
Loris Malaguzzi
“bambini”, marzo 1993, Elemond, Milano – pp.6-7
La pubblicazione di questa Carta per tre diritti (che propone i valori e le finalità dell’esperienza educativa delle istituzioni prescolastiche comunali di Reggio Emilia che intanto ringraziamo per l’autorizzazione) accontenta molti lettori che sapevano della sua esistenza e ne desideravano il testo. Un documento che riteniamo ha i titoli per accreditare interessi più larghi.
I diritti dei bambini
I diritti dei bambini di essere riconosciuti soggetti di diritti individuali, giuridici, civili, sociali; portatori e costruttori di proprie culture e pertanto partecipanti attivi all’organizzazione delle loro identità, autonomie e competenze attraverso relazioni e interazioni con i coetanei, gli adulti, le idee, le cose, gli eventi veri e immaginari di mondi comunicanti.
Ciò, mentre sanziona premesse fondamentali per una più alta condizione di cittadinanza dell’individuo e dei suoi rapporti interumani, accredita ai bambini, e a ogni bambino, dotazioni e potenzialità native di straordinaria ricchezza, forza, creatività che non possono essere misconosciute e deluse se non provocando sofferenze e impoverimenti spesso irreversibili. Di qui il diritto dei bambini di realizzare ed espandere tutte le loro potenzialità valorizzando le capacità di socializzare, raccogliendo affetto e fiducia e appagando i loro bisogni e desideri di apprendere; tanto più se rassicurati da una efficace alleanza degli adulti pronti a prestiti e aiuti che privilegiano più che la trasmissione di saperi e abilità, la ricerca delle strategie costruttive del pensiero e dell’agire. Quest’ultimo aspetto è ciò che concorre a formare intelligenze creative; saperi liberi e individualità riflessive e sensibili attraverso ininterrotti processi di differenziazioni e integrazioni con l’altro da sé e le altre culture.
Che i diritti dei bambini siano i diritti degli altri bambini è la dimensione di valore di una più compiuta umanità.
I diritti degli insegnanti
I diritti degli insegnanti e degli operatori di ogni scuola di contribuire all’elaborazione e all’approfondimento dei quadri concettuali che definiscono contenuti, finalità e pratiche dell’educazione, attraverso confronti aperti tra loro, con i componenti del coordinamento pedagogico e dei consigli di gestione sociale, in sintonia coi diritti dei bambini e dei genitori. In questo modo, concorrendo alle scelte dei metodi, delle didattiche, dei progetti di ricerca e osservazione, dei campi di esperienza, degli autoaggiornamenti ricognitivi e degli aggiornamenti professionali comuni, delle iniziative culturali, dei compiti della gestione sociale, e infine dei problemi connessi con l’organizzazione degli ambienti e del lavoro.
Questa rete collaborativa e di interazioni multiple che si affida al contributo delle idee e delle competenze di ognuno e di tutti – e sempre aperta all’aggiornamento e alla sperimentazione – è già la proposta di un modello di ricerca, di interazione educativa, di cultura e di vita.
Un modello che non solo rianima i ruoli della scuola e della famiglia ma rinnova e rafforza profondamente le forme sociali di costruzione e ricostruzione dei saperi, rappresentandosi ai bambini come qualcosa di molto vivo e stimolante, perfettamente interagibile coi bisogni e i desideri del loro mondo relazionale e di approssimazione conoscitiva.
Da parte degli insegnanti, di ciascuno di loro, una condizione per esaltare il dialogo e il confronto delle idee e delle esperienze e arricchire gli strumenti di valutazione e giudizio professionali.
I diritti dei genitori
I diritti dei genitori di partecipare attivamente, e con libera adesione ai principi statutari, alle esperienze di crescita, cura formazione dei propri figli affidati all’istituzione pubblica.
Niente delega, niente estraneazione. Conferma invece di una presenza di un ruolo dei genitori avvalorati dalla nostra lunga tradizione istituzionale.
Da una parte una forte, insistente sollecitazione della scuola che sa quanto può ricavare da una buona collaborazione delle famiglie per una maggior sicurezza e serenità dei bambini e per l’avvio di una rete comunicativa che conduca ad una più vera e reciproca conoscenza e a una più proficua e condivisa ricerca delle modalità, dei contenuti e dei valori di una più efficace educazione.
Dall’altra parte genitori prevalentemente giovani, di diversa occupazione, maturità e cultura, e spesso di altra provenienza etnica ma tutti in conflitto con l’esiguità dei tempi disponibili, i costi della vita, la difficoltà dei loro compiti, le paure della solitudine, le inquietudini del futuro e tutti con un gran bisogno e desiderio di contare, parlare, discutere e riflettere sui loro problemi, soprattutto sui tempi di crescita e educazione dei figli.
Se scuola e genitori convergono verso una cultura collaborativa-interattiva che è una scelta razionale e vantaggiosa per tutti – perché tutti inseguono esperienze più cariche di senso – allora si capisce quanto sia ostile ed erronea la pedagogia dell’autosufficienza e della prescrizione e sia invece amica e feconda la pedagogia della partecipazione e della ricerca.
Partecipazione e ricerca sono in effetti due termini capaci di riassumere molto della concezione più generale della nostra teoria educativa, quanto di riassumere i requisiti migliori per avviare e sostenere la realizzazione dell’intesa cooperativa tra genitori e insegnanti coi valori che essa aggiunge alla prospettiva educativa dei bambini.