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Parlare di Lavoro Aperto nella Scuola Statale

Enea Nottoli

Redattore e formatore RILA


Ciò che mi colpisce da sempre, da quando cioè sono entrato come insegnante nella scuola statale, è l’idea che quello del “sistema scolastico” sia un sistema chiuso, bloccato, dentro il quale non sia possibile nessun tipo di cambiamento o di apertura.

Quando mi sono approcciato al Lavoro Aperto ho avuto da subito la sensazione che questo sistema fosse sottodimensionato, in quanto sentivo parlare di 0-6, tralasciando completamente l’esperienza successiva, quella in cui si cominciano a gettare le basi tecniche per il cittadino del futuro.

Dopo aver visitato una serie di servizi 0-6 sparsi sul territorio tedesco e dopo aver visitato una scuola primaria sempre in Germania, la mia riflessione si è fatta sempre più attenta su alcune tematiche e problematiche presenti all’interno del mio contesto lavorativo.

Mosso dalla curiosità ma anche da un innato senso di sperimentazione ho cominciato a dialogare con i colleghi di tutti gli ordini di scuola, infanzia, primaria e secondaria di primo grado, raccogliendo una serie di impressioni e proponendo una serie di informazioni provenienti dal mio bagaglio personale.

Con grande sorpresa, ma forse di sorpresa si tratta fino ad un certo punto, ho riscontrato una profonda attenzione su certe problematiche e una certa voglia di rimettersi in discussione; dunque ciò che conta non è il “sistema” dentro il quale si agisce, ma la capacità di mettersi in discussione di chi questo “sistema” lo vive tutti i giorni.

Aprirsi al cambiamento è una necessità e una volontà molto più diffusa di quanto si possa pensare, soprattutto con il continuo incremento dei numeri all’interno delle sezioni e delle classi. Rapporti che vanno da 1 a 25/30 richiedono una riflessione profonda e, soprattutto la ricerca di un qualcosa che ci aiuti ad accompagnare bambini e adolescenti in un cammino di crescita credibile.

Non è dunque particolarmente rivoluzionario cominciare a ragionare in modo forte e concreto di “autonomia”, di ridefinizione dei ruoli all’interno del “sistema” e di nuove metodologie didattiche e pratiche educative. Anzi, è quello che praticamente ci chiede a gran voce una società che non trova punti di connessione e di incontro tra i vari protagonisti della sfera educativa.

Gioco libero, classi ribaltate, esperienze outdoor, laboratori multidisciplinari e interculturali sono solo alcune delle esperienze che ogni giorno si vivono all’interno degli Istituti Comprensivi, esperienze che richiedono un grande sforzo di apertura al cambiamento da parte di chi, da sempre, è abituato a muoversi secondo dettami istituzionali o cos’ definiti.

Durante una sperimentazione sul gioco libero all’interno di una scuola dell’infanzia, le insegnanti si sono rese conto di quanto i bambini fossero assolutamente autonomi e in grado di organizzarsi, anche senza la mediazione di un adulto. In questo contesto, che in un primo momento potrebbe essere estremamente destabilizzante per chi è da sempre abituato a detenere il “potere decisionale”, il gruppo insegnante ha capito quale grande opportunità veniva data a questi bambini e quale grande opportunità osservativo-professionale fosse per loro.

Non sto parlando di un kindergarten berlinese, ma di una scuola dell’infanzia statale italiana; una realtà in cui le insegnanti si sono volute mettere in discussione aprendosi al cambiamento e al confronto con se stesse e le altre colleghe.

È dunque ammissibile parlare di Lavoro Aperto all’interno della Scuola Statale? Assolutamente si, a patto che se ne cominci a ragionare!

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