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L’educazione prescolare in Francia tra assistenza ed educazione

Enea Nottoli

Redattore e formatore RILA


Il sistema francese in questi ultimi due anni è stato messo fortemente in crisi da una serie di avvenimenti drammatici, che hanno portato l’attenzione non solo su aspetti politici, ma anche su elementi ambientali e sociali ben definiti all’interno dei quali si stanno manifestando una serie di criticità importanti.

Indubbiamente in un tessuto così complesso, nei quali le banlieue si stanno sempre più espandendo verso la città, una politica educativa che parta dalla primissima infanzia diventa fondamentale. Parlare di integrazione laddove tale concetto sembra essere presente solo sulla carta, risulta estremamente complesso, anche se indubbiamente una politica nuova dovrà entrare a far parte dello Stato francese.

È dunque necessario partire proprio dal contesto sociale, dalle necessità del territorio per costruire una nuova sensibilità, capace di andare oltre gli inevitabili ostacoli che si stanno frapponendo sul cammino della democrazia francese, tanto antica e apparentemente solida quanto in realtà fragile.

Gli stessi servizi prescolari risultano estremamente lontani fra loro, in quanto la spaccatura tra il settore di assistenza e quello dell’educazione sembra incolmabile. Esiste dunque una grande difformità di indirizzi: nel settore dell’assistenza si privilegiano di norma lo sviluppo del bambino, il benessere, il gioco e la sicurezza emotiva, mentre in quello educativo il curriculum si focalizza sullo studente e sul suo apprendimento.

Sono due i ministeri che si occupano del mondo prescolare; il Ministero degli Affari Sociali si occupa dei servizi 0-2, mentre il Ministero dell’Istruzione Nazionale dei servizi 2-6. Solo nel secondo caso il programma è interamente finanziato ed organizzato dallo Stato.

Nei servizi per la prima infanzia, 0-2, l’intervento è riservato ai CAF decentralizzati, ai comuni e alle associazioni no-profit oltre, casi però più rari, alle organizzazioni private; a sviluppare la regolamentazione per tutte queste istituzioni è direttamente il ministero degli Affari Sociali. Negli ultimi 30 anni la loro priorità è stata quella di sviluppare servizi ECEC attraverso il Décret che fornisce indicazioni sulle competenze, il regolamento edilizio, il ruolo dei genitori, il rapporto adulti/bambini, le dimensioni del gruppo, le specializzazioni del personale e l’affiliazione.

Non esiste un curriculum nazionale, ma i servizi di assistenza hanno il compito di creare un programma educativo e sociale. Alcuni comuni (Parigi, Lione etc.) hanno sviluppato delle linee guida comunali per l’organizzazione dei servizi. Nel settore dell’assistenza dell’infanzia, i bambini che frequentano strutture collettive sono più numerosi rispetto a quelli seguiti da assistenti privati (assistans maternelle).

Al contrario, l’école maternelle, è un modello universale di educazione prescolare, offerto a tutti i bambini da 2 a 6. Il programma –interamente finanziato e organizzato dallo Stato – fa parte del sistema di educazione nazionale, sotto gli auspici del Ministero dell’Istruzione Nazionale. La scuola materna è inserita nella scuola primaria, gli insegnanti ricevono una formazione per lavorare in entrambi i livelli. Il Ministero definisce il curriculum (che è il primo passo del curriculum primario) e gli orari di apertura e si occupa dell’assunzione, della formazione e della remunerazione del personale addetto all’insegnamento e dell’ispettorato. L’infrastruttura fisica è di responsabilità comunale: costruzione e manutenzione degli immobili; fornitura delle aule e degli spazi educativi; materiale pedagogico; assistenti; pasti; etc. Un dipartimento ministeriale si occupa delle attività degli Affari della Gioventù a stretto contatto con il Ministero degli Affari Sociali per regolamentare e monitorare gli orari dei centri scolastici e del personale che si occupa dei bambini che frequentano la scuola materna e la scuola elementare.

Purtroppo tra questi due settori non esistono legami di continuità se non legati a qualche iniziativa individuale locale, aumentando così ancor di più la spaccatura tra questi due settori.

I documenti programmatici per i servizi prescolari si rifanno per quanto riguarda lo 0-2 al Décret, che nonostante la sua tradizione medica si è rivolta, negli ultimi anni allo sviluppo del bambino partendo dal suo benessere, dal suo sviluppo complessivo passando attraverso il gioco e la sicurezza emotiva.

In ambito 2-6, purtroppo il Curriculum almeno fino alla nuova proposta del settembre 2015, ha puntato su di una precoce scolarizzazione, focalizzandosi sullo studente in quanto tale e non sulle abilità necessarie allo sviluppo futuro.

Anche nella documentazione si manifesta forte la distanza tra questi due settori, con un’accentuata e precoce attenzione allo sviluppo di capacità scolari, rispetto alla crescita armoniosa del bambino.

In entrambi i settori, esiste una norma che riguarda il ruolo parentale, ma nella pratica la loro partecipazione è minima. A questo proposito, la formazione dei professionisti per l’assistenza all’infanzia, così come quella degli insegnanti è molto limitata e le tradizioni (tradizione igienista nei nidi; laicità delle écoles maternelles) non promuovono l’innovazione. Tuttavia le opportunità dei genitori per partecipare ai programmi sono molto importanti nel settore dell’assistenza. Per esempio: i genitori e i bambini possono entrare nei nidi dalle 7 del mattino alle 10 circa, sono accolti individualmente e possono darsi il cambio, mentre nelle scuole materne l’ingresso è limitato a 10 minuti solamente, poi le porte si chiudono. In un certo numero di nidi, alcuni progetti possono includere i genitori, in particolare quelli portati avanti con gli artisti. In alcuni servizi, non abitualmente di transizione, come le classes passerelles, è richiesta la partecipazione dei genitori (workshop con i bambini, incontri regolari con il personale). Tuttavia, nonostante la rappresentazione parentale nelle scuole materne e il crescente numero dei nidi, i genitori non hanno un ruolo decisionale.

Non esiste una valutazione istituzionale del sistema. Nelle écoles maternelles, la valutazione è individuale: i bambini sono valutati regolarmente dagli insegnanti (su tutto quello che devono imparare, come da curriculum); gli insegnanti sono valutati dagli ispettori ogni 3 anni circa (per gli ispettori, così come per gli insegnanti, non è più richiesta una qualifica per l’educazione prescolare).

Tuttavia degli studi possono essere svolti o finanziati dal Ministero, ad esempio sull’efficacia di un 4° anno di scuola materna (riguardo alla questione del posto per i bambini di due anni).

Nel settore dell’assistenza all’infanzia, alcuni comuni o società possono organizzare un metodo proprio ma non ne esistono a livello nazionale. I bambini non sono valutati. I professionisti dei nidi sono valutati dai loro capi.

Di recente la CNAF ha finanziato degli studi sulla socializzazione e la qualità nei ECEC.

Quello che si evince dal percorso effettuato, seppur breve, è una forte disgregazione e una certa confusione all’interno dei servizi prescolari francesi. La tendenza alla precoce scolarizzazione e, la conseguente ed inevitabile perdita dei valori reali dell’infanzia, sembrano consegnarci la fotografia di un paese attento più al mondo degli adulti che non a quello dei bambini.

Il tentativo di smorzare questa tendenza attraverso il nuovo curricolo, dovrà essere supportato dal cambio culturale non solo delle organizzazioni governative, ma anche di chi opera nel settore. Si ha la sensazione che dovrà essere fatto un massiccio investimento nella formazione degli educatori, i quali, a loro volta, dovranno investire su se stessi alla ricerca di una nuova pedagogia.

La divisione che esiste tra i due settori prescolari andrà inevitabilmente superata, attraverso non una politica di semplice inglobazione reciproca, ma con un processo di continuità che metta al centro del progetto il bambino. Creare una porta girevole sempre in movimento tra 0-2 e 2-6, tra servizi e famiglie e tra tessuto sociale, territorio e organi governativi è una necessità, un’urgenza affinché i pilastri della Rivoluzione Francese tornino a impadronirsi dello spirito transalpino.

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