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Il curriculo è la chiave del successo

Sara Bruun

Dirigente pedagogica della scuola Alvakra di Alvsbyn (Svezia)


In tutti gli ordini di scuola la condivisione del curricolo – e di conseguenza delle metodologie da attuare – è la chiave per garantire un’educazione più equa e di migliore qualità. Il progetto “re-start” proposto dalle scuole di Alvsbyn, piccolo paese della Svezia, agisce in questa direzione.

Le recenti valutazioni di PISA hanno dimostrato che i risultati di matematica in Svezia sono leggermente migliorati. Ma l’OCSE ha anche sottolineato quale sia, con tutta probabilità, il più grosso problema delle scuole svedesi: la mancanza di equità. Sara Bruun, la dirigente della scuola di Alvakra e membro della Commissione del Reggio Emilia Institutet, facendo riferimento alle esperienze del progetto “re-start” del comune di Alvsbyn, evidenzia che i servizi scolari e prescolari potrebbero collaborare più attivamente organizzando gruppi di lavoro e curricoli al fine di ottenere scuole più eque di migliore qualità.

Le scuole dovrebbero mirare a una missione equilibratrice per essere in grado di offrire un’educazione equa e inclusiva indipendentemente dalla zona in cui si risiede. Negli ultimi anni, l’Ispettorato Scolastico Svedese e l’Agenzia Nazionale Svedese per l’Istruzione hanno evidenziato diverse carenze nei loro studi e nei rapporti d’ispezione, ciononostante il tema della parità rimane una delle sfide più importanti. Quali sarebbero le conseguenze se dovessimo fallire? Le buone o scarse possibilità dei bambini nel corso della loro carriera scolastica dipendono da quanto sono fortunati o sfortunati? Per quale motivo c’è tanta differenza di qualità? Perché la qualità non varia solo da un comune all’altro ma fra le varie strutture, le classi, gli educatori?

La parità, la parità delle opportunità non dovrebbe voler dire che tutto andrebbe svolto nello stesso modo e non il contrario?

Le differenze devono esserci perché i bambini sono diversi ed è necessario variare. Il numero di percorsi da intraprendere per raggiungere il traguardo è infinito ma il viaggio dovrebbe essere uguale per tutti. Ovviamente esistono molti aspetti da considerare, esistono differenze economiche, di segregazione residenziale, la libertà di scegliere una scuola piuttosto che un’altra. Tuttavia questo articolo affronta un altro elemento importante che riguarda il modo in cui noi, dipendenti dei servizi scolari e prescolari, valutiamo i nostri ruoli. Ciò che guida il nostro lavoro pedagogico è in realtà l’unica cosa ad essere identica in tutta la Svezia, infatti abbiamo lo stesso Education Act, curricolo nazionale e linee guida nazionali.

Il compito di “consentire a ogni singolo individuo di affermare la propria unica personalità e di fare del proprio meglio per ottenere la propria libertà responsabile”, è il medesimo nel corso della scuola dell’obbligo (grundskolan) e della scuola secondaria di secondo grado (gymnasiet).

In Svezia, nel curricolo per le scuole secondarie e per l’educazione in età adulta leggiamo della “responsabilità della scuola affinché ciascun allievo possa imparare, indagare …”. Ma già nel curricolo dei servizi prescolari è riportato che “i servizi prescolari dovrebbero fare il possibile per assicurare che ciascun bambino sviluppi la proprie abilità per … esaminare, indagare, distinguere, riflettere, ragionare.” La stessa formulazione del concetto può essere ritrovata anche nel curricolo della scuola dell’obbligo. Si tratta di formulazioni di concetti importanti in quanto ci parlano del pensiero condiviso da tutti i curricoli nell’intero sistema scolastico, ovvero lo sviluppo delle abilità. Non si tratta solo di insegnare o trasmettere qualcosa agli allievi, ma evidenzia che siamo nati con tante capacità e che i servizi prescolari e scolari dovrebbero essere l’humus dove queste capacità possono crescere e maturare. Nel curricolo per le scuole dell’obbligo, sono presenti le stesse abilità insieme ad altre. Si tratta di abilità generali citate negli obiettivi generali e nei documenti chiave e, in parte, nei programmi delle varie materie. Anche nei curricoli per le scuole superiori e per l’educazione in età adulta c’è una formulazione che funge da guida per le scuole dell’obbligo riguardo alla funzione che dovrebbe avere il contenuto centrale (l’argomento della materia): “è responsabilità della scuola/ degli istituti di istruzione superiore far sì che ciascun allievo possa usare la sua conoscenza come mezzo per … formulare, analizzare e testare, esaminare e valutare in modo critico.”

Persino nelle parti del curricolo che descrivono i contenuti, c’è un’idea di continuità. Se, per esempio, prendiamo la matematica questa cosa è evidente. Nei servizi prescolari ci sono tre abilità collegate alla matematica con cui si dovrebbe lavorare, e sono ripetute negli argomenti dei programmi per le scuole dell’obbligo come per le scuole superiori. I nostri curricoli esprimono una continuità nell’apprendimento, dai servizi prescolari all’educazione per l’età adulta!

Quando si tratta dei programmi delle materie, è con il contenuto centrale che dobbiamo confrontarci, nel momento in cui ci alleniamo a usare e sviluppare le nostre abilità. Non possiamo discutere sul nulla o confrontare il nulla con il nulla; è il contenuto centrale che ci consente di parlare del mondo! In questo modo otteniamo una base comune per l’istruzione generale che è estremamente importante in una democrazia per consentire di trasmettere il nostro retaggio culturale e conoscere altre culture, arricchirci e acquisire nuove prospettive. Ma sono le abilità ad avere il ruolo chiave. Senza le abilità per usare i contenuti nei vari modi, esaminare in modo critico, confrontare, analizzare, testare e riconsiderare, è tutto inutile. Una scuola in cui l’occupazione principale degli allievi è il lavoro di “apprendimento” del contenuto centrale, equivale a sfruttare il tempo nel modo sbagliato. I ruoli e le sfide più importanti della scuola si concentrano sulle abilità, mentre il contenuto centrale dovrebbe fungere solo da strumento.

è importante sottolineare anche che il curricolo esprime la fiducia negli insegnanti; è nel diritto di questa professione valutare i pro e i contro di come dovrebbe essere trattato il contenuto centrale. Non possiamo scegliere di scartare nulla, ma possiamo decidere che cosa esaminare più dettagliatamente e cosa trattare in modo meno approfondito. Il punto principale è che l’allievo, in entrambi i casi, dovrebbe poter utilizzare, allenare e sviluppare le proprie abilità. Sono la qualità delle capacità che dovrebbero essere valutate e non quanti contenuti l’allievo è stato in grado di memorizzare.

è compito di ogni singolo insegnante comprendere, interpretare e mettere in pratica la descrizione del proprio ruolo presentato nel curricolo?

No, ma la realtà, purtroppo, è che probabilmente molti educatori sono stati abbandonati con il loro curricolo. In molte scuole, il compito basilare di lettura e comprensione collettiva e l’interpretazione del nuovo curricolo nella sua interezza, promulgato nel 2011, non è stato svolto, allo stesso tempo il contenuto centrale si è espanso e lo stress è incrementato.

Senza dubbio, la maggior parte del lavoro pedagogico di buona qualità sta continuando all’interno del paese. Ma sembra andare in tutte le direzioni possibili, così come nel comune di Alvsbyn, dove abbiamo creato il progetto “re-start” che dovremmo considerare in modo più approfondito.

Alvsbyn, in Svezia noto come la perla della contea di Norrnotten nel lontano nord del paese, si trova a circa 50 km a monte del fiume Pite, a circa 50 minuti di macchina dalla città costiera di Lulea. Nonostante la sua modesta popolazione di 8,200 abitanti, il comune registra più di 800 aziende. Abbiamo un corpo insegnanti molto preparato, con la più alta proporzione di insegnanti per alunni del paese, ideiamo obiettivi e strategie, processi ed attività, approfondimenti e valutazioni su come questi obiettivi sono stati raggiunti. Ma come ho detto, questo lavoro pedagogico sembra essere molto dispersivo.

 

Nel paese si sta portando avanti molto lavoro pedagogico di buona qualità. Ma quest’ultimo sembra condurci in ogni direzione possibile.

Sara Bruun

 

Noi dipendenti dei servizi prescolari e scolari abbiamo parecchi obiettivi con cui confrontarci nel nostro lavoro quotidiano. Si tratta di obiettivi stabiliti dallo stato e formulati nel nostro curricolo; obiettivi che concernono il nostro ruolo in relazione alla democrazia e alla conoscenza. L’Agenzia Nazionale Svedese per l’Educazione fornisce delle linee guida su come questi obiettivi dovrebbero essere raggiunti. Abbiamo anche degli obiettivi stabiliti dal nostro direttore generale e dal Consiglio Comunale di Alvsbyn con cui collaboriamo in modo scrupoloso e ben organizzato, fra questi obiettivi si includono l’apprendimento di competenze imprenditoriali e nozioni di educazione civica.

Così come in altri comuni, c’è anche un’idea di come il lavoro di qualità sistematica dovrebbe procedere. Quando un’unità deve stabilire degli obiettivi, questi ultimi dovrebbero essere compatibili con una visione comune, il curricolo e gli obiettivi del Comune. Successivamente, queste attività e procedimenti, sono formulati in base a come noi pensiamo possano essere raggiunti gli obiettivi dell’unità, e dobbiamo riflettere regolarmente su come portare a termine con successo i traguardi prefissati. Tre volte l’anno ciascuna unità realizza anche un resoconto per il direttore generale.

Il progetto “re-start” di Alvsbyn è nato dopo un’analisi di questo tipo. Sotto la dicitura Responsabilità e Influenza, ci siamo resi conto che i nostri obiettivi potevano rientrare in un aspetto dell’Education Act o nel curricolo, con particolare attenzione a una singola unità.  A volte riguardavano gli educatori, altre volte gli alunni. La maggior parte degli obiettivi e delle attività erano importanti, ma se visti nell’insieme era difficile trovare dei pensieri collegati e sicuramente il lavoro non era sistematico.

Il nostro ruolo è certamente così complesso che un solo legame è insufficiente, ciò di cui abbiamo bisogno è un approccio sistematico con diversi “fili intrecciati” in grado di formare un’unica “corda” di lavoro qualitativo, a partire dai servizi prescolari e nel corso di tutta l’esperienza educativa, dove i singoli fili si rafforzano e danno stabilità all’insieme. Altrimenti si corre il rischio che i singoli fili si possano rompere. Questa è una metafora che rappresenta bene il genere di equità e continuità che vorremmo raggiungere nei nostri servizi prescolari e scolari. Tutti i dirigenti scolastici (i dirigenti dei servizi prescolari, i quattro dirigenti delle scuole dell’obbligo, il dirigente della scuola superiore, il dirigente dell’istruzione per l’età adulta e il direttore generale dell’Ufficio Scolastico) hanno deciso di collaborare al progetto “re-start” in modo da intrecciare questa corda per il comune di Alvsbyn. Lo scopo è stato quello di creare equità e continuità. L’equità in modo da non creare differenze, per gli alunni, a livello di scuola, di classe, o di insegnante. Continuità in modo che i bambini e gli alunni possano sentirsi a proprio agio nei servizi prescolari e scolari quando passano da un’unità all’altra in modo da vivere l’apprendimento come un tutt’uno.

Noi che incontriamo i bambini e gli alunni nei servizi prescolari e scolari siamo estremamente importanti per loro. Possiamo far provare loro la sensazione di aver fatto bene e di avere successo, e anche evitare che possano pensare di fallire e di sentirsi inutili. Anche le loro famiglie, ovviamente, sono di estrema importanza; noi che lavoriamo nei servizi prescolari e scolari dovremmo focalizzarci su cosa dobbiamo influenzare e su quello per cui siamo responsabili e se necessario, il nostro ruolo è anche quello di compensare, dobbiamo essere sulla stessa lunghezza d’onda.

Il nostro lavoro è cominciato con noi dirigenti che ci siamo letti a vicenda il nostro curricolo. Abbiamo esaminato le somiglianze e le differenze, abbiamo discusso i significati e le interpretazioni delle varie formulazioni e ci siamo tutti accorti che esisteva un forte senso di continuità. Questo ci ha fatto capire che avevamo bisogno di creare una piattaforma condivisa come punto di partenza per il nostro lavoro qualitativo, utile anche per assumere il personale, per la presentazione del nostro lavoro alle famiglie, durante gli incontri con i genitori, per focalizzarci sul potenziamento del nostro training interno e per rendere più coerente e comprensibile quello di cui ci occupiamo. Ma soprattutto, la nostra piattaforma dovrebbe servire a creare equità e continuità per tutti i bambini del comune di Alvsbyn.

 

Noi che incontriamo bambini e allievi nei servizi prescolari e scolari siamo estremamente importanti per loro.

Sara Bruun

 

Dobbiamo “stabilire un punto di vista” (standpoint) per poi svilupparlo in un concetto importante. Nella fase embrionale per la creazione dei punti di vista, abbiamo scelto di partire dai concetti inclusi in tutti i curricoli e così abbiamo ideato otto “punti di vista” che abbiamo poi sviluppato per sei mesi con tutti gli educatori del comune. Un gruppo di insegnanti con più esperienza ha condotto il lavoro nelle scuole così come un gruppo di educatori nei servizi prescolari. Si sono incontrati per lavorare in gruppi misti. Questo ci ha consentito di avere molte nuove opinioni, aggiunte e proposte, ed evidentemente molte conversazioni importanti riguardavano l’apprendimento, le persone, il metodo, la tradizione, l’esperienza comprovata e valori fondamentali. Dopodiché, noi dirigenti scolastici disponevamo di un nuovo metodo di scrittura basato sulle opinioni di tutti e abbiamo ripreso nuovamente i curricoli per evitare che le nostre formulazioni si disperdessero troppo dal nocciolo della questione.

Ora vorremmo che i nostri punti di vista descrivessero il nostro impegno nell’essere insieme. Mentre scrivo queste parole (Febbraio 2017) mi rendo conto che il passo successivo sarà quello di presentare questo progetto al comitato genitori. Uno dei nostri otto punti riguarda proprio questo: la nostra collaborazione con le case dei bambini e i loro genitori è fondamentale per noi. Insieme agli educatori continuiamo a cercare di capire come trasformare i nostri punti di vista in lavoro di qualità sistematica che funzioni nella pratica, e come dovremmo documentare e comunicare questa qualità.

Non sappiamo ancora quale sarà il risultato del “re-start”, ma siamo convinti che aumenterà l’equità e rafforzerà la continuità per tutti i bambini e gli allievi nel comune di Alvsbyn.

 

Da Modern Childhood, pubblicazione del Reggio Emilia Institut di Stoccolma, 2018. Traduzione dall’inglese: Katja Masucci.

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