Login
Registrati
[aps-social id="1"]

Le criticità nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza

Ferruccio Cremaschi

Direttore responsabile Zeroseiup


Nella missione 4, componente 1, del PNRR è incluso un piano per gli asili nido, scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia. L’investimento, come specificato nel Piano, si propone di costruire, rinnovare e mettere in sicurezza asili nido e scuole allo scopo di sostenere la natalità, investire nell’educazione e nel benessere dei bambini, e incoraggiare la partecipazione femminile al mondo del lavoro.

 

L’ambizione dell’obiettivo finale

Assumendo che l’offerta di posti negli asili nido sia rimasta invariata rispetto al 2019 (355.289 posti in 13.335 asili nido) e che il numero di bambini tra 0 e 3 anni sia pari a quello stimato dalle previsioni demografiche Istat per il 2026, aggiungendo i 152.000 posti previsti dal piano, la copertura arriverebbe al 37 per cento, appena al di sopra dell’obiettivo del 33 per cento stabilito dal Consiglio Europeo di Barcellona nel 2002 (e che doveva essere raggiunto nel 2010).

 

I vincoli proposti al  raggiungimento dell’obiettivo

In termini di condizioni che, se soddisfatte, consentiranno l’erogazione dei finanziamenti, le indicazioni prevedono solo:

  1. a) un traguardo intermedio per il secondo trimestre del 2023, che prevede un unico piano con i dettagli circa il numero di opere aggiudicate per tipologia e distribuzione territoriale e tutti i contratti lavorativi relativi agli asili e ai servizi della prima infanzia;
  2. b) un target per il quarto trimestre del 2025 che prevede la disponibilità di 228.000 posti senza distinguere tra asili nido e scuola di infanzia.

 

La suddivisione dei posti sul territorio nazionale

Ad oggi l’offerta di servizi per la prima infanzia in Italia è molto eterogenea. Allo stato attuale il PNRR non presenta dettagli circa la divisione dei 152.000 posti sul territorio nazionale.

Restano quindi molti problemi aperti che dovranno essere approfonditi rispetto ai posti da attivare con nuove costruzioni (quale sarà la situazione di ripartenza dei servizi dopo la pandemia che ha creato difficoltà per molti gestori, quale l’effettivo andamento demografico e quindi l’evoluzione del bisogno), ma soprattutto su come verranno sostenuti i costi di gestione, una volta avviati i servizi. Il problema reale, che sembra tuttora sottovalutato, è quello del quotidiano: quali risorse verranno destinate al funzionamento una volta a regime?

 

L’articolo è sostanzialmente uno stralcio dell’intervento di Federica Pudice pubblicato su La stampa il 15 maggio 2021.

Lascia un commento