Anna Tardos
Di un adulto che ama giocare si dice che gioca come un bambino. In effetti il bambino – per quanto può – gioca. Fino al suo ingresso nella scuola egli occupa la maggior parte del suo tempo giocando.
Anche il bambino scolarizzato ama giocare, me deve suddividere il suo tempo tra lo studio e il gioco.
Il gioco svolge diverse funzioni nella vita del bambino. Durante il gioco il bambino è attivo e pertanto soddisfa il suo desiderio di movimento e di azione. Fin dalla più giovane età il gioco arricchisce le sue conoscenze, le sue esperienze e costituisce uno degli strumenti che gli permettono di conoscere il modo. Durante il gioco scopre le proprietà degli oggetti che lo circondano e impara come usarli. Giocando utilizza i movimenti imparati recentemente e diverse modalità di azione; diventa più abile.
Grazie al suo interesse, gioca sempre più a lungo ed è sempre più assorbito dal gioco. Impara a osservare, ad agire seriamente. Mentre raggruppa gli oggetti, li collega tra loro, poi costruisce qualcosa, impara a prevedere ciò che costruirà, a fare e a realizzare dei progetti e tutto questo scoprendo la gioia di vincere le difficoltà, di superare gli ostacoli.
Il gioco offre la possibilità di risolvere le tensioni interne del bambino. Sviluppa la sua immaginazione, l’aiuta a osservare, gli permette di conoscere la vita degli adulti, le loro attività, di svolgerle, di cimentarsi in esse, dal momento che non è in grado di partecipare veramente alla loro vita e al loro lavoro.
Il gioco del bambino è dunque un attività stimolante e utile sotto parecchi punti di vista. Tuttavia, se il bambino gioca, non lo fa perché sa che il gioco gli è utile, che esso “lo prepara alla vita, ecc…”, se gioca è perché gli piace, perchè prova piacere; se gioca è perché attraverso il gioco realizza i suoi desideri e le sue aspirazioni. Il gioco è un’attività che scaturisce da uno stimolo interno. Al gioco sono fondamentalmente legate la libera scelta, il fatto che è utile e che provoca piacere.
Il neonato che, libero di muoversi, è arrivato dopo molti tentativi a procurarsi l’oggetto desiderato, lo prende tra le mani con gioia trionfante. Girandolo e muovendolo davanti agli occhi soddisfa inoltre il suo interesse e la sua curiosità. Più tardi al piacere dell’attività si collega la domanda “cosa ne posso fare?”.
I bambini che corrono in giardino per raggiungere il muro della casa, che toccano il muro ridendo, poi ripartono insieme e, dopo aver raggiunto la panchina, ritornano sempre correndo verso il muro, soddisfano in primo luogo il loro desiderio di movimento. Ma, nello stesso tempo, provano il piacere della ripetizione, il piacere di essere con i compagni, di correre insieme: come testimoniano lo loro risate.
La bambina di tre anni copre con cura la sua bambola, poi si siede davanti a lei e ne veglia il sonno; qualche volta chiede anche alle amiche di fare meno rumore nel correre: anche in questo caso si tratta di un gioco stimolato da una spinta interiore. E’ possibile che sua madre abbia l’abitudine di sedersi ogni sera vicino al suo letto e che lei la imiti; è possibile anche che desideri, del genere “vecchi” ricordi, ritornino in lei: “sarebbe bene che la mamma vegliasse così sul mio sonno, come una volta quando non avevo ancora un fratellino”. Può essere anche che riviva in questo momento le angosce e le paure che ritornano ogni sera e che ella si rassicuri attraverso il gioco: cerca, rivivendo la situazione, di comprendere che non deve avere paura, perché qualcuno veglia su di lei, proprio come lei veglia sulla bambola.
Il compito dell’educatrice è dunque di fare di tutto perché i bambini possano trascorrere il loro tempo giocando con calma, tranquillamente.
Anna Tardos, psicopedagogista direttrice dell’Istituto Pikler di Loczy a Budapest dal 1998 al 2011.
Anna è la figlia di Emmi Pikler e ha raccolto e continuato l’impegno della madre.
CATALOGO DOCUMENTAZIONE
Associazione Pikler Lòczy – Italia
Centro Documentazione Educativa di Cesena
Gennaio – 2009