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Spunti sul Lavoro Aperto

Gerlinde Lill

Laureata in scienze politiche, pedagogista e formatrice


Premessa

“Chi fa Lavoro Aperto non può essere del tutto chiuso ermeticamente”, recita uno dei motti che avevamo raccolto a Berlino nella primavera del 2001, nei giorni in cui è stata fondata la Rete Lavoro Aperto (NOA) di Berlino.

Quindi non siamo del tutto chiusi ermeticamente?

Decidendo di abbracciare progetti aperti, non abbiamo scelto la strada più semplice: questo è poco, ma sicuro. Ci troviamo in uno stato di continuo movimento e cambiamento, riflessione e dibattito; nulla a che vedere con le persone che si fermano o vogliono lasciare tutto così com’è.

Il Lavoro Aperto ha più sfaccettature, ma il concetto è nebuloso e viene spesso associato alle porte aperte, agli spazi funzionali o alle attività di intersezione. Questa è una visione troppo ristretta. Su questo siamo tutti d’accordo.

Noi siamo convinti che il Lavoro Aperto sia, in primis e soprattutto, caratterizzato da un atteggiamento. Un atteggiamento che è aperto:

  • ai processi e ai risultati;
  • ai diversi percorsi di sviluppo di bambini e adulti;
  • alle interpretazioni e ai significati dei bambini, ai loro segnali e ai loro impulsi;
  • ai dubbi sulle nostre abitudini e certezze;
  • a nuove idee e a soluzioni inusuali;
  • ad altre prospettive e ad altri progetti.

Un tale atteggiamento sfocia, per forza di cose, in discussioni e cambiamenti. Ciò non è per niente fastidioso, bensì sempre stimolante, seppure a volte stancante.

Chi assume l’abitudine di riesaminare il mondo con uno sguardo sempre diverso e di riflettere, partorisce pensieri creativi e sviluppa visioni: posso immaginare un mondo senza una scuola d’infanzia. Un mondo con spazi aperti in cui risiedono persone di ogni età che trovano il loro posto. Un mondo fatto di luoghi molto diversi, in cui sono a disposizione professionisti intelligenti, impegnati e interessati, in cui ci sono nuove cose da scoprire e si possono sviluppare passioni individuali, in cui l’incontro e il dibattito sono i benvenuti, in cui è possibile fare amicizie e costruire gruppi con interessi comuni. Posso immaginare che, in luoghi di questo tipo, bambini e adulti si sentano accettati e a loro agio, poiché nessuno limita i loro spazi di libertà personale.

Ma ancora non ci siamo arrivati.

Pare che abbiamo bisogno, nelle condizioni sociali attuali, di istituzioni in cui i bambini vengono riassunti e “organizzati”. Ciò comporta, senza dubbio, vincoli di ogni tipo. Minimizzare il più possibile gli effetti di tali vincoli e garantire la massima autodeterminazione: ecco lo scopo del Lavoro Aperto.

Che cosa significa concretamente? Quali obiettivi vengono perseguiti, quali valori sono alla base del Lavoro Aperto? Quali strutture sono necessarie? Quali sono i limiti? Come viene definito il rapporto tra bambini e adulti, come viene plasmata la quotidianità? Quale responsabilità si assumono gli adulti? Quale ambiente educativo trovano i bambini? Come vengono percepiti e sostenuti nel loro sviluppo?

Molte domande, alle quali cercheremo di dare risposta in questo numero.

La Rete Lavoro Aperto di Berlino si è posta l’obiettivo di riempire di sostanza il concetto di Lavoro Aperto, poiché finora mancava una descrizione univoca di ciò che si debba intendere per progetto Niente paura, non siamo noi a dire che la realtà deve essere così e soltanto così. Non ci arroghiamo la pretesa di diffondere verità assolute e non siamo nemmeno in possesso della licenza di definire le cose. Ma abbiamo iniziato a esaminare, in un’ottica di scambio reciproco, i nostri diritti e le nostre esperienze, e a sviscerare i grandi orientamenti di base.

In tale processo si è fatta progressivamente chiarezza su quale sia il nocciolo della questione. Al contempo, abbiamo scoperto noi stessi dei piccoli trucchi, abbiamo messo in luce aspetti non chiari e il nostro bisogno di cambiamento. E anche la nostra convinzione è andata rafforzandosi: se vogliamo creare per i bambini un luogo in cui possano essere vissute la voglia di vivere e la scoperta del mondo, l’autodeterminazione e la partecipazione, la diversità e la comunanza, pur trattandosi di un servizio con vincoli istituzionali, ciò può avvenire soltanto se ci apriamo. Ed è questo che vogliamo.

Sappiamo, per esperienza, che i bambini si arricchiscono nei processi di apertura. Sempre. Ne beneficiano sin da subito.

Anche gli adulti si arricchiscono, ma prima devono sapere che:

  • L’apertura inizia nelle teste e nei cuori degli adulti.
  • Il Lavoro Aperto garantisce a tutti i partecipanti spazi di manovra per l’autonomia.
  • Il Lavoro Aperto crea strutture aperte e flessibilità nella quotidianità.
  • Il Lavoro Aperto vive nel presente, riflette il passato e serve al futuro.

Tutti i colleghi che hanno vissuto queste esperienze non riescono più nemmeno a pensare di lavorare in maniera diversa dal Lavoro Aperto.

La presente raccolta di concetti di base del Lavoro Aperto, così come li intendiamo noi, intende far luce sulla questione e mettere in rilievo i lati visibili e invisibili dell’“apertura”.

Inizieremo intenzionalmente non da ciò che è visibile, ad esempio dall’organizzazione degli spazi comuni, bensì dagli orientamenti e dalle convinzioni soggiacenti. In questo numero non si seguirà un ordine sistematico. Il quadro dialettico delle parole chiave include vari livelli: le riflessioni sull’”attenzione” sono per noi tanto importanti quanto le descrizioni dei “campi di intervento”.

Ci auguriamo che i nostri lettori intendano tutto ciò come un invito alla ricerca e si servano dei nostri spunti per riflettere sulle proprie esperienze.

Con questo numero basato su “spunti”, ci rivolgiamo a colleghe che sono già sulla stessa strada e, al contempo, a coloro che vogliono saperne di più sul Lavoro Aperto. Se i nostri testi fungeranno da stimolo per discussioni ed emulazioni, avremo raggiunto il nostro scopo.

Tuttavia, sin dall’istituzione della Rete perseguiamo l’obiettivo di intensificare lo scambio di esperienze all’interno dei “servizi aperti”.

Poiché sappiamo quali sono le domande e i timori che insorgono quando un’équipe inizia a confrontarsi sul Lavoro Aperto, dedichiamo a questo tema un intero capitolo alla fine del numero.

In futuro, peraltro, vorremmo occuparci non soltanto del lavoro nelle scuole dell’infanzia, bensì anche di ciò che accade nelle scuole primaria e secondaria, poiché i processi di apertura non terminano davanti alle porte delle scuole. Anche lì concetti come individualizzazione, differenziazione e flessibilizzazione, programmazione congiunta, utilizzo di tutte le risorse e cooperazione sono sempre più parte integrante dei programmi. Lo scambio e la collaborazione delle istituzioni (nell’interesse dei bambini e delle loro possibilità di sviluppo) sono la tappa successiva dell’apertura. Noi la raggiungeremo. Sarebbe d’altronde noioso se non ci fossero sempre nuovi orizzonti, non è vero?

Berlino, gennaio 2006