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Ricominciamo o proviamo a cominciare daccapo?

Ferruccio Cremaschi

Direttore responsabile Zeroseiup


Ogni anno la ripresa dell’attività educativa è un momento di grande impegno e riflessione. Evitiamo di dare per scontato problemi annosi, ma di stringente attualità.

E’ d’obbligo augurarsi ed augurarci che la ripresa delle attività educative dia avvio a nuovi percorsi di autentica crescita delle nuove generazioni: è anche il nostro contributo alla creazione di un mondo comunque nuovo (il nostro impegno è che sia anche migliore).

Comunque, il quadro che abbiamo di fronte registra la presenza di contraddizioni che, da sempre, contraddistinguono il nostro settore: mettiamo nei buoni propositi anche un impegno sul fronte professionale.

Dobbiamo far diventare attuale e stringente il problema dell’inquadramento contrattuale: non è più sostenibile la presenza di contratti diversi per la stessa professione. Se il Sindacato ha ancora un ruolo, questo dovrebbe essere la tutela reale dei lavoratori e non la lotta per mantenerne una fetta nella Funzione Pubblica piuttosto che nel commercio o nell’istruzione. Certamente un problema sta anche nella diversità sostanziale degli enti gestori dei servizi, ma da qualche parte bisogna affrontare il problema. C’è qualche voce che vuole alzarsi per sostenere il contratto unico per l’unica funzione? Se poi Associazioni, Cooperative, imprenditori privati si lamenteranno che il costo del personale aumenta, sarà un buon segnale di rispetto dei diritti e della dignità del lavoro. Poi troveremo la soluzione per rendere sostenibili i costi.

Strettamente collegato è il problema della farsa della formazione universitaria. C’è una legge che prevede un sistema integrato di servizi zerosei, superando la bipartizione tra Nido e Scuola dell’infanzia. È accettabile che la lobby delle università non permetta di superare l’attuale sistema e attivare un percorso unico che formi educatori/trici zerosei? Ci riempiamo la bocca dell’importanza dell’educazione nei primi anni di vita e non siamo in grado di superare gli interessi di categoria di qualche minuscola lobby universitaria?

Veniamo poi al processo di realizzazione del sistema zerosei. Che ci siano grandi differenze tra Stato e Ente locale, è una realtà che sperimentiamo e verifichiamo ogni giorno. Ma alcuni interventi non comporterebbero significativi problemi. Abbiamo la grossa difficoltà di attivare i coordinamenti pedagogici (da tutti ritenuti strumenti essenziali) perché manca la figura in organico nell’organico statale: sarebbe così complicato una norma di un unico articolo che istituisce il coordinatore pedagogico nella scuola statale? Probabilmente non sarebbe neppure una grande questioni di costi, in questo caso la denatalità aiuta perché rende disponibili dei posti. Lo stesso problema si pone per i Poli. È cambiata la legge nazionale. Nessuno ha informato le ASL (comunque si chiamino) che le loro norme appartengono a una realtà superata e vanno aggiornate?

E da ultimo (ma è tema su cui dovremo ritornare seriamente): che ruolo debbono avere oggi i servizi educativi? Siamo tutti molto orgogliosi (e dal mondo ci invidiano) della qualità dei nostri servizi per l’infanzia in termini di cura e educazione delle relazioni. I documenti pedagogici che orientano le attività sono di livelli molto alti. Ma forse dovremmo incominciare a porci il problema anche dell’urgenza di superare gli svantaggi e di avviare già nei primi anni quei processi di sviluppo delle competenze indispensabili per superare le diseguaglianze e contrastare le povertà educative. Ne parliamo?

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