Quale approccio nell’educazione di genere si pratica in Svezia? A che indicatori si presta attenzione? L’autrice racconta, a partire dalle idee della pedagogia di genere, volta a dare ai bambini l’intero spettro della scelta, le pratiche e le riflessioni scaturite da più di vent’anni di esperienza sul campo.
La pedagogia di genere è sinonimo di integrazione e non di eliminazione; dà ai bambini la possibilità di scelta dall’intero spettro. Non solo dà una metà della vita come fa la pedagogia tradizionale, in cui esiste un modo per essere una bambina femmina e un altro per essere un bimbo maschio. Nei giochi, nei giocattoli, nei colori, nelle emozioni …”
Lotta Rajalin, la direttrice dei servizi prescolari Maria e Gamla Stan a Stoccolma, ha un’esperienza ventennale in pedagogia di genere, “La pedagogia deve abbracciare la vita intera,” affermano all’unisono Lotta e i suoi colleghi nei sei servizi prescolari che gestiscono.
“Questo compito riguarda la democrazia, e non finisce mai! Il nostro lavoro basato sull’uguaglianza dei sessi, di genere, delle norme e dell’intelligenza emotiva è estremamente importante. In futuro si diventerà sicuramente più esigenti in materia di competenza sociale. Per esserne all’altezza bisogna saper comprendere i propri sentimenti e quelli altrui, lavoriamo molto su questo concetto; crea sicurezza che a sua volta contrasta la violenza e le violazioni,” ci spiega Lotta Rajalin mentre ci dà il benvenuto nel piccolo cortile del centro per l’infanzia Nicolaigarden a Gamla Stan, la Città Vecchia, a Stoccolma. È stato uno dei motivi per cui ha iniziato a lavorare sull’uguaglianza dei sessi, una volta divenuta direttrice del servizio prescolare di quella zona. Un altro motivo è stato il curriculum prescolare svedese di quel periodo, a cui lei si ispira.
“Provengo da una realtà scolastica in cui ho vissuto il bullismo, le molestie e insegnanti con problemi disciplinari. Ho pensato che fosse indispensabile cominciare lavorando sui più giovani, hanno bisogno di una buona base educativa. Ho potuto constatare che abbiamo ottenuto degli ottimi risultati in questo senso. I nostri bambini hanno modo di sperimentare le proprie emozioni, parlare e comunicare, chiedere aiuto agli adulti. Si sentono più liberi quando scelgono le attività. Gli insegnanti delle scuole dove i nostri bambini proseguono il loro percorso, dicono la stessa cosa: sono abituati a esprimere i propri sentimenti e a comprendere quelli degli altri. Sono abituati ad essere ascoltati, i bambini e le bambine giocano insieme e scelgono giochi in base ai loro interessi, indipendentemente dal genere di appartenenza.”
Un nuovo studio all’Università Uppsala rivela lo stesso risultato: 30 bambini di un centro prescolare in cui si adotta una pedagogia di genere differente, sono stati messi a confronto con 50 bambini di tre centri prescolari “tradizionali”.
Quando Modern Childhood comincia a cercare un centro prescolare con una lunga esperienza in pedagogia di genere è ancora estate. Ma la nostra curiosità risale a tempi più remoti, ovvero alle conferenze annuali sul genere del Reggio Emilia Institutet, insieme al gruppo di ricerca per la teoria educativa femminista dell’Università di Stoccolma che diede vita alla conferenza “En rosa pedagogik” (Una pedagogia rosa) nell’autunno del 2014. Qualche anno dopo, l’Ispettorato scolastico svedese, nei suoi controlli di qualità più importanti, ha pubblicato un report all’inizio del 2017 su come 36 servizi prescolari e 24 dirigenti fossero all’altezza del metodo di lavoro basato “sull’uguaglianza fra i sessi” ormai vecchio di 20 anni. Il loro controllo di qualità dimostra che “l’attività prescolare non è pervasa dal lavoro basato “sull’uguaglianza di genere” e che “il lavoro sull’uguaglianza di genere che viene svolto nei servizi prescolari è poco sistematico e c’è il rischio che i tipici stereotipi sulle norme e le strutture di genere vengano trasmesse al bambino.” Ciò che ha fatto sì che Modern Childhood cambiasse la situazione, è dovuto ai genitori che hanno cominciato a esigere maggiore sguardo critico nei confronti delle regole nei servizi prescolari.
Dal nostro primo incontro con Lotta Rajalin a questo giorno di Novembre nel centro prescolare Nicolaigarden, qualcosa è successo che ha totalmente cambiato la comprensione di ciò con cui lei e i suoi centri prescolari hanno avuto a che fare per così tanto tempo.
Grazie al movimento Me Too, da una parte all’altra del mondo, migliaia di donne di tutte le età hanno portato la loro testimonianza di molestie e violenze sessuali; hanno condiviso le loro storie; si tratta di storie che si estendono dalla scuola dell’infanzia fino a scuole di qualsiasi ordine e grado, qualsiasi posto di lavoro e organizzazione, storie che dimostrano quanto sia grosso questo problema strutturale.
“Me Too dimostra veramente quanto sia efficace il nostro lavoro preventivo nei servizi prescolari,” afferma Lotta, che nel corso degli anni non è stata solo lodata per il suo lavoro con l’uguaglianza di genere ma purtroppo, in diverse occasioni, si è scontrata con la paura, le minacce e le molestie.
I servizi prescolari a Maria-Gamla Stan, non sono i soli ad essersi occupati di pedagogia di genere molto tempo prima della nascita di Me Too. Due servizi prescolari a Gävle, Tittmyrain e Bjoerntomten, hanno ottenuto successo nazionale all’inizio degli anni ‘90 quando notarono con che differenza venivano trattati i bimbi maschi rispetto alle femmine dai loro educatori. La campagna Rädda Barner (Save the Children) Stopp Min Kropp! (Rispetta! Il mio Corpo!) contro le violenze sessuali e altre violenze, che si batte per il diritto all’integrità del bambino, ha segnato una svolta per i bambini e i loro genitori nei servizi prescolari più o meno un anno fa. Eppure gli accertamenti dell’ispettorato scolastico svedese dimostrano che poche scuole sono sufficientemente organizzate per portare avanti questo “progetto sull’uguaglianza di genere.”
“Sebbene Rispetta! Il mio corpo! non fosse nuovo per noi, ora stiamo più attenti e facciamo in modo che i bambini sappiano con chi saranno a contatto nelle situazioni più intime, tipo quando bisogna cambiare un pannolino o essere consolati. Un adulto non dovrebbe mai invadere l’integrità del bambino. Prima era normale che i bambini non potessero opporsi e che dovessero accettare chiunque passivamente, persino quando dare un abbraccio veniva deciso degli adulti.”
Lotta Rajalin sostiene che ai bambini sono sempre state poste domande aperte del tipo: “Avete mai avuto paura qui, in questo centro prescolare? Quando? In che modo? Cosa possiamo fare noi quando ciò accade?”
“Stiamo anche molto attenti a rendere certe cose e certi luoghi più piacevoli, per evitare che il bambino si possa sentire a disagio.”
I piccoli appartamenti nei vecchi palazzi residenziali ora ospitano un centinaio di bambini che vanno su e giù dalle enormi scalinate in pietra che collegano le cinque sezioni (gruppi di diverse fasce di età) su tre piani.
“I nostri bambini sono abituati alle scale. Molti di loro non hanno l’ascensore nemmeno a casa,” afferma Lotta mentre raggiungiamo l’altro spazio all’aperto, una terrazza panoramica molto luminosa in contrasto con il piccolo spazio buio al piano terra. Da qui, i bambini possono vedere i tetti più antichi di Stoccolma, le guglie della Chiesa e il castello reale mentre pedalano o leggono libri fra le pelli di pecora e le lampade riscaldanti del vivaio, persino nel periodo più freddo dell’anno.
“Affittiamo anche una piccola casa a Långholmen Island dove i bambini possono riposare quando si va in gita, in modo che anche i bambini che vivono in città abbiano l’opportunità di stare in mezzo alla natura” afferma un educatore che è stato lì di recente e che indica delle foto scattate a Långholmen, lungo la parete della scalinata. Lì sono appesi anche altri tipi di documenti, oltre a fotografie di tutto lo staff.
“Siamo l’unità svedese prescolare con la più alta percentuale di personale maschile, il 38% del nostro staff consiste in uomini,” dice Lotta. “È la varietà dello staff che conta,” aggiunge. La ricerca più recente sulle lingue nei nostri centri prescolari ha dimostrato non solo che i 450 bambini parlano molte lingue (22 in tutto) ma persino lo staff (16 lingue). E questo si riflette anche nella loro biblioteca.
“Qui abbiamo libri in tutte le lingue parlate dai bambini. Se noi non conosciamo una lingua, chiediamo ai genitori del bambino di leggere il libro ad alta voce e di registrarsi, in modo che il bambino possa ascoltarlo a scuola. Abbiamo anche libri che riguardano ogni tipo di emozione e svariate costellazioni familiari. Abbiamo persino i vecchi classici, anche quelli che con l’occhio “normo critico” di oggi potrebbero essere sospetti, ma di alta qualità artistica.” Lotta indica gli scaffali con la scritta ANTIKVSARIAT che includono diversi libri per bambini della tradizione svedese, di Elsa Beskow.
“Quando li leggiamo esordiamo dicendo: ‘Ora leggeremo un libro di cento anni fa.’ Così i bambini capiscono che si tratta di qualcosa che è accaduto nel passato, non riguarda il “qui e ora”. Ma stiamo attenti a non sfociare nel razzismo.” sottolinea Lotta.
“È un privilegio poter lavorare con i bambini, ma anche una grossa responsabilità. Dobbiamo sempre essere aggiornati. Non dobbiamo rincorrere il mondo circostante, ma sforzarci di dare la nostra interpretazione del mondo. Quindi dobbiamo pensare a quali tradizioni vogliamo trasmettere alle generazioni future. Essere consapevoli delle norme implica esaminarle tutte, e stabilire quali vogliamo mantenere e quali vogliamo “sviluppare.” Tutto lo staff qui sa che ci sono norme invisibili che dobbiamo gestire. Stiamo sempre attenti a quali parole usiamo. Diciamo “kamro” (per es. compagno, compagno di scuola, amico) che è un ottimo termine, seguito dal nome del bimbo al posto di lui o lei. Cerchiamo anche di pensare a noi stessi come “persone,” e non di distinguerci troppo fra “adulti” e “bambini.”
E allo stesso modo, loro cercano i nostri libri e i nostri materiali che possono offrire variazioni ricche e alternative ai ruoli, ai giochi, alle fantasie, alla qualità, alle emozioni e ai vari modi per essere una famiglia. Questo è esattamente quello che molti genitori con cui ha parlato Modern Childhood vorrebbero vedere. Prima di sentire la loro opinione, Lotta ci parla di come tutto è cominciato per loro al Nicolaigarden, con il primo curricolo per i servizi prescolari nel 1998.
“Era evidente che ci veniva chiesto di contrapporci agli stereotipi dei ruoli di genere, dovevamo assicurarci che i bimbi maschi e le femmine avessero le stesse possibilità, gli stessi diritti e gli stessi doveri,” ricorda Lotta.
Solo dieci anni più tardi, la RFSL (Federazion Svedese dei diritti per le persone lesbiche, bisessuali, gay e transgender (LGBT), ha cominciato dei corsi a cui ha partecipato lo staff del Nicolaigarden e Egalia, rendendolo il primo centro prescolare certificato per i i diritti LGBT in Svezia nel 2011, che successivamente ha diffuso la sua conoscenza ad altri servizi prescolari.
“È stato incredibilmente istruttivo e prezioso. Il miglior corso sullo sviluppo delle competenze che abbiamo mai avuto. Potremmo veramente migliorare il livello di tutto lo staff in una volta, abbiamo sempre ritenuto che tutti i membri dello staff abbiano la stessa importanza e all’interno del nostro staff abbiamo i nostri cuochi e il nostro personale addetto alle pulizie. Il corso ha affrontato la parte legale della discriminazione, cosa dice la legge, come era in passato, quali sono le violazioni, cosa si deve fare per essere consapevoli dei pregiudizi, gli approcci e modi in cui trattare le persone, i termini che si usano. Sebbene fossimo sempre stati attenti su come usare il linguaggio, abbiamo approfondito la nostra visione,” afferma Lotta.
“Ad esempio, evitiamo l’uso di espressioni che possano etichettare i bambini inserendoli in una categoria rigida di appartenenza. Abbiamo passato in rassegna qualsiasi cosa, dal modello più semplice ai cartelli che indicano i bagni, per essere il più inclusivi possibili. Anche se abbiamo lavorato incessantemente, ci siamo stupiti di quanto fosse tutto profondo e invisibile. Noi adulti siamo stati cresciuti in modo tradizionale e quindi ci sono molte cose che non notiamo.”
I servizi prescolari Maria-Gamla Stan, sono molto impegnati nel “friendly checking,” (controllo amichevole) una sorta di shadowing (affiancamento).
“Si tratta di apprendimento collegiale” per cui si riflette molto tutti insieme. Ma anche i genitori sono importanti,” sottolinea Lotta, “come tutti gli studenti.”
Oggi la studentessa Sophie Southern, che sta seguendo un corso di formazione per diventare un’insegnante di sostegno, sta svolgendo una ricerca sul campo, dove osserva il lavoro di Josefin Sjoluand Larsson con i bambini di 4 anni. In seguito Josephin descrive come i servizi prescolari si occupano di playgroups “gruppi di lavoro” per bambini con esigenze speciali e bambini che possono riscontrare le più svariate difficoltà nel gioco.
Una cosa importante per i servizi Maria-Gamla Stan è la loro collaborazione con i comuni della Bassa Reggiana (che a loro volta sono ispirati dal comune confinante di Reggio Emilia e dal loro lavoro con i servizi prescolari). Hanno collaborato a due progetti dell’UE.
In tutte le loro sezioni c’è almeno un set di EQ dolls, (bambole con quoziente emotivo). Si tratta di sei bambole, ciascuna delle quali esprime un’emozione umana basilare: l’allegria, la rabbia, la paura, la tristezza, l’irritabilità e la calma. Ma anche molte altre cose, come le gonne con tulle in bellissimi colori che tutti possono indossare per ballare e libri e poster che mostrano che aspetto possa avere una famiglia. Le costellazioni familiari sono spesso completamente invisibili nelle altre scuole. Questo è qualcosa di cui diversi genitori in altri servizi prescolari spesso si preoccupano, che i loro figli si possano sentire esclusi o “sbagliati,” soli, perché le loro famiglie non sono rappresentate nei libri, nelle fotografie, e nelle conversazioni, precludendo così la loro partecipazione ai giochi con gli altri bambini.
“Come quando a mio figlio chiedevano continuamente di parlare di suo padre e infine fu costretto a dire che era morto perché non poteva dire che suo padre era un donatore di sperma. Queste cose non esistevano nei nostri servizi prescolari. I suoi compagni non avrebbero capito, poiché non ci sono libri che includono questa realtà e nessun membro del personale educativo aveva mai affrontato il tema di famiglie diverse dalla formula: madre, padre e bambino.”
Questa mamma vorrebbe che il personale educativo si consultasse anche con i genitori. “Sono sempre stata aperta riguardo alla nostra realtà, mio figlio è nato grazie a un donatore di sperma e all’ovodonazione, ma può darsi che alcuni genitori preferiscano non parlarne. Per questo motivo credo che i servizi prescolari dovrebbero prendere l’iniziativa di chiedere come si desidera che venga gestita la questione, e in che termini dovrebbero parlare della famiglia del bambino. Invece di parlare di ciò che i bambini non hanno, sarebbe meglio parlare di quello che invece hanno: una mamma e uno zio, ad esempio.”
Un altro genitore ha segnalato quanto sia spiacevole dover compilare dei fogli o delle scatole in cui bisogna inserire il nome della mamma e del babbo.
“Potrebbero chiedermi anche dei libri, invece sembra che abbiano completamente ignorato i miei suggerimenti, dicendo che tutti i bambini sono differenti anche se l’impressione è che tendano a nascondere molte di queste differenze sotto a un tappeto. Una famiglia può essere come la mia, con una mamma e due bambini.
Il desiderio di questi genitori, che vorrebbero che il personale nei centri prescolari affrontassero meglio la diversità e le differenze, è stato evidenziato anche in una nuova ricerca. Anna Malmquist all’Università Linkoeping ha intervistato 126 mamme e 12 bambini con un modello di famiglia che sta diventando sempre più comune in Svezia, genitori lesbici di giovani bambini, i professionisti devono diventare più consapevoli di questa realtà con cui convivono.
Nei centri prescolari Maria-Gamla Stan questa consapevolezza esiste, e le famiglie, così come le persone del resto, oltre a poter essere diverse, possono anche cambiare.
“La diversità è la nostra forza e i servizi prescolari sono eccellenti nel convergere l’assistenza, l’insegnamento e il gioco.” Conclude Lotta Rajalin prima di separarci, ognuno per la propria strada.
Da Modern Childhood, 2018. Traduzione dall’inglese: Katja Masucci. Immagini da ”The Maria-Gamla Stan Preschools’ Department”