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Il mio asinello Benjamin e io

Ursula Gruner

Formatrice


Il mio asinello Benjamin e io è un foto-libro, abbinato a una storia di vita quotidiana di una bimba piccola, una rarità sul mercato editoriale italiano. Alla editrice Terre di Mezzo va il merito di aver pubblicato questo libro che ha una lunga storia, sia in Germania che in altri paesi. Il mio asinello Benjamin e io, si inserisce in un ormai importante elenco di libri con una significativa storia editoriale, che raggiungono dopo molti anni finalmente anche il pubblico italiano. La storia dell’amicizia di Susi e l’asinello Benjamin è stata pubblicata la prima volta nel 1968, in Germania, e ha riscosso immediatamente un enorme successo.

Hans Limmer, l’autore e ideatore del libro, si è trasferito nella seconda metà degli anni ’60 da Colonia in Germania, a Rodi in Grecia, insieme con la moglie e la neonata Susi che diventerà protagonista del racconto di questo libro. Come anche Susi, parlando della sua famiglia, ci fa sapere:

Prima vivevamo in una grande città.
Lì c’erano solo auto
e treni
e grattacieli
ma niente farfalle
e niente sassi colorati
e niente serpenti
e niente barche di pescatori.
E niente asino.
Secondo me, qui è molto più bello.

Una ragione per il grande successo del libro nei paesi di lingua tedesca degli anni ‘60 e ’70, fino ai giorni nostri, è l’ambientamento mediterraneo, molto ambito in quei paesi. Oggi, in Italia, in un’altra epoca, questo libro ci offre altre prospettive e valori come, per esempio, il rapporto così intenso e disinvolto che la piccola protagonista vive con il suo ambiente naturale. La ricerca della vita in armonia con la natura che ha segnato già la fine degli anni ’60 del ‘900 e che oggi riprende particolare intensità, è uno degli argomenti significativi di questo albo.

Dal punto di vista formale il libro è composto da due parti: la narrazione fotografica e quella scritta. Le immagini sono realizzate dal fotografo svedese Lennart Osbeck, anche lui stabilitosi a Rodi. Lo stile è sobrio, artisticamente raffinato. Osbeck ha scelto per il suo lavoro il bianco e nero, le illustrazioni sono molto comprensibili e leggibili a partire dall’età di 4 anni, a questo contribuisce anche la scelta di rappresentare Susanna, la protagonista, quasi sempre in primo piano, spesso in compagnia di Benjamin, il suo asinello. Le eloquenti immagini offrono una narrazione fresca e inconsueta, il leggero gusto antico conferisce alla storia un aspetto universale e perciò sempre attuale.

L’altra parte del libro è costituita dalla narrazione della bambina in prima persona. L’autore, il padre di Susanna, sceglie di sviluppare il libro dalla prospettiva della figlia. Inizia con una frase diretta:

Mi chiamo Susanna.
Ma tutti mi chiamano Susi,
perché sono ancora così piccola.

Il racconto di Susi è immediato, semplice e chiaro. La piccola si presenta al lettore e alla lettrice come un’amica che li invita a seguirla nel suo mondo, nel piccolo paese di pescatori, un ambiente rassicurante che le consente la libertà di fare le sue avventure in autonomia.

Dopo il preludio, la presentazione di Susanna e del suo asinello Benjamin, inizia un flashback:

Mi ricordo ancora perfettamente
il giorno in cui lo abbiamo portato a casa.
È andata così.

Seguono 6 pagine di fotografie e testo che narrano, in un perfetto connubio fra loro, il sorprendente ritrovamento del piccolo puledro d’asino e i primi giorni dell’arrivo in famiglia del nuovo amico, l’asinello Benjamin. Da qui inizia la terza parte, la vita quotidiana che Susi condivide con l’asinello:

Da allora Benjamin sta con noi.

Sembra di partecipare a un bellissimo film documentario, le fotografie, che riempiono le pagine come uno zoom sulla vita di questa adorabile coppia, bimba e animale. La fotografia è capace di dilatare il tempo, fa respirare il ritmo lento della vita sull’isola, si sofferma su alcuni dettagli.

Le parole ampliano e arricchiscono le immagini, le sensazioni diventano percepibili, i lettori possono condividerle con Susi: Guarda che pelo morbido … senti il suo naso di velluto. Questo intreccio attento fra rappresentazioni e parole riesce a rispecchiare la vita della protagonista e a offrire numerose occasioni d’identificazione per lettori e lettrici.

Susi e Benjamin diventano inseparabili e condividono storie e fasciature:

Quando gli racconto una storia,
lui ascolta sempre con attenzione.
E quando mamma deve farmi una fasciatura
ne vuole avere una anche lui.

La voglia di vivere in armonia con la natura e offrire a bambini e bambine un ambiente libero e di autodeterminazione emana da tutte le pagine. La bimba insieme con il suo amico vivono questa unione in un delicato dialogo con l’ambiente che li circonda. Spesso sono le fotografie a sottolineare questo dialogo. Una ricerca, un tema sorprendentemente attuale dopo più di 50 anni dalla prima pubblicazione, Lamert è stato un precursore.

La l’asinello porta Susi in nuovi spazi e avventure, quando Benjamin all’alba si allontana dalla casa lei va alla sua ricerca, lo trova, e insieme percorrono la spiaggia del mare e altri spazi sconosciuti. Nello stesso tempo queste pagine sono intensi momenti emotivi: l’ansia, la curiosità, la preoccupazione e la felicità quando ritornano a casa. L’allontanamento da casa viene rappresentato come una avventura, un piacere della nuova esperienza che sfocia in una preoccupazione quando Susi non ritrova la strada di casa.

Mi sono seduta di nuovo e ho pianto un po’.

In questo episodio in cui Susi si allontana da casa non vengono citati i genitori, soltanto al suo ritorno loro sono alla porta e accolgono la bimba con affetto. Il gesto non necessita tante parole, le frasi sono sottolineature, tenute in forma di ipotesi:

Credo che papà e mamma fossero molto felici di rivederci.

Pagine che sono un’espressione di fiducia e libertà, l’autore fa girare la bimba da sola sull’isola e non accenna a una ricerca o a un rimprovero da parte della famiglia o di altri adulti.

Determinante in questa storia è la figura del padre. È lui che porta Susanna a conoscere la natura:

Sono sempre contenta
Quando posso andare a spasso con papà,
perché ogni volta ci sono un sacco di cose da vedere:
farfalle o sassi colorati
o un serpente o una barca di pescatori.

È lui che aiuta Susi a scendere la scarpata vicino all’asinello, dà fiducia alla bimba. Le fotografie ci presentano le difficoltà di questo momento, ma anche un padre che sta vicino quando è necessario e lascia lei fare da sola il più possibile. In altri momenti è il papà che stimola un pensiero, riferendosi a Benjamin:

“Deve ricevere anche un nome.”

La libertà, l’autonomia, temi così importanti vengono qui rappresentati con limpida naturalezza e credibilità, nell’ ambiente campestre e rassicurante del piccolo paese.

 

La nitida rappresentazione della bimba nei suoi diversi stati d’animo è un’opportunità per dare nome e far vivere anche a lettori e lettrici vari momenti emotivi: felicità, sorpresa, concentrazione, preoccupazione, tristezza, intesa e divertimento.

Vorrei aggiungere un’ultima nota. La storia invita a una lettura ad alta voce, è scritta con frasi semplici e brevi, le righe hanno un buon distanziamento in modo che il testo è adatto per una prima lettura in autonomia. Il formato è quadrato e maneggevole e consente una buona visione anche ai più piccoli che possono esplorare facilmente con lo sguardo tutti i dettagli delle immagini.

La bella postfazione della traduttrice, Giulia Mirandola, è fonte di ulteriori chiavi di lettura e informazioni sulla genesi di questo albo.

Per prendere una prima visione del libro è possibile sfogliare le sue pagine in: https://www.terre.it/prodotto/il-mio-asinello-benjamin-e-io/

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