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In che cosa abbiamo sbagliato?

Ferruccio Cremaschi

Direttore responsabile Zeroseiup


La scuola dell’infanzia statale ha compiuto i 50 anni, l’asilo nido poco meno. Questo significa che buona parte delle bambine e dei bambini che frequentano oggi i servizi hanno genitori che hanno fatto la stessa esperienza e che hanno alle spalle un percorso di educazione infantile.
Secondo quanto ci assicurano le ricerche in proposito di intervento educativo precoce, dovremmo raccogliere i frutti di questo impegno culturale, sociale, professionale.
Vorrei chiedere a educatrici e insegnanti, quale è la loro esperienza quotidiana con i genitori di oggi? E a educatori e insegnanti con anni di esperienza quali sono stati i mutamenti nei comportamenti di genitori e bambini negli ultimi decenni?
A sensazione, senza suffragi statistici scientifici, azzarderei che la situazione oggi non è migliore di qualche decennio fa, che i genitori di oggi sono forse meno disponibili e meno attenti all’educazione offerta dai servizi, che i bambini non sono sostenuti da una partecipata consapevolezza dell’importanza di quanto stanno vivendo.
Certamente non voglio (e non possiamo) dare la colpa ai servizi per l’infanzia. In 50 anni il mondo è cambiato. Solo per citare una variabile, la televisione commerciale con i suoi modelli di comportamento e con i suoi valori è entrata massicciamente nelle case e nella vita delle persone, plasmando comportamenti, distorcendo valori, sovvertendo priorità.
E allora? Possiamo comunque consolarci ripetendo le affermazioni di Hekman e dei diversi documenti internazionali e aspettando che naturalmente si verifichi un mutamento epocale solo a partire da una maggiore estensione della frequenza ai servizi?
O forse, dobbiamo porci qualche domanda su come e se i servizi per l’educazione dell’infanzia possono incidere sulla formazione dei cittadini e sulla costruzione di una società più inclusiva?

Non ho risposte, ho molti dubbi.

C’è qualcuno che si pone il problema?

 

Zeroseiup on the web ottobre 2019

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