tende a mantenersi nel tempo. Si tratta di una caratteristica della valenza affettiva, declinabile in diverse forme : l’empatia, l’amicizia, l’amore…e proprio perché coinvolge i sentimenti è un bisogno ancora più forte dell’interattività. E’ un fondamento dell’esistenza… la socialità soddisfa però anche il bisogno di sicurezza che appartiene a tutte le specie e che viene assolto dal gruppo…che assolve ad una molteplicità di motivazioni (il gioco, il divertimento, la condivisione di un’ideologia). In senso globale il cervello umano è deputato a realizzare da una parte il pensiero e dall’altro l’affettività.    Il cervello digitale non ha invece alcuna capacità di entrare nel mondo dei sentimenti e quanto è in grado di svolgere appartiene ai pensieri: tuttavia il cervello digitale può influenzare e modificare quello umano: i sentimenti…Non è possibile parlare però di pensiero senza tener conto di un suo costituente che si chiama logica…Su questa base gli antropologi dell’ottocento hanno parlato di ‘pensiero infantile’. Lo psicologo Jean Piaget esperto dello sviluppo mentale del bambino, riteneva che la logica razionale giungesse a maturazione verso i dodici- tredici anni il che implica che fino a quel momento il pensiero segue regole differenti.”

Andreoli sostiene pure che il cervello umano dell’occidente è strutturato per esprimere un pensiero che segue la logica razionale che si fonda sul dubbio, mentre così non è la logica binaria del computer digitale basata sulla netta e indiscutibile distinzione di yes or not. Il dubbio apre il sistema delle possibilità che si estrinsecano nelle ipotesi che si possono analizzare con una metodologia complicata che riporta a leggi come il rapporto causa- effetto, mentre la logica binaria non ha uno sviluppo temporale perché risponde al qui e subito, offerto da elementi comuni di riconoscimento come operazione automatica… Siamo ormai convinti che le notizie provengano solo dai mezzi di informazione e non ascoltiamo le piccole informazioni che sanno invece di umano e che promuovono empatia e danno fiducia, che vuol dire credere nell’uomo , non averne paura…”

E’ incredibile come le differenze possano essere fonte di frustrazioni che possono essere più o meno lievi ma se si accumulano dentro di noi possono diventare rabbia che , a sua volta, diventa sempre violenza e si può riversare contro gli altri.

C’è poi una lunga dissertazione sugli effetti che le nuove tecnologie hanno sulla famiglia “digitale” che riporta esattamente anche al proprio interno i limiti della relazione, tanto da produrre effetti nuovi come quello di un clima di “ mutismo”, perché i diversi componenti del nucleo familiare, grazie all’uso in ogni circostanza del proprio smart phone, a tavola, seduti, ovunque , isola i vari componenti familiari e capita sempre più spesso che in casa genitori e figli si chiudano nel più completo mutismo , condizionati dal richiamo e dal fascino della virtualità. Come indicato da Vygotskij (2007), il rapporto tra l’uomo e gli strumenti è bidirezionale: “tramite   gli strumenti – i media nel nostro caso – l’uomo supera i vincoli dell’ambiente, ma, nel contempo,    si modifica egli stesso attraverso l’uso che ne fa.”

Occorre tener sempre presente come educatori , insegnanti  e genitori che ogni grande innovazione tecnologica porta benefici alla vita dei singoli e delle comunità , ma inevitabilmente è accompagnata anche da pericoli, che possono creare anche danni irreversibili , per cui occorre che la scuola, oltre che la famiglia si attrezzino per impedire che ciò accada.

Mi piace ricordare le parole di un grande giurista che affronta questo tema: Stefano Rodotà: “…la tecnologia libera la vita da antiche schiavitù, quelle dello spazio e del tempo, e questo è già realtà per milioni di persone. Internet non è soltanto il più grande spazio pubblico che l’umanità abbia conosciuto. È un luogo dove la vita cambia qualità e colore, dove sono possibili l’anonimato e la moltiplicazione delle identità, la conoscenza e l’ubiquità, la libertà piena e il controllo totale. In rete ognuno può essere davvero “uno nessuno e centomila”, come diceva Luigi Pirandello. La grande trasformazione tecnologica cambia il quadro dei diritti civili e politici, ridisegna il ruolo dei poteri pubblici, muta i rapporti personali e sociali, e incide sull’antropologia stessa delle persone .” (Rodotà, 2005).

Credo che oggi la scuola debba avere un ruolo educativo determinante per capire e gestire gli effetti delle trasformazioni tecnologiche soprattutto   sui rapporti personali e sociali, puntando ad uno specifico e mirato investimento in educazione.

 

Bibliografia

Andreoli, A. L’uomo col cervello in tasca, Milano, Solferino editore,2019.

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