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Neonati in scatola: la ricetta finlandese contro le morti in culla conquista l’America.

In New Jersey 105mila baby box “Insegna ai genitori il modo giusto per far dormire i piccoli senza rischi”. Sperimentazione anche in Scozia. Il segreto non è il cartone ma il messaggio che contiene.

Silvia Bencivelli

Centocinquemila scatole di cartone stanno per invadere il NewJersey. Non conterranno scarpe, né libri, né suppellettili di nessun tipo: conterranno, invece, bambini. Cioè saranno le culle dei neonati che vedranno la luce nel 2017 nello stato americano, primo negli Stati Uniti (ma sta arrivando anche l’Ohio) ad adottare il famoso Sistema finlandese della ‘baby box’.

Di che cosa si tratta? Una scatola recapitata dalle autorità sanitarie a tutti i neogenitori con dentro un kit di accoglienza al mondo a base di pannolini, salviette, pomate e altre prime necessità. Ma una volta aperta, e opportunamente svuotata dai neogenitori stessi, la scatola diventa un posto dove mettere a nanna il bebè in sicurezza.

E non sono soltanto i bimbi del New Jersey e quelli finlandesi a dormire tra pareti di cartone: una simile sperimentazione è partita per esempio anche in Scozia, con una scatola ricca di una quarantina di doni preziosi tra cui termometro, maglioncino, prodotti per l’igiene, giocattoli e libri per bambini. Così come nello stato di Alberta, in Canada, e in Sudafrica. Ma, che sia un dono statale o meno, e che inizialmente contenga oggetti e solo dopo bambini, oche nasca come una semplice culla di cartone, la moda del neonato in scatola da qualche anno in qua sta facendo il giro del mondo. A incoraggiarla, più che la sola comodità, è l’idea che possa essere protettiva nei confronti della morte improvvisa del lattante, tecnicamente detta Sindrome della morte in culla (Sids). E se anche non lo è direttamente, per i pediatri del New Jersey lo è di certo per il messaggio che dà.

Torniamo alla scatola. In realtà, lei nasce nella poverissima Finlandia alla fine degli anni Trenta: con il suo contenuto lo Stato sosteneva i neogenitori e dava a tutti i bambini le stesse condizioni di partenza nella vita, che fossero figli di signori o di povera gente. Poi, in ottanta anni e passa di tradizione, è diventata un simbolico rito di benvenuto, e i finlandesi ci tengono ancora moltissimo tanto che quasi nessuno vi rinuncia a favore del piccolo bonus economico che si può scegliere in cambio (circa 140 euro). Per le autorità sanitarie, però, è soprattutto un modo per raggiungere e educare i neogenitori: per dare loro quello che davvero serve (le indicazioni per il bagnetto, i giusti prodotti per la pulizia, il necessario per l’allattamento e, perché no, anche qualche preservativo) ed evitare quello che i medici ritengono poco utile, non necessario o anche dannoso.

Come ha detto al New York Times la pediatra del Cooper University Hospital che ha seguito l’iniziativa del New Jersey, Kathryn McCans «l’importante non è tanto la scatola, quanto l’educazione che ci sta dentro». Perché ovviamente nessuno sostiene che sia la baby box, e nemmeno quello che all’inizio vi si trova all’interno, ad aver abbassato drasticamente i tassi di mortalità infantile dalla Finlandia di allora a quella avanzata di oggi, che è uno dei posti più sicuri al mondo dove nascere e crescere. Certo è che anche solo con le sue quattro pareti qualcosa lo ha cambiato: cioè l’abitudine di far dormire il neonato piccolissimo nel lettone grande, insieme ai genitori. Non solo: li ha educati a mettere a letto il neonato in un posto solo suo, senza troppi cuscini, peluche e giocattoli intorno, oggetti tra i principali imputati dei decessi inattesi e inspiegabili che talvolta (per fortuna, molto raramente) si registrano trai bambini sani.

Per questo alla fine, dicono le autorità sanitarie, l’importante è che i genitori capiscano che quella scatola è un ottimo prototipo di lettino: semplice, piccolo, senza troppi fronzoli. A misura di bebè.

 

 “Il primo lettino deve avere pareti: il bimbo si sentirà come nell’utero

Armando Cuttano NEONATOLOGO dell’Ospedale di Pisa.

Scatola o no, l’importante è che il primo lettino abbia dei confini: che riproduca l’utero dove il bambino è stato per tanti mesi e che lo faccia sentire protetto. Per Armando Cuttano, neonatologo e responsabile dell’unità professionale Nina dell’Ospedale di Pisa, la cosa più importante è questa.

C’è un modo ideale per mettere in culla un neonato?

«Creare un ambiente che lo accolga e lo contenga. Mentre se lo mettete da solo su un lettone, con tutto quello spazio vuoto intorno, si sentirà smarrito. Questo vale tanto di più nei nati pretermine: per questo nelle incubatrici mettiamo i bambini in una specie di nido fatto di telini, come se fossero uccellini. Quando, negli anni Trenta, si partoriva in casa, i nati prematuri venivano messi dalle nostre nonne in una scatola con del cotone intorno››.

Dunque la scatola ha un senso?

«Soprattutto simbolico. È una regola generale: il neonato deve essere contenuto. In fondo la vecchia usanza di fasciarlo aveva questo significato. Provate quando piange: se gli prendete i piedini e glieli spingete delicatamente verso il bacino, nel 90% dei casi tornerà tranquillo. E anche l’abbraccio ha lo stesso effetto».

Però il bambino non deve dormire con i genitori.

«Lo sconsiglio. Deve stare nella loro stanza, perché i genitori veglino su di lui dormendo con un occhio solo, in un ambiente pulito, non fumoso, e non troppo caldo. Deve dormire assolutamente a pancia in su. E, se possibile, deve essere allattato al seno››. (s.be.)

La Repubblica, 14 marzo 2017

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