Walter Ferrarotti, pedagogista della biodiversità
Ha ricoperto il ruolo di dirigente dei servizi educativi della Città di Torino dal 1963 al 1998. Ha svolto un’intensa attività di formazione e aggiornamento a livello nazionale e internazionale, anche con incarichi di insegnamento universitario.
Ricostruire l’attività e il pensiero di Ferrarotti, scrive il professor Paolo Bianchini, storico dell’educazione all’Università di Torino, nella prefazione al saggio “Ferrarotti, il pedagogista della biodiversità”, significa ripensare ad uno dei momenti fondativi del nostro modo di intendere l’istruzione e l’educazione. Operò in un contesto sociale, politico e culturale complesso, abile e tenace uomo di azione. Riuscì a concretizzare e realizzare progetti e sogni perché fu in grado di essere convincente con chi doveva approvare e finanziare. Un leader positivo capace di istaurare relazioni empatiche, un maestro che persuadeva con la forza del ragionamento e della conoscenza, offrendo prospettive originali e inesplorate.
L’impianto teorico di Ferrarotti, filosofico, pedagogico, scientifico, esiste nei suoi testi, ma soprattutto nella documentazione con cui ha dato sostegno teorico e metodologico alle molteplici realizzazioni.
Non piccole esperienze pilota, per pochi eletti. Ha innovato su scala metropolitana, in una città complessa e articolata, in trasformazione, con fenomeni sociali aspri e laceranti, conducendo il sistema educativo, in primis nidi e scuole dell’infanzia, poi i servizi a supporto della scuola dell’obbligo, a livello europeo.
Qui, su queste pagine, periodicamente ci faremo aiutare dal suo ragionare, di volta in volta portando l’attenzione sul delicato rapporto educatore-bambino, oppure sulla faticosa operazione di aggiornamento e formazione degli insegnanti, per averli all’altezza delle trasformazioni; così come si ragionerà attorno ai suoi modelli di intervento, talvolta elaborati e sperimentati in controtendenza o in grande anticipo sui tempi degli altri.
Ci accompagnerà la sua profonda convinzione di quanto sia fondante il gioco nel processo educativo, dell’importanza di praticare quotidianamente un’ecologia rispettosa della natura e dell’uomo, e infine di come la relazione con l’arte possa permeare e forgiare personalità e abilità; infine l’attenzione verso i genitori, basti ricordare quella dolcissima e fantastica invenzione della rassegna annuale “A teatro in tre”.
Io ho incominciato a conoscerlo nel 1979, anno internazionale del fanciullo, grazie ad un altro interessantissimo personaggio della pedagogia, Dino Perego, fondatore del Comitato Italiano per il Gioco Infantile, creatura olivettiana. Negli anni successivi Ferrarotti mi ha fatto scoprire come accogliere i disabili e come fosse possibile fare teatro anche con gli adolescenti psicotici.
Non ci siamo più persi di vista. Ho documentato la fantastica esperienza di avvicinamento all’ambiente, denominata “Scopri ad ogni passo l’avventura”; ci siamo confrontati nella creazione del Centro per la cultura ludica; l’ho affiancato nella elaborazione del Manifesto ambiente, educazione, sviluppo. Abbiamo tentato di offrire un confronto periodico, nazionale e internazionale, ai molti operatori italiani che negli anni novanta si stavano avvicinando al tema del giocare e alla funzione sociale del gioco, promuovendo tre edizioni della Biennale del gioco e del giocattolo.
Profondamente convinti nello scorrere degli anni che si dovesse alimentare, tanto negli educatori e insegnanti quanto negli amministratori locali, competenza e convinzione affinché il dentro e il fuori scuola costituissero due contesti in permanente relazione e simbiosi, al servizio delle famiglie , e per garantire ai bambini le necessarie sensibilità e competenze nell’affrontare l’inurbamento e la virtualità. Certo dentro una cornice nazionale, ma senza temere di andare oltre.
Amilcare Acerbi
A proposito di Outdoor Education…
Lo sviluppo della capacità di rappresentazione mentale nell’esperienza robinsoniana
Walter Ferrarotti
La rappresentazione mentale è un’operazione che può avvenire in forme diverse e con diversi gradi di complessità: può riguardare semplici oggetti oppure azioni può fatti; può riferirsi a fatti di durata più o meno lunga, richiamati alla memoria, o a progetti di azioni con uno sviluppo più o meno complesso e prolungato. Questa operazione si avvale degli stimoli provenienti da tutti i canali percettivi e di tutte le operazioni che l’individuo compie nei processi di interazione con l’ambiente. Ciò significa che la rappresentazione mentale non avviene esattamente nello stesso odo in due individui diversi e che è fortemente influenzata dal modo di rapportarsi all’ambiente da parte di ciascun individuo.

Un incontro “vulcanico” da cui nacque una nostra speciale didattica del modellismo
Roberto Lattini
Era trascorso un anno da quando ebbi l’idea di realizzare la mia prima mostra di modellismo presso i locali del Michelin sport Club di Torino Stura , stabilimento dove lavoravo, ora ad un anno di distanza ero nella sede di corso Umbria, dove avevamo creato il laboratorio e sala riunioni della sezione Modellismo.
Ambiente, Natura, Uomo, Sviluppo, termini dai significati estremamente labili.
Daniela Viroglio
Variabili in uso e abuso, teorie e prassi attribuite all’esigenza di salvaguardia del pianeta; spesso slogan di prodotti in vendita destinati a noi consumatori. Definizioni senza anima, che si adattano a tutti. Alibi per giustificare a Noi stessi scelte e comportamenti talvolta più per moda che per convinzione. Vita all’aria aperta, educazione out door “scoperte dell’ultima ora” per crescere meglio. L’esigenza di riscoprire la natura quale contesto indispensabile al benessere.
Attualità di pensiero? Nuova Educazione? Esigenza didattica di questo tempo?
Walter Ferrarotti: il passato è davanti a noi
Francesco Garzone, curatore del saggio Walter Ferrarotti, pedagogista della biodiversità
Un sistema scolastico complesso
Matrici sociali e culturali del pensiero di Walter Ferrarotti
Gianluigi Camera
Nessuno di noi è una monade “senza porte e finestre”come Leibniz sosteneva. Così almeno ci dice il comune sentire. Così comune da essere accettato come una tautologia. Da ciò deriva l’ interesse ad analizzare la pluralità di apporti sul piano sociale, culturale, esperienziale che ciascuno di noi può metabolizzare nell’ arco della propria formazione.
Maria Grazie Tiozzo, responsabile pedagogica nei servizi educativi della Città di Torino.
Nella sua idea di scuola laboratorio, che doveva preparare alla vita sociale e al miglioramento della stessa società, gli adulti preposti a questa funzione non potevano giungere impreparati:
“L’educatore dovrebbe possedere e coltivare l’attitudine ad aggiornare e a migliorare le proprie conoscenze e capacità professionali …..la cultura specifica su problemi di pedagogia , psicologia e sociologia è ciò che contribuisce a fare di un adulto un educatore, non perché adulto in rapporto con bambini, ma perché possiede cultura e capacità con le quali crea condizioni di esperienze positive per lo sviluppo di coloro che gli sono affidati, perché ha acquisito tecniche di comunicazione che gli consentano di stabilire rapporti con bambini diversi, perché ha idee chiare su problemi sociali e propone delle scelte che rispondono ad esigenze di sviluppo della società”
L’esperienza dell’apprendimento scolastico come fucina di idee
Milva Capoia
I bambini che iniziano il nido e la scuola dell’infanzia hanno già un ricco patrimonio di idee, in forma non ancora astratta, che consente loro di essere molto attivi. Tale predisposizione all’attività, soprattutto quella esplorativa, investe tutti gli aspetti della loro personalità da quello motorio a quelli cognitivo ed affettivo, tenendo presente, in ogni caso, che tali distinzioni sono utili ai fini della scelta delle esperienze in cui coinvolgerli ma, in realtà, si tratta di funzioni che in modo contemporaneo e sinergico vengono utilizzate per la scoperta di sé e del mondo.
10 anni dopo: lettera a Walter
Gianluigi Camera
è passato un decennio: un tempo insieme lungo e breve perché le perdite sono sempre recenti anche se distanti nel tempo.
Un tempo adatto perché i ricordi si facciano “memorie” e assumano quella fissità quasi sacrale di modelli emblematici.
Incontro di riflessione nel decennale della scomparsa del Dottor Ferrarotti
Rinaldo Orsolani
In un’intervista di qualche tempo fa, Nicholas Negroponte, guru dell’informatica, dell’intelligenza artificiale e del machine learning, profetizzava per un futuro non lontano un mondo in cui “Non ci saranno differenze tra artificiale e naturale”, dove i due aspetti un tempo opposti “saranno indistinguibili” e dove “anche il latte potrà essere prodotto da una stampa 3D e non da una mucca”.
Nel decennale della scomparsa di Walter Ferrarotti, scenari come quelli disegnati da Negroponte ci ricordano quanto attuale sia ancor oggi il suo pensiero pedagogico.