Bioetica animale per bambini
Il contributo di Isabella D’Isola è il primo di una serie di approfondimenti e riflessioni sul tema della bioetica animale rivolte agli adulti, oltre che di suggestioni educative e didattiche da proporre ai bambini.
Il contributo di Isabella D’Isola è il primo di una serie di approfondimenti e riflessioni sul tema della bioetica animale rivolte agli adulti, oltre che di suggestioni educative e didattiche da proporre ai bambini.
“Investire sulla qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione europei rappresenta una premessa fondamentale per favorire (...) il buon esito dell’apprendimento permanente, dell’integrazione sociale, dello sviluppo personale e della successiva occupabilità di ogni individuo. Un’istruzione rivolta a tutti, fondata sui principi dell’equità e dell’eguaglianza, rappresenta il cardine di uno sviluppo sostenibile per ogni Paese, tuttavia continua ad essere uno degli anelli più deboli del nostro sistema sociale”. A partire da queste premesse Maurizio Parente riflette sull’urgente necessità sia di investire nell’istruzione, sia di garantirne, attraverso una valutazione partecipata, un adeguato livello di qualità.
Diana Penso
La necessità di mantenere un contatto con i bambini e le famiglie nel corso dell’isolamento per il Covid-19 ha portato i servizi e le scuole dell’infanzia a proporre i LEAD; l’ambiente virtuale, non meno dello spazio fisico deve essere pensato e progettato, richiede ascolto, cura e regole di comportamento. L’autrice approfondisce i cambiamenti in corso negli ambienti educativi anche attraverso le iniziative e i documenti ufficiali nazionali ed europei.
Nicoletta Previtali
Ricostruire la storia del Gruppo delle referenti dell’area infanzia e famiglia (Bg) aiuta a comprendere le scelte compiute nell’ambito della formazione, della progettualità e del rapporto con le famiglie e con il territorio, nel caso specifico finalizzate soprattutto a “Costruire fiducie tra gli adulti”.
Marco Paterlini delinea il profilo del coordinatore pedagogico, in una funzione e in un’attività tutt’altro che burocratica, quella del “professionista riflessivo che mediante processi di ricerca e di indagine riflessiva favorisce l’evoluzione del contesto in cui (e con cui) interviene, strutturando una relazione flessibile tra cambiamento e continuità del servizio”. Questo può avvenire solo a condizione che l’équipe sia un “gruppo di lavoro e di ricerca; una comunità riflessiva che, a partire dalla propria pratica, apprende”.
Emilia Restiglian prende in esame diversi aspetti caratterizzanti gli attuali corsi di laurea per gli Educatori nei servizi per l’infanzia: le modalità di accesso, la centralità dell’infanzia nel curricolo, i tirocini, i laboratori… In generale rileva che “la formazione è stata resa di conseguenza molto più omogenea nel territorio nazionale anche se, naturalmente, solo un’analisi qualitativa delle attività previste (insegnamenti, laboratori, tirocinio) potrebbe far emergere le differenti “qualità” dei percorsi formativi”.
Manca ancora “un riconoscimento generalizzato del titolo di studio (…), a partire dai concorsi pubblici, e una qualificazione di tutti i servizi per la prima infanzia del paese in ottica di miglioramento continuo e della diffusione della cultura dell’infanzia”.
Ogni orto è diverso dagli altri, ma che si tratti di orti comunitari, di accoglienza o di quartiere, o ancora di orti interculturali e internazionali, hanno tutti una cosa in comune: sono il luogo in cui il giardinaggio mette in relazione le persone – che siano o meno portatrici dell’esperienza del rifugiato o del migrante -, consente loro di trovare conforto all’arrivo in una nuova patria e di prendere coscienza delle connessioni tra ecologia e stile di vita sostenibile.
La giornalista Jutta Gruber e il regista di documentari Andreas Münzer hanno incontrato alcuni attori, piccoli e grandi, di questo nuovo impegno intorno al giardinaggio.
Marine Schmoll, psicologa clinica in asili nido e membro dell’ANAPSY.p.e. (Associazione Nazionale degli Psicologi per la prima infanzia - Francia), osserva che i protocolli sanitari hanno modificato le regole della vita negli asili e in particolar modo quelle cui è sottoposto il gioco.
La domanda che si pone è la seguente: ne deriva una riduzione delle libertà dei bambini e degli adulti, genitori e educatori, che li circondano?
a cura di Donatella Gertosio
“L’ascolto paziente che permette di decentrarci per cogliere pensieri e costruire nuove soluzioni esercitando la democrazia in una piccola comunità di adulti e bambini” non è solo una dichiarazione di principi e intenti ma, come è documentato dal contributo, è una capacità da esercitare nella vita vissuta a scuola
“Il coordinatore pedagogico diviene quindi un facilitatore di processi di ricerca che prendono forma, formano e trasformano il gruppo di lavoro”, nel contributo, Marco Paterlini delinea la cornice epistemologica e metodologica nella quale il coordinatore opera per un’azione educativa dell’equipe che sia consapevole e di qualità