Vorremmo tentare di definire qualche punto fermo che permetta di indirizzare l’impegno comune per un obiettivo di generalizzazione di servizi educativi di qualità.
Saltiamo le premesse sull’importanza di buoni interventi nei primi anni di vita per la piena realizzazione della singola persona e per uno sviluppo armonico della società. Consideriamo tutto questo come acquisito. Il problema è non perdersi nelle urgenze della quotidianità e nel mare delle diverse pressanti richieste di ogni tipo.
L’universalità del servizio
C’è una programmazione nazionale su come e dove investire in previsione della prospettiva di una fase di denatalità? Dove serviranno veramente nuovi servizi? E serviranno nuovi edifici o si tratta di pensare a riconvertire strutture pensate con altre prospettive di sviluppo? Ma ancora più banalmente: i servizi oggi esistenti funzionano al meglio delle loro possibilità? Ci sono Regioni dove la scuola dell’infanzia statale funziona ancora a tempo ridotto pur avendo insegnanti pagati per il tempo pieno. Chi controlla? Chi non interviene perché tanto è sempre stato così? Non sarebbe più semplice, come primo passo, far funzionare quello che c’è ed evitare sprechi di risorse (umane, economiche, …)?
La professionalità educativa
Abbiamo un problema di insufficienza di personale qualificato. La professione non attira e per molti motivi. Serve chiarezza sui corsi di laurea. È stata approvata una legge che istituisce un corso educativo zerosei, ma le lobby universitarie non ammettono di ridiscutere un corso di laurea che risponda a quanto la legge pretende. E, comunque, perché una persona dovrebbe studiare cinque anni per una professione di scarsa considerazione sociale, poco remunerativa, senza sviluppi di carriera?
È, poi, indispensabile e urgente mettere mano alla contrattazione collettiva per rimediare alle innumerevoli storture: serve un contratto unico per la stessa funzione a prescindere da chi sia il gestore, serve una riqualificazione drastica della remunerazione riconoscendo che chi opera nello zerosei merita una retribuzione più elevata di colleghi di altri ordini scolastici perché è, come gli altri docenti, un laureato e ha un impegno orario e professionale molto più delicato e intenso.
La governance
Esistono problemi evidenti e ben noti. C’è stato forse troppo ottimismo nel pensare di mettere insieme servizi dipendenti da entità ben diverse (Stato e Enti locali). Lo sfacelo emerso dall’esperienza delle sezioni primavera sembra non aver insegnato nulla. Riusciremo a mettere a fuoco il problema che non si lavora con due padroni? Dobbiamo sostenere iniziative per una normativa organica che armonizzi l’esperienza e la storia del Nido e della Sciola dell’infanzia per ritrovare concretamente punti comuni di continuità. È inutile ripetere che il Coordinamento pedagogico è una esigenza assoluta e un criterio dirimente di qualità, se la scuola dell’infanzia non prevede una figura analoga (anche perché la scomparsa del Direttore Didattico sostituito da un dirigente selezionato su criteri amministrativi e non pedagogici non facilita il lavoro).
Potremmo continuare a evidenziare problemi, ma non è questo il nostro scopo. Quello che ci preme sottolineare è l’urgenza di una presa di posizione di educatori, famiglie, associazionismo, Sindacati, per mettere al centro del dibattito l’urgenza di un intervento organico nelle prospettive, urgente nell’attivazione, libero dalla pressione delle lobbies di categoria.