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Matrici sociali e culturali del pensiero di Walter Ferrarotti

Gianluigi Camera

Nessuno di noi è una monade “senza porte e finestre”come Leibniz sosteneva. Così almeno ci dice il comune sentire. Così comune da essere accettato come una tautologia. Da ciò deriva l’ interesse ad analizzare la pluralità di apporti sul piano sociale, culturale, esperienziale che ciascuno di noi può metabolizzare nell’ arco della propria formazione.

E’ quanto vorrei tentare di fare pensando a Walter Ferrarotti.

Walter, originario delle pianure vercellesi, aveva trascorso gli anni della sua infanzia presso i nonni materni e paterni a Robella di Trino, durante il periodo dello sfollamento bellico e vi tornava ogni anno, per lunghi periodi, durante le vacanze estive. Le assolate distese delle risaie che si perdevano a viste d’ occhio, tra le quinte verdeggianti dei filari di pioppi e salici, il silenzio campestre rotto dal grido degli aironi e dal gracidar delle rane, lo scorrere lento delle rogge ingegnosamente tracciate per irrorare i campi, il lavoro lento e solenne degli uomini e degli animali ebbero una funzione importantissima, per sua stessa testimonianza, nella sua formazione. Da lì ebbe origine la sua spiccata attitudine ad osservare la natura in ogni sua forma: dal filo d’ erba al fiore, dal sasso al volo degli insetti, dal cielo stellato al gocciare della pioggia. Ne rimane un’ ampia traccia nella raccolta delle sue Poesie[1]. I temi che traggono spunto dall’ osservazione naturalistica sono numerosissimi ed attestano un interesse che va al di là del suo diffuso spirito di osservazione. Nelle poesie, l’ osservazione della natura, costituisce lo spunto per accedere a più profonde riflessioni sociali, culturali, morali. Un solo esempio, tra i tantissimi:

“Migrano gli uccelli verso un futuro di vita/ l’ uomo invece teme il suo futuro/ ignoto. / l’ inverno troverà i nidi vuoti/ in attesa di altre stagioni./ L’ uomo invece sta sotto il cielo grigio/ e pensa alla morte.” (op. cit. pag.99)

Accanto al tema naturalistico, nella formazione di Walter, molto influì il tema sociale . L’ intenso rapporto con gli altri che esisteva nei piccoli centri agricoli a metà del secolo scorso è fonte di arricchenti esperienze. Walter ricorda i racconti che vengono dalla lunga tradizione orale, le fiabe e le leggende anche truci ascoltate nelle veglie nelle stalle d’ inverno. Ricorda il suo intenso rapporto coi compagni di scuola che egli era solito intrattenere a sua volta inventando fatti e leggende[2].

Cultura della campagna e della natura e cultura degli rapporti umani sono le due esperienze fondamentali che attraverseranno tutta la vita di Walter Ferrarotti segnandone profondamente la visione e l’ interpretazione della realtà. Con il passar del tempo e la prosecuzione degli studi queste forti motivazioni di base prendono consistenza e sistematizzazione sino a fare del binomio esperienza sensibile della realtà / simbolizzazione il fondamento della sua didattica. La vicenda umana assume la dimensione di una meravigliosa avventura alla scoperta dell’ infinita varietà e pluralità dell’ esistente che si presenta in forme continuamente cangianti e differenziate. La scuola, e la scuola dell’ infanzia in primis devono saper rispettare questa rigorosa successione che va dal reale al simbolico e bandire ogni precocismo, astrattismo, scolasticismo pena la formazione di persone che non sappiano orientarsi nella congerie dei fenomeni di realtà per riconoscersi in una massa acritica e amorfa. In questa visione di apertura della scuola alla realtà trovano posto il gioco, l’ esplorazione, la manipolazione, il teatro, la problematizzazione, lo spirito critico e tutta la vasta gamma di operazioni e di esperienze che promuovono il passaggio dalla realtà al simbolo.

Successivamente lo studio della Filosofia già a livello di scuola superiore, ma soprattutto a livello universitario sotto la guida autorevole del prof. Carlo Mazzantini, favorirà l’incontro con il razionalismo secentesco, in particolare con Spinoza, autore prediletto, oggetto della tesi di laurea di Walter approvata con lode. Walter ricorda: “ … la tesi di laurea su Spinoza, il problema del metodo mi affascinava, scelsi di approfondire lo studio della sua opera incompiuta il De intelligentia “[3]. Dalla concezione spinoziana degli infiniti attributi dell’unica sostanza (Dio) che si concretizzano nelle infinite cose e modi della realtà esistente, Walter Ferrarotti trova la ragione che giustifica la pluralità delle forme materiali e spirituali esistenti che da sempre lo affascinano; trova la radice profonda dell’ apprezzamento delle diversità e specificità non solo in campo naturale e artistico, ma soprattutto in campo pedagogico. Ogni alunno rappresenta una realtà assolutamente specifica dotata di potenzialità originali e disarmoniche rispetto a modelli standardizzati e uniformi. Il fascino della diversità e della pluralità delle forme è espresso in quasi tutti gli scritti di Walter. E’ interessante riportare dalla tesi di laurea di Candida Bertiond un brano di una lunga intervista rilasciata dal nostro che precisa: “ … il punto di forza (dell’ azione educativa) sta nel favorire una diversificazione … L’ obiettivo è quello di seminare perché nasca una foresta. Quando arriveranno i cinghiali non potranno distruggere tutto e qualcosa rimarrà sempre là a deliziare il nostro sguardo di amanti della natura …”.[4] Ma per capire a fondo il mondo culturale di Walter Ferrarotti occorre tener presente il valore da lui attribuito all’ arte in tutte le sue forme: iconica, musicale, poetica, teatrale nei due versanti della produzione e della fruizione. Per Walter la poesia – e l’ arte in generale – travalicano le ragioni della Scienza e della Filosofia: “I versi vogliono essere assoluti di bellezza e di verità che si riscoprono ad ogni lettura. Per questo vivono più delle opere filosofiche e seducono persone di diversa cultura e intelligenza. I versi sono porte aperte sul mistero della nostra mente”.[5]

Walter Ferrarotti adolescente avrebbe voluto poter essere ingegnere o musicista. Cito questo fatto per sottolineare le due componenti fondamentali della sua formazione culturale: la scientifica e l’artistica. Egli possedeva sicuramente questi due carismi e ce li ripropone come offerte educative da coltivare sul piano formativo per rispondere ai sempre differenti interessi dei bambini.

 

2 aprile 2018

 

[1] W. Ferrarotti, La mia vita incomincia dove finiscono le strade battute, a cura di FISM PIEMONTE, 2010.

[2] Daniela Viroglio (a cura di), Una realtà infinitamente varia, Città di Torino, ITER, 2008, pag. 11 e segg.

[3] Manuela Ravecca (a cura di), L’oltre, materiale grigio, 1998.

[4] Candida Bertiond, Attore bambino e bambino attore esperienze teatrali nei laboratori dell’ infanzia del Comune di Torino, tesi di laurea , Università di Torino, 1999/2000, Pag.71.

[5] Walter Ferrarotti, op. cit., pag. 5.

1 commento su “Matrici sociali e culturali del pensiero di Walter Ferrarotti”

  1. L’essere nato e vissuto per diversi anni in un contesto rurale, l’avere una inesauribile curiosità, aver coltivato molti interessi scoperti durante il percorso scolastico e avere un forte passione per l’umano, hanno consentito a Walter Ferrarotti di vivere la cultura in senso molto ampio, da quella per gli aspetti naturali della realtà a quella per le idee e la loro storia, da quella per le scienze a quella per le arti, da quella sociale a quella educativa. Egli era convinto che la prima formazione di un insegnante, essendo anche un educatore, consistesse nell’avere delle passioni e nel coltivarle tanto da coinvolgere anche i bambini; era anche convinto, inoltre, che i bambini potessero essere avvicinati anche agli aspetti più complessi del reale purché l’insegnante avesse delle conoscenze e delle competenze riguardo tali aspetti; fenomeni scientifici, espressioni artistiche, opere urbane e architettoniche possono essere “compresi” dai bambini se si forniscono loro delle chiavi interpretative semplici e adeguate ad un iniziale approccio esperienziale e conoscitivo. Egli incoraggiava le insegnanti a portare i bambini a vedere mostre, vivere concerti, partecipare a fiere, scoprire beni naturali ed artigianali, mediante un percorso di preparazione e di successiva verifica, per scoprire la molteplicità degli aspetti della realtà in modo diretto e coinvolgente, andando oltre la verosimiglianza e il didatticismo.
    Milva Capoia

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