Documentare le esperienze in natura
Maria Pia Babini – responsabile del Centro di Documentazione FISM Bologna
Un lungo percorso
Le esperienze buone sono quelle che attivano tutte le parti della vita di un bambino. La vita in esterno rientra a pieno diritto tra le esperienze buone perché tiene insieme conoscenza, affettività, corporeità, socialità di adulti e bambini.
Oggi però i bambini hanno rari contatti con il mondo esterno, la vita scorre prevalentemente dentro il chiuso delle abitazioni. Anche nelle istituzioni formative non sono quotidiane le occasioni di frequentazioni degli ambienti esterni, soprattutto quelli naturali. Invece per la crescita corporea, cognitiva, affettiva il rapporto diretto con l’ambiente gioca un ruolo fondamentale.
Il rapporto sensoriale con l’ambiente costituisce la sorgente viva della vita della mente: ogni idea ha le sue radici in un’esperienza sensoriale.
Da alcuni anni stiamo tutti verificando, nel concreto della proposta scolastica, come la regolare frequentazione degli spazi all’aria aperta determini nei bambini, ma anche negli adulti, lo sviluppo di un vasto arco di competenze fisiche, psicomotorie, intellettive e cognitive, emotive e sociali.
Per consolidare e promuovere la “cultura dell’uscita”, la FISM di Bologna ha iniziato un percorso di formazione sull’educazione naturale, coinvolgendo tutte le componenti scolastiche interessate: gestori, responsabili sicurezza, coordinatrici interne, genitori.
Il convegno “Maestra Usciamo? L’esperienza educativa all’aperto”, tenutosi a Bologna nel settembre 2014, ha lanciato la tematica nella sua complessità, toccando da subito gli aspetti legati alla salute, alla sicurezza, alla normativa, oltre che al tema educativo.
Varie tipologie di percorsi laboratoriali hanno permesso a educatrici e insegnanti di vivere in prima persona l’esperienza all’aperto in tutte le sue valenze formative.
Per approfondire la valenza pedagogica dell’esperienza è stata coinvolta la prof.ssa Luigina Mortari (Direttore di Dipartimento di Filosofia e Pedagogia dell’Università di Verona), che attraverso la sua presenza e gli scritti sulla “pedagogia ecologica ha accompagnato e illuminato il percorso formativo nell’approfondimento della consapevolezza educativa.
Non va dimenticata anche la partecipazione di molte educatrici di servizi federati Fism alla formazione promossa dai Distretti in collaborazione con prof. R. Farnè e prof.ssa M. Schenetti dell’Università di Bologna.
Mano a mano che si sviluppavano questi percorsi cresceva la produzione di materiali documentativi: sia materiali grezzi come fotografie, trascrizioni di interventi di esperti, osservazioni fatte dalle educatrici “sul campo”, sia anche materiali più elaborati come power point, video e dispensa cartacee.
Una storia di costruisce attraverso la memoria
Proprio la ricchezza e la varietà dei materiali di documentazione prodotti dalle scuole ha alimentato il desiderio di valorizzarli per restituire e diffonderne significati e consapevolezze educative[1].
Tappa fondamentale del percorso documentativo è stato il seminario, nel febbraio 2017, “All’aria aperta. Documentare per sviluppare conoscenza”.
Con l’apporto della dr.ssa Marina Maselli (esperta in documentazione di progetti in ambito educativo e scolastico) si sono messi a fuoco scopo, significato e destinatari dei materiali di documentazione che stavano producendo sia le educatici e le insegnanti, sia il Centro di Documentazione FISM Bo.
L’intenzionalità che guida il percorso è quella di dar valore alle esperienze vissute e tenerne memoria per non perdere di vista il filo rosso – per noi sempre educativo- che intreccia le esperienze e i percorsi: unità del bambino e unità dell’esperienza di crescita favorita dall’educazione all’aperto.
Contestuale è la volontà di favorire la diffusione e socializzazione dei significati, raggiungendo in primis le famiglie, come aiuto a superare pregiudizi e comportamenti condizionati da stili di vita non sani né per il corpo, né per la mente, ma anche un pubblico più vasto come tecnici, amministratori, politici, per promuovere una cultura del far scuola che veda alleati tutti i soggetti sociali (pediatri, responsabili della sicurezza, operatori ASL, ecc.).
Destinatari della documentazione sono individuati in:
- educatori e insegnanti delle scuole dell’infanzia e dei servizi federati: per rafforzare la consapevolezza delle ragioni che sostengono il valore dell’educazione naturale assumendosene la piena responsabilità e per riflettere sul lavoro svolto ed eventualmente modificarlo
- coloro che lavora nel mondo dell’infanzia e… oltre: per incentivare un confronto, rendendo “leggibile” all’esterno l’insieme delle iniziative/progetti dei servizi federati
- amministratori ed enti locali, affinché possano ricevere indicazioni sulla realtà scolastica, tutti i soggetti sociali che entrano in rapporto con la scuola a volte influenzando le stesse linee educative: Pediatri, Responsabili della sicurezza, Tecnici Asl
- per genitori e cittadini: per promuovere una cultura del “fuori” e riappropriarsi della vita all’aperto, senza ansie e timori infondati.
Insegnanti-ricercatori
Idea guida che ha orientato il percorso è la convinzione della necessità che l’insegnante sia un “ricercatore”. Solo se mostra le sue capacità di pensare e di fare scienza, i bambini hanno un esempio alto a cui appigliarsi. Se gli insegnanti eseguono solo procedure decise da altri, anche i bambini imparano ad essere meri esecutori. “Ricercatori”, perché il modo migliore per stare in relazione con i bambini e trattarli come persone, soggetti attivi della propria crescita, è registrare i loro pensieri e poi pensarli con calma, tenendo traccia di quello che succede.
In questo modo gli insegnanti costituiscono una comunità di ricerca dentro la comunità di pratica e la pratica diventa meno legata alle abitudini e più scientifica. I pratici, infatti, spesso si lasciano prendere dentro azioni routinarie, oppure, in ossequio alle scienze, utilizzano i risultati delle ricerche come ricette da applicare.
La ricerca, intesa come modello di formazione, sostiene l’idea di insegnanti-ricercatori che, chiamati ad applicare metodi sistematici di osservazione, progettazione, valutazione e documentazione, sono impegnati in un’interrogazione costante della pratica che porta a un empowerment dei professionisti coinvolti.
I percorsi di ricerca attivati non sono da intendere in senso tecnicistico, ma consistono nell’accompagnare il processo con documentazione adeguata, in modo da pensare insieme anche con i genitori, e offrire ai bambini esperienze buone per la loro crescita secondo l’ideale del professionista riflessivo che valuta continuamente la propria pratica[2].
È dovuto un grato riconoscimento a tutte le educatrici, le insegnanti e le coordinatrici che hanno offerto alla rete federativa il loro lavoro, permettendo di concretizzare un metodo di lavoro: la riflessione sull’esperienza, condivisa e documentata che apre nuovi orizzonti di ricerca.
I materiali
Scegliere supporti e formati diversi, per realizzare una documentazione efficace, significa ragionare non solo su differenti destinatari, ma anche su possibilità di fruizione diverse.
Siamo convinti della necessità di investire sulla documentazione attraverso forme dinamiche e diversificate, per dar vita a una pluralità di forme di documentazione con differenti funzioni e differenti livelli di accesso.
Questa la motivazione a base di un lungo lavoro di ricerca di forme di documentazione che possano salvaguardare una buona fruibilità, mantenendo leggibilità e snellezza senza perdere di significatività. Ciò ha significato riflettere, paragonare, confrontarsi all’interno dell’equipe del Centro di Documentazione[3] su come integrare testo scritto e immagini, sui supporti, sulla ricerca grafica, ecc.
In tal modo sono nati Cartoline e Leporello, materiali cartacei innovativi, maneggevoli e polifunzionali, esteticamente piacevoli, ma anche in grado di provocare una riflessione non banale.
Per la loro realizzazione si è operata una scelta, utilizzando foto (vere e non “commerciali”), scattate durante esperienze all’aperto vissute da bambini e adulti nel contesto di vita scolastica, stralci letterari e pensieri, secondo una direzione di senso determinata anche dai destinatari del materiale, quindi dal suo possibile utilizzo.
Le cartoline, contenute in una fustella di cartoncino leggero, devono il loro titolo – “Qui mi sembra il paradiso“- all’esclamazione spontanea di un bambino quando si è trovato immerso nel campo fiorito immortalato dalla foto.
Ogni cartolina si compone di una fotografia, spesso in primo piano, che esprime e provoca emozione; sul retro compare una citazione di autore, commentata da un breve testo destinato a favorire la riflessione.
Le cartoline sono raggruppate secondo cinque tematiche: Contatto, Gioco, Esperienza, Cura, Salute, a sua volta ciascun tema è presentato secondo cinque declinazioni.
Evocative e formative per le insegnanti, le cartoline sono uno strumento didattico da utilizzare coi bambini: la fruizione consapevole apre molte possibilità di apprendimento.
Possono anche essere usate coi bambini: ad esempio come una sorta di domino, stese a terra, per creare collegamenti e pertinenze, per creare vie d’accesso al pensiero, per rievocare, per collegare l’esperienza dei bambini di ieri con quelli di oggi.
Nutre la mente solo ciò che il cuore rallegra – Sant’Agostino
Per il bambino vivere è sentire il proprio corpo, sperimentare, mettersi alla prova. Scoprire ed esplorare le cose che ha intorno corrisponde a una pulsione intrinseca innata. Non ne può fare a meno. Lo scopo è procurare piacere, gioia, felicità, divertimento.
E questo succede anche per gli adulti, quando giocano! Una persona che non gioca non è una persona completa, le manca qualcosa di fondamentale, una fonte inesauribile di felicità.
Divertimento fa rima con apprendimento! I bambini si appropriano così di un metodo di conoscenza fondato su associazioni, pensiero, analisi, ricerca di soluzioni; è un apprendimento libero e globale su tutti i settori, con tutti i sensi e con tutto il corpo, che avviene con divertimento e senza il timore dell’insuccesso.
All’aria aperta. Salute, apprendimento e crescita
Il Leporello è una sorta di fisarmonica composta da dieci pagine, leggibili avanti e retro.
Pensato per i genitori, vuole dar risposta a tutte le obiezioni che le insegnanti si sentono fare in relazione a salute, sporco, guadagno e senso dell’uscire e vivere all’aperto.
I percorsi formativi con le insegnanti hanno rivelato l’utilità di questo strumento anche per lo stesso personale scolastico: molti dubbi, incertezze o contestazioni portate dalle famiglie possono trovare un terreno favorevole nella posizione incerta, poco informata e formata delle stesse insegnanti.
Al contrario la forza delle ragioni (educative, ma anche sanitarie) e la convinzione personale, guadagnata attraverso l’esperienza vissuta in prima persona, sono le argomentazioni migliori per iniziare un percorso di sensibilizzazione e coinvolgimento delle famiglie che può esitare anche in concrete esperienze di alleanza educativa.
Restituire alle famiglie significa investire in un progetto di comunicazione, dare sistematicità alla proposta: la documentazione diventa ponte comunicativo.
Il leporello si propone come pretesto per dialogare, coinvolgere, fino a creare alleanze scuola/famiglia.
Per crescere SANI E FELICI!
Una regolare frequentazione degli spazi all’aria aperta determina lo sviluppo di un vasto arco di competenze fisiche, psico-motorie, intellettive e cognitive, emotive e sociali.
Attraverso l’azione corporea e l’esperienza percettiva, offerta dall’ambiente esterno, il bambino conosce se stesso e il mondo che lo circonda.
L’esplorazione dell’ambiente e l’acquisizione di nuove esperienze all’esterno promuovono:
- competenze spaziali, motorie e di equilibrio, coordinazione, agilità e resistenza
- esperienze sensoriali, osservative, contemplative
- capacità cognitive, di apprendimento, di concentrazione e costanza
- fantasia, immaginazione e creatività
- atteggiamento esplorativo e “scientifico” verso ciò che stupisce e spirito critico più acuto
- soddisfazione personale del “saper fare”, sicurezza di sé e autostima
- autonomia e intraprendenza personali e di gruppo
- possibilità di “mettersi alla prova” e capacità di riconoscere e gestire l’imprevisto e il “rischio calcolato”
- comportamenti sociali positivi, come collaborazione fra coetanei, risoluzione dei conflitti, empatia e altruismo
- consapevolezza ambientale e apprendimento della gestione etica dell’ambiente e degli altri esseri viventi
Le parole delle insegnanti: riflessioni sui materiali
Nell’ambito del seminario sopra citato, si è previsto un tempo di libera fruizione delle documentazioni prodotte, con lo scopo non solo di raccogliere il gradimento di educatrici e insegnanti, ma anche di sollecitarne il contributo di riflessione.
I commenti rispetto ai materiali proposti sono diversi e anche imprevedibili: in questo modo si rivelano percorsi inediti di apprendimento e di scoperta.
L’intera operazione di documentazione porta questo intento: creare pertinenze secondo il pensiero di chi utilizza i materiali e non solo di chi li ha realizzati
Nella consegna per la libera fruizione si chiedeva di indicare i punti di forza rispetto l’intento comunicativo, in termini di efficacia e di contenuto educativo.
Di seguito si riportano alcuni esempi.
“Il formato cartolina aiuta a racchiudere tutti i punti che abbiamo affrontato insieme: la forma, il piacere tattile, la fruibilità sia per i bambini che per gli adulti; l’integrazione del testo con le immagini e le conversazioni che possono suscitare”.
“Le cartoline sono suddivise egregiamente con un pensato e offrono una fruibilità ampia: agli educatori offrono spunti pedagogici, ai bambini rendono “comodo” il guardarsi/ guardare l’altro e, perché no, creare un gioco, ad un genitore o estraneo danno la giusta visione di un perché del lavoro”.
“Mi hanno particolarmente colpito le cartoline per diversi punti di forza:
- Originalità dell’utilizzo di formato
- Immediatezza del messaggio comunicativo sia per adulto sia il bambino stesso
- La descrizione sul retro: completa e approfondisce ciò che si vuole comunicare, aiutando la riflessione”
“Le Cartoline mi hanno fatto capire aspetti e riflessioni che a volte posso dare per scontati nella quotidianità di tutti i giorni coi bambini”.
“Il Leporello per quanto riguarda la comunicazione con le famiglie risulta chiaro ed efficace
Leporello: mi è piaciuto molto perché risponde alle tante domande dei genitori in modo sintetico e chiaro e penso possa essere di aiuto al nostro lavoro quotidiano di insegnanti; possiamo utilizzare questo strumento come punto dipartenza o sostegno per l’approccio bellissimo che abbiamo cominciato a dare all’educazione stando di più all’aperto.
Leporello:
- risponde a dubbi e domande degli “adulti”
- unisce le parole alla potenza evocativa delle immagini
- è veloce perché ha poche pagine
- è trasportabile”
Quale competenza?
Mario Castoldi afferma che “la competenza appartiene al dominio dell’essere, non dell’avere: da qui il suo fascino e la sua problematicità”. [4]
È a questo livello che si è tentato di focalizzare ogni proposta formativa rivolta a adulti e bambini.
Non è sufficiente sapere o avere delle abilità operative: è implicata anche una “disposizione ad agire”. Non c’è solo un saper fare, mettendo in pratica conoscenze acquisite, ma anche un volerlo fare. Competente è un “io” che si muove, che si sorprende in azione.
Questa competenza è legata a qualcosa che tiene insieme tutto del bambino: corpo, mente e cuore. Vivere esperienze “fuori” sviluppa competenze relazionali e sociali; i conflitti tra i bambini sono minori e c’è più cooperazione tra di loro. Senza dimenticare il guadagno cognitivo, poiché un’idea costruita attraverso un’esperienza che coinvolge il soggetto nella sua interezza acquista una forza vitale trasformatrice.
Mentre le idee guadagnate solo razionalmente rischiano di rimanere inerti, quelle incarnate sono idee vitali, capaci cioè di provocare un cambiamento.[5]
Un pensiero complesso viene costruito in stretta relazione con la possibilità di fare esperienza della complessità della realtà.
Un percorso attento alla crescita globale di ogni bambino culmina con l’attenzione alla dimensione affettiva ed etica. Il benessere fisico mentale e sociale che secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità configura uno stato di “salute”, non può corrispondere alla totalità della persona senza comprendere un “bene – essere”, così come ci insegna Luigina Mortari, che attraverso la riappropriazione dell’esperienza in natura, e l’approfondimento della cura, conduce a riflettere sulla capacità di pensiero etico dei bambini: “Star bene non è appena essere sani, ma pensare bene, agire bene, voler bene”.[6]
Questa attenzione rimanda ad una precisa responsabilità dell’adulto.
Per questo non basta uscire all’aperto, ci vuole un adulto presente: partner consapevole e disponibile a mettersi in gioco in prima persona; presente, ma non invadente; attento e previdente, ma capace di “lasciare benevolmente in pace” quando occorre!
Un adulto “sapiente” che colga e restituisca al bambino la bellezza di quello che vive e che ne tenga traccia con la documentazione, perché ogni bambino possa tornare sopra sull’esperienza vissuta e la possa condividere con i compagni e con i genitori.
[1] G. Di Pasquale, M. Maselli, L’arte di documentare. Perché e come fare documentazione, Marius, 2002
[2] D. A. Shon, Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale, ed. Dedalo, 2010
[3] Oltre a M. Pia Babini, responsabile del CdD, l’equipe è formata da Lara Vannini, Rosanna Restaino, Cinzia Mazzoli (pedagogiste Fism), Paola Scalorbi (operatrice per la documentazione), Giampiero Peghetti (grafico e informatico)
[4] M. Castoldi, Progettare per competenze. Percorsi e strumenti, Carrocci 2011, pag. 27
[5] A. N. Whitehead, La scienza e il mondo moderno, Milano, Bompiani, 1959
[6] [6] L. Mortari, La sapienza del cuore, Raffaello Cortina, Milano, 2017