Login
Registrati
[aps-social id="1"]

Idee per pensare e progettare il nido – novembre 1976

Loris Malaguzzi

Pedagogista


“Zerosei”, Fabbri Editori, Milano, dicembre, 1976, p. 47

Gli architetti, i pedagogisti, gli psicologi stanno bene e ci vogliono per realizzare un buon asilo nido: ma non bastano. Ci vogliono subito, fin da quando il progetto viene abbozzato, gli amministratori, i committenti, coloro che sono chiamati poi, direttamente dalle famiglie e dai cittadini, a rispondere della organizzazione e del funzionamento della istituzione.

Quali dovranno essere l’organico del personale educativo e ausiliario, l’orario di lavoro, la distribuzione dei tempi di lavoro, le assegnazioni dei compiti, il ruolo, gli strumenti e le finalità della gestione sociale, la qualità e la quantità degli arredi e dei materiali educativi, sono tutti momenti chiave da concordarsi coi tecnici e da farsi punto di riferimento nel processo elaborativo del progetto.

L’organizzazione dell’ambiente di lavoro per gli adulti e degli ambienti di esperienza e di vita per i bambini sono una parte determinante del disegno educativo che si vuole realizzare.

Nella nostra esperienza abbiamo visto buoni progetti architettonici di nido sciupati e dequalificati da una cattiva, a volte insufficiente e contraddittoria organizzazione del personale e dei suoi compiti; e a volte il contrario, buoni potenziali organizzativi e culturali vanificarsi in cattivi ambienti architettonici.

In questi anni la necessità di andare al deciso superamento del vecchio progetto edilizio del nido ONMI – unico esemplare cui riferirsi nel nostro paese – e più in generale della vecchia tradizione e rigida struttura delle istituzioni educative, anche grazie alla disponibilità di nuove tecnologie industrializzate di costruzione, ha aperto un appassionato dibattito tra i cultori delle diverse discipline.

Il dibattito non concluso e comunque relativamente libero e sempre condizionato (e oggi più di ieri) da interessi e poteri industriali e da committenze (gli enti locali) debilitate da dipendenze di ordine economico e politico, si è misurato sui concetti di polivalenza, flessibilità, modificabilità dell’edificio e degli spazi e correlativamente sui concetti di autonomia, libertà, socializzazione, sviluppo, maturazione, apprendimento del bambino.

Si sono avuti, e forse inevitabilmente, eccessi da una parte e dall’altra.

La variabile più tormentata e discriminante è stata soprattutto quella relativa al rapporto (talora addirittura negato o temuto) tra l’adulto, gli adulti e il bambino e i bambini, nel processo educativo con tutto quanto a livello più generale ne consegue.

È questo un tema di grande portata che sarà sicuramente al centro di discussioni e confronti anche su questa rivista.

Non è qui il luogo per entrare nel cuore della questione. Ma ci sia consentito di riassumere le nostre personali opinioni attraverso alcune linee orientative:

  • I bambini crescono, maturano, si sviluppano, si costruiscono, si emancipano e si liberano con – e non senza – gli adulti;
  • La socializzazione è un processo ininterrotto di interazioni intersoggettive a livelli quantitativi e qualitativi variabili vissuta in proprio, con altri, o visti vivere dagli altri che si realizzano dentro e fuori le famiglie, dentro e fuori le istituzioni;
  • I bambini, tanto più quanto sono piccoli, devono sentirsi contenuti bene nello spazio (inteso come spazio fisico, psicologico e politico) perché possano essi contenere bene lo stesso spazio e viverlo attivamente e criticamente come storia personale;
  • La questione essenziale è per i bambini, prima della nascita e dopo, vivere un doppio sinergico rapporto di relazione, una specie doppio cordone ombelicale che lo rassicuri per un verso al grembo della madre o meglio degli autori del suo concepimento e per l’altro al grembo più largo di una solidarietà e responsabilità collettive. Da queste considerazioni, se condivise, è possibile attingere attraverso successive elaborazioni una serie di idee che valgano a definire scelte quando si progetta l’edificio, si destinano e si organizzano gli spazi del nido e quando il tutto lo si connetta ai temi e ai fini della sua animazione pedagogica e culturale.

 

Il testo prosegue poi con la seguente avvertenza: Il progetto presentato nelle pagine seguenti non è proposto come “modello”: vuole invece porsi come strumento di conoscenza e di scambio di informazioni, esperienze, opinioni.

Lascia un commento