di Ilaria Mancini
Con il contributo dei bambini, delle insegnanti e dei genitori della scuola di Fondo che hanno collaborato con coinvolgimento e partecipazione al progetto di ricerca sull’intercultura.
Un particolare ringraziamento a Bruno Bertol –presidente della scuola – per la disponibilità e l’attenzione, e a Paola Sangiorgi – Coordinatrice della scuola – per l’accompagnamento al percorso e per la condivisione di riflessioni sulla proposta progettuale.
Un’esperienza di realizzazione di videotour presso la scuola dell’infanzia “Virgilio Inama” di Fondo
La scuola dell’infanzia di Fondo partecipa a un progetto di ricerca, intitolato “Scuola dell’infanzia, intercultura e comunità: come le sfide inclusive sviluppano le risorse sociali di un territorio”, promosso dalla Federazione e finanziato dalla Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, connotato come ricerca-intervento per la promozione di pratiche di sviluppo di comunità intese come l’insieme di tecniche di ricerca, intervento e formazione per la costruzione di strategie di cittadinanza attiva insieme agli attori sociali di una comunità, compresi quelli più periferici.
All’interno di questa cornice si inserisce la proposta del videotour, come strumento per la costruzione di un video-racconto della scuola attraverso cui diffondere la comunicazione circa le esperienze educative in essa sviluppate e per la socializzazione, rispetto a queste, dei novizi come i nuovi genitori e i nuovi bambini frequentanti. Il videotour rappresenta una visita guidata della scuola – in un momento in cui la scuola è vuota – da parte degli attori sociali che a essa afferiscono e ha l’obiettivo di «illustrare al ricercatore tutti gli spazi, interni ed esterni del servizio, e anche le peculiarità degli arredi, degli oggetti presenti, delle esposizioni, del loro uso previsto dagli educatori, e quindi dell’organizzazione educativa preordinata» (Pontecorvo, 2007). Attraverso l’esperienza videotour si sono collezionati “racconti” secondo molteplici punti di vista: la produzione di narrazioni sui luoghi, come modalità di riflessione sulla propria appartenenza al contesto, apre alla costruzione di una narrazione condivisa e multi prospettica circa l’identità della scuola e le esperienze che in essa vivono così da farle circolare attraverso la comunità.
Sguardi sulla scuola: alcuni zoom di analisi
Di seguito vengono presentati e discussi alcuni estratti dei videotour selezionati perché reputati significativi rispetto a particolari stili comunicativi o scelte narrative nella costruzione del racconto.La discussione dei videotour prodotti è stata parte integrante del lavoro di restituzione agli attori sociali coinvolti e base di riflessione per la costruzione di un video-racconto polifonico che risulti efficace nel veicolare l’identità di scuola.
La scuola della comunità, l’ippocastano e la semina valoriale
Nei videotour lo spazio narrato diviene metafora dei significati narrativi espressi: la mappatura dello spazio attraverso il videotour coincide con la mappatura dei significati educativi su cui la scuola poggia, come, per esempio, nel videotour della maestra Clara in cui muovere dalle fondamenta dell’edificio scuola è mezzo per raccontare i fondamenti educativi che ispirano l’azione educativa della stessa.
Il racconto delle cifre identitarie della scuola celebra il punto di inizio per alcune di queste narrazioni, come esemplificato negli estratti che seguono (estratto 1 e 2).
Nel primo estratto la connotazione di maggior salienza dell’identità di scuola è individuata dall’insegnante “sentirsi scuola della comunità”, aspetto simbolicamente rappresentato attraverso il soffermarsi dell’inquadratura su un libro, realizzato per la celebrazione della ristrutturazione della scuola, che proprio nel titolo richiama tale cifra identitaria.
Estratto 1. Sentirsi scuola della comunità
Ins. Clara: sì, sono tanti anni e anch’io qui in questa scuola sono davvero da tanti anni (2.0) è un po’ quasi (2.0) un riassunto quello che faccio molto semplicemente di questa scuola che appunto nel 1988 ha festeggiato la (3.0) l’inaugurazione della ristrutturazione e mi piace molto questo titolo (inquadrando un libro su una sedia) “La scuola materna Virgilio Inama di Fondo. Una scuola voluta dalla comunità” (2.0) ecco proprio penso che il fulcro portante di questa scuola è proprio il fatto di sentirsi scuola della comunità (2.0) e parto anche dal seminterrato salendo (mentre sale le scale verso il giardino) pensando all’importanza che una scuola dell’infanzia ha (3.0) proprio in questa età, 3 – 6 anni. Si stabiliscono un pochino i fondamenti anche di una vita, sembra una frase gigantesca ma sotto sotto c’è un bel che di verità
L’ippocastano presente nel giardino della scuola simboleggia l’essere una scuola storicamente radicata nella comunità sociale di riferimento:
Estratto 2. L’ippocastano
Ins. Sabrina: allora ecco qui il nostro bellissimo ippocastano che durante il centenario è diventato quasi un simbolo della nostra scuola. Ecco io ho scelto di iniziare il mio video tour da questo ippocastano proprio perché spero che venga sempre rispettato e che venga sempre curato, come poi dovremmo sempre riuscire a rispettare e a curare tutta la natura, e spero che possa restare qui nel giardino di questa scuola ancora per tanti anni e che possa veder passare ancora tanti tanti bambini
Questo albero è testimone della storia della scuola: è presente da sempre e ha accolto generazioni di bambini che nel corso del tempo si sono avvicendate in queste sezioni.
Nella narrazione dell’insegnante Sabrina esso diventa inoltre rappresentativo di una delle dimensioni valoriali più care alla scuola, il rispetto della natura, emergente peraltro nelle parole che accompagnano il videotour di mamma Ierta nel mostrare l’orto della scuola:
Estratto 3. Seminare valori
Mamma Ierta: l’orto, questa parte di giardino in cui è stato costruito, fabbricato dai genitori in collaborazione con la scuola, questo piccolo pezzo di terra nel quale ogni anno si coltivano patate, pomodori, fiori e quant’altro, cosa devo dirvi io dell’orto? Vabbè, innanzitutto come prima immagine sicuramente il fatto che si coltivi la terra che si coltivino delle verdure biologiche, tutto ci sta, tutto sta bene. C’è però un’altra cosa che mi premerebbe dire di questo orto: qui non si seminano solo le verdure, i fiori e le cose materiali, si seminano e ci si prende cura anche di tanti valori, perché occupandosi dell’orto ci si occupa di una cosa comune, si impara a collaborare. Questo discorso che vi sto facendo vale sicuramente per i bambini, che vengono seguiti ovviamente dalle insegnanti, ma anche per noi genitori che comunque soprattutto in estate ce ne prendiamo cura, qui si semina il fare insieme, il collaborare, il relazionarsi, il parlarsi, il conoscersi
Anche in questo caso la descrizione trascende la materialità del luogo aprendo a una dimensione ideale a essa associata: l’orto diviene dunque non solo il luogo della semina di ortaggi e fiori ma più fortemente l’emblema dei valori che a scuola si promuovono (il fare insieme, il collaborare, il relazionarsi) e dai quali è generato.
Oltre la finestra
Uno degli elementi architettonici spesso intercettati da chi racconta come salienti per la descrizione degli spazi sono le finestre, elemento di confine e comunicazione tra il dentro e il fuori della scuola. Il riferimento a esse come elemento di apertura di sguardo è trattato in modi diversi in differenti videotour (cfr. estratto 4, 5 e 6).
L’insegnante Sabrina descrive le finestre al loro aprirsi sul Doss di Sedrena: esse sono la via di accesso a una delle “grandi fortune” della scuola, il suo essere “situata vicino alla natura”, natura che diviene propaggine della scuola stessa, essendo talvolta scenario di attività vissute con i bambini.
Estratto 4. Le finestre sul Doss
Ins. Sabrina: una cosa molto bella della sezione 2 secondo me è il fatto che le finestre danno sul Doss di Sedrena. Ecco naturalmente (aprendo la finestra) in questo momento non si può vedere niente perché perché è buio, però ci tenevo a parlarne lo stesso perché ritengo che una delle grandi fortune della scuola di Fondo sia il fatto di essere situata vicino alla natura, vicino al bosco. Infatti nel giro di un quarto d’ora, dieci minuti, si può arrivare sulla cima del Doss. Ci sono delle foto, un momento, (raggiungendo le immagini con la videoripresa) ci sono delle foto dei bambini sul Doss di Sedrena. Quando guardo il Doss di Sedrena non posso fare a meno di pensare a tutte le volte che ci siamo stati con i bambini
Le finestre sono il punto di cerniera tra scuola e contesto di inserimento. Da esse sono visibili gli elementi distintivi del paese (la chiesa, il bosco, il piazzale) e lo scorrere della vita della comunità. La scuola vive dentro e vive insieme alla sua comunità territoriale.
Estratto 5. Le vetrate sul paese
Ins. Rosanna: i bambini hanno a disposizione uno spazio molto bello. Lungo le pareti esterne ci sono delle vetrate (8.0) (scorrendole con la videoripresa) dal quale=dalle quali si vede un bellissimo (2.0) panorama (3.0) del paese nella parte alta verso il bosco, con una stradina molto curiosa, dove ogni giorno durante la merenda i bambini vedono i nonnini che vanno a spasso (4.0) ecco (5.0) vediamo perfino il piazzale qui davanti e anche verso la chiesa (4.0) e i bambini, tante volte, qui si soffermano e danno un’occhiata al cancello per vedere se arrivano i loro genitori
Le finestre sono anche punto di congiunzione con l’esterno più prossimo, l’esterno scuola, come emerge nel videotour
della maestra Caterina, rispetto alla finestra che affaccia sull’orto:
Estratto 6. La finestra sull’orto
Ins. Caterina: dalla finestra vedo il nostro amico orto. Ecco l’orto (9.0) (aprendo la finestra) questo l’orto della scuola materna. Intorno a questo orto tanti genitori hanno fatto rete, si sono incontrati=ma non tanto per (3.0) non tanto per (0.5) per le colture che sono riusciti a produrre, ma si sono incontrati=è stato bello perché si sono incontrati, scambiati opinioni e si sono confrontati, hanno fatto rete intorno al bambino
Come già emerso nell’estratto videotour di mamma Ierta (cfr. estratto 3), l’orto assume potente valenza simbolica: è nucleo portante del “fare rete” da parte dei genitori attorno al bambino, è prima di tutto luogo di incontro.
Stesso luogo altri occhi
Pur nei diversi itinerari prescelti da ciascun video-narratore per il proprio tour di scuola, alcuni luoghi sono attraversati da più sguardi che restituiscono coloriture narrative linguistiche molteplici. È il caso, per esempio, della sala insegnanti, meta del passaggio videotour sia per gli adulti sia per i bambini:
Estratto 7. La fucina del pensare
Ins. Clara: relazione che è importante anche per noi (2.0) entro nella sala insegnanti (4.0) il nostro tavolo=di lavoro, la nostra bacheca piena di cose, ecco qui c’è un po’ (4.0) diciamo il profumo delle nostre riflessioni, dei nostri pensieri, dei nostri confronti, che a volte possono anche essere scontri ma costruttivi, di apertura ad un passo nuovo, ad un qualcosa che (2.0) fa camminare in avanti, nuove (.5) nuove idee, nuovi progetti, nuove formazioni, qui dentro è un po’ la fucina del pensare nostro (5.0) e poi così voglio riprendere questo albero che dice l’espressione nostra, del personale, un albero con tante foglie, di tanti tipi, ogni ceppo di foglie ha del=una particolarità diversa, e qui siamo un po’ noi, però nell’insieme (.5) dovremmo formare una bella chioma (2.0), un bell’insieme, un bel team, un bell’intreccio
La sala insegnanti emerge come luogo di costruzione delle progettualità di scuola e del team professionale, luogo dentro cui si forgia il pensiero educativo (“la fucina del pensare”).
È in questo spazio – “cuore pulsante della scuola” – che si “pensano i pensieri”, per dirla con le parole della maestra Tiziana in un percorso di ricerca di senso teso alla costruzione di un’unità di pensiero di scuola:
Estratto 8. Il cuore pulsante della scuola
Ins. Tiziana: ed entriamo (3.0) nella sala insegnanti, la nostra saletta (5.0) ecco (3.0) questo è il cuore pulsante della nostra scuola (4.0) questo è il luogo in cui ci ritroviamo (3.0) con le colleghe, in cui (3.0) cerchiamo di (3.0) partorire, fra virgolette, le nostre proposte e idee (4.0), il luogo in cui discutiamo, è il luogo per eccellenza in cui noi ci conosciamo (3.0) perché ci scambiamo pensieri (5.0) avviene un contagio anche di pensieri dopo anni di lavoro (5.0) ci scambiamo i pensieri e pensiamo=i pensieri: *ho pensato questa cosa, cosa ne dite?* sono le parole che ci=ci scambiamo e qui appunto vengono pensati i pensieri, qui si mettono a fuoco determinati argomenti=ciascuno dice la propria (3.0) qui si mettono a fuoco anche i bambini, ognuno esprime la sua visione di bambino (4.0) c’è=sempre (3.0) poco tempo a volte per approfondire, perché tante sono le cose da fare ma dedichiamo sempre (4.0) ogni settimana uno spazio e un tempo per questo scambio, per questa ricerca comune di senso, perché tutto quello che facciamo parte appunto da un=da un’idea che viene proposta, condivisa e approfondita (3.0) qui ci troviamo anche con la coordinatrice (3.0) che ci aiuta a snocciolare bene determinate questioni (3.0) e quindi per questo dico che questo luogo è forse il più importante della nostra scuola, ribadisco l’importanza dell’incontro tra insegnanti perché solo così le insegnanti di una scuola possono veramente dare unità ad un pensiero unico di scuola
La sala insegnanti è anche nell’attraversamento del videotour realizzato in piccolo gruppo dai bambini
(estratto 9):
Estratto 9. Se c’è il computer…
Bb1: questo è il tuo ufficio
Ins: questo è il mio ufficio? cosa fanno qui le maestre, che non so?
Bb1: lavorano
Bb2: se c’è il computer ha ragione Riccardo. E questa (inquadrando la fotocopiatrice) è la calcolatrice mi sembra,
Ins: una calcolatrice?
Bb1: sì!
Bb4: no
Bb3: non so neanche io
Ins: cos’è?
Bb4: è la fotocopiatrice,
Ins: a cosa serve?
Bb4: per fare le foto
Bb2: a fare altre cose uguali ma però che anche se ce le avevi colorate e hai
sbagliato, basta mettere dentro quelle che hai sbagliato e te la fa
bianca quella
I bambini individuano la sala come spazio di lavoro delle insegnanti, soffermandosi sul computer come oggetto rivelatore della funzione di questo luogo.
Co-costruire la narrazione dei luoghi
I videotour realizzati dai bambini in piccolo gruppo si caratterizzano come occasioni di co-costruzione della narrazione e di decisioni circa cosa mostrare e come raccontarlo.
Significativo in tal senso l’estratto seguente, in cui i bambini stanno riprendendo gli alberi che adornano le pareti della scuola e che sono stati creati in collaborazione tra bambini e genitori:
Estratto 10. Ma non correre troppo in fretta
Bb1: vuoi che ve lo racconto?
Ins: certo
Bb1: è con su, con su i gatti di stoffa che luccicano, ma=ma è un po’ ricolorato
di verde i gatti
Ins: mhm mhm, e il tuo dov’è? ((rivolta a Bb2))
Bb1: guarda i gatti sui nidi, i gatti sul nido
Ins: che belli, è vero, è vero!
Bb2: adesso andiamo a vedere il mio
Ins: ok
Bb2: e guarda dov’è il mio! Qui!
Bb3: è quello con la civetta?
Bb2: eh, il mio è proprio qui!
Bb3: allora è quello con la civetta?
Ins: è quello con la civetta?
Bb2: no, è quello con la palla, quello con la collana, anche con la palla
e con la collana
Ins: con il gufo?
Bb2: sì, quello col gufo
Ins: lo racconti
Bb2: lì c’è il gufo appeso sull’albero, che sta facendo forse una pausa
perché ha volato troppo=e quindi quando è notte fa così cu=cu
Bb3: no, fa uh=uh=uh=uh
Bb2: e >lì ci sono tutte le foto appese agli alberi=e lì e lì ci sono i
mattoni<
Bb3: sì certo ma non correre troppo in fretta
Bb2: e lì >e lì ci sono i mattoni incollati con la colla<
Bb3: sì certo ma non correre troppo in fretta
Il gruppo è chiamato a mettere bene a fuoco quale sia l’oggetto su cui puntare la ripresa avendo però cura della forma comunicativa che rende efficace la presentazione dello stesso: a tal fine i bambini hanno consapevolezza che un eloquio troppo veloce non giovi (“sì certo ma non correre troppo in fretta”).
Videotour come luogo di interlocuzione con se stessi e con l’altro
Altra qualità diffusamente rintracciabile nei videotour è la valenza dialogica giocata su un duplice piano: da un lato nei termini di un parlare con se stessi in un’operazione riflessiva circa il significato personale dei luoghi attraversati, dall’altro in un’interlocuzione con un destinatario virtuale assunto come riferimento della narrazione. Mossa di apertura del tour della maestra Lorenza è la consegna a un pubblico immaginario di qualche dato di presentazione di se stessa che stabilisce l’autorialità della narrazione e dichiara il posizionamento di sguardo da cui vedremo la scuola:
Estratto 11. Io sono…
Ins. Lorenza: io sono la maestra Lorenza, lavoro in questa scuola da settembre di questo anno (3.0), ho lavorato altre volte per molti periodi. Adesso vi parlerò degli spazi che ci sono qui a scuola e che io ritengo importanti per i bambini a anche dal punto di vista professionale da parte di noi insegnanti
Un’operazione simile è rinvenibile anche nel video-racconto della maestra Annamaria, che poi accompagna una sorta di dichiarazione d’intenti (“provo un po’ a raccontarvi della nostra scuola”) con la consegna allo spettatore del suo vissuto al riguardo (“Non è facile per me fare questa cosa perché non sono molto abituata”).
Estratto 12. Provo un po’ a raccontarvi della nostra scuola
Ins. Annamaria: sono Annamaria e provo un po’ a raccontarvi della nostra scuola materna. Io lavoro qui da sette anni e (2.0) ehm, mi trovo bene, sto bene in questa scuola. Non è facile per me fare questa cosa perché non sono molto abituata, però ci proviamo
L’esperienza videotour muove senza dubbio vissuti complessi, comportando un particolare coinvolgimento emotivo per chi narra:
Estratto 13. Intruse
Mamma Nadia: è strano eh, ci si sente anche un po’ delle intruse però è piacevole
Porre l’occhio dietro una videocamera, e muoversi in spazi significativi e senza interferenze di azioni in corso, crea una silenziosità entro cui la possibilità di ascolto della voce affettiva di quei luoghi per ognuno è massimizzata.
Quando la narrazione simula il quotidiano
Un’ulteriore chiave narrativa sviluppata nei videotour è riferibile a una sorta di simulazione dell’itinerario che nel quotidiano viene seguito da chi racconta all’interno della scuola. Esemplificativo a tal proposito l’incipit del tour di mamma Agata:
Estratto 14. Ogni mattina
Mamma Agata: ogni mattina arriviamo all’asilo e guardo questo grande cancello che ci aspetta un po’ aperto e un po’ chiuso. Entro mano nella mano con la mia bambina e ci prepariamo per una nuova giornata. Facciamo piccoli passi e assaporiamo questi ultimi momenti che passeremo insieme. Ci soffermiamo a guardare se sul cornicione, adesso che è primavera, sono arrivati gli uccellini
In questo racconto ripercorriamo attraverso la videoripresa le azioni che mamma e figlia compiono nel loro attraversamento quotidiano della scuola.
L’accompagnamento virtuale dei bambini nel tour di scuola dei genitori si esprime anche nei termini di una “congiunzione di sguardi”, come nel caso di mamma Laura:
Estratto 15. Matteo nota sempre le casette
Mamma Laura:ecco questa è la strada che facciamo quando veniamo all’asilo con Matteo. Il cancello da cui spesso noi entriamo, il cancello laterale. Vediamo l’asilo dal retro e dal fianco e ogni mattina guardiamo i giochi che l’inverno sono sempre coperti di neve e dai teli verdi e Matteo nota sempre le casette, i giochi a cui, con cui gioca di più.
FOTO 7
La videoripresa e le parole che l’accompagnano evocano il passaggio di Matteo insieme alla sua mamma (la strada che fanno, il cancello da cui entrano) e riferiscono lo sguardo del bambino su quel luogo (“Matteo nota sempre le casette”).
Una prima occhiata conclusiva
I materiali narrativi prodotti attraverso i videotour sono notevolmente ricchi e difficilmente racchiudibili in una definizione; piuttosto sembrano essere preziosa risorsa per l’esplosione delle molteplici e differenti visioni che sulla scuola si aprono a partire dagli sguardi degli attori sociali che la abitano. L’esperienza è ancora in corso presso la scuola, e prosegue con la discussione e la riflessione congiunta tra tutti i partecipanti circa i significati emergenti nelle rappresentazioni personali di ciascuno, significati che rimandano sia a dimensioni affettive sia a dimensioni più strettamente psico-educative.
Sarà proprio questa la base per la costruzione di un videotour unico, frutto della riflessione e della negoziazione tra tutti i partecipanti nella scelta di un itinerario e di significati narrativi condivisi, che attraverso spazi, oggetti, memorie e relazioni riesca a comporre insieme la diversità degli sguardi in una video-narrazione complessa che comunichi l’identità di scuola.
Riferimenti bibliografici
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Pontecorvo, C., Giorgi, S., Monaco, C. (2009). Raccontare i luoghi “familiari”: il videotour come strumento di indagine.In L. Fruggeri, Osservare le famiglie. Metodi e tecniche. (pp. 139-169 ). Roma: Carocci Editore.
Pubblicato in “AltriSpazi: abitare l’educazione“, n.10, giugno 2015.