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Lingua madre

Arturo Ghinelli

“Do legui is mei che uan”. Quanto dovranno aspettare questi ragazzi, anche quelli nati in Italia, per poter studiare e formarsi in un ambiente non monolingue?

Anton nella presentazione che ha scritto, da condividere con i compagni del gruppo di L2, dice di sè: “Ho 15 anni, sono moldavo, sono in Italia da sei mesi. Faccio la scuola Cavour in 2A. Parlo moldavo, russo e l’italiano, studio inglese e francese. Abito a Modena”.

Quando ho letto mi sono chiesto: ma le sue prof., di un’età compresa tra i 50 e i 60 anni, quante lingue sanno? Quante lingue hanno studiato? Io che sono più o meno della stessa generazione, ad esempio a scuola ho studiato solo il francese, per tre anni alle medie e per i primi due alle superiori e avrei potuto, come diverse mie compagne delle magistrali, andare all’Università e laurearmi in lingue e letterature straniere. Quindi non sono maligno se penso che le prof. di Lettere e di Matematica di Anton abbiano studiato come me una sola lingua straniera durante la loro formazione scolastica. Pertanto mi viene da domandarmi se queste prof. tengano conto della preparazione linguistica degli studenti figli di immigrati, la considerino una ricchezza da utilizzare o invece un intralcio allo svolgimento delle loro lezioni.

Nel gruppo di L2 che Anton frequenta per alcune ore alla settimana, ci sono anche due ragazzine cinesi, un boliviano e un mauritano che parla pulaar e ha studiato francese. Dalberoevo ammettere che tutti questi ragazzi non solo hanno un patrimonio linguistico superiore a quello di molte delle loro insegnanti, ma continuano ad avere una grande ammirazione, un vero e proprio amore per la loro lingua madre, quella che parlano in casa. Le prime parole che mi ha rivolto David sono state per chiedermi se parlavo lo spagnolo e la sua ammirazione è aumentata quando gli ho regalato un libro per ragazzi scritto in spagnolo. A Xin e Shuhan si illuminano gli occhi ogni volta che capita di incontrare una parola della lingua cinese. Non capita mai di avere a che fare con il pulaar, la lingua dell’etnia peul a cui appartiene Jiby, proveniente dalla Mauritania. Ma quando è venuto a L2 dopo aver finito la verifica di francese era sorridente e particolarmente felice perché era abbastanza sicuro di averla fatta bene. Nella scuola italiana fa ancora molta fatica ad essere apprezzato lo slogan pubblicitario “Do legui is mei che uan”. Quanto dovranno aspettare questi ragazzi, anche quelli nati in Italia, per poter studiare e formarsi in un ambiente non monolingue? Come al solito il lavoro più importante tocca alle maestre degli asili nido e delle scuole dell’infanzia, che potranno trovare un immediato aiuto nella collaborazione delle famiglie per far conoscere ai più piccoli l’oggetto-lingua e le lingue del mondo. Certo un grande aiuto verrebbe da una formazione adeguata degli insegnanti. Nel Concorso magistrale attualmente in corso nella prova scritta, per la prima volta, sono state introdotte due domande in inglese a risposta chiusa, anche nel concorso precedente all’orale si doveva sostenere un colloquio in inglese. Quanti anni sono che si parla di globalizzazione, quanti anni sono che il mondo sbarca in classe? La risposta educativa e culturale non può essere l’imperialismo dell’inglese. Anche i piccoli possono capire che le lingue emigrano e si fanno prestiti e crediti tra di loro. Il primo scambio interculturale certo e possibile è quello tra le diverse lingue, accertato dai dizionari etimologici e negato dagli xenofobi di casa nostra nostalgici del fascismo che vietava le parole inglesi. Per giocare il gioco del “Giramondo” Xin è andata alla SIM e ha scritto l’ideogramma di albero lasciandoci stupiti; io avrei voluto fotografarlo ma non sono stato svelto, allora Xin è tornata al banco e ha scritto l’ideogramma su di un foglietto che mi ha regalato.

1 commento su “Lingua madre”

  1. Davvero un ottimo articolo finalmente qualcuno che spieghi con chiarezza la didattica laboratoriale con semplicità ed efficacia, credo fermamente in questo tipo di intervento pedagogico e didattico ed è per questo che propongo la massima diffusione. Partecipo a questo dibattito con un mio articolo sull’argomento sperando di fare cosa gradito. Un saluto colleghi.

    http://didatticapersuasiva.com/wp-admin/post.php?post=36452&action=edit&message=1

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