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L’esperienza dell’apprendimento scolastico come fucina di idee

Milva Capoia – già responsabile pedagogica del comune di torino

 

I bambini che iniziano il nido e la scuola dell’infanzia hanno già un ricco patrimonio di idee, in forma non ancora astratta, che consente loro di essere molto attivi. Tale predisposizione all’attività, soprattutto quella esplorativa, investe tutti gli aspetti della loro personalità da quello motorio a quelli cognitivo ed affettivo, tenendo presente, in ogni caso, che tali distinzioni sono utili ai fini della scelta delle esperienze in cui coinvolgerli ma, in realtà, si tratta di funzioni che in modo contemporaneo e sinergico vengono utilizzate per la scoperta di sé e del mondo.

Walter Ferrarotti è sempre stato molto attento al fatto che i bambini abbiano una loro compiutezza ad ogni età e che, rispetto a ciò che avviene nella loro interiorità e nel contesto in cui vivono siano degli indagatori tanto da ricercare ininterrottamente spiegazioni, smontare oggetti, ispezionare luoghi ed interrogare gli adulti educatori che si occupano di loro. Tale consapevolezza l’ha indotto a riflettere e ad approfondire le caratteristiche che possono rendere l’esperienza dell’apprendimento in generale e, in particolare, nei primi anni di vita scolastica rispondente alle modalità di appropriarsi di conoscenze, risposte e capacità. La programmazione delle esperienze scolastiche è opportuno quindi che assuma prioritariamente le proprietà di una storia e una vicenda, che favorisca un esercizio di comprensione della realtà, che sia un percorso di nuovo apprendimento.

L’età dei bambini del nido e della scuola dell’infanzia, in primo luogo, con il loro peculiare modo di vedere il mondo di tipo animistico e magico, oltre al fatto che si impara soprattutto se ci sono coinvolgimento emotivo e riconoscimento del valore riguardo quanto si acquisisce, suggeriscono di assicurare all’ esperienza dell’apprendimento scolastico programmato, in modo speciale in fase di realizzazione, l’impronta di una storia di cui come singolo e come gruppo ci si senta protagonisti ed al termine della quale ci si riconosca cambiati, arricchiti, raggianti per esserne stati parte. Tale storia deve avere il carattere di una vicenda vera, in cui anche il “far finta” proprio del gioco sia divertente, interessante e piacevole, di un evento, cioè, irripetibile che possa lasciare una traccia indelebile per tutto il corso dell’esistenza.

Un’ esperienza scolastica che si traduca in un evento autentico di vita e dalla quale non siano esclusi lo sforzo e l’impegno diventa, secondariamente, anche un’occasione di comprensione della realtà da parte dei bambini. La comprensione si avvale per lo più della narrazione, del confronto tramite l’analogia e della logica anche attraverso il paradosso. L’uomo, nel corso della sua storia, ha sempre fatto ricorso ai racconti, nelle forme più varie quali il mito, la fiaba e la leggenda, per trovare delle spiegazioni e trarre delle conclusioni sapienziali. L’analogia è sovente stata e continua ad essere necessaria per rendere un’idea in modo più chiaro ed efficace; l’uso del “come” favorisce la comprensione e la messa a punto di un concetto. La formazione della logica, a partire dall’operatività concreta fino a quella astratta che è principio del pensiero e del linguaggio, è a fondamento sia della comunicazione ordinaria che della ricerca scientifica; senza una logica condivisa non si realizzerebbero né la convivenza civile e né il progresso dell’umanità. Se la costruzione della logica è essenziale, tenere presente la dimensione del paradosso non è privo di senso, anzi la storia delle idee in ogni campo dimostra che spesso sono stati i paradossi a favorire approfondimenti di significati conoscitivi ed esistenziali. La fisica quantistica, ad esempio, è una delle più paradossali scoperte relative all’intima natura della realtà in cui, ad esempio, la materia è vuota. Secondo la tradizione evangelica sono i “piccoli” i depositari e i destinatari della vera sapienza e non tanto i professionisti della cultura. L’assurdo dunque può essere sia un propulsore di nuove ipotesi scientifiche che un sostenitore di scelte esistenziali significative.

Se tutte le storie hanno una trama e sono guidate da un progetto, quella dell’ esperienza scolastica deve, in terzo luogo, prevedere il connubio tra insegnamento ed apprendimento, con tempi dedicati all’ imparare in tutti gli aspetti che lo connotano come la ripetizione, l’esercizio e i compiti da svolgere. E’ importante esercitare il bambino fin da piccolo, nel rispetto dei suoi modi e delle sue capacità, alla “fatica” dell’apprendimento, senza la quale non avvengono quei cambiamenti e quelle ridescrizioni rappresentazionali approfondite da A. Karmiloff-Smith, che sono indispensabili per costruire la conoscenza, per acquisire quelle griglie mentali che sostengono la comprensione, per raggiungere abilità e competenze.

Se quindi l’adulto ha una riserva di idee consolidate in quanto supportato dall’esperienza oltre che dal processo di formazione, il bambino fin dai primi anni di vita elabora un bagaglio di idee riguardo coloro che lo circondano, le relazioni tra gli stessi, il contesto di vita di cui ha familiarità, se stesso, in quanto la sua mente, che è molto attiva, è costantemente alla ricerca di spiegazioni e di ciò che è regolare e si ripete. E’ a partire da tali idee che, attraverso nuove esperienze, se ne aggiungono delle altre sia elaborate spontaneamente sia indotte dall’azione didattica che si propone di avvicinare il bambino al patrimonio culturale del contesto di appartenenza, per coinvolgerlo gradualmente anche in quello che è di tutta l’umanità.

E’ importante, ai fini di esercitare il bambino a servirsi delle modalità più diverse per scoprire eventualmente quelle o quella verso cui è più predisposto naturalmente, dargli la possibilità di esprimere quanto sa con le parole, le immagini, i canti, la pasta da modellare, i movimenti, i gesti e altre tecniche. Ogni mezzo per esprimere e comunicare ha una “grammatica” di cui tener conto e consente di dire quello che non si può dire con altre modalità e fa scoprire che si può dire anche di più e meglio, come sanno molto bene gli artisti in generale, gli scultori, i violinisti, gli attori, i tersicorei e i poeti che, attraverso la tecnica di cui sono maestri non solo esprimono se stessi ma compongono opere di valore universale.

Ne consegue che il percorso scolastico è un intreccio continuo di idee, quelle degli adulti e quelle dei bambini, quelle della cultura ufficiale e quelle della quotidianità, in un’ affascinante avventura di scoperta di un capitale inesauribile e di cambiamenti che non riguardano solo ciò che sanno i bambini ma anche ciò che sanno gli adulti, spesso trincerati in concetti, opinioni, prassi ed abitudini ritenuti definitivi mentre hanno un valore provvisorio e necessitano di essere costantemente rivisti. Il carattere dell’avventura è pertanto quello che deve connotare l’apprendimento, in un alternarsi permanente di impegno e raggiungimento di una meta che ripaghi tale impegno che è faticoso a tutte le età; il modo di impegnarsi può essere differenziato nel corso della crescita e più il bambino è piccolo più è opportuno che avvenga in modo ludico e divertente ma il gioco non esclude il tempo, l’attenzione e la ripetizione necessari per imparare ciò che non si sa. Un’ esperienza scolastica è dunque un’esperienza unica di vita e un’esperienza epistemologica, all’origine di novità conoscitive, non solo per i bambini ma anche per gli adulti coinvolti, e può costituire, se impostata come vicenda, come scoperta ermeneutica e come esercizio, un superamento dell’insegnamento basato su metodologie ed argomenti ripetitivi ed artificiosi, senza perdere di vista i “traguardi di sviluppo” individuati dalle scienze umane e dai documenti normativi.

Ferrarotti ha cercato nel corso di tutta la sua attività di coordinamento delle programmazioni organizzative e didattiche nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, di sensibilizzare alla realizzazione di esperienze di apprendimento interessanti dal punto di vista cognitivo, coinvolgenti emotivamente e socialmente, aderenti al contesto di esistenza dei bambini, vere in tutta la pienezza del significato del termine, contrapponendole a percorsi fittizi ed imitativi, lontani dalla realtà, incapaci di modificare le idee degli adulti e di indurre nuove e durature conoscenze nei bambini. Egli ha incoraggiato gli educatori e gli insegnanti, oltre che i genitori, ad avere passioni, ad aggiornarsi in modo costante, a formarsi riflettendo sugli esiti del proprio lavoro, al fine di essere non solo sempre attivi insieme ai bambini, ma anche innovativi, creativi, professionisti eminenti e persone uniche, in dialogo con i vari saperi, il mondo della scienza e quello dell’arte, la cultura urbana e quella agricola, il lavoro artigianale e quello informatico, favorendo in tal modo una circolazione ininterrotta di idee tra i bambini e gli adulti, vicini e lontani. Come in una fucina in cui la materia prima, quando raggiunge le alte temperature, può assumere una nuova forma e diventare un’opera d’arte, così le idee dei bambini, mediante l’esperienza del gioco e del dialogo, possono essere ricomprese e ridefinite con la mediazione competente dell’adulto educatore, disponibile ad accogliere anche le modificazioni delle proprie idee.

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