Federica di Giosia
Daniela Viroglio
Monica Chiara Onida
Esperienze di formazione secondo i principi di Ecopedagogia del bosco
Introduzione
Federica Di Giosia
Lo stretto contatto con l’ambiente naturale porta un benessere derivante dal naturale bisogno umano di avere una relazione con la natura. È importante che le bambine ed i bambini non perdano neanche un’occasione per sviluppare le competenze intellettuali, emotive e fisiche offerte da un contatto più diretto con la natura. Sperimentazione, osservazione, soluzione di situazioni problematiche o sfide fanno crescere ampliando il loro spettro evolutivo. Vivere all’aria aperta è condizione di benessere per loro favorendo un migliore sviluppo neuro-fisiologico, salute e motricità compresi. I periodi stagionali ci accompagnano e rendono viva la crescita in connessione con i cicli di vita e ci restituiscono strumenti naturali con cui sviluppare le competenze necessarie al naturale sviluppo umano, tra le quali l’eco-sensibilità, il rispetto per la natura e la vita, per il bambino di oggi e l’adulto di domani. I nuovi paradigmi educativi conquistano la scena e il modo di “fare scuola”, dentro e fuori.
Lo spazio di apprendimento non ha limiti, confini, crea memorie, facilitatore dei processi emozionali, relazionali, cognitivi e motori del bambino. Crea condivisione, collaborazione e intreccia culture, le fondamenta di una comunità educante.
È indispensabile promuovere corsi Formativi rivolti a Docenti, Educatori, Studenti, Genitori di bambine e bambini e chiunque voglia vivere in prima persona un’esperienza sensoriale con la natura legata al tema educativo, aprendosi a nuovi spazi di apprendimento. Una formazione continua legata ai temi sensibili del progetto di Comunità e che risponda alle esigenze reali di bisogno dei servizi educativi.
“Il diritto è un bisogno che si esplicita se conosciuto, si compie solo se agito e si difende con la consapevolezza. È indispensabile quindi, che i bambini incontrino, esplorino e conoscano l’ambiente naturale, per coglierne il senso, il benessere e le molteplici opportunità di apprendimento che contribuiscono a crescere. Lo vivano con continuità perché ne abbiano benessere e si sentano parte dell’ecosistema, si crei una sintonia emozionale e esistenziale che crei la consapevolezza ecologica. Perché questo accada non basta sostituire l’aula scolastica con l’ambiente naturale. Occorre attivare attraverso il connaturato bisogno esplorativo dei bambini, la convinzione dell’adulto, il credere che vivere l’ambiente in prima persona sia un’indispensabile scelta educativa.” Daniela Viroglio
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Perché questo diritto venga realmente agito è necessario che l’adulto che accompagna il bambino in questa esperienza sia opportunamente formato per coglierne appieno il senso e che sia dotato di strumenti e strategie per la piena valorizzazione del percorso form-attivo.
La decisione di intraprendere un Ciclo di giornate di formazione teorico-esperienziali sul tema dell’Outdoor Education nasce dall’esperienza di APE, Aula Permanente di Ecopedagogia nel bosco, che l’Associazione Teramo Children Aps conduce da circa 3 anni in collaborazione con Zeroseiup e la Fattoria didattica ed Azienda agricola biologica Il Borgo degli Gnomi. APE è un progetto di educazione all’aperto nato nel 2016 e che promuove e sperimenta percorsi ed attività ludico-didattiche ispirate ai principi dell’Outdoor Education, alla valorizzazione del rapporto bambino-natura come mezzo privilegiato per un armonioso percorso di crescita personale e sociale, seguendo l’approccio sensoriale-emozionale e conoscitivo-scientifico in ambiente naturale.
L’obiettivo è quello di ri-connettere l’adulto alla natura, rinforzare le competenze di insegnamento e le sane pratiche educative che permettano, alle bambine e ai bambini con cui interagiamo, di scoprire ed esplorare davvero l’ambiente in cui viviamo nella libertà di ricerca e nella naturale espansione custodita in loro, offrendo loro strumenti di comprensione che attivino processi di apprendimento dei fenomeni naturali quotidiani. Durante la formazione si alternano momenti teorici ad esperienze all’aperto, tecniche di comunicazione che coinvolgano attivamente i partecipanti. L’esperienza diretta si accompagna a riflessioni pedagogiche e condivisione di vissuto.
La cornice teorica di riferimento delle formazioni fa capo ai principi dell’Outdoor Education e in generale delle pedagogiche attive, con particolare attenzione a una didattica che sia davvero laboratoriale. Le indicazioni Nazionali (MIUR 2012) mettono molto in chiaro quali dovrebbero essere gli orientamenti educativi e didattici della scuola dell’infanzia, esplicitandoli, in particolare, nell’ambito del campo di esperienza LA CONOSCENZA DEL MONDO, Oggetti, fenomeni, viventi: “I bambini esplorano la prima “organizzazione fisica” del mondo esterno attraverso attività concrete che portano la loro attenzione su diversi aspetti della realtà, sulle caratteristiche della luce e delle ombre, sugli effetti del calore. Osservando il proprio movimento e quello degli oggetti, ne colgono la durata e la velocità, imparano a organizzarli nello spazio e nel tempo e sviluppando una prima idea di contemporaneità. […] Osserva con attenzione il suo corpo, gli organismi viventi e i loro ambienti, i fenomeni naturali, accorgendosi dei loro cambiamenti. […] Compie le prime misurazioni di lunghezze, pesi e altre quantità.”
Anche gli Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia 0-3 sono molto chiari da questo punto di vista sotto la voce “l’interesse per il mondo circostante”: Il percorso di apprendimento prende avvio dall’interesse per il mondo circostante e si sviluppa a partire dal desiderio dei bambini di conoscere […] che induce ad un’attiva esplorazione di oggetti, situazioni e contesti attraverso tutti gli organi di senso. Le cose non sono date, ma scoperte, e la curiosità è fonte di una coraggiosa e instancabile attività dei bambini che […] attraverso la manipolazione, studiano il loro funzionamento e ne ricercano i nessi causa-effetto.
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Il viaggio de Il Diritto alla natura dei bambini ha inizio nel 2019 dall’entusiasmo di diffondere e coinvolgere gli adulti, che per piacere o per professione sono in relazione con i bambini e le loro fasi di crescita e di sviluppo, a conoscere ed esercitare appieno questo Diritto naturale. Le proposte di percorso si sono evolute seguendo lo spirito d’avventura, la ricerca di sapere e di conoscenza dei fenomeni naturali. Si sono svolti ad oggi due cicli formativi di tre moduli ciascuno. Offrire strumenti per vivere ed esplorare con uno sguardo diverso il verde cittadino è stato il nostro primo obiettivo. Gli spazi verdi della Città di Teramo sono ben distribuiti tra i quartieri della città e caratterizzano il contesto urbano: la Villa Comunale è al centro della città e rappresenta il punto d’incontro per le famiglie e tutti i cittadini e visitatori. Risalente alla fine dell‘800, è caratterizzata da una ricca varietà di piante e da un laghetto con fauna e vegetazione variegata.
Luogo di relazione e condivisione cittadino tra eventi, estemporanee ed appuntamenti di scambio culturale, oggi è fornita di una Biblioteca Libera all’aperto in collaborazione con la Biblioteca Regionale M. Delfico. Diversi gli incontri di lettura ed attività proposte dagli Enti, dalle Istituzioni Scolastiche e dalle Associazioni nell’ambito dello 06 ed oltre. Il Parco Fluviale del Tordino e del Vezzola è l’abbraccio della natura alla città, un percorso che costeggia i due fiumi che attraversano la città. Un contesto ricco di vegetazione ed occasione di esplorazioni e conoscenze. Oggi in riqualificazione, il Parco Fluviale è una vera e propria aula all’aperto laddove viene riconosciuta alla natura una grande capacità educativa, variegata, attenta ai tempi e alle aspirazioni di ogni singolo perché sa offrire esperienze immediate a sostegno della motricità, la cadenza del ritmo stagionale, lo sviluppo della percezione sensoriale, l’apprendimento olistico, le conoscenze ambientali naturalistiche, le esperienze di silenzio e ascolto, la comprensione e la gestione del rischio.
L’individuazione e la costruzione di aule all’aperto “semistrutturate” o “naturali” sono anche l’occasione per una collaborazione tra la Scuola e gli Enti locali con virtuosi effetti di compenetrazione empatica tra i soggetti coinvolti e risultati pratici in termini di salvaguardia dell’ambiente e di crescita del senso di appartenenza e di cittadinanza.
Oggi il progetto formativo è diventato un Format frutto della collaborazione tra Teramo Children Aps e Zeroseiup, Culture, Infanzie, Società e può essere promosso da Ente, Istituzione Scolastica e Associazione che desideri aderire. Un percorso formativo personalizzabile rivolto a Docenti, Educatori, Pedagogisti, Studenti, Genitori e chiunque voglia vivere in prima persona un’esperienza sensoriale con la natura legata al tema educativo, aprendosi a nuovi spazi di apprendimento.
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I MODULO (1° ciclo)
30-31 ottobre 2020: Outdoor slogan o scelta educativa per crescere?
- Ambiente cos’è? cosa intendiamo per attività all’aria aperta?
- Il diritto alla natura: bisogni dei bambini e bisogni dell’adulto
- La libertà dei bambini e le paure dell’adulto
- Il rischio valutato come aiuto alla crescita: muoversi in sicurezza
- Esperienze di esplorazione secondo i principi dell’heart education
Docente: Dott.ssa Daniela Viroglio psicopedagogista già dirigente dei Centri Ambiente, identità e cultura di Torino.
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II MODULO (1° ciclo)
28-29 maggio 2021:
“Perché piove?” mi ha chiesto un giorno un bambino
Spesso le domande più semplici sono quelle che ci mettono più in difficoltà, e i bambini sono maestri in quest’arte. Se vogliamo conoscere davvero la natura, non dobbiamo andare in cerca di risposte, ma porci le giuste domande. Capire come porci le domande giuste per conoscere la natura che abbiamo tutti i giorni sotto i nostri occhi. Obiettivo del corso è fornire ai partecipanti alcune semplici metodologie per imparare a osservare, per capire come funziona un ecosistema, per comprendere le relazioni tra gli organismi viventi.
Docente: Dott. Daniele Di Domenico documentarista e amministratore di Studio Kairos, società di comunicazione ambientale a Parma.
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III MODULO (1° ciclo)
4-5 giugno 2021: “Fare scienza nella natura: osservazione, percezione, esplorazione e sperimentazione con un approccio ecosistemico, tra outdoor e indoor”
Indagheremo i processi esplorativi e di apprendimento dei bambini (ma anche degli adulti) in natura, con l’obiettivo di cogliere le somiglianze tra le procedure dei bambini e quelle degli scienziati ma lo faremo partendo da noi adulti, mettendoci in gioco in prima persona: dai ricordi d’infanzia alla focalizzazione sensoriale, dalle classificazioni alle seriazioni, dalle proprietà alle variabili e infine la costruzione delle categorie logico concettuali alla base della costruzione di conoscenza scientifica. La nostra maestra sarà la natura, coi suoi fenomeni e coi suoi elementi e la nostra guida saranno i nostri sensi, il nostro pensiero critico e analitico e la nostra voglia di sperimentare con creatività.
Docente: Dott.ssa Monica Chiara Onida, geologa, docente a Scienze della Formazione Primaria all’Università degli studi di Milano Bicocca
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I MODULO (2° ciclo)
29-30 aprile 2022: “Scopri ad ogni passo l’avventura”
- Il momento dell’esplorazione e dell’osservazione attraverso la scoperta e l’analisi delle risorse, la presa di possesso del territorio, la mappa, la denotazione e denominazione, le ipotesi di utilizzazione, l’analisi dei pericoli, la sicurezza e le risposte all’emergenza.
- La progettazione e la costruzione, attraverso attività con o senza strumenti, le modalità d’uso di strumenti diversi, lo sviluppo di abilità manuali, le varie possibilità d’uso dei materiali
- L’avventura di… il viaggio narrativo
Docente: Dott.ssa Daniela Viroglio, psicopedagogista già dirigente dei Centri Ambiente, identità e cultura di Torino.
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II MODULO (2° ciclo)
27-28 maggio 2022: “L’acqua, tra terra e cielo”
Il corso propone l’esplorazione di fenomeni naturali quotidiani in particolare legati all’acqua, alle sue interazioni con la Terra ed il suo viaggiare tra terra e cielo. Per sostenere apprendimenti significativi nei bambini è necessario, come adulti, sviluppare uno sguardo scientifico che si costruisce attraverso l’esperienza diretta e la riflessione su di essa. Solo in questo modo l’adulto può cogliere le scoperte e le idee dei bambini valorizzandole e aiutandoli a svilupparle e potenziarle. Operativamente metteremo in pratica un approccio secondo il metodo IBSE, Inquiry Based Science Education, che pone al centro del processo di apprendimento la persona in un percorso di ricerca di gruppo e secondo i principi dell’Outdoor Education senza perdere di vista la continuità con la vita all’interno delle strutture scolastiche
Docente: Dott.ssa Monica Chiara Onida, geologa, docente a Scienze della Formazione Primaria all’Università degli studi di Milano Bicocca
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III MODULO (2° ciclo)
23-24 settembre 2022: “Spazi di luce, di stelle e di cielo”
L’obiettivo è quello di rinforzare competenze di insegnamento e pratiche educative e didattiche che permettano ai bambini di scoprire e esplorare davvero l’ambiente in cui viviamo, per poter comprendere fenomeni naturali quotidiani come la luce e le ombre, il sole, il cielo e i suoi astri. Il corso prevede di esplorare le seguenti tematiche:
- Laboratorio esperienziale sui i fenomeni fisici legati alla luce, alle ombre, alla visione e ai colori
- Laboratorio esperienziale sui i fenomeni astronomici legati al cielo e allo spazio, al sole, alla luna e alle stelle a partire dalla costruzione di un nostro piccolo osservatorio locale
- Quali contesti di apprendimento significativi, fuori e dentro la scuola, possono essere sfruttati o progettati?
Docente: Dott.ssa Monica Chiara Onida, geologa, docente a Scienze della Formazione Primaria all’Università degli studi di Milano Bicocca.
Nei prossimi paragrafi vengono illustrati in sintesi gli approcci e i contenuti di alcuni di questi corsi.
Ritrovare se stessi nella natura: esperienza formativa
Daniela Viroglio
Vi racconto un viaggio, un percorso formativo condiviso con insegnanti ed educatori dove non si sono presi appunti, dove i protagonisti non sono stati, come ci si aspetta, i pensieri e gli immediati obiettivi pedagogici da trasferire ai bambini, ma un tempo da offrire a se stessi bambini cresciuti; alla sollecitazione di attenzione ad una consegna emotiva: permettere alla propria immaginazione di dare forma e dimensioni, agli elfi, alle streghe, al vento, alle foglie. Un’opportunità di vivere il proprio sè diventando i tanti sè che vorremmo essere ancora e senza imbarazzo, proprio come quando da bambini tutto si animava, faceva paura o ci dava stupore, perché il pensiero magico era sostenuto e concesso dall’esigenza di scoperta e avventura nel crescere.
Da sempre propongo ai partecipanti dei miei corsi di dimenticare il ruolo, la natura non si insegna si vive.
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Esplorare senza istruzioni, riempendo la nostra testa di immagini, colori, suoni, senza esigenze di dare per forza un nome alle creature che incontriamo, senza forzature, arrestandosi se si ravvisa disagio, muovere passi cauti, talvolta diffidenti, cercando la propria dimensione in uno spazio non confinato, uno spazio in assoluto non solo nostro ma da condividere.
L’educazione alla terra ha un unico obiettivo: la riconnessione con la parte più vera di noi, quella naturale, un approccio che destrutturi i saperi mentalizzati per sentire con il corpo e con lo spirito l’immensa meraviglia della natura.
Entrando in uno spazio naturale la prima domanda da fare a se stessi è “cosa sento?”, lasciare che l’organismo sia parte di quel campo gestaltico che non può essere disconnesso dalla mente, un organismo che abbiamo come adulti separato dalla natura, contratto nel movimento, trattenuto nel respiro e privato dell’istintiva e irresistibile voglia di toccare, forse perché l’ educazione, il bisogno di dimostrare il superamento di tappe di sviluppo e l’esagerata propensione a possedere una cultura teorica ci ha fatto dimenticare la semplicità e lo star bene con se stessi e con gli altri.
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Le mie provocazioni a dimenticare di essere insegnanti, lo stimolo direttivo a lasciare schemi imposti, dare libertà alla propria immaginazione, giocarsi un ruolo di fantasia subito incontra diffidenza e sguardi perplessi, e non poco imbarazzo: “ma questo non era un corso di formazione?”
Superato il primo momento e per imitazione di chi inizia per primo a lasciarsi andare anche le perplessità si attenuano e nel tempo condiviso si abbandonano in un coro di condivise emozioni.
Si riattiva il bisogno sopito e controllato di una libertà che fa delle foglie una ghirlanda da regine, trasforma i rami in archi e frecce per liberare le amazzoni che sono parte di noi, inventa una storia che ti mette alla prova lasciando emergere e prendere forma l’ombra, l’eroe, il mago, il saggio e gli altri archetipi junghiani come fattiva presenza e non solo memoria di studio.
La storia immaginata si rende vissuto in una continua avventura che alterna e associazioni, sensazioni, emozioni. Un cammino intriso di rinnovate scoperte curiose e abilità che si misurano con la spontaneità e l’intuizione che lo spazio riconosce nella libertà di esprimersi.
Nella condivisione il pensiero riflessivo lascia emergere il passato ritrovato:
“E nel parco ho sentito che mia madre e mio padre erano lì, sopra, sotto, intorno a me, erano la terra, il fruscio, le pietre, i formicai, la luce e l’acqua, gli uccelli e i colori Tutto ciò e oltre siamo noi.
Ed io voglio lasciare la mia eredità ad ogni bambino. Chi sono i bambini? I bambini sono persone.
Sanno cose immense, resistono all’abbandono, hanno capacità potenti e noi adulti ci affanniamo per in-segnare a scuola.”
Giovanna (Modulo: Outdoor slogan o scelta educativa per crescere? – Parco Fluviale del Tordino e del Vezzola -Teramo 2020)
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“L’armonico equilibrio:
La luce e i colori in gocce d’acqua
Rugiada e fiume
I ricordi donati all’erba
Prato e selciato
I racconti fluttuanti nell’aria
Profumata e fredda
Il cerchio dell’abbraccio
Fontana e muretto
Lo Spazio e il tempo si uniscono
In Armonia ed equilibrio di emozioni”
Nadia (Modulo: Outdoor slogan o scelta educativa per crescere? – Parco Fluviale del Tordino e del Vezzola – Teramo 2020)
Faccio mia con gratitudine e condivido questa potente evocazione identificativa di due partecipanti al percorso che definisce la forza e l’energia che muove l’incontro con la natura nella nostra avventura di vita perché ritrovare se stessi è la sola possibilità di incontrare e relazionarsi con gli altri.
Conoscere il mondo come piccoli scienziati
Monica Chiara Onida
Nei tre corsi da me condotti a Teramo nell’ambito del progetto “Il diritto alla Natura dei bambini” gli insegnanti sono stati accompagnati in percorsi di costruzione attiva di conoscenza intorno a temi ampi legati all’ambiente con l’obiettivo di assumere consapevolezza dei diversi modi di conoscere, delle diverse strategie cognitive che tutti, adulti o bambini, applichiamo di fronte alla complessità del mondo.
Il primo corso, “FARE SCIENZA NELLA NATURA: OSSERVAZIONE, PERCEZIONE, ESPLORAZIONE E SPERIMENTAZIONE CON UN APPROCCIO ECOSISTEMICO, TRA OUTDOOR E INDOOR” si è svolto nel Parco fluviale di Teramo proponendo uno sguardo sistemico e sistematico per la lettura dell’ambiente naturale e per la creazione di una relazione con esso. Il primo approccio è stata la creazione di una relazione con gli alberi attraverso un gioco di focalizzazione sensoriale che ha portato al risveglio di tutti i nostri canali sensoriali, necessario per poter esplorare l’ambiente cogliendone tutti gli aspetti e non valutando solo l’impressione visiva. Nel sentire l’albero utilizzando tutti i nostri sensi (escludendo la vista, per questo “focalizzazione[1]) ci si crea un’immagine complessiva di come quest’albero è fatto che ci permette poi di andare a cercarlo tra i tanti simili e di riconoscerlo, ritrovando la sua unicità, data dalla sintesi e ricomposizione di tutte le nostre percezioni. Si esercita in questo modo un atteggiamento cognitivo capace di analizzare la realtà secondo l’aspetto complessivo, in cui le parti sono viste nella loro interazione e interconnessione, favorendo, nello stesso tempo, la creazione di un legame anche emozionale.
Questo atteggiamento è fondamentale, soprattutto nel mondo odierno che tende alla frammentazione, è la base per lo sviluppo di un pensiero ecologico, ecosistemico, finalizzato alla preservazione, alla conoscenza empatica, al rispetto del mondo[2].
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Questo approccio è stato poi riproposto ad una scala diversa, quella dell’ecosistema. Andando poi in giro per il parco con delle cornici in mano i partecipanti hanno osservato diverse inquadrature soffermandosi sulla visione di insieme, e scegliendone infine una che diventava il proprio luogo, dandogli un titolo evocativo e descrivendolo, attraverso il linguaggio delle emozioni e della scienza insieme, attraverso l’haiku.
Lo haiku nato in Giappone nel XVII secolo, è composto da tre versi è una poesia dai toni semplici, senza alcun titolo, che elimina fronzoli lessicali e retorici, traendo la sua forza dalle suggestioni della natura nelle diverse stagioni. La composizione richiede una grande sintesi di pensiero e d’immagine in quanto il soggetto dell’haiku è spesso una scena rapida ed intensa che descrive la natura e ne cristallizza i particolari nell’attimo presente (tratto da wikipedia).
A questi primi approcci di tipo sistemico sono seguite osservazioni più sistematiche: il proprio luogo è stato scomposto nelle sue componenti che sono state studiate e descritte in modo più dettagliato e approfondito, passando gradualmente dalla visione macroscopica, a grande scala, ad una visione sempre più micro, più attenta ai dettagli, a più piccola scala. Tornando agli alberi per esempio si sono avviate ora altre osservazioni: la misura della circonferenza del tronco e dell’altezza, l’osservazione della forma complessiva, la riproduzione grafica del tipo di corteccia, l’osservazione delle foglie (lamina, forma, tipo di foglia), dei frutti e dei fiori. E così via per ogni elemento caratteristico del luogo prescelto, scendendo sempre più nei particolari, entrando sempre più profondamente dentro il quadro, avvicinandosi sempre di più in modo da vedere e sentire sempre di più.
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Più ci addentriamo nel mondo microscopico più siamo portati a descrivere il modo in cui sono fatte le cose, le loro caratteristiche o qualità: descriviamo il colore, la forma, le dimensioni, l’odore, la consistenza. Inizia in questo modo ad affinarsi un altro tipo di sguardo, quello che si accorge e descrive le proprietà percettivo sensoriali degli elementi osservati. è quella strategia che Arcà e Guidoni[3] chiamano guardare per variabili attraverso cui facciamo emergere le differenze tra le cose per poterle distinguere e caratterizzare. Questo sguardo viene sollecitato in particolar modo quando si vanno a raccogliere gli elementi naturali che caratterizzano l’ambiente che stiamo esplorando e si propongono giochi di percezione e descrizione sensoriale degli oggetti, prima senza guardare, cercando sempre nuove parole per descriverne le proprietà. è interessante soffermarsi sulla descrizione delle percezioni di ognuno, differenti a seconda del tipo di interazione e del proprio mondo interiore e valorizzare queste differenze mettendo in evidenza appena possibile le differenze tra un sentire e l’altro, invece di cercare di uniformare le risposte.
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Questa attenzione vale soprattutto per il lavoro educativo, l’adulto dovrebbe aiutare i bambini e le bambine a porre attenzione a come sentono le cose, arricchendo eventualmente il lessico utile a descrivere le sensazioni: Come la senti? fredda? pesante? La senti molto dura? Malleabile? Resistente?… Evitando qualunque tipo di intervento correttivo perchè le cose non sono di per sè ma sono come noi le percepiamo soggettivamente, in modi diversi ed è proprio la diversità di percezione che costituisce una ricchezza e che favorisce lo sviluppo del pensiero divergente e complesso. Quello di cui bisognerebbe invece preoccuparsi è di aiutarli a collegare le parole ai fatti, in questo caso la percezione sensoriale al gesto che stanno compiendo[4].
Ai giochi di percezione sono seguiti giochi di classificazioni secondo vari parametri e poi di seriazioni; sulla base delle proprietà variabili degli oggetti raccolti si possono creare sotto-suddivisioni oppure gradazioni: ordinarli «dal più al meno…» secondo il risultato del confronto sulla base di un criterio.
Dopo aver disintrecciato le cose per comprenderle meglio occorre ricomporle attribuendo loro nuovi significati. Da qui hanno preso avvio lavori in piccolo gruppo per elaborare composizioni di tipo ecosistemico, cioè la creazione di rappresentazioni concettuali materiche che evidenziano la rete di connessioni e di significati tra tutte le parti (dimensione cognitiva) ma che allo stesso tempo raccontano ed esprimono, danno forma, anche ad altre dimensioni personali che si sono attivate durante il percorso di esplorazione e conoscenza, quella emotiva, estetica e relazionale.
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Il lavoro di esplorazione dell’ambiente ha seguito poi delle direzioni più specifiche andando ad analizzare un elemento in particolare, la terra[5]. Dopo aver raccolto una zolla di terra nel parco fluviale abbiamo cominciato un lavoro di analisi e confronto di diversi tipi di terre e analizzando da cosa è composta la terra, facendo dunque un lavoro di discretizzazione del continuo per poterlo descrivere meglio.
Sono state separate le parti che compongono una zolla di terra (ghiaia, terriccio misto, radici, materiali organici parzialmente decomposti, ecc.) manualmente con l’aiuto di pinzette e contenitori, setacciando il materiale con setacci a diversa maglia e attraverso decantazioni in acqua.
La separazione delle diverse granulometrie che compongono la terra ha poi permesso di fare delle analisi di interazione con l’acqua e di cominciare a studiare fenomeni come la filtrazione e l’assorbimento in terreni con diverse caratteristiche.
La graduale aggiunta di acqua ad un terreno ne modifica anche le proprietà fisiche permettendoci di iniziare a confrontarci anche con un’altra strategia cognitiva, quella del guardare le cose per stati o per trasformazioni: cioè guardarle per come sono in un dato istante, in un certo stato (considerato come statico, immutabile, definito) o di guardarle mentre si trasformano, osservando il cambiamento per esempio, la relazione tra il progressivo aumento dell’acqua e il cambiamento graduale di consistenza. Infine l’utilizzo della creta ha permesso di esplorare le potenzialità manipolative e costruttive di un materiale, prodotto dal mescolarsi di argilla e acqua, che assume proprietà di malleabilità e plasticità tali da stimolare azioni esplorative e creative estremamente interessanti per lo sviluppo cognitivo del pensiero scientifico e artistico al tempo stesso[6].
Questo modo di guardare è stato approfondito in particolare durante il secondo corso di formazione, svoltosi a maggio 2022 “L’ACQUA, TRA TERRA E CIELO”, in cui è stato indagato in particolare l’elemento acqua analizzandolo da tanti punti di vista: proprietà chimico-fisiche e sensoriali, stati della materia e sue trasformazioni, interazioni con altri materiali.
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Anche in questo corso i partecipanti sono stati invitati a indagare in prima persona, sperimentare in piccoli gruppi confrontando percezioni e ipotesi, sollecitati da sfide e domande aperte sulle forme dell’acqua (scoprendo il meraviglioso mondo delle gocce con le loro forme da perfettamente sferiche nell’aria a cupole più o meno schiacciate) e sui suoi movimenti (la sorpresa del produrre una sorta di eruzione vulcanica di acqua nell’acqua causata da gradienti di temperatura o di concentrazione), sulle forze che le permettono di stare o di salire, attaccare , sulla spinta che esercita sulle cose, sui modi con cui si può unire ad altri materiali creando soluzioni o miscugli , sulla formazione dei diversi tipi di impasti, sulla reversibilità o meno delle interazioni, ecc.
Per arrivare infine all’acqua presente nell’ambiente, quella che scorre sulla superficie raccogliendo le acque piovane e di sorgente più a monte, come quella del torrente Vezzola che attraversa Teramo, raccoglierne dei campioni e osservare le relazioni tra l’acqua e la terra, riprendendo le esperienze del primo corso.
Nel terzo corso, “SPAZI DI LUCE, DI STELLE E DI CIELO”, abbiamo alzato gli occhi al cielo, incontrando quella linea dove la terra tocca il cielo, il nostro orizzonte locale, disegnandolo e facendolo diventare la base di un nostro osservatorio diurno e notturno. È un percorso che richiede di seguire i tempi del cielo e del sole e che ci fa andare, dunque, all’origine del tempo e ci costringe a rallentare e ad attendere.
Questo corso, svoltosi nel giorno dell’equinozio di autunno, è stato residenziale e ci ha permesso di vivere un’esperienza totalizzante, intensa, completamente immerse nella natura (grazie alla magnifica Yurta che ci ha ospitato di notte), vivendo in tutte le sue manifestazioni l’alternanza del giorno e della notte, con il rapido abbassarsi della temperatura dopo il tramonto, il freddo pungente della notte, la potenza riscaldante di un fuoco, il silenzio ed il buio.
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Il percorso è partito da quello che possiamo osservare dalla nostra posizione sulla Terra: guardandoci intorno e poi alzando gli occhi al cielo. Poi è proseguito cercando di comprendere come viaggia la luce e cosa succede quando incontra degli oggetti lungo il suo percorso. In questo modo abbiamo potuto seguire il sole in tutto il suo percorso diurno e osservare le stelle e i pianeti nel loro percorso notturno. Infine abbiamo guardato la Terra dal di fuori attraverso il modello del globo parallelo. In questo corso, forse più che nei precedenti, abbiamo sperimentato concretamente l’esistenza di tre piani: quello dei fatti (delle cose che accadono), quello della loro rappresentazione (osservandoli e costruendo diversi tipi di rappresentazioni) e infine quello della loro interpretazione. Se il fatto può essere uno soltanto, le sue rappresentazioni possibili sono multiple (ognuna legata ad un punto di vista oltre che al tipo di strumento rappresentativo) e anche le sue interpretazioni sono molteplici, non ne esiste una soltanto e l’evoluzione delle varie teorie scientifiche nella storia ne è l’evidenza.
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Uno dei momenti più emozionanti è stata la meraviglia del cielo stellato, osservato avvolte in pesanti coperte: a est Giove brilla fortissimo e grande, un piccolo faro; a sud si vede Saturno, la sua luce è meno intensa visto che è più piccolo e molto più lontano. Le costellazioni che vediamo bene verso sud sono Pegaso, Andromeda e Perseo. Il triangolo estivo con Vega, nella costellazione della Lira, Deneb, nel Cigno e Altair nell’Aquila.
A nord vediamo bene Cassiopea (a nord est) e la stella Polare, ultima della coda dell’Orsa minore. L’Orsa maggiore (o grande carro) è bassa per metà sotto e metà sopra all’orizzonte a nord-ovest.
Ci svegliamo poco prima dell’alba per vedere se le stelle sono cambiate: a sud, luminosa, la costellazione di Orione, poco più in alto ci sono Toro, le Pleiadi e Marte col suo colore arancione. Si vedono anche Sirio e Capella, due stelle molto luminose. Saturno e Giove sono già tramontati a ovest. A nord vediamo la Stella Polare nella stessa identica posizione della sera prima mentre Cassiopea ha fatto un giro intorno ad essa di 180° e l’orsa maggiore è quasi tutta coperta dalle colline ma verso nord est…questa osservazione è importante per scoprire che da Terra vediamo la maggior parte delle stelle ruotare nel cielo da est a ovest ma alcune in senso antiorario intorno alla Polare che resta ferma. Poi capiremo il perché.
Si cerca il sole nel momento che attraversa il nostro orizzonte guardando attraverso l’occhiello dello gnomone e si posiziona un cerchio di cartone esattamente nel punto in cui lo si osserva, attaccandolo ad un paletto verticale posto a circa 50 cm dallo gnomone: è la nostra prima registrazione, che poi abbiamo attaccato direttamente sul disegno dell’orizzonte. Nell’arco dell’intera giornata abbiamo preso diverse registrazioni del sole sul nostro osservatorio astronomico locale, tenendo traccia della sua direzione e altezza sia in modo indiretto attraverso l’ombra dello gnomone, sia in modo diretto, attraverso le canne di bambù e il filo. Quindi siamo giunte a rappresentare il percorso apparente del sole dall’alba al tramonto e a cogliere così con maggior chiarezza la connessione tra la posizione del sole nel cielo, lunghezza e direzione delle ombre a Terra e i cambiamenti di temperatura diurni e, ripetendo le osservazioni durante tutto l’anno, di stagione.
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Osservazione, rappresentazione, interpretazione: tre processi cognitivi fondamentali che fin dalla nascita ogni essere umano esercita costruendo conoscenza ma che vanno stimolati sempre offrendo opportunità e contesti in cui non si possano eludere o dare per scontati. La scuola dovrebbe essere il luogo principale in cui fare questo, la conoscenza andrebbe costruita passo passo attraverso l’esperienza diretta, il learn by doing, perché solo in questo modo essa si radica dentro di noi. Altrimenti rischia di essere evanescente.
Dopo aver osservato quello che vediamo dalla nostra posizione sulla Terra abbiamo fatto un passaggio di scala, un cambio di punto di vista: guardare la Terra da fuori. Per farlo ci siamo serviti di un modello, il Globo Parallelo[7]. Per prima cosa orientiamo il globo in base alla nostra posizione: l’omino che ci rappresenta deve essere in posizione verticale rispetto ad un immaginario piano tangente, in modo che sia messo come siamo messi noi. Siccome dobbiamo metterlo a Teramo dobbiamo inclinare il globo di un angolo maggiore rispetto a quello che ci vendono e quindi dobbiamo toglierlo dal suo supporto fisso. Una volta posizionato Teramo, orientiamo il globo con il polo nord geografico verso il polo nord celeste perché sappiamo che l’asse terrestre deve puntare verso la stella Polare e che questa rimane sempre fissa. A questo punto possiamo osservare come il sole illumina il nostro globo.
La potenza del modello è che, se correttamente posizionato, ci fa vedere quello che il sole fa su tutta la Terra.
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Fino a quel punto abbiamo considerato ciò che noi osserviamo dalla nostra posizione sulla Terra, sia in modo diretto registrando le posizioni del sole e sia in modo indiretto osservando cosa fa il sole sul globo parallelo. Ma una domanda continua a riproporsi: chi si muove, la TERRA o il SOLE? Come facciamo a passare dal piano dell’osservazione e rappresentazione a quello dell’interpretazione? Dobbiamo esplorare i diversi punti di vista e poi cercare un modello che possa andare d’accordo con ognuno di essi: dalla Terra vedo spostarsi il Sole nel cielo durante il giorno; dal Sole vedrei spostarsi la Terra; da un’astronave vedrei la Terra girare attorno al Sole. Non c’è qualcosa di giusto o di sbagliato, sono vere tutte le nostre osservazioni, dipende dal punto di vista. Aiuta, per comprendere, fare giochi col corpo sulla relatività del movimento, sia di spostamenti lineari che circolari.
In tutti i corsi da me condotti abbiamo affrontato argomenti difficili, complessi ma l’abbiamo fatto in modo esperienziale seguendo i principi delle pedagogie attive e laboratoriali, del metodo IBSE, dell’Outdoor Education e mettendo in pratica quelle procedure scientifiche che i bambini conoscono molto bene e che sanno spontaneamente applicare. A noi adulti, insegnanti ricercatori, sta il compito di proporre contesti e materiali che possano arricchire le esperienze di osservazione, rappresentazione e interpretazione dei fatti, sostenendo le ipotesi e le domande dei bambini senza voler dare noi le risposte ma permettendogli di costruirle loro, strada facendo, dando tempo al tempo e passando attraverso l’errore e come passaggio fecondo, generatore di conoscenze e competenze davvero significative[8].
A.P.E. – Aula Permanente di Ecopedagogia nel bosco
Simona Olivieri
APE è lo spazio dove i bambini imparano attraverso la Natura, le Stagioni e il Ciclo dei lavori agricoli, stando tutto il tempo all’aperto anche in condizioni atmosferiche rigide, nella convinzione, peraltro avvalorata da ampia letteratura scientifica, che stare all’aria aperta sia un’esigenza naturale dei bambini, aiuti a sviluppare il senso di autonomia e il rispetto per sé e per gli altri, abbia dunque un grande valore educativo.
Negli ultimi due anni più che mai, a seguito dell’emergenza sanitaria e di tutte le conseguenze sociali che isolamento e distanziamento hanno portato con sé, le potenzialità e i benefici dell’educazione in Natura sono emersi come soluzione efficace anche dal punto di vista della sicurezza sanitaria.
È importante offrire il proprio contributo di benessere alle bambine ed ai bambini e il sostegno alle loro famiglie attraverso l’esperienza educativa in aule a cielo aperto.
L’esperienza del progetto APE, che l’Associazione Teramo Children Aps conduce da circa 7 anni in collaborazione con la Fattoria didattica ed Azienda agricola biologica Il Borgo degli Gnomi, ha avuto un notevole riscontro sociale manifestato non solo attraverso apprezzamenti e riconoscimenti da parte delle famiglie ma soprattutto attraverso un’ampia e crescente partecipazione alle attività proposte. La gratuità dei servizi offerti, grazie al finanziamento di Con i bambini di cui il progetto ha beneficiato in alcuni periodi, ha inoltre consentito di raggiungere anche le fasce più fragili della popolazione locale.
Gli obiettivi che il progetto intende perseguire in questa nuova edizione discendono dunque non solo dalle esperienze fatte, ma soprattutto dai percorsi costruiti con le famiglie attraverso il costante confronto e scambio dialogico.
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Percorsi in essere:
a) Calendario del contadino. Esperienze di vita in campagna
Incontri mensili per la scoperta della Natura attraverso le stagioni. Laboratori ed attività legate al ciclo agrario (semine, raccolte di frutti e erbe spontanee, riti e pratiche della tradizione rurale, orticoltura, produzione e trasformazione di conserve, panificazione, cucina naturale ecc.).
Destinatari: bambine e bambini da 0 a 10 anni insieme alle loro famiglie
Partner: Il Borgo degli Gnomi, Teramo Children
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b) Le stagioni nel bosco.
Campi stagionali all’aperto
Il ciclo di campi semiresidenziali di 2 settimane distribuiti nell’arco delle stagioni. Attraverso una quotidianità che si svolge per intero all’aria aperta, le bambine ed i bambini hanno la possibilità di vivere esperienze che stimolano la curiosità, l’immaginazione, l’autonomia e la creatività. A tal fine si utilizzano le molteplici opportunità offerte dall’ambiente naturale e rurale che per le sue caratteristiche di diversità e ricchezza, si pone come mediatore privilegiato per una crescita armonica ed equilibrata della persona. È attivo, inoltre, English in wonderland, il percorso attraverso l’arte e la natura per imparare e rafforzare l’inglese divertendosi con insegnante madrelingua qualificata e certificata.
Destinatari: bambine e bambini da 3 a 8 anni /8 a 13 anni
Partner: Il Borgo degli Gnomi, Teramo Children, Life in Abruzzo
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c) Le stagioni nel bosco. Esperienze ludo-didattiche in fattoria
Attraverso un approccio ludico ed esperienziale le bambine ed i bambini delle scuole del territorio vivono momenti di esplorazione degli elementi naturali attraverso l’osservazione attiva, favorendo così i processi di auto-apprendimento. Sperimentano con consapevolezza e creatività la varietà di quello che la natura offre nelle diverse stagioni, per sviluppare il rispetto dei cicli vitali del mondo vegetale, aiutando chi partecipa a comprendere le logiche di integrazione che regolano la vita degli elementi in natura. Si alternano momenti strutturati a momenti di libera iniziativa, godendo delle possibilità offerte dal campo base di A.P.E., anche per gli spazi dedicati al relax: lo spazio dispone infatti di una tenda per riposare e amache nel bosco, nonché giochi che offrono ai bambini libertà di movimento, favoriscono lo sviluppo di relazioni interne al gruppo, promuovono la conoscenza e il superamento dei propri limiti attraverso la sperimentazione e la messa in gioco. A seconda della proposta scelta ogni incontro si aprirà con un cerchio di benvenuto e si concluderà con un cerchio di parola per dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie impressioni, emozioni e proposte.
Destinatari: le Scuole di ogni ordine e grado, associazioni, enti e cooperative che si occupano di Infanzia ed adolescenza
Partner: Il Borgo degli Gnomi, Teramo Children
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d) APE va in città. Percorsi di contaminazione rurale
Una serie di incontri e laboratori alla scoperta della Natura e della Stagionalità negli spazi verdi della Città di Teramo (o ipotizzabile altrove) con l’obiettivo di sperimentare in modo strutturato e continuativo, all’interno dei progetti pedagogici e dei percorsi didattici, l’educazione in Natura.
Destinatari: 0-99
Partner: Comune di Teramo, Il Borgo degli Gnomi, Teramo Children
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e) Il Diritto dei bambini alla Natura. Esperienze di
formazione secondo i principi dell’Ecopedagogia
Ciclo di giornate di formazione teorico-esperienziali sul tema dell’Outdoor Education e seguendo l’approccio scientifico in ambiente naturale. L’obiettivo è quello di rinforzare competenze di insegnamento e pratiche educative e didattiche che permettano ai bambini di scoprire e esplorare davvero l’ambiente in cui viviamo, per poter comprendere fenomeni naturali quotidiani. Si alternano momenti teorici a esperienze all’aperto, tecniche di comunicazione che coinvolgano attivamente i partecipanti. L’esperienza diretta si accompagna a riflessioni pedagogiche e condivisione di vissuto.
Destinatari: formazione rivolta a Docenti, Educatori, Pedagogisti, Genitori di bambine/i, Studenti e chiunque voglia vivere in prima persona un’esperienza sensoriale con la natura legata al tema educativo, aprendosi a nuovi spazi di apprendimento
Partner: Il Borgo degli Gnomi, Teramo Children, Zeroseiup, Proteo Fare Sapere
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f) APE Experience
Vivere esperienze in natura e con la natura per ri-generarsi attraverso attività, passeggiate e momenti rilassanti che seguono le stagioni nel bosco. Prendersi cura di sé in un contesto curato e dedicato all’ascolto con attività che favoriscono i processi di auto-apprendimento e di consapevolezza a stretto contatto con la natura. Possibilità di pernotto in tenda e percorso sensoriale alimentare con prodotti freschi, di stagione e provenienti da fattorie agro ecologiche locali e preparati al momento.
Destinatari: adulti, gruppi di studio, team di lavoro, visitatori e famiglie
Partner: Il Borgo degli Gnomi, Teramo Children, Collettivo STAR Bene (rete di associazioni e realtà del territorio abruzzese che si occupa di salute, terra, ambiente e relazioni).
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[1] Onida, M., C. & Orlandi S., D., 2013 – Esplorazioni sensoriali. Bambini, Marzo 2013, Junior
[2] Morin E. (2000), Una testa ben fatta, tr. it. Cortina editore, Milano
[3] Arcà M., Guidoni P. (1987), Guardare per sistemi, guardare per variabili, Emme edizioni, Petrini Junior, Torino. Nuova edizione nel 2008, AIF Editore.
[4] Giordano E. & Onida, M., C., 2017 – Osservazioni- Uno sguardo scientifico a oggetti e materiali. In M. Guerra (a cura di): Materie intelligenti. Il ruolo dei materiali non strutturati naturali e artificiali negli apprendimenti di bambine e bambini Materiali. ISBN 978-88-8434-819-7 – Edizioni Junior-Bambini Srl, Reggio Emilia 2017
[5] Onida, M. C., 2021 – La terra, tra indoor e outdoor, per un’educazione ecologica, n 03/21, pp 54-59, ISSN: 2420-7829 © 2021 Zeroseiup s.r.l.
[6] Onida, M. C., 2020 – Creta. Uno sguardo scientifico alle sue potenzialità nei servizi 0-6. Pp. 1-61. ISBN 978-88-99338-82-4 2020, Zeroseiup s.r.l.
[7] Lanciano, N., 2002, Strumenti per i giardini del cielo, edizioni Junior.
[8] Onida, M. C., & Salvadori M., 2020 (a cura di) – Un dente di dinosauro, Percorsi scientifici di adulti e bambini nella scuola dell’infanzia. ISBN 978-98-99338-77-0 2020, Zeroseiup s.r.l.