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Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul lavoro aperto

Premessa dal libro: Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul lavoro aperto

di Gerlinde Lill

E’ da quando nel 2006 abbiamo pubblicato ´Einblicke in Offene Arbeit” che noi del Netzwerk Offene Arbeit Berlin (NOA) vorremmo proseguirlo e addirittura presentare un dizionario tematico sul Lavoro Aperto – simile al ´Krippenlexikon”, il dizionario che racconta i nidi d’infanzia –, oppure una sorta di libro di ricette che parta liberamente dalla frase ”si prenda…”.

Interrogativi, risposte e riflessioni sono diventati nel frattempo nuovi modelli del Lavoro Aperto e reti di protezione per la fase iniziale. E’ andata cosÏ:

Il Lavoro Aperto ha un grandissimo successo. Non era quasi mai accaduto prima che ci chiedessero cosÏ spesso di avviare dei processi di apertura nelle scuole dell’infanzia. Quasi mai ci era capitato prima di incontrare cosÏ tanti dubbi e resistenze. Ma le due cose dipendono l’una dall’altra.

Il tentativo che abbiamo visto spesso in questi ultimi anni di imporre il Lavoro Aperto dall’alto fallisce: i collaboratori boicottano. E peggiorano la situazione le moltissime riserve che si manifestano, quando si dà fede a qualche idea strampalata e a qualche strana realtà. Spesso infatti lo si equivoca, interpretandolo come porte aperte, si temono il caos e l’assenza di obblighi, cresce il bisogno di chiarezza. Cosa significa Lavoro Aperto? Da dove viene? In che cosa consiste il vantaggio per i bambini e per gli adulti? Quali sono i primi passi? A che cosa bisogna fare attenzione per non fallire?

Tre domande sul lavoro aperto

Ho raccolto gli interrogativi che ci sono stati posti più frequentemente nella prassi e ho cercato di rispondervi nel modo più chiaro e conciso possibile in una serie di articoli, il primo dei quali è stato pubblicato in “Betrifft KINDER” numero 8-9/10, senza aver l’intenzione di diffondere delle verità universalmente valide. Si tratta piuttosto di posizioni che abbiamo sviluppato nel NOA in dieci anni di approfondimento dell’intimo significato e della varietà delle espressioni del Lavoro Aperto. Ne sono nati dieci articoli che ora, con un aggiornamento, sono presentati integralmente nella prima parte di questo libro.

Vi prego di verificare le mie risposte sulla base della vostra prassi e delle vostre convinzioni. E se avete delle altre domande, fatele pure.

Nella seconda parte troverete quattro articoli tratti dalla serie “Neue Muster in der Offenen Arbeit”, partita con il numero 7/09 di “Betrifft KINDER”. Le voci tratte dall’esperienza concreta con il Lavoro Aperto – cerchio del mattino, pedagogia dell’offerta, regole e specializzazione femminile – sono un risultato del dibattito all’interno del NOA e con gli ambienti di lavoro affini al nostro. Li ho raccolti qui, perchè ci consentono di dare uno sguardo, non soltanto nella prassi comune, ma anche nelle controversie tra gli operatori del Lavoro Aperto. Del resto nessuno ambisce ad avere l’esclusiva ed è necessario concordare assieme ciò che è ´”giusto”. Vale a dire: si deve chiarire quali siano i metri di valutazione, i criteri per definire ciò che è “bene” e ciò che è “giusto”, dunque la qualità del Lavoro Aperto. A cosa ci orientiamo?

Le due cose, domande e risposte quanto le osservazioni critiche, hanno il medesimo fine: vogliono stimolarvi, cara lettrice, caro lettore, a pensare ai processi di apertura, a discutere della direzione e degli obiettivi, delle vie e delle tappe del Lavoro Aperto e ad acquisire cosÏ chiarezza sul vostro punto di orientamento.

Ma vi prego: non limitatevi a discutere di Lavoro Aperto. Non chiedete soltanto quale dovrebbe essere il suo scopo e dove ci dovrebbero portare i cambiamenti, come si possano motivare e sostenere. Guardate con lo stesso spirito critico i vostri metodi abituali di lavoro. Infatti non si riesce a capire perchè ciò che nuovo, lo si debba sempre giustificare, mentre ciò che è vecchio, lo si continua a praticare senza un’analisi critica. La frase ´è sempre stato cosÏ” non vale più come motivazione di fronte ai cambiamenti sociali e al conseguente cambiamento dell’impegno nel lavoro pedagogico. Al contrario: non è professionale.

Se questi testi contribuiranno a far sÏ che voi e il vostro gruppo di lavoro acquisirete chiarezza sul filo rosso al quale volete orientarvi nel vostro lavoro con i bambini, sarò felice e fiduciosa che si diffonderà ulteriormente l’obiettivo del Lavoro Aperto: incoraggiare l’autodeterminazione e l’azione responsabile dei bambini, modificando a mano a mano il modo di convivere di bambini e adulti .

La Parte 3 si rivolge a ciò che avviene di solito nelle case all’inizio dei processi di apertura e che, in realtà, deve succedere: la sistemazione delle reti di protezione per gli adulti, affinchè abbiano il coraggio di accordare ai bambini una maggiore libertà di azione e di decisione. Descriverò i tipici elementi strutturali che possono costituire un aiuto e accennerò ai rischi che alcuni di essi presentano per l’evoluzione successiva.

La Parte 4 è dedicata agli strumenti di lavoro che sono nati e sono stati sperimentati nell’ambito del NOA.

Gli ´aspetti visibili e invisibili del Lavoro Aperto” presentano i concetti al centro della nostra collaborazione, le ´pietre di paragone” invece i nostri obiettivi e i criteri, sui quali valutiamo il nostro lavoro con i bambini.

Gli ´Stadi di sviluppo del Lavoro Aperto” sono un tentativo di inserire il processo del percorso di apertura in uno schema. Un’operazione di questo, tipo si deve guardarla tuttavia sempre con una certa cautela.

Gli altri strumenti, le ´hit dei bambini”, i ´diritti dei bambini” e il ´cantiere dei concetti” sono materiali di lavoro che abbiamo sperimentato nel NOA e che, come il documento di riflessione sulla professionalità con le sue tesi, si possono rivelare efficaci anche all’esterno della rete.

Tutto questo è potuto nascere perchè nel NOA si sono sviluppati dei dibattiti. Perciò desidero incoraggiarvi a inserirvi nella discussione, a formulare i vostri pensieri e ad aprirvi a prospettive e a idee diverse.

Tre frasi?

“Mi spieghi per favore in tre frasi, cosa è Lavoro Aperto”, mi è stato chiesto. Io mi sono alzata, sono rimasta interdetta e ho osservato: è impossibile. E’ troppo ampia la varietà delle modalità di lavoro, sono troppe le cose che muove. Soprattutto però contraddice la mia intima convinzione il dover ridurre dei processi a una breve formula che stabilisce: è cosÏ. O addirittura: cosÏ va bene.

Tuttavia deve essere possibile riuscire a cogliere il nocciolo della questione. Qual è dunque il nocciolo dell’apertura?

Ogni sintesi cela il pericolo di una eccessiva semplificazione. Perciò il Lavoro Aperto ha bisogno di più di tre frasi per ottenere una forma.

L’apertura comincia nella mente, con la riflessione sui modi abituali di lavorare, sulla loro motivazione e sulla loro efficacia, sulla necessità di operare un cambiamento e sulle alternative.

1 – Non escludere nessuno: essere aperti a tutte le persone con le loro peculiarità.

2 – Essere attenti: percepire con attenzione e reagire in modo differenziato alla diversità delle necessità e delle caratteristiche individuali.

3 – Abbattere le strutture di potere: garantire il massimo livello di indipendenza personale e di condivisione della vita.

Il Lavoro Aperto non è un concetto che si possa implementare, ma un processo che si compone di riflessione e di sperimentazione pratiche. In tale processo gli operatori vogliono farsi coinvolgere, perchè fa bene ai bambini quanto agli adulti.

Il Lavoro Aperto è un movimento di base nato dalla prassi e che è dalla prassi che verrà trasformato finchè esisterà. Infatti le opinioni, le convinzioni, il modo di guardare i bambini, i ruoli professionali e gli stili lavorativi nascono e si trasformano nella vita reale, risultano dalle esperienze e dalla loro elaborazione individuale. Non si trasformano perchè improvvisamente è qualcos’altro che acquisisce importanza, perchè è qualcos’altro che aspettiamo e raccontiamo.

La poca chiarezza e la pressione rendono difficile il percorso verso l’apertura, perchè rafforzano il senso di incertezza e la paura. Chi vuole imboccare delle strade ignote e fare nuove esperienze, ha bisogno di chiarezza interiore, di tranquillità e di coraggio. Se si aggiunge la voglia di discutere in modo piacevole andrà tutto bene.

Gerlinde Lill – Novembre 2012

Quali obiettivi e pensieri guida segue il Lavoro Aperto?

Per essere precisi il Lavoro Aperto non ha una meta, perchè una meta prima o poi la si raggiunge. Si è arrivati allora al traguardo. Ogni tanto mi domandano: qual è il Lavoro aperto ideale? Lo si può osservare da qualche parte? No, non si può.

Il Lavoro Aperto è il lavoro dell’aprire, un lavoro che procede all’infinito, dal momento che nulla rimane come è, nè le situazioni nè le esigenze. Anche le prospettive personali cambiano. ´L’unica costante nel Lavoro Aperto è il cambiamento”, questa frase della nostra collega Beate von Lienen di Tungeln( Beate von Lienen dirige una delle prime scuole dell’infanzia vicino a Oldenburg che ha iniziato all’aperto 30 anni fa) coglie nel segno: lavorare in modo aperto significa avviare un processo continuativo di sviluppo e di cambiamento, lasciandone aperta l’uscita. E’ proprio questo lo stimolo.

Nonostante tutta l’apertura degli sviluppi e l’imponderabilità dei percorsi, nonostante tutte le sorprese e la quantità di varianti, come è naturale nel Lavoro Aperto ci sono degli obiettivi. Essi indicano la direzione verso cui procedere e offrono un orientamento: quella è la strada.

Si può addirittura dire che non malgrado ma a causa del gran numero e varietà di strade di apertura è importante che sia chiara la direzione generale da imboccare. Senza una bussola interiore è facile anche perdersi.

Dunque: qual è la direzione?

Obiettivo centrale di Lavoro Aperto è sostenere la ricerca di indipendenza e di responsabilità personale dei bambini, offrire loro tutte le possibilità immaginabili di sentirsi a proprio agio nella comunità, di rendersi utili e di essere intraprendenti.

Il pensiero guida è lo smantellamento della dominanza degli adulti e la difesa dei confini personali. Si tratta di emancipazione. La parola sembra essere oggi un po’ fuori moda. Rammentiamo allora cosa significa: vivere nel modo più indipendente possibile, assumersi la responsabilità verso se stessi e verso la collettività.

I passi di apertura nella scuola dell’infanzia hanno il fine di allargare gli spazi di azione e di esperienza dei bambini. Ma ciò non funziona senza un altro obiettivo: l’ampliamento della comunicazione e il rafforzamento della collaborazione tra gli adulti. Assieme, essi assumono la responsabilità di tutti i bambini e della cornice nella quale ogni singolo bambino può evolversi.

Premessa e risultato dei processi di apertura – e in questo senso un obiettivo di crescita degli adulti – è la fiducia nell’affidabilità e nella responsabilità di bambini e colleghi.

Il Lavoro Aperto è un

progetto che

  • si è sviluppato e che continuerà a svilupparsi dalla prassi;

  • apre le scuole dell’infanzia a tutti i bambini. Nessuno viene escluso, tutti ne fanno parte – è da qui che deriva il nome ´Lavoro Aperto”;

  • reagisce con un diverso approccio alle diversità dei bambini e delle loro famiglie;

  • garantisce i diritti di autonomia dei bambini nei confronti degli adulti;

  • struttura e ristruttura assieme ai bambini la scuola come luogo di vita;

  • estende la collaborazione e l’utilizzo comune di tutte le risorse – spazio, tempo, idee, gli ambiti personali e quindi di esperienza, di azione e decisione di bambini e adulti.

Come si possono definire il soggetto e i confini del Lavoro Aperto?

Il Lavoro Aperto ha due facce. Quella visibile alla quale per lo più si è soliti ridurlo – apertura degli spazi e dei ruoli, flessibilizzazione delle strutture, valicabilità dei confini –, e quella invisibile che ne costituisce il cuore: riflessione sui modelli di pensiero e di azione (Vedi anche la Seconda parte: Nuovi modelli del Lavoro Aperto) mutamento dell’idea pedagogica dei ruoli, abitudine a pensare partendo dall’esperienza dei bambini, a essere aperti ai loro sentimenti e alle loro idee, a ciò che essi vogliono fare, indagare, raccontare o mostrare.

Ciò significa che l’assunto centrale del Lavoro Aperto è acuire la percezione del benessere dei bambini. Una parte essenziale dell’apertura interiore è perciò l’esercizio a un’attenzione costante. Un’altra consiste nello scoprire il bisogno di cambiare, di sperimentare le novità, di concedere nuove esperienze ai bambini e a se stessi. E’ qui che a volte si trovano i confini degli adulti, confini del pensare in modo aperto e dell’agire con coraggio. La conseguenza è che le concrete possibilità dell’apertura delle limitazioni spaziali e organizzative non vengono completamente sfruttate.

Il Lavoro Aperto è possibile in ogni situazione?

Si. Il Lavoro Aperto è possibile sempre e ovunque, indipendentemente dalle dimensioni della casa, dall’età o da altri presupposti dei bambini. L’unica condizione è che gli adulti – che si tratti di un team in un reparto o in una struttura – devono volere e tentare assieme.

Questa condizione è spesso la più difficile da realizzare, infatti: assieme significa che il gruppo si incammina e che tutti mirano al medesimo scopo. Volere significa agire per propria decisione e assumersi la responsabilità dei cambiamenti, perchè ogni collega voglia sperimentare la novità. Tentare significa aprire un nuovo capitolo della propria vita. Ciò comporta sempre sorprese. Nessuno può prevedere cosa accadrà.

Quali sono i presupposti di base per i processi di apertura?

La premessa è che si sia elaborata un’idea condivisa del significato del Lavoro Aperto. Questo implica accordarsi su quale sarà la direzione del viaggio, a quali pensieri guida si rivolgeranno i passi verso l’apertura e quali saranno gli obiettivi delle varie tappe. E’ di grande aiuto che ci sia chiarezza sul fatto che un viaggio come questo è sempre un’avventura. E’ qui la sua particolarità: dove condurrà il percorso e cosa accadrà lungo la strada, non lo si sa mai prima di partire. Si deve voler intraprendere un viaggio verso l’apertura, si deve concedersi almeno un giro di prova e accordarsi con il team sui piccoli passi del cambiamento.

Non serve a nulla scacciare o addirittura combattere i dubbi, lo scetticismo e le paure. Non è cosÏ che scompaiono. La cosa migliore è prenderli seriamente ed elaborarli. Ciò significa prendere con serietà i nostri collaboratori e gli obiettivi, infatti le paure indicano proprio i punti che si dovrebbero osservare e tenere d’occhio. Tuttavia le discussioni interminabili non fanno che logorarci. Provare e, con ciò, aprire nuove possibilità di esperienza è la cosa migliore

Eventi:

Borgo Valsugana: Open group – Fase di avvio del Lavoro Aperto

Documentazione:

L’unica costante della mia vita è il cambiamento – Intervista a Christine Berg

Pubblicazioni:

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul lavoro aperto