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Sentinella, quanto resta della notte?

Cassandra

Profetessa


 

Le elezioni sono terminate con un esito chiaro – una maggioranza se non di voti, di eletti senz’altro – e con una novità non certo secondaria, la prima donna a capo di un Governo del nostro Paese. Non era scontato e, visti anche i partner che la circondano da anni impegnati in una baldanzosa gara sulla superiorità maschile, non sarà così semplice mantenere la leadership.

Ci sono peraltro alcuni presupposti che possono aprire (o confermare) delle preoccupazioni sull’esito del percorso governativo e parlamentare, che vanno ben oltre le possibili schermaglie sul ruolo del comandante della nave, evocata dal Primo Ministro Meloni (la chiamo così, al maschile, visto che lei stessa ha sostenuto che il problema non è la declinazione dei sostantivi). Intanto, già il nome di alcuni Ministeri lasciano aperte le interpretazioni sulle politiche che a quei “titoli” si possono accompagnare: lo sviluppo economico accomunato al made in Italy senz’altro ci potrebbe stare, purché mi lascino utilizzare anche qualche manufatto che magari italiano proprio non è. Lo sport accostato ai giovani, il che va senz’altro bene, purché si pensi anche ad una terza età che magari di sport ne avrebbe comunque bisogno, senza per forza fare dell’agonismo. E la sovranità alimentare come elemento dirimente delle politiche agricole spero permetta comunque a tutte e tutti di frequentare ancora “Terra madre” quando slow food la organizza. Ma se in questi casi possiamo ancora aspettare per vedere concretamente realizzarsi i prodotti dell’abbinamento, di certo sembrano da subito ben più “orientati” i ministeri e i ministri ad essi preposti relativi alla famiglia (e alla maternità) e alla scuola (e al merito).

Non credo di sbagliare ricordando che il primo punto del programma elettorale di Fratelli d’Italia sia stato dedicato al “sostegno alla natalità e alla famiglia”, considerata “l’elemento fondante della società e ciò che rende una Nazione veramente sovrana e spiritualmente forte” ovviamente dovendosi ergere il “divieto di adozioni omogenitoriali” a sostegno di tale ruolo. Certamente la Ministra (o Ministro?) Roccella è buona interprete di questo dettato, tanto da poter vantare affermazioni ad essa coerenti e non certo dell’ultimo momento: “L’aborto è il lato oscuro della maternità” lo affermò già nel 2011 e nel 2018 (quindi senza ombra di essere accusata di essere arrivata sulla nave all’ultima ora) ci ha ricordato che la legge sull’omofobia poteva mettere in pericolo la libertà di espressione.

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Sulla scuola e il merito si può dire di tutto, a partire da chi sarà il soggetto interessato dal merito: gli studenti, gli insegnanti, le scuole stesse? Introducendo quali strumenti di valutazione? Sarà mai possibile una volta tanto rispondere al monito di Don Milani che ci ricordava come non si possano dare cose eguali a diseguali? Potrebbe essere questa la strategia di partenza per una valorizzazione del merito ancora tutta da capire? Mi limito a ricordare alcune parole rivolte ad un Ministro (quando ancora dovevamo sapere chi fosse, era il 2 0ttobre di quest’anno) da Alessandro D’Avenia su un quotidiano nazionale: “Ministero (dal latino minus: meno, opposto di magistero, da magis: più, da cui maestro), significa servizio: il ministro è quindi un servitore. Lei lo sarà di quasi 9 milioni di ragazzi e 1 milione di adulti (tra maestri e personale), raccolti attorno a 850 mila cattedre. Cattedra significa sedia (non è il tavolo), da cui cattedrale, la chiesa sede (dove c’è la sedia) del vescovo. (….) Queste cattedrali, chiamate scuola, sono uno dei due luoghi (l’altro è l’ospedale) su cui misuro la civiltà e l’avvenire di uno Stato. Lei è quindi un papa al servizio di 850 mila cattedrali fatte di 10 milioni di persone, cioè un sesto del Paese, il sesto a cui, per ragioni anagrafiche, appartiene più futuro”.

Ricordo solo (anche allo scrittore/insegnante D’Avenia e ovviamente al neo Ministro) che da qualche anno il tema dell’istruzione/educazione si è venuto concettualmente ampliando, ricomprendendo anche quella fascia 0/6 di cui purtroppo in Viale Trastevere poco s’è parlato anche nei tempi pre elettorali. E a tal proposito mi permetto di ricordare come, ancora una volta e non certo la prima, nei totoministri/e lo scranno dell’istruzione sia apparso tra i meno contesi, anzi quasi tra quelli da usare per compensazione una tantum negli equilibri tra i partiti.

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E qui richiamo alla vostra attenzione un fatto che a mio avviso rischia di essere, purtroppo, il più eclatante di tutti. Durante la campagna elettorale il responsabile del dipartimento cultura del partito Fratelli d’Italia, senza essere stato smentito dagli organismi dirigenti del partito stesso, chiese alla RAI di non trasmettere un episodio del cartone animato Peppa Pig perché appariva un personaggio con due mamme, dunque portatore di un indottrinamento gender non tollerabile. Ognuno la legga come vuole.

 

 

Essendo tuttavia di natura profondamente democratica, prendiamo atto del voto e della nuova composizione governativa, a partire dalle affermazioni del Primo Ministro nel suo discorso di insediamento alla camera.

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In ordine molto sparso, cercando di trovare le attenzioni verso l’infanzia e il sistema integrato 0/6, ho letto: Il PNRR non si deve intendere soltanto come un grande piano di spesa pubblica, ma come l’opportunità di compiere una vera svolta culturale. Si deve archiviare la logica dei bonus in favore di investimenti di medio termine. Bisogna dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse Regioni italiane in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale. In questo contesto, è comunque necessario dare nuova centralità ai nostri Comuni, perché ogni campanile e ogni borgo è un pezzo della nostra identità da difendere.

Il Sud non può più essere un problema, ma un’occasione di sviluppo per tutta la Nazione; per cui si dovrà lavorare per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorare la qualità della vita.

L’eccesso normativo, burocratico e regolamentare è un male che deve essere estirpato; per cui meno regole, ma chiare per tutti. Si deve colmare il grande divario esistente tra formazione e competenze richieste dal mercato del lavoro, con percorsi formativi specifici, ma soprattutto con una formazione scolastica e universitaria più attente alle dinamiche del mercato del lavoro. Bisogna garantire salari e tutele decenti, borse di studio per i meritevoli (il merito è questo?), favorire la cultura di impresa e il prestito d’onore.

L’intreccio di tutte queste intenzioni scioglierà la matassa che impedisce al sistema integrato dell’educazione e dell’istruzione di svilupparsi come dovrebbe? E più in generale a pensare percorsi di apprendimento e competenze ispirati ad un imparare a imparare che non per forza sia immediatamente collegato ai bisogni della produzione?

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E infine la famiglia. Nucleo primario delle nostre società, culla degli affetti e luogo nel quale si forma l’identità di ognuno di noi. Ci vuole un piano economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società.

Quindi maggiori importi dell’assegno unico e universale, un aiuto per le giovani coppie finalizzato a un mutuo per la prima casa, l’introduzione del quoziente famigliare. Infine, politiche per incentivare in ogni modo l’occupazione femminile, premiando quelle aziende che adottano politiche che offrono soluzioni efficaci per conciliare i tempi casa-lavoro e sostenendo i Comuni per garantire asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici. L’Italia, ci ha detto il Capo del Governo, ha bisogno di una nuova alleanza intergenerazionale, che abbia nella famiglia il suo pilastro e rafforzi il legame che unisce i figli con i nonni e i giovani con gli anziani, che vanno protetti, valorizzati e sostenuti perché rappresentano le nostre radici e la nostra storia.

Avremo tempo e modo per commentare queste indicazioni programmatiche, sia nel merito (pur già ricordandoci quel contesto culturale e di pensiero che molto sommariamente prima richiamavo) che nella loro concretizzazione.

Mi pare tuttavia di potere richiamare in primo luogo un nodo irrisolto dal governo precedente (di cui è difficile tacere la responsabilità) che non credo quello attuale vorrà risolvere, per quanto si possa trarre dalle affermazioni finora fatte: continueremo ad avere nel nostro Paese bambine e bambini di serie A e bambine e bambini di serie B, questi ultimi a dover dimostrare di essere italiani ancorché stiano camminando da tempo nei sentieri difficili del nostro territorio.

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Come già avremmo dovuto operare prima (e qualcuno certamente lo ha fatto) ci valga la domanda del profeta Isaia: “Sentinella, quanto resta della notte?” La sentinella risponderà: tornate, domandate, insistete! Nelle condizioni date ci resta l’assoluto obbligo di essere vigilanti forti e decisi durante le tenebre, presenti a domandare insistentemente. In attesa che il giorno prima o poi spunti. Finalmente.

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