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La meta-pedagogia negli occhi curiosi di un bimbo

A 105 anni Francesco De Bartolomeis avanza proposte divergenti: puntare sulla scuola dell’infanzia, rovesciare le cronologie (dall’oggi ai Sumeri), una geografia che vada dal “locale” ai dati satellitari, scienze e matematica come “astrazione che spiega la concretezza”. Imparare a imparare e insegnare a insegnare nella prolusione del rettore del Politecnico di Torino

Il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco, inaugurando l’anno accademico 2022-2023, ha lanciato una visione strategica del Nord-Ovest che è anche un progetto di Paese. In sintesi: capitalizzare i punti di forza che già ci sono, sviluppare le connessioni con industrie italiane e estere, acquisire una innovazione radicale permanente che preceda i tempi anziché seguirli, rimettere in moto l’ascensore sociale, ridurre le disuguaglianze economiche, accogliere e formare gli immigrati, dare un volto nuovo alle città intervenendo, a Torino, su pezzi di archeologia industriale (Manifattura Tabacchi) e di architettura moderna (Palazzo Nervi).

Due motori

Per inseguire questi obiettivi Saracco ha indicato due motori: creatività e meta-conoscenza. La prima per liberare le menti dalla rigidità del pensiero convergente a favore di quello laterale e/o divergente. La seconda per dominare i vorticosi progressi scientifici e tecnologici dl XXI secolo (Intelligenza Artificiale, transizione energetica, economia circolare). Meta-conoscenza significa imparare a imparare e insegnare a insegnare. Cioè fornire – sia agli studenti sia ai cattedratici – strumenti di apprendimento non specializzati ma generalisti, fondati sulla consapevolezza dei meccanismi cognitivi della mente. Traguardo di questa rivoluzione pedagogica: un umanesimo capace di usare in modo corretto e democratico tutte risorse della scienza.

La lezione del Decano

Sotto l’impressione del progetto presentato al Politecnico ho letto “Percorsi educativi nello spazio e nel tempo” di Francesco De Bartolomeis (Edizioni ZeroSeiP, 75 pagine, 12,80 euro). De Bartolomeis è il decano dei pedagogisti italiani, in questi giorni compie 105 anni. Il dato anagrafico in sé è eccezionale ma non è ciò che qui ci interessa. Due fatti sono davvero notevoli: 1) già nel 1953 De Bartolomeis, affiancando due parole che all’epoca facevano scintile, pubblicava “La pedagogia come scienza” (Firenze, La Nuova Italia); 2) nel 2023 De Bartolomeis continua a lavorare in modo creativo. Il suo ultimo libro sintetizza e mette mettere in fila i punti-chiave di una pedagogia controcorrente quanto mai attuale.

Una lettera di Benedetto Croce

Le pagine si aprono su una lettera inedita che Benedetto Croce indirizzò a De Bartolomeis il 1° luglio 1944 (due mesi esatti prima che io nascessi). Don Benedetto elogiava il primo libro del ventiseienne De Bartolomeis “Esistenzialismo e idealismo”. Bene, paradossalmente oggi De Bartolomeis respinge gli elogi di Benedetto Croce come frutto di un fraintendimento totale: “gli sono riconoscente ma non c’è niente nelle sue idee che io possa condividere”; solo “su un punto sono d’accordo: che lo studio della filosofia deve cominciare dai problemi attuali”. E lo generalizza: la scuola dovrebbe rovesciare l’ordine cronologico in tutte le discipline storiche: dal governo Meloni a agli imperi mesopotamici, dalla poesia contemporanea ai poemi omerici, dall’arte dei murales a Fidia e così via. Sarebbe una benefica ginnastica mentale per insegnanti e allievi.

Non c’è niente di “locale”

Seconda riflessione. “C’è da vergognarsi – scrive De Bartolomeis -. Per molti anni ho abitato a poche decine di metri dall’Orto botanico di Salerno, il più antico del mondo occidentale, legato alla Scuola medica salernitana, e io non ne sapevo niente”. Da questo rimorso personale trae la conclusione che non esistono storia e geografia locali: “La situazione locale ha un numero indeterminato di connessioni che portano sempre più lontano”. Eppure oggi la geografia rischia di essere esclusa dalle discipline scolastiche e la storia viene mutilata per fare posto ad altre discipline. Chi lo propone – si domanda De Bartolomeis – crede che la geografia sia imparare i nomi di città, fiumi, montagne? E la storia non è il presente che viviamo generato dai suoi precedenti? Si dovrebbe invece partire da ricerche sulla realtà locale per individuarne i limiti e inserirla in un sistema che restituisca “la complessità spazio-temporale”. A grande scala, la geografia oggi si avvale di dati satellitari, droni e strumenti digitali che fino a pochi anni fa erano inimmaginabili. Il Gps e uno sport intelligente, l’orienteering, permettono agli studenti di passare dalla rappresentazione simbolica e bidimensionale della cartografia (compresa quella di Google Maps) all’esperienza tridimensionale e concreta e del territorio.

Il metodo scientifico

Terza riflessione: lo studio delle scienze è fondamentale perché “l’astrazione spiega la concretezza”. Fare scienza significa osservare, descrivere, misurare dati, scoprirne connessioni, sperimentare. E’ un percorso del pensiero che si dovrebbe applicare a ogni aspetto della vita, politica inclusa. I modelli che De Bartolomeis assume sono il fisico Richard Feynman e il matematico Henri Poincaré. Oltre al rigore razionale, di Poincaré apprezza la consapevolezza del ruolo dell’intuizione inconscia e del caso. “Allo scienziato, che per la natura del suo lavoro si muove tra problemi carichi di incertezze – fa notare De Bartolomeis – può accadere di cercare una cosa e trovarne un’altra, o anche qualcosa che non cercava gli compaia improvvisamente. E’ la forza del caso? Sì, solo in parte, ma è soprattutto la forza della mente che investiga il caso e lo attrae nelle sue ricerche”.

Quarta riflessione, la più importante: cogliere le eccezionali opportunità dell’infanzia, l’età breve nella quale la mente è massimamente curiosa, aperta, plastica, priva di pregiudizi. “Sempre misteriosi e belli – osserva De Bartolomeis – uno sguardo o un sorriso da un bimbo che incroci in una carrozzina. E’ l’apparizione dell’origine della vita (…) Non sanno ancora parlare, ma comunicano”. Mai sottovalutare il pensiero innocente dei bambini: è pensiero artistico, poetico, scientifico.

Olivetti e a società della conoscenza

La scuola dell’infanzia e la scuola primaria italiane, considerate tra le migliori nel mondo, devono molto al lavoro di De Bartolomeis. Uno dei suoi contributi alla pedagogia è stato quello di inserirle a pieno titolo nel percorso formativo. Di psicologia dell’adolescenza si occupò su base sperimentale per un decennio come consulente per la formazione professionale nella Olivetti “illuminata” di Adriano e del gruppo di intellettuali di cui si circondò (i sociologi Franco Ferrarotti e Luciano Gallino; il poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli e il critico letterario Gerno Pampaloni; gli economisti Franco Momigliano, Giorgio Fuà, e Nerio Nesi; i designers Ettore Sottsass e Mario Bellini; gli scrittori Libero Bigiaretti, Franco Fortini, Ottiero Ottieri; lo psicanalista Cesare Musatti). Per chiudere il cerchio, il passo di De Bartolomeis fu portare la pedagogia nelle fabbriche. Siamo alla formazione permanente, alla “società della conoscenza” e alla meta-pedagogia: imparare a imparare, insegnare a insegnare.

La “diversità” degli adolescenti

L’adolescenza è la fase più difficile e rischiosa della crescita. De Bartolomeis generosamente dà per buono “il dato secondo cui solo il 20 per cento della cultura degli allievi è di formazione scolastica” ma attira l’attenzione sull’atteggiamento che gli educatori dovrebbero tenere nell’era di Internet, dei social, dei cellulari: “Sentire la diversità degli allievi è la condizione per apprezzare la loro creatività, l’insegnante deve vedere nascere idee e sentimenti che non si aspetta negli allievi: è la diversità positiva. (…) La cultura extrascolastica va non solo esplorata ma stimolata a esprimersi in una varietà di mezzi. Anche nelle bizzarrie e nelle irrazionalità ci sono elementi di verità a cui collegarsi per svilupparli, esaltando lo stile personale”.

Piero Bianucci – La Stampa 20 Gennaio 2023

Pubblicazioni:

Percorsi educativi nello spazio e nel tempo

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