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La formazione

 …per sapere esattamente ciò che stiamo trasmettendo è vivere quello che realmente diciamo.

Maria Grazie Tiozzo, responsabile pedagogica nei servizi educativi della Città di Torino.

 

Nella sua idea di scuola laboratorio, che doveva preparare alla vita sociale e al miglioramento della stessa società, gli adulti preposti a questa funzione non potevano giungere impreparati:

L’educatore dovrebbe possedere e coltivare l’attitudine ad aggiornare e a migliorare le proprie conoscenze e capacità professionali …..la cultura specifica su problemi di pedagogia , psicologia e sociologia è ciò che contribuisce a fare di un adulto un educatore, non perché adulto in rapporto con bambini, ma perché possiede cultura e capacità con le quali crea condizioni di esperienze positive per lo sviluppo di coloro che gli sono affidati, perché ha acquisito tecniche di comunicazione che gli consentano di stabilire rapporti con bambini diversi, perché ha idee chiare su problemi sociali e propone delle scelte che rispondono ad esigenze di sviluppo della società”

Ferrarotti riteneva indispensabile preparare e qualificare le persone, la qualità dei processi educativi poteva anche esulare dalle risorse economiche ma doveva essere sempre ancorata alla professionalità delle insegnanti.

Ferrarotti per primo si era occupato della formazione degli insegnanti dando spessore filosofico, pedagogico ad una cultura innovativa: c’è nel pensiero di Ferrarotti l’idea di una cultura legata alla vita “stare in piedi è un pretesto per guardare in viso tante persone con cui ho lavorato e con cui ho condiviso tempi che non posso e non voglio dimenticare”…..cultura è tutto ciò che viviamo ….perciò condizione per sapere esattamente ciò che stiamo trasmettendo è vivere quello che realmente diciamo”

Ferrarotti aveva l’abitudine di parafrasare un detto biblico

hanno piedi ma non sapranno camminare, orecchie ma non sapranno udire, occhi ma non sapranno vedere, le loro bocche non sapranno parlare….il monitor è l’unica finestra aperta sul mondo: spazi, tempi, casualità si affievoliscono, si sostituisce il normale ritmo delle esperienze dirette, la capacità di concretizzare si riduce a brevi istanti e si scioglie in atteggiamenti ipercinetici nella continua ricerca di stimoli nuovi.

Lui che arrivava da una cultura contadina, dove l’intelligenza praticata era quella delle mani, dove i vissuti erano quelli a contatto con la natura e l’ambiente, ha sempre sostenuto che l’atteggiamento professionale all’interno delle scuole non dovesse avere nulla di predeterminato ma promuovere ricerca e azione

Di qui l’importanza dell’esperienza la più varia possibile dove i bambini sono protagonisti attivi.

Vita, libertà, responsabilità, ricerca, varietà delle esperienze, arricchimento, creatività, curiosità.

Reciprocità, dialogo, gioia dell’incontro con l’altro e fiducia, sono alcune parole chiave della sua pedagogia.

Pedagogista illuminato Ferrarotti ha saputo precorrere i tempi: oggi finalmente la formazione delle insegnanti è diventata universitaria (in lui era sempre ben presente l’inadeguatezza della scuola preparatoria di base per le insegnanti di scuola dell’infanzia).

Il nostro piano FORMATIVO, quello rivolto alle insegnanti all’interno dei servizi educativi della Città di Torino, pur nella sua evoluzione, ha mantenuto livelli di approfondimento agganciati ai documenti di indirizzo del coordinamento pedagogico, ed ha come obiettivo la continua ricerca e la promozione di un adulto che rifletta e interroghi il suo agire educativo.

Anche la dimensione della quotidianità, della vita all’interno della comunità, occupa nei progetti educativi e nella formazione una continua riflessione sulle prassi in termini di autonomia, individualità e valorizzazione di ogni singolo bambino.

Ferrarotti aveva un speciale sensibilità e attenzione nei confronti dei bambini, ma anche nei confronti di ogni adulto che di loro si occupasse; chi l’ha conosciuto ha detto la ….”la sua porta era sempre aperta dalle 8 del mattino alle 20 di sera”

Oggi possiamo ritracciare un’eredità nell’attenzione verso gli adulti che si occupano dei bambini nel lavoro di studio avviato dai nostri servizi educativi sull’ageing in termini di ricerca, ma anche di ascolto del personale.

L’importanza della relazione, molto forte nella sua visione pedagogica, trova oggi riscontro nelle ricerche condotte dalle neuroscienze …….nel rapporto personale con il bambino la preparazione tecnica e culturale non può bastare; il rapporto è ….fortemente influenzato dall’equilibrio affettivo, che deve dare fiducia e sicurezza; in questo senso l’educatore doveva andare alla radice della propria intenzionalità educativa promozione intersoggettività di valenza formativa ed evolutiva.

Altro elemento oggi dichiarato come requisito di qualità la presenza di un coordinatore all’interno dei servizi, l’Importanza del ruolo del coordinatore pedagogico che deve sostenere i processi …. ma anche incentivare e coltivare le abilità e le attitudini di ognuno.

Chiudo scegliendo di citare due suoi pensieri

Il primo di valore umano: “La competizione preferita da Ferrarotti era quella con se stessi nel continuo esortare verso una crescita soggettiva, culturale, professionale”.

Il secondo di valore sociale: “la scuola è una risorsa e non un costo”.

1 commento su “La formazione”

  1. Nell’attività professionale di Ferrarotti l’attenzione alla formazione degli adulti educatori ha sempre avuto un rilievo centrale, essendo convinto che gli stessi costituissero la risorsa principale per i bambini, ai fini dell’inclusività e della crescita di tutti. Considerava fondamentali non solo le conoscenze, capacità e competenze strettamente professionali ma anche quelle raccordate agli interessi per i molteplici aspetti della realtà come, ad esempio, quello musicale o quello artigianale o quello biologico. Riteneva, infatti, che i bambini, fin da piccoli, potessero essere avvicinati anche alla complessità se vi era la preparazione culturale degli insegnanti. Per Ferrarotti investire nella formazione degli adulti costituiva anche un importante antidoto contro il rischio della ripetitività nell’azione didattica, il rischio di non saper trovare nuove soluzioni nei percorsi di apprendimento, il rischio di non saper prevenire e non riuscire a risolvere le conflittualità interpersonali, il rischio di non consolidare la sicurezza di ciascuno e di tutti, che non si assicura solo rimuovendo tutti i possibili ostacoli fisici ma anche consolidando le dotazioni cognitive, psicomotorie, affettive, sociali e culturali.
    Milva Capoia

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