Messaggi della nostra storia
In sintonia con Un filo per documentare un anno straordinario proposto da Zeroseiup, Culture, Infanzie, Società, per questa ri-partenza del nuovo anno scolastico abbiamo pensato di sviluppare TRACCE. Messaggi della nostra storia, progetto condiviso tra noi colleghe, e le loro famiglie. In questo lungo periodo di distanza dalla scuola e dai servizi educativi di comunità è valsa per tutti noi l’esigenza di riallacciare le relazioni a partire dal momento di forte distacco del lockdown che ci ha stretti nel rivedere le nostre vite. Una distanza fisica, ma di vicinanza emotiva. Un periodo passato ad individuare ed organizzare appuntamenti in videoconferenza tra tutti noi, docenti, i bambini e le bambine e le famiglie, per trascorrere insieme del tempo divertendoci, mantenendo vivo il legame attraverso un’esperienza tracciandone un ricordo. Con TRACCE abbiamo desiderato ri-costruire la memoria progressiva dei nostri vissuti installando fili nel cortile della nostra scuola sui quali le famiglie e tutto il personale della scuola hanno potuto appendere un ricordo, un’immagine, una poesia, un’esperienza raccontata, una traccia, un momento di vita vissuta di quel periodo fino alla ripartenza con i propri cari ed amici.
È stato chiesto alle famiglie di condividere la scelta con i bambini ed appendere al mattino il proprio ricordo al filo insieme a loro, attivando così un processo partecipato, emotivo ed in sinergia sia con le persone che con il contesto, quello spazio ed ambiente che potremmo ricordare quale terzo educatore, utilizzando l’espressione di qualcuno che ne sa di più, diventa un luogo di appuntamento e di scambio.
Abitare il luogo in cui i bambini passano gran parte della giornata è segno di grande consapevolezza personale e sociale. Un piccolo passo verso una progettazione partecipata e condivisa del luogo abitato, la scuola, per creare nel bambino il senso civico che deve passare attraverso il suo protagonismo, “diventare attori della propria città” usando le parole di Tonucci. La conoscenza di uno spazio è collegata alla sua percezione, alla possibilità di viverlo sperimentandolo quotidianamente e questo può avvenire solo attraverso il corpo e l’esperienza. Il cortile diventa uno spazio vivibile, non solo il luogo di passaggio ma un punto d’incontro, uno spazio di apprendimento. Oggi più di ieri la scuola deve aprirsi a nuovi orizzonti, nuove prospettive, liberare gli ambienti, fare spazio per valorizzare, ri-valutare, ri-progettare se stessa attraverso la partecipazione attiva e l’ascolto.
Ci auguriamo che TRACCE sia il punto di partenza di un percorso che veda lo spazio scolastico diventare davvero una comunità di apprendimento e in essa viene riconosciuta ai bambini la possibilità di cogliere la qualità degli spazi in cui vivono, sviluppando senso di appartenenza al luogo attraverso l’identificazione con esso poiché rispondente ai bisogni di soddisfazione, di senso di sicurezza e serenità. Se la figura del bambino si eleva a protagonista della sua crescita intellettuale in un luogo dove vengono riconosciute e promosse le sue infinite potenzialità, il ruolo dei genitori nel processo scolastico è attivo. Essi partecipano alle attività dei propri figli e dei loro compagni e sono coinvolti, con incontri e discussioni, nella progettazione effettuata dal corpo insegnante. In questo modo restano sempre aggiornati sulle attività della scuola e sui progressi compiuti dal proprio bambino, in un processo pedagogico circolare e continuo. Noi docenti siamo chiamati oggi a ri-costruire un contatto fisico ed emotivo intrecciando relazioni, sentiamo la responsabilità di trasmissione empatica di serenità e calore quella che rende un’accoglienza vera.
Tutto questo può avvenire con la lentezza necessaria, ascoltando se stessi ed il gruppo, ognuno con i propri bisogni. Dunque lo spazio, il cortile, come un luogo di appuntamenti per lo scambio comunicativo e sentimentale. Ogni filo è posto di colore differente a seconda del gruppo di appartenenza, anche qui un segno di riconoscimento importante e di legame al gruppo con l’idea che si possa far “cresce” insieme, allungando quel filo di partenza fino dove c’è desiderio che arrivi: nel giardino? dentro la scuola? Il filo quale metafora ideale di costruzione di un’identità sociale, di appartenenza alla comunità, quella che noi tutti bramosamente identifichiamo come educante. Il filo come punto di riferimento mattutino e di attività con i bambini e le bambine durante la giornata. Il filo anche inteso come collegamento tra noi esseri viventi, nei sentimenti che ci legano tra noi e la natura, che ci permette di intrecciare tradizioni, abitare luoghi e vivere esperienze in natura.
La natura è il nostro punto di partenza, abbiamo pensato per i più piccoli un’accoglienza all’aperto: al mattino e fino al termine della giornata scolastica abbiamo vissuto il giardino, uno spazio grande abbastanza da poter accogliere noi e le famiglie che hanno potuto essere vicini ai propri figli, vivendo un distacco morbido e un giusto ambientamento per i bambini e le bambine che per la prima volta incontravano nuovi adulti insieme ai quali passare insieme molto tempo della loro giornata. L’albero di magnolia che governa lo spazio è stato il nostro mediatore, con lui abbiamo danzato ed onorato il nostro legame che ci rende più che amici, parenti, adornandolo con rispetto e recitando la poesia d’amore a lui dedicata. Ci ha protetti all’ombra e coccolati al vento, offrendoci un caldo rifugio per i momenti di quiete.
Pian piano abbiamo esplorato l’aula, come ci sentiremo dentro le mura della nostra scuola? Abbiamo iniziato a costruire insieme un spazio accogliente, alcune piccole piantine ci fanno compagnia, il materiale è riposto in grandi contenitori di plastica ed è ogni giorno differente. Che sorpresa scoprire ogni giorno cosa c’è dentro: conchiglie, pietre, blocchi in legno, libri, costruzioni, incastri, colori e altro. Continuiamo la nostra esplorazione della scuola perché la progettazione include la rigenerazione degli spazi: per un gruppo il piccolo terrazzino si trasforma in una piccola aula all’aperto e per un altro il sottoscala, luminoso e trasparente, è il nascere del giardino indoor.
Continuiamo il nostro lavoro di tessitura con la lettura del libro di T. Taniuchi “Il gatto e la libellula” e il suo filo rosso su cui cresce l’amicizia mentre per i più grandi “Fili” di T. Kove per scoprire la bellezza dell’amore giorno dopo giorno attraverso fili che ci legano gli uni agli altri. Una ri-partenza emozionante e il resto lo fanno loro, i bambini e le bambine della Scuola dell’Infanzia De Albentiis di Teramo.
Insegnanti felici, che credono nell’importanza del proprio lavoro attraverso il coinvolgimento attivo e realmente partecipato di bambini e famiglie.
In questo articolo si respira una ri-partenza sentita, pensata, agita, in cui la scuola si fa spazio comunitario che permette ai bambini e alle bambine, con gli adulti attorno a loro, di compiere questo meraviglioso viaggio alla scoperta di valori quali la bellezza dell’amore, dell’amicizia, del sentirsi “comunità”, in modo attivo, sentito e partecipato. Nella speranza che, nel mondo dell’Educazione, si possa andare sempre più in questa direzione.