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Una scuola illegale

La Convenzione dei diritti dei bambini, approvata dalle Nazioni Unite a New York nel 1989 è a tutti gli effetti una legge vincolante e obbligatoria per tutti i cittadini. Non solo, ma secondo quanto scritto nell’articolo 3, è una legge prevalente, e cioè, se c’è conflitto, i diritti dei bambini debbono prevalere. L’articolo 12 dice che i bambini hanno il diritto di esprimere il loro parere ogni volta che si prendono decisioni che li riguardano e che il loro parere deve essere tenuto nel giusto conto. Questo diritto dovrebbe essere rispettato sempre, anche nella vita privata delle famiglie, ma certamente dovrà essere garantito nelle strutture pubbliche che si occupano di bambini e prioritariamente nella scuola. D’altra parte non ci sono dubbi che ogni decisione presa nella scuola riguardi e interessi le bambine e i bambini che la frequentano: si decidono gli orari, i programmi, gli interventi disciplinari, le regole per entrare, uscire, per trascorrere l’intervallo. Ma, in questi 18 anni dalla approvazione della Convenzione, mi sembra che non si è fatto nulla, tranne forse qualche eccezione, per elaborare una seria proposta perché gli alunni possano partecipare alle decisioni della loro scuola.

Siccome la Convenzione è legge dello Stato bisogna onestamente dedurre che le scuole che non la rispettano e non la attuano sono illegali. Intendo dire che sono fuori della legalità perché violano la legge. D’altra parte è clamoroso che la scuola, dove si dovrebbero formare i cittadini e che dedica specifiche ore disciplinari all’educazione morale e civica, trascuri di rispettare una legge così importante.

E come potrebbero mettersi in regola? Credo che si potrebbe applicare alla scuola il modello che da 16 anni stiamo proponendo ai sindaci (anch’essi vincolati dall’articolo 12 della Convenzione), nel progetto “La città dei bambini”, attraverso i “Consigli comunali dei bambini”. In ogni ordine di scuola si può istituire un “Consiglio di scuola”. Il Consiglio sarà formato da una bambina e un bambino di ogni classe o di ogni livello scolastico (per le scuole più grandi). I consiglieri saranno scelti per sorteggio, per evitare banali somiglianze con le elezioni degli adulti, e potrebbero cambiare ogni anno.

Ogni settimana si dedicherà un’ora all’assemblea di classe e in quella sede i bambini potranno discutere di tutto quello che ritengono meritevole di esame, di critica, di proposta. Il Consiglio si riunirà periodicamente, per esempio ogni 15 giorni, con un insegnante che seguirà stabilmente questa esperienza. Il Consiglio discuterà dei temi che i bambini delle varie classi portano e, con l’aiuto dell’adulto, si dedicheranno specialmente agli aspetti per loro critici della vita scolastica, proponendo soluzioni. Le proposte verranno presentate al dirigente scolastico che le esaminerà con il Consiglio e ne dovrà tener conto.

Probabilmente questo non risolverà i problemi della scuola, ma aiuterà gli alunni a sentirsi un po’ di più nella loro scuola e non nella nostra scuola. E certamente darà alla scuola utili suggerimenti per essere migliore.

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