Agorà
Non abbiamo e non vogliamo avere una carta dei principi intangibile. Il nostro lavoro, la nostra proposta è un percorso in divenire, una ricerca aperta al contributo dei nostri compagni di viaggio e in continua discussione per rispondere all’ampliarsi e definirsi di nuovi orizzonti in un mondo che cambia.
Vorremmo che la maestra che leggerà si ritrovi pienamente in qualche passaggio, in qualche frase, e decida di condividere con noi il percorso. Un percorso di ricerca e non un faro nella nebbia. Così pure la coordinatrice pedagogica, alla disperata ricerca di qualcosa attorno a cui ragionare con le sue educatrici, per disintossicarsi dai veleni delle lentezze e delle timidezze economiche e di prospettiva delle amministrazioni e degli assessori.
Nuovi sentieri ove attirare i genitori, così gioiosamente stralunati da aver messo al mondo dei figli, bersagliati da tutte le parti ma aiutati da nessuno.
Un pezzo da leggere, stampare, tenere nell’agenda per i momenti di sconforto o di sogno.
Un invito a intervenire, a dare voce a dubbi, pensieri, dissensi e consensi.
Dunque non iL Manifesto, ma “Il sentiero pedagogico di ZeroSeiUp”.
IL SENTIERO PEDAGOGICO DI ZEROSEIUP
Le nostre scuole e i nostri servizi per l’infanzia sono luoghi dove i figli di culture diverse si conoscono e conosceranno;
luoghi dove i due mondi, reale e virtuale, nelle loro differenze e nelle loro interconnessioni, andrebbero scoperti ed esplorati;
luoghi dove i genitori dovrebbero trovare accompagnamento e sostegno per perfezionare la relazione coi figli e ragionare attorno alle proprie scelte educative;
luoghi dove si scopre il senso del confronto, della collaborazione, della cooperazione, della competizione, della comunità.
Per una cultura dell’apprendimento, con i bambini e le bambine
Il nostro obiettivo è trasferire tale concezione della formazione per l’infanzia nell’operare di educatori- insegnanti in nidi, scuole d’infanzia, scuole primarie e oltre nella scuola e nella società.
All’interno di un ricco sfondo concettuale, i modelli educativi verso la prima infanzia su cui fa leva la nostra azione partono dal presupposto che i bambini sono, sin dall’inizio della loro vita, esploratori del loro ambiente, interessati e autonomi.
Quindi, non è necessario insegnare, ma accompagnarli e sostenerli nell’esplorazione, nell’osservazione e negli auto-apprendimenti, come dimostra ampiamente la più attuale ricerca sulla prima infanzia. Soprattutto, però, non si deve ostacolare, o addirittura frustrare e umiliare, questa volontà di apprendere, attraverso misure improntate alla necessità di far acquisire conoscenze preconfezionate.
Si tratta, piuttosto, di accogliere, sostenere o sfidare i processi di acquisizione propri dei bambini in maniera tale che essi possano sperimentare e sfruttare il patrimonio del nostro sviluppo culturale (e che sapremo mettere a disposizione) come arricchimento per se stessi e per la loro conoscenza del mondo.
Da un lato, occorre contrastare il pregiudizio del Nido e della scuola d’infanzia come “spazio rifugio” prima della serietà della scuola, valorizzando il significato di “cura” e “gioco” come momenti veri di educazione in contrasto con la concezione “scolasticistica” che rischia di inquinare con modelli rigidamente cognitivi l’azione di accompagnamento alo sviluppo del bambino e la consolidamento delle sue conquiste.
Dall’altro, occorre contrapporre alle attuali idee di ricorso alla tecnologica per la trasmissione precoce di competenze, altre forme di educazione della prima infanzia rispettose dello sviluppo psicologico del bambino, che bilancino le esperienze virtuali con quelle reali.
Alla luce della tendenza a “misurare” i bambini, dell’accanimento all’esercizio strumentale, alla eccessiva regolamentazione delle prassi quotidiane, alla discrasia tra affermazioni di principio e pratiche favorite e divulgate, è necessario fermarsi e riflettere su quelle che erano e che sono le nozioni di base dell’educazione infantile.
Appunti per un programma di lavoro coi bambini e di ricerca con gli educatori-insegnanti
1. Visione dell’essere umano
Il nostro progetto si basa su modelli educativi il cui punto di partenza è che gli esseri umani apprendono spinti dalla loro volontà, voglia, curiosità e di propria iniziativa.
Tutti gli individui, sin dalla nascita, hanno le possibilità e le forze per procurarsi un accesso al loro ambiente, sociale, fisico, culturale. Sin dall’inizio essi aspirano a interessarsi e a prendere parte, armati di forze ed esperienze sempre crescenti.
Se i bambini lo fanno insieme con altri bambini e sono accompagnati in questo percorso da adulti interessati e interessanti, questo dà un impulso alla loro motivazione e rafforza la fiducia in se stessi.
Partendo da questa concezione della formazione,
noi rispettiamo la volontà propria, i punti di vista soggettivi e le capacità presenti nei bambini;
garantiamo ai bambini come prima risorsa “tempo” per le esperienze, tempo programmato “libero” e il maggior numero possibile di occasioni, affinché possano esplorare l’ambiente circostante attraverso le loro azioni;
seguiamo gli impulsi dei bambini, riprendiamo le loro domande, le loro idee e i loro argomenti, e li sosteniamo nell’attuazione, senza imporre cosa, quando, dove e come devono imparare;
rispettiamo e prestiamo attenzione ai processi di apprendimento propri e aperti, che vengono messi in moto dalla curiosità naturale
2. Processi di apprendimento e risonanza
Vogliamo usare e soffermarci sul termine “risonanza”; per noi significa eco, approvazione, rimbombo, comprensione, effetto, condivisione.
Affinché i bambini acquisiscano la consapevolezza di se stessi, del loro operato e del pensiero, essi necessitano di una sufficiente “risonanza” da parte di altri individui, su ciò che fanno e pensano. La risonanza si distingue da una semplice risposta nella misura in cui coinvolge il modo di vedere dei bambini, segue pensieri e ipotesi, ed è ospite nel regno della loro fantasia.
E qui essi scoprono il sentire, la presenza e l’energia dei sentimenti.
I bambini aspirano a riconoscersi in altri individui e oggetti, e a ritrovarvi qualcosa di se stessi. In tale processo permanente e in continua evoluzione, i bambini sviluppano una consapevolezza autobiografica di se stessi e delle loro attività.
I bambini testano quotidianamente le loro possibilità. Essi plasmano i rapporti sociali sin dal primo giorno e sperimentano continuamente con i materiali e gli individui che li circondano. Grazie a ogni sperimentazione e a tutte le ripetizioni, i bambini collezionano esperienze che consolidano, o negano, le loro conoscenze o che ne consentono di nuove.
L’autopercezione è uno dei presupposti principali dell’autostima, dell’apprendimento e dello sviluppo. Per questo i bambini necessitano dell’interazione con altri bambini, così come di esperienze comuni con gli adulti.
Gli adulti possono rispettare e osservare le forme di apprendimento dell’infanzia attraverso l’attenzione personale, un’accurata percezione e reazioni delicate. Gli adulti devo essere consapevoli che ogni comportamento personale e le relazioni tra loro, e il rapporto con le idee e i concetti, rappresentano sempre anche un modello per i bambini.
3. Diritti dei bambini e loro importanza per i processi di apprendimento
I bambini sanno cogliere e mostrano all’adulto ciò che è per loro importante.
Hanno diritto a degli adulti che percepiscano e rispettino questi atteggiamenti.
I bambini vanno alla scoperta del proprio ambiente e ne cercano i significati.
Hanno diritto a molteplici accessi al mondo, a un ambiente che desti la loro curiosità e sfidi il loro coraggio.
I bambini plasmano la cultura.
Hanno diritto a ricche offerte di spazi e materiali e a una natura autentica.
Hanno diritto a degli adulti competenti, che amino la scrittura e le lingue, le arti, la scienza, la tecnologia, lo sport, il gioco e che vivano di tutto questo.
Hanno il diritto di sviluppare le loro forme espressive e le loro sperimentazioni logiche individuali nel dialogo con gli adulti.
Hanno diritto a degli adulti che traggano ispirazione dai bambini.
I bambini vivono hic et nunc (qui e ora).
Hanno diritto a un gioco indisturbato e a scegliere tempi e durata delle esperienze.
Hanno diritto alla benevolenza e alla spensieratezza.
Hanno diritto a degli adulti che dedichino del tempo e dell’entusiasmo agli interessi dei bambini.
I bambini pensano per immagini e storie.
Hanno diritto alle loro storie fantastiche.
Hanno il diritto di attribuire i loro significati alle cose e agli eventi.
Hanno diritto a degli adulti che prendano sul serio le interpretazioni del mondo da parte dei bambini.
I bambini sono alla ricerca del senso.
Hanno diritto a degli adulti che tollerino, sostengano e sfidino i loro processi di ricerca di un senso.
Hanno diritto a degli adulti che reagiscano in maniera pacata e accompagnino all’utilità della regola .
Hanno diritto a degli adulti che ripongano fiducia nei bambini.
I bambini vogliono decidere ed essere efficaci.
Hanno il diritto di scegliere con chi vogliono stringere dei rapporti.
Hanno diritto ai propri desideri e percorsi.
Hanno diritto alle alleanze e alla realizzazione dei loro interessi.
Hanno diritto a deviazioni, resistenza, astuzia e segreti.
I bambini hanno diritto a degli adulti che tutelino i diritti dei bambini.
4. Concezioni dell’apprendimento e nuova professionalità
Purtroppo è molto diffusa l’idea secondo cui il miglior modo per consentire l’apprendimento dei bambini è che gli educatori insegnino, presentino e spieghino loro qualcosa, che li instradino e li incanalino, li istruiscano e li informino. Vengono così prestabilite dettagliate fasi operative, affinché i bambini si impossessino, il prima possibile, di ciò che gli adulti predeterminano.
Questo modo di vedere parte dal presupposto che i bambini apprendono automaticamente ciò che gli adulti insegnano loro e ignora e respinge ciò che i bambini stessi hanno già imparato, sanno e vogliono imparare.
I bambini che vedono che la loro volontà di apprendere non viene presa sul serio vengono ostacolati nel loro sviluppo personale, la loro gioia di apprendere viene frenata, l’autostima affievolita.
A nostro avviso, una efficace professionalità si misura dall’atteggiamento e dalla percezione che gli individui che lavorano con i bambini hanno di se stessi e dei bambini:
la professionalità necessaria oggi è quella di educatori e insegnanti che si sforzano di percepire la visione del mondo soggettiva dei bambini;
una nuova ed efficace professionalità emerge quando educatori e insegnanti riflettono sulla loro visione delle cose, il loro operato e le loro esperienze di apprendimento personali;
la professionalità emerge quando nasce una collegialità che consente di avviare una riflessione comune sulle conoscenze, sugli errori, sulle esperienze pedagogiche, sugli alti o bassi biografici;
la professionalità emerge quando educatori e insegnanti si ritengono capaci di rivedere con occhio critico il proprio sapere specialistico (anch’esso frutto di interessi e passioni personali) e sono in grado di allestire ambienti per svolgere esplorazioni ed esperienze e suscitare interessi e attenzioni.
la professionalità si rinnova quando educatori e insegnanti sfruttano le possibilità della loro professione per vivere e apprendere di concerto con i bambini, spinti dalla voglia, dall’autodeterminazione e dalla solidarietà.
La conditio sine qua non per la riuscita di una pedagogia esemplare è, innanzitutto, un’umanità vissuta. La professionalità può affondare le proprie radici soltanto là dove viene posto in essere il diritto di base del bambino all’inviolabilità della sua dignità in nidi, scuole d’infanzia e scuole primarie. Questa pedagogia trova giustificazione e linfa nello scambio coi genitori e nella lettura delle loro aspettative e bisogni.
La gioia e il piacere che si provano nell’accompagnare i bambini in percorsi di apprendimento, anche tortuosi e sorprendenti, nonché nel seguirli, sono dalla nostra parte.
Infatti sono i risultati delle sperimentazioni che determinano atti politici e indicazioni amministrative positive e innovative; da sempre.
Il terreno delle esperienze
ZeroSeiUp è dalla parte di educatori-insegnanti-coordinatori pedagogici per condividere, valorizzare, promuovere, socializzare esperienze di senso, e quindi come utilizzare l’ambiente naturale, come connettere gioco e lavoro, come esplorare luoghi e personaggi del territorio e trarne utilità, come creare comunicazione e suscitare sentimenti, come manipolare e far fruttare le narrazioni, come stare bene nel e con il proprio corpo, come arricchire o riorganizzare ambienti e tempi, come accogliere e accompagnare i bambini più sconnessi o apatici, come ascoltare e spiegarsi coi genitori, come valorizzare la funzione docente, come respingere intrusioni e invasioni di campo da parte di altri professionisti, come rendere proficue relazioni interdisciplinari, come connettere ciò che avviene nel mondo con la quotidianità delle mura scolastiche, come prepararsi ad un mondo migliore.
Sempre e cocciutamente in dialogo e scambio con educatori-insegnanti-coordinatori pedagogici chiunque sia sinceramente dalla parte dei bambini e delle bambine.