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Noi parliamo tante lingue

Vincenzo Simone

Il programma «Noi parliamo tante lingue» testimonia il ruolo nodale dei Servizi per l’infanzia e, più in generale della scuola, nel processo di integrazione interculturale, non solo delle nuove generazioni ma delle famiglie d’origine. L’autore ripercorre le azioni compiute, riferisce della partecipazione dei soggetti e della ricaduta dell’intervento.

Arte contemporanea e integrazione, esperienza biennale nelle scuole di Bra

Cristina Testa

La scuola dell’infanzia di zona Montecatini sorge nel cuore del quartiere oltre ferrovia di Bra. Nel corso degli ultimi anni il quartiere si è popolato di numerose famiglie straniere e la scuola ha visto aumentare la presenza di alunni stranieri, mentre le famiglie italiane hanno iniziato a preferire scuole collocate in altre zone della città.

La scuola, con le sue insegnanti, ha sentito il bisogno di confrontarsi con una situazione sociale e professionale talvolta carica di difficoltà ma straordinariamente stimolante dal punto di vista pedagogico. Decisa ad assumere un atteggiamento positivo di fronte al cambiamento e di fare del multiculturalismo un punto di forza e di ricchezza, rendendo la scuola oltre ferrovia non più la scuola degli stranieri ma la scuola dove si parlano tante lingue, dove si sperimenta e dove si cerca l’incontro tra culture diverse.

L’arte e il suo linguaggio universale e internazionale, capace di superare qualsiasi differenza di lingua e di cultura è stata il filo conduttore di tutto il percorso permettendo così ai bambini di esprimere non solo la loro creatività ma dando un’opportunità in più di esprimersi, di acquisire competenze, comunicare, di cogliere nelle diverse culture gli elementi più fecondi per costruire un progetto comune.

I bambini umiliati a scuola

di Chiara Saraceno A Lodi oltre duecento bambini che frequentano la scuola di base sono esclusi dal servizio mensa, dallo scuolabus, persino dallo yogurt che viene offerto come merenda a tutti i bambini indipendentemente dal reddito, perché i loro genitori, stranieri non comunitari, non possono dimostrare la loro condizione di

Quando abbatteremo i muri della diffidenza e dell’estraneità?

di Umberto Galimberti Non bastano l’integrazione e neppure l’assimilazione dello straniero. Quel che occorre è il reciproco riconoscimento. Se è vero, come riferisce il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD), che noi occidentali, per mantenere il nostro attuale livello di vita, abbiamo bisogno dell’80% delle risorse della terra,

Se si è cresciuti in una comunità, non è possibile essere stranieri

Umberto Galimberti Bambini che hanno frequentato le stesse scuole e acquisito gli stessi insegnamenti dei nostri vanno riconosciuti come italiani.   Il problema dell’immigrazione e dell’accoglienza può trovare più facilmente una soluzione se smantelliamo alcuni stereotipi, come la nostra presunta “identità nazionale”, enfatizzata dal fascismo che si rifaceva ai fasti

La scommessa linguistica: valorizzazione della lingua d’origine e sviluppo delle competenze in L2

Come rispondere ai bisogni in evoluzione dei bambini di madrelingua non italiana? come dare riconoscimento e accoglienza alle differenze nei servizi prescolastici?
Roberta Nepi, in questa intervista, richiama l’esigenza di nuove strategie e della ri-organizzazione dei saperi e delle didattiche.

Differenziazione educativa come segno di qualità nei servizi in Germania

Enea Nottoli

La forte differenziazione dei servizi educativi tedeschi ne costituisce un segno distintivo e perlopiù una ricchezza. In alcuni casi, invece, le diversità delle famiglie e dei bambini non sono sufficientemente rappresentate dai servizi; anche la partecipazione dei genitori, poco incisiva, è un elemento da considerare in ottica di miglioramento.