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Zero–sei e scuola statale: tra Dirigente e figura di sistema

Elio Raviolo

Collaboratore


l Decreto Legislativo n.65 del 13 aprile 2017 ha compiuto sei anni. Intorno alla costruzione del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni indubbiamente si è sviluppato un dibattito, sono state realizzati importanti momenti di studio e confronto, si sono avuti significativi e pregevoli passi avanti in concreto sul territorio, anche se in maniera ancora piuttosto disomogenea.

In questa faticosa costruzione del sistema zero/sei, si ha l’impressione che il ruolo e la funzione del Dirigente Scolastico rischi di rimanere piuttosto sfocato e marginale. Le cause di tale situazione possono essere molteplici.

Intanto va considerato il fatto che il Dirigente Scolastico è sempre più assorbito da incombenze burocratiche, sicuramente importanti, ma non sempre direttamente riferibili al processo di crescita educativa e cognitivo-relazionale dei bambini. Di fatto, al Dirigente Scolastico pare essere sempre meno richiesto un ruolo attivo nel progetto educativo e didattico della scuola. Ultimamente, in tal senso, un peso non secondario è attribuibile all’aggravio di compiti organizzativi e gestionali riferiti all’impiego dei fondi del PNRR il quale, almeno apparentemente, non riguarda il segmento di cui trattiamo.

Nei fatti, tale spostamento di ottica professionale lascia poco coordinata quella che dovrebbe essere la ragione stessa del servizio scolastico. Nel settore zero/tre tale compito è svolto per lo più dai coordinatori pedagogici e, nella scuola dell’infanzia, soprattutto statale, in modo meno sistematico soltanto da specifiche funzione strumentali, quando esistenti.

Da ciò ne deriva che, poiché la figura del coordinatore pedagogico è storicamente presente nello zero/tre, mentre risulta quasi totalmente assente nel tre/sei statale, si rischia uno sbilanciamento verso il primo segmento, senza che vi sia pari cura nella parte che è in carico alle istituzioni scolastiche di scuola dell’infanzia e primo ciclo.

La situazione sopra esposta costituisce un rischio grave, circa l’effettivo radicamento sui territori di un reale sistema che accompagni consapevolmente la crescita di bambine e bambini sino all’incontro con la scuola primaria.

Sanare tale handicap vorrebbe dire, in primo luogo, ripensare al ruolo del DS nel concreto della prassi lavorativa, a partire dalla propria formazione e reclutamento.

 

 

L’introduzione del coordinatore pedagogico, previsto dal D.Lvo 75/17, apre scenari importanti e complessi, circa il tessuto stesso che deve rendere coerente il complesso mondo dei servizi educativi e scolastici che, sul territorio, si occupano dello zero/sei. Va resa chiara e trasparente la modalità attraverso cui si individuerà tale importante figura, in che modo il personale in servizio di nidi, sezioni primavera e scuole dell’infanzia possa proporre la propria candidatura. Tale passaggio non è secondario, anche in considerazione del fatto che il coordinatore pedagogico dovrà avere stretti rapporti con personale educativo ed insegnante facente capo a strutture diverse, con più dirigenti/responsabili e con gli Enti Locali, dai quali dovrebbe derivare la sua stessa nomina.

Per ciò che concerne la scuola statale, occorrerebbe rivedere la presenza delle “figure di sistema” collaboranti con il Dirigente Scolastico, dando loro una sufficiente stabilità e riconoscimento.

Tali figure dovrebbero andare a far parte di uno “staff interservizi”, attivo sui singoli territori e presieduto dal coordinatore pedagogico, capace di assicurare una governance, dialogante e condivisa, alle singole aggregazioni territoriali composte dai servizi educativi, che in ogni territorio si occupano della fascia zero/sei.

Fatto salvo il ruolo dei Dirigenti Scolastici e dei Servizi Educativi, l’organismo di coordinamento territoriale potrebbe potere contare sulla presenza di un coordinatore pedagogico a tempo pieno e di più figure di sistema, presenti in ognuna delle strutture scolastiche/educative afferenti a tale polo.

I Dirigenti Scolastici e dei Servizi Educativi dovrebbero relazionarsi con tali staff, in modo da co-elaborarne le linee di sviluppo, senza però dovere chiedere loro di occuparsi di ogni aspetto organizzativo.

I Dirigenti debbono per altro assumersi in prima persona la cura dei rapporti con tutti i soggetti coinvolti (Comuni, ASL, Organi Collegiali, Amministrazione Scolastica…) per garantire la tenuta dell’intero sistema.

Scopo primario della costruzione del sistema zero-sei è lo sviluppo sistematico di attività di continuità, sia tra educatori/insegnanti, sia tra i bambini interessati, attraverso gruppi, prestiti professionali, progetti comuni. Ciò, ovviamente, deve valere anche nello snodo con la scuola primaria.

All’interno del complesso mondo “zero-sei” va rilanciata la presenza e la funzione delle “sezioni primavera” per i bambini dai 24 ai 36 mesi. Da tempo si è continuato a parlare della “normalizzazione” e messa a regime di tali sezioni, ancora considerate sperimentali, ma la questione continua a non risolversi e, sino ad ora, passi concreti in tale direzione non se ne sono visti. Va da sé che la sezione primavera non può da sola coprire le esigenze del settore 0/3. Resta il fatto, però, che nelle diffusissime realtà territoriali fatte di Comuni piccoli, con poche migliaia di abitanti, le possibilità di realizzare e mantenere in servizio un asilo nido sono davvero poche e quindi la sezione primavera costituisce una presenza estremamente importante, per ciò che viene prima della scuola dell’infanzia.

Se supportata dalla consapevolezza dell’importanza di tale servizio e da una adeguata volontà politica, la crisi demografica in atto potrebbe offrire risorse professionali da impegnare per la messa a regime delle sezioni primavera. Collegato alla scuola dell’infanzia, possibilmente anche fisicamente, tale servizio potrebbe vedere, come nelle migliori esperienze sin qui attuate, la co-conduzione da parte di una insegnante di scuola dell’infanzia e di una educatrice di nido. In tal modo, sia nell’ambito della formazione sia nel vivo della prassi educativa, si possono creare le condizioni per un confronto e una contaminazione virtuosa del migliore patrimonio dei due settori.

Tali esperienze, aperte al confronto e messe in rete, possono favorire la crescita dell’intero sistema 0/6.

Si diceva che le risorse del PNRR non riguardano direttamente tale settore, ma la prevenzione dei fenomeni di dispersione e di abbandono scolastico si combattono positivamente o, purtroppo, mettono radici proprio in questa delicatissima fascia d’età.

In questo momento in cui la pandemia da Covid 19, anche se non scomparsa, pare allentare la presa e “stabilizzarsi”, occorre dare nuovo slancio alle iniziative di continuità di cui sopra, combattendo anche contro un pernicioso rischio di “normalizzazione al ribasso” di limitazioni e consuetudini (abolizione delle attività di continuità, riunioni solo a distanza…) che, se rese indispensabili dalla pandemia, possono rischiare di perpetuarsi, anche quando non sono più giustificate.

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