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Il racconto dell’estate – settembre 1977

Loris Malaguzzi

Pedagogista


Pubblicato in “Zerosei”, settembre 1977, Fabbri Editori, Milano, p. 43

Alla vigilia di andare in vacanza avevamo parlato con i bambini con le famiglie: dove sarebbero andati, cosa avrebbero fatto nel periodo estivo? Dovunque andassero chiedevamo di inviare cartoline alla scuola, di scattare fotografie, da raccogliere e conservare testimonianze e documenti dei luoghi (materiale pubblicitario e turistico, manifesti e locandine, foglie, fiori, con chiglie, pezzi di artigianato, biglietti di viaggio, sassi, spezzoni di roccia, dischi con musiche e cori lo cali, racconti, leggende, segni del le costumanze e del folklore ecc.).

I genitori e i bambini sono stati come sempre, bravissimi. Hanno inviato decine e decine di cartoline, hanno fatto quello che avevamo richiesto, adesso tutto il materiale è qui a scuola.

Fa piacere ai bambini e alle famiglie essere utili alla scuola e sentirla come una specie di prolungamento e soprattutto come una interlocutrice delle loro vicende e d’altronde è essenziale alla scuola questo rapporto e questo suo entrare caldo nelle vicende dei bambini e delle famiglie.

La curiosità e l’interesse dei bambini sono cresciuti.

Si dà il via: il materiale va diviso, selezionato, ordinato, si discute dove distribuirlo e collocarlo perché lo si possa esaltare, vedere e toccare.

Le plance di legno attaccate alle pareti, i righetti, i fogli di cartone o di bristol, le mensole, i tavoli, i pensili attaccati al soffitto, i cassetti dell’armadio, le scatole da scarpe rappresentano quello che occorre.

I bambini lavorano giorni e giorni e mentre lavorano cominciano il grande gioco del racconto dell’estate che è un ripescare, un riprendere, un rimettere insieme, un rivivere, un commentare a distanza i fatti, le sensazioni, i rumori, le luci, gli incontri, le avventure, le scoperte, i sentimenti, le conoscenze compiute durante le vacanze, comunque e dovunque vissute.

I racconti, i discorsi procedono concitati, a pezzi, a pezzi progressivamente sempre più lunghi e ordinati, all’inizio quasi non avessero o volessero una destinazione, poi sempre più ascoltati e ripagati di confronti sempre più stretti.

Nascono anche momenti di tensione. Ci sono bambini che vogliono riportarsi a casa la loro roba, altri che desiderano appropriarsi delle cose portate dai compagni, altri ancora che vorrebbero avviare scambi e commerci.

Gli equivoci restano fino a che non sono chiari ai bambini il gioco, le sue finalità, le convenzioni che garantiscono il rispetto dei cimeli e il diritto di proprietà.

I racconti dei bambini vengono trascritti ed esposti, insieme ai disegni. Anche i genitori sono invitati a venire a scuola e ad integrare i racconti, i ricordi dei bambini.

Qualcuno arriva con un documentario cinematografico, qualche altro con supplementi fotografici. Una mamma è venuta con un tappeto sardo, un’altra con una collezione affascinante di conchiglie. L’iniziativa ha fortuna.

Aiuta a gettare un ponte tra l’ultimo giorno di scuola dell’anno scolastico passato e il primo giorno dell’anno che si apre. Adesso la memoria si salda con la memoria e si allunga.

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