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I padri nei servizi per l’infanzia. Prossemica, gesti e modelli d’interazione.

Silvia Cescato
Assegnista di ricerca post-doc. Dipartimento di Scienze Umane per la formazione “R. Massa”,

Università degli studi di Milano Bicocca. silvia.cescato@unimib.it

IntroduzioneCS3

La relazione tra famiglie e servizi educativi è uno dei “fili rossi” del dibattito pedagogico, in particolare della pedagogia dell’infanzia.

Gli studi sull’attaccamento, le prospettive ecologiche e le loro più recenti rivisitazioni, anche in chiave cross-culturale, rappresentano alcuni tra gli assunti-base dei sistemi educativi.

Al contempo – come testimonia la ricerca empirica nei servizi per l’infanzia – la costruzione di reti tra agenzie educative richiede delicatezza e attenzione verso il complesso di emozioni, valori, regole, rituali, che segnano il passaggio della responsabilità educativa del bambino e i gesti di accoglienza e riconoscimento da parte degli adulti che se ne prendono cura.

Di fronte a queste considerazioni, l’osservazione dei gesti e della prossemica che regola gli scambi quotidiani tra genitori, educatori e bambini può diventare uno strumento prezioso per studiare la “grammatica” della comunicazione (verbale e non verbale) che in essi ha luogo.

Focalizzarsi su questi scambi aiuta ad affrontare il tanto discusso (e spesso idealizzato) tema della relazione scuola-famiglia; al contempo ci chiede di individuare strumenti e metodi per creare un ponte tra l’osservazione dell’agito e la rilevazione dei processi di attribuzione di significato (Braga, 2009).

Ma come fare?

Da un punto di vista metodologico, studi condotti nell’ambito della microsociologia (Schütz, 1932), della psicologia clinica (Stern, 2004), dello sviluppo e sociale (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, 1999) ci aiutano a far luce sulla possibilità di soffermarci su ciò che accade nei rapidi istanti che segnano il passaggio tra configurazioni relazionali, aiutandoci a porre l’attenzione su alcuni punti utili per assumere uno sguardo più “mirato” verso ciò che sta avvenendo nel qui e ora dell’interazione.

Quali scambi hanno luogo? Quali posizionamenti assumono i protagonisti? Come si muovono nello spazio? Quali rappresentazioni implicite sono sottese ai loro comportamenti?

Questi interrogativi – e in particolare la prospettiva della microanalisi (osservativa e narrativa1) – hanno guidato la ricerca che qui viene presentata, relativa ai comportamenti e alle rappresentazioni implicite di relazione connesse alla crescente presenza dei padri nei servizi per l’infanzia.

 

Obiettivi

La ricerca – realizzata all’interno di un nido comunale della città di Bergamo – mirava ad individuare metodi e strumenti per studiare le dinamiche di interazione tra bambini, educatrici e genitori, in particolare padri, nel contesto del nido d’infanzia. 

La figura paterna – oggi “sotto i riflettori” nella ricerca psicologica e sociologica – è una figura che troviamo sempre più spesso anche nei servizi educativi per l’infanzia, dove non è raro veder arrivare bambini accompagnati dai padri e notare un incremento (rispetto al passato) di presenze maschili all’interno di riunioni, open-day, laboratori, incontri rivolti ai genitori.

Di fronte a questo cambiamento socio-culturale, come si pongono adulti e bambini? Quali risorse e quali strategie mettono in campo?

Come si muovono e che vissuto hanno i padri che entrano al nido, che scelgono (in accordo con le mogli/compagne) di affidare il proprio figlio a un’istituzione educativa extra-familiare? Cosa pensano e come vivono il loro ruolo, il rapporto con l’istituzione e con i propri figli? E, d’altro canto, quali sono i comportamenti, le aspettative, il vissuto degli educatori/educatrici?

Il lavoro che presentiamo è nato da questi interrogativi, a cui ha cercato di rispondere, lavorando in parallelo su due livelli:

  • piano dell’agito: individuazione di strumenti per lo studio minuzioso della prossemica e delle dinamiche d’interazione tra bambini, genitori ed educatori. Individuazione di eventuali pattern/schemi ricorrenti che caratterizzano il modo di porsi (entrare e uscire dal servizio, interagire, comunicare, occupare lo spazio) dei padri e delle educatrici;
  • piano delle rappresentazioni: individuazione di occasioni e strumenti utili per l’esplicitazione e la ricostruzione delle rappresentazioni implicite di relazione legate a pensieri, vissuti, emozioni, sensazioni connesse agli episodi di interazione.

Contesto e soggetti

Il nido in cui è stata condotta la ricerca appartiene alla rete asili nido comunali di Bergamo. Il servizio accoglie bambini dai 3 ai 36 mesi, con una percentuale di circa il 60% di famiglie provenienti da altri contesti culturali (per lo più Sudamericani).

Gli spazi in cui si è svolta la ricerca sono stati la sezione “piccoli” (che ospita bambini tra i 12 e i 24 mesi) e l’ottagono, open-space dedicato all’accoglienza dei bambini dai 24 ai 36 mesi.

Il personale del nido (coordinatrice, 11 educatrici e 2 educatori) è stato coinvolto nelle fasi iniziale e finale delle ricerca, mentre i momenti centrali – di videoregistrazione, revisione e discussione di alcune scene di ingresso e uscita dal servizio – hanno previsto il coinvolgimento di 6 educatrici (4 delle quali videoriprese durante l’accoglienza in ottagono e 2 in sezione “piccoli”) e 10 padri “volontari” (disposti a farsi intervistare), di età compresa tra i 25 e i 50 anni, di diversa provenienza culturale (Italia, Eritrea, Bolivia, Serbia).

Le educatrici sono state coinvolte, con una modalità di video-feedback (Tochon, 2008), in momenti di revisione delle clip e di discussione delle stesse insieme alle colleghe. I padri sono stati intervistati, seguendo alcune suggestioni provenienti dall’intervista micro-analitica di Daniel Stern e accompagnati a rivedere (individualmente) e a ricostruire minuziosamente (sul piano delle azioni, dei pensieri e dei vissuti) le clip che li vedevamo protagonisti durante i momenti di transizione.

Articolazione e fasi della ricerca

La ricerca si è focalizzata sull’osservazione, la videoregistrazione, l’analisi e la discussione di episodi di accoglienza e di interazione tra bambini, genitori – in particolare padri – ed educatrici. I video realizzati hanno permesso di studiare le dinamiche di interazione e di comunicazione dei protagonisti, individuando pattern interattivi riconoscibili nel loro modo di porsi.

La ricerca ha avuto una durata di 10 mesi e si è così articolata:

Marzo 2014Contatto con il servizio e presentazione del progetto
Maggio-Giugno 2014Rilevazione dei dati.

Videoriprese dei momenti di accoglienza in 5 giornate. Interviste individuali e discussione delle clip con i padri.

Focus group di revisione e discussione delle clip con le educatrici

Luglio-Settembre 2014Trascrizione e analisi dei dati raccolti
Febbraio 2015Discussione dei dati e del percorso con le educatrici e con la coordinatrice

Esiti e valutazione del percorso

Gli esiti del percorso includono:

l’individuazione di metodi e strumenti utili per ri-centrare il tema della relazione tra servizi e famiglie, a partire dall’osservazione e dall’analisi “microscopica” delle interazioni nel qui e ora del loro farsi;

– l’individuazione di alcune specificità di genere, espresse (da educatrici e genitori coinvolti) in un certo modo di agire e di pensare al proprio ruolo educativo;

nuove riflessioni sull’esigenza di rileggere – anche in chiave di “specificità culturali e di genere” – impliciti e premesse che stanno alla base del progetto educativo di accoglienza, inserimento e coinvolgimento familiare.

Più nello specifico, è stato possibile osservare alcune ricorrenze nei comportamenti e nelle parole paterne. I padri osservati – a prescindere dall’appartenenza culturale – tendevano a entrare in sezione fermandosi vicino alla soglia, scambiando un saluto all’educatrice, rimanendo qualche istante in piedi o accovacciati accanto ai loro figli, intrattenendo con loro scambi (verbali e non) per lo più giocosi. Baci, abbracci, sorrisi, carezze ne accompagnavano la dipartita, insieme all’indirizzamento del bambino all’educatrice o all’apertura della coppia genitore-figlio all’interazione ludica con altri bambini, dando così vita a nuove configurazioni relazionali.

Le rappresentazioni sottese a questi gesti – rilevate tramite intervista

– ci parlano di un’elevata fiducia paterna nelle capacità dei bambini, anche molto piccoli; del riconoscimento della professionalità delle educatrici e del valore sociale ed educativo attribuito al Nido; di una percezione del proprio ruolo parentale come complementare rispetto a quello materno e un’idea della relazione parentale basata (almeno nei primi anni di vita del bambino) su elementi quali: divertimento, complicità, sicurezza.

Le educatrici – d’altra parte – hanno riconosciuto in se stesse, rivedendosi

alcuni pattern relazionali comuni, espressione di un certo modo di intendere l’accoglienza e il distacco. Rivedendosi hanno notato la tendenza a prendersi un tempo interamente riservato, da dedicare (corpo e mente) a ciascuna coppia bambino-genitore (a prescindere si trattasse di madri o di padri); una modalità di accoglienza improntata alla prossimità e all’invito alla vicinanza fisica; un’implicita rappresentazione di “buona relazione” basata su criteri quali: la gradualità del distacco, l’intrattenimento di uno scambio dialogico nella prossimità tra adulti, il progressivo affidamento del bambino.

Soffermarsi sui video, porre l’accento sui propri comportamenti, su quelli degli altri “adulti di riferimento”, sulle risposte dei bambini e al contempo riflettere sui propri vissuti e le proprie percezioni sembra aver dato modo a padri ed educatrici coinvolti di “sostare” sulle interazioni filmate, di riconoscere i micro-movimenti, ma anche di scorgerne le differenze e di interrogarsi su di esse, aprendo – sembra – una maggior consapevolezza sulla necessità di discutere e valorizzare queste modalità, le somiglianze e le differenze nel modo di porsi e di entrare/stare in relazione

Conclusioni e prospettive

I dati raccolti ci aiutano a formulare alcune considerazioni conclusive. Nello specifico:

soffermarsi in modo microanalitico su aspetti circoscritti e osservabili (gesti, sguardi, posture) che regolano i momenti dell’accoglienza e del passaggio del bambino dal contesto familiare a quello istituzionale consente di riconoscere la varietà di ruoli, stili, culture e generi di cura e di parenting che entrano in gioco e in relazione nei servizi educativi;

scomporre rituali istituzionali (e culturali) consolidati, come quello dell’accoglienza, nei micro-processi che la caratterizzano, consente di portare alla luce la complessità degli scambi interattivi (aspetti visibili e rappresentazioni implicite), rendendo da un lato più chiaro e tangibile il riconoscimento di modelli consolidati (e a volte statici) in uso, dall’altro aprendo nuove possibilità di riflessione e riprogettazione.

Le riflessioni raccolte al termine del percorso da parte del personale educativo (educatori, educatrici, coordinatrice) ci indirizzano verso nuove prospettive di ricerca-formazione per gli educatori. In particolare, le modalità metodologiche di micro-analisi sembrano essere di supporto per il riconoscimento e la rivalutazione dei diversi stili interattivi e modelli relazionali impliciti che ad essi si accompagnano. Si tratta di aprire la strada a interrogativi, riflessioni, proposte di riprogettazione che nascano dalla valorizzazione delle modalità di interazione osservabili e discutibili, modalità con cui uomini e donne, educatrici e genitori di culture e diverse si rapportano ai bambini e agli altri adulti che ne condividono la responsabilità educativa.

Riferimenti bibliografici

 

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Silvia Cescato

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* Il nido in cui è stata condotta la ricerca è un Nido di recente apertura (settembre 2003) che fa parte della rete degli asili nido comunali della città di Bergamo. Il nido si trova nel quartiere di Campagnola, di fianco al parco comunale. É circondato da un vasto giardino, suddiviso in quattro aree che permettono in ogni momento della giornata e dell’anno di accedervi ed usufruire in tutta sicurezza. Il servizio accoglie bambini dai 3 ai 36 mesi. L’utenza è variegata, con una percentuale di circa il 60% di famiglie provenienti da altri contesti culturali (per lo più sud America). Il servizio ospita cinque sezioni, per un totale di 70 bambini, con 2/3 educatrici per sezione.

La struttura collabora con il territorio e in particolare con la biblioteca e le ludoteche e con i servizi socio-sanitari (neuropsichiatria infantile e servizi sociali). Il nido si contraddistingue per la cura dei materiali e degli spazi. Le proposte di gioco utilizzate sono pensate, progettate e costruite dagli educatori che si avvalgono – durante i laboratori organizzati durante l’anno – dell’aiuto e della collaborazione di genitori e nonni.

1 Per microanalisi osservativa si intende la videoregistrazione, trascrizione, analisi/codifica dei micro-comportamenti che segnano gli episodi di transizione osservati. Per microanalisi narrativa s’intende una ricostruzione analitica di gesti, pensieri, emozioni associati ad episodi significativi di interazione.

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