
Amilcare Acerbi
Appunti per definire il profilo professionale del personale educativo e una piattaforma contrattuale consona. 07 Aprile 2018
La situazione è complessa. Tra regione e regione le normative per i nidi sono differenti, per la scuola dell’infanzia vi sono modelli organizzativi e pedagogici di scuole comunali, statali e paritarie, falsamente simili, pur dichiarandosi tutte allineate alle norme statali. Molti nidi sono in appalto a cooperative, talvolta anche scuole dell’infanzia. I comuni capoluogo in alcune regioni sono strutturati per gestire, in altre né loro né comuni più piccoli sono in grado di provvedere alcunché, salvo avvalersi di deleghe a imprenditori privati o del privato sociale. I comuni montani soprattutto soffrono di esodi familiari fortissimi perché non ci sono servizi. I contratti a seconda del soggetto gestore sono diversi, basti solo pensare al trattamento differente degli insegnanti delle sezioni primavera. Non tutti i corsi di laurea di scienze della formazione sono ad oggi corrispondenti alle indicazioni del legislatore.
Lo Zero-Sei si riuscirà ad attuare se si definisce il profilo professionale di chi ci lavora e lavorerà. Tale definizione passa obbligatoriamente attraverso gli adeguamenti contrattuali e le scelte cui le università dovranno pervenire per ottemperare al dettato di legge, oltreché ad una rilettura aggiornata delle contemporaneità educative.
Oltre a ciò bisognerà essere pronti a definire una linea e un profilo unico a livello nazionale, alla cui attuazione però si arriverà progressivamente, regione per regione, quando non anche in alcune città e in alcuni paesi prima di altri, perché ci sono le condizioni amministrative e politiche con situazioni modello e sperimentali.
A-Considerazioni preliminari
1- È necessario stare realmente dalla parte dei bambini, rispettando quindi il dettato della Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, non solo, ma oggi anche in stretta relazione con quanto la scienza scopre e indica sulle modalità di crescita e di apprendimento dei bambini.
2- Garantire i risultati massimi possibili dell’obiettivo 1 di cui sopra e rendere l’azione educativa del personale compatibile con la sua salute e il suo benessere, pur nella consapevolezza che è una professione, se ben esercitata, molto impegnativa sul piano fisico e psichico.
3- Consentire al personale di gestire il ruolo di difensore dei diritti dell’infanzia nei confronti della cittadinanza.
4- Puntare a creare una coerenza con tutti i contratti di categoria (di padri e madri) e studiare aiuti ai genitori, in modo da favorire al massimo la permanenza a casa propria dei bambini al di sotto dell’anno.
5- Obiettivo dello Zero Sei, da condividere e perfezionare, è quello di rendere compatibile il servizio e i suoi costi, anche con la realizzazione e la gestione di offerte educative nei luoghi più disagiati, nelle periferie, nelle piccole comunità, onde favorire la rinascita e lo sviluppo nonché mettere in condizione le donne, soprattutto, di accedere all’occupazione.
- Obiettivo imprescindibile, seppur graduale, deve essere quello di raggiungere la gratuità da uno a sei, o studiare una parità di costo tra nido e scuola dell’infanzia, con alcuni aggiustamenti territoriali sulle tariffe.
7 – Riconoscere e valorizzare il ruolo altamente meritorio di accoglienza e di integrazione svolto dal personale verso madri straniere e i loro figli. Definire dunque un’indennità rapportata alle caratteristiche delle famiglie.
B – Appunti per la stesura di una piattaforma contrattuale
1- Per comporre una nuova piattaforma contrattuale è necessario disegnare un profilo professionale unitario Zero-Sei e ciò non può avvenire se non si considerano e sviluppano tanto le suddette considerazioni quanto le conoscenze sulle modalità di crescita e di apprendimento dei bambini, nei loro primi anni di vita, nonché le caratteristiche sociali e comportamentali dei nuovi genitori. Tutto ciò spinge a rivedere impostazioni e metodi nella conduzione giornaliera, facendo emergere l’esigenza di reimpostare spazi, arredi, attrezzature, talvolta anche i tempi di accoglienza, nonché le relazioni adulti-bambini. Dunque è auspicabile che si diffonda il superamento delle sezioni chiuse e si vada verso la gestione dei bambini per gruppi aperti e piccoli gruppi, con un adeguato accompagnamento del personale.
2- La messa a punto del profilo professionale richiede un confronto serrato con le università, cui partecipino oltre al Miur, le rappresentanze dei lavoratori e le rappresentanze dei comuni che da più tempo gestiscono scuole dell’infanzia e nidi.
3- Il contratto deve tener conto dell’intera carriera lavorativa del personale, tanto come sviluppo delle vocazioni, quanto come oneri psicofisici emergenti nel tempo, e rispettare le mutazioni e la dignità dei lavoratori.
4- Le nuove modalità di educazione e insegnamento presenti in numerosi servizi italiani ed europei fanno emergere l’opportunità di disporre di personale che affini pratiche laboratoriali, narrative, motorie, di accompagnamento e assistenza a bisogni speciali dei bambini (relazionali, psicomotori, del linguaggio), di ascolto, di relazione o affiancamento dei genitori. Dunque campi su cui orientare gli aggiornamenti del personale già in servizio e verificare che si affrontino nelle facoltà universitarie.
4a. Sarà necessario attivare opportunità di aggiornamento da svolgersi presso istituzioni e organismi approvati dall’ente gestore del servizio, prevedendo inoltre specializzazioni da acquisire che determineranno incarichi mirati riconosciuti con relative indennità.
4b. Sarà necessario definire compensi e indennità per funzioni particolari svolte a tempo per: sede disagiata; allievi in difficoltà; gestione delle relazioni con i genitori; nuove modalità di gestione degli allievi.
4c. L’acquisizione di nuove competenze potrebbe consentire anche l’evoluzione di carriera verso incarichi specifici, anche con riduzione di orario di lavoro, oppure con un utilizzo in mansioni parallele (biblioteche per bambini, sezioni didattiche museali, laboratori in scuole primarie per allievi con difficoltà, centri di ascolto per famiglie, servizi di baby sitteraggio di emergenza, ludoteche in reparti pediatrici, case famiglia).
4d. È da prevedere la facoltà da parte del personale di richiedere part-time temporanei, in particolari periodi dell’anno (estate, vacanze, sabato), per svolgere particolari incarichi (assistenza bambini con bisogni speciali, ricerche raccolte dati, documentazioni, funzionali all’evoluzione del servizio. Ovviamente da concordare con l’ente gestore.
5- Coordinamento pedagogico è finalmente citato e previsto, organico al funzionamento del servizio. Ad oggi molti lo sperimentano, quindi ci sono modelli studiabili. Purtroppo con l’avvento degli istituti comprensivi statali non è previsto per le scuole dell’infanzia statali; un vuoto da colmare. Per la grande delicatezza del compito quotidiano il personale dei servizi per l’infanzia richiede ascolto, accompagnamento e monitoraggio, nonché che sia garantito un costante rapporto con i territori di appartenenza e le istituzioni relative.
5a. Se il servizio o i servizi Zero-Sei dipendono da un unico ente o da un consorzio di enti omologhi la funzione di coordinamento deve essere assunta da un pedagogista.
5b. Nel caso invece che i servizi Zero-Tre e Tre-Sei dipendano da soggetti diversi è necessario che essi stipulino convenzioni che prevedano la costituzione di una commissione tecnica, che garantisca rapporti e coordinamento, onde le pratiche educative e di accoglienza risultino coerenti e di qualità e i percorsi di aggiornamento consentano confronti e condivisioni. Auspicabilmente ciò in vista di qualche modifica istituzionale e di attribuzione dello Zero-Sei, per la quale francamente ci vorrà molto coraggio politico.
6- Sarà opportuno che si metta a punto una bozza di piattaforma di base, a carattere nazionale.
6a. Tale impegno potrebbe essere assunto in prima istanza da rappresentati dei sindacati di settore, l’associazione GNNI, la Fism, associazione impegnata quasi omogeneamente a livello nazionale (anche se con un numero ridotto di sezioni 0-3).
6b. Si dovrebbe arrivare alla stesura definitiva di tale piattaforma di base dopo un confronto con il Miur, per certificarne la congruenza con i dettati delle norme e con il Miur stesso per quanto riguarda le scuole dell’infanzia statali. Gli insegnanti delle sezioni primavere dovrebbero essere comprese nella piattaforma e messe in condizione progressivamente di svolgere attività con bambini da zero a sei anni.
6c. Indi la piattaforma andrebbe confrontata con le regioni, le rappresentanze delle scuole parificate e delle cooperative sociali e l’Anci per i comuni gestori di servizi per l’infanzia.
6d. Se si concorda che un grande obiettivo in tempi ristretti sia quello di attivare in ogni regione esperienze di Zero-Sei, di diffondere servizi per la prima infanzia nelle regioni del Sud e nelle località sperdute del territorio nazionale, è necessaria la disponibilità a rendere declinabile a livello regionale la piattaforma di base, nella definizione di compensi, orari, indennità, calendari.
7- Si conviene che si debba arrivare ad un profilo unico di insegnante / educatore per lo Zero – Sei.
7a. Significa che le Università dovranno provvedere a definire i curricoli adeguati.
7b. Nel frattempo si metteranno a punto con gli enti gestori passerelle formative per il personale già in servizio, per far acquisire le competenze adeguate a chi vorrebbe svolgere attività per entrambe le fasce di età.
7c. È fondamentale che non si disconosca la capacità e la professionalità che è stata acquisita e svolta dal personale attualmente nei servizi statali, comunali, parificati, pur in possesso di titolo di studio formalmente meno lunghi. Anzi, se ne faccia tesoro nella formazione universitaria, nei tirocinii e nelle iniziative di aggiornamento specifiche.