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Gioie e dolori della comunicazione digitale

Paola Toni

Formatrice


Non riprenderò il ragionamento sulla reputazione con cui ho concluso l’articolo precedente. Mi soffermerò invece sulla necessità, solo alcune volte realizzata, di dare l’immagine “giusta” del servizio cioè di quei valori che quotidianamente vengono realizzati all’interno dei servizi educativi e che devono trovare nei social la rappresentazione. In questo articolo affronterò il tema della pagina Facebook.

5 considerazioni in premessa, divisi in tre ambiti.

Rispetto ai social:

  1. i social network, come tutti gli strumenti di comunicazione utilizzati (depliant, comunicati, tabelloni, cartelloni, newsletter) hanno bisogno di una piano strategico, ovvero “Non fare tanto per fare”, ma un fare ideato, programmato, pianificato e condiviso
  2. i social network arrivano a pubblici ampi e si devono immaginare come una finestra su tanti mondi diversi, sapendo che ognuno percepisce e capisce in base alle esperienze vissute o ai propri desideri.

Rispetto ai servizi:

  1. i servizi, tutti i servizi e quindi anche i servizi educativi, esistono in quanto movimento, azione, attività. E’ l’incontro tra persone: l’educatrici, i bambini e le famiglie che interagiscono per realizzare un percorso educativo straordinario, vivo, dinamico. Comunicarlo risulta spesso difficile: la foto è piatta e immobilizza quell’attimo. La scrittura racconta e fa immaginare. I video riescono a dare una immagine più completa ma devono essere brevi e la sintesi che unisce immagini in movimento e parole è spesso difficile.

Rispetto al ruolo:

  1. la consapevolezza del ruolo (che potremmo sintetizzare in responsabilità ed etica) è fondamentale per chi lavora all’interno dei servizi perché la qualità è data dall’organizzazione, dagli spazi, dal comportamento e dalla competenza di tutto il personale.
  2. il modo in cui si esprime la propria professionalità definisce non solo la qualità del servizio in cui si lavora, ma la qualità della propria vita.

La pagina Facebook di un servizio per la primissima infanzia

Prima di iniziare a progettare la pagina Facebook bisogna porsi alcune domande.

Chi voglio che siano i miei interlocutori: i genitori dei bambini? i dirigenti (del Comune o della cooperativa) o la scuola infanzia o primaria con cui condivido già delle iniziative? E quali obiettivi mi pongo? Informare le famiglie? (e allora farò un gruppo chiuso) o divulgare attraverso le immagini e le parole cultura d’infanzia e quindi proporre messaggi e foto che facciano emergere il benessere del bambino e il valore dei servizi?

FB richiede linguaggio chiaro e foto o video interessanti sia per attirare follower (coloro che ci guardano e ci leggono) sia per far comprendere l’importanza e la complessità di questi servizi. Per questo è necessario un piano di comunicazione strategica.

Prima il pensiero e poi l’azione

Per gestire la pagina Facebook serve una strategia di comunicazione, con un piano redazionale che va organizzato. Servono più persone dedicate e una pianificazione degli argomenti, dei contenuti, dei valori e delle immagini da divulgare.

La pagina va tenuta viva, (almeno due volte a settimana).

Il linguaggio deve essere usato bene (frasi brevi e con esplicitazione dei valori d’infanzia).

Le foto devono essere significative.

E’ possibile programmare in base alla progettazione pedagogica riflettendo e scegliendo tra le attività “stagionali” o proponendo alcuni momenti della quotidianità del nido, dell’alimentazione e dei menù o l’evento che si vuole mettere in risalto, etc etc

Diventa una grande occasione di analisi e condivisione oltre che di comunicazione ed è più facile per chi ha attitudine ed è già abile nella programmazione e pianificazione delle attività.

Il rischio è il mancato aggiornamento e la banalità sia delle frasi che delle immagini.

Obiettivo fondamentale: valorizzare il servizio, la centralità del bambino e il lavoro di tutto il personale

Esempio: questa foto, seppur bella, è preceduta da una frase che non definisce, ad un estraneo alla cultura d’infanzia, tutto il valore che ha il gioco con la sabbia. Quali e quanti significati ha? Creatività, collaborazione? Costruzione di storie? Fantasia? Il gruppo di lavoro sceglie quale messaggio è più importante in quel momento e anche quello più utile ad un percorso “educativo” rivolto agli adulti e dovrà semplicemente inserirlo prima di quella frase. E allora tutti capiranno che non è solo un “gioco”…

Gioie e dolori 2

Un altro esempio.

Il raccolto dell’orto del nido.
I bambini si sono presi cura delle piantine…ed ecco il risultato!

 

Gioie e dolori 3

 

La foto è bella e il contenuto viene raccontato come il risultato di un lavoro di cura. Il messaggio valoriale è esplicitato in una semplice frase. Forse nell’aggiornamento successivo aumenterei i significati del lavoro di cura e così si può incominciare una storia che prosegue di settimana in settimana. La pagina Fb è uno degli strumenti più adatti per percorsi di storytelling.

Programmare il lavoro

Se il gruppo di lavoro, insieme al coordinatore/trice decide di aprire una pagina Facebook potrà trovare utile queste indicazioni metodologiche.

1° incontro (max 2 ore)

prima fase:

Definire i valori e i pubblici che devono essere piacevolmente coinvolti e attirati nella “visita” alla pagina FB

seconda fase:

  • suddividere la progettazione pedagogica in attività mensili (spesso è già fatto)
  • rivedere il calendario degli eventi durante tutto l’anno (festa dell’accoglienzao dell’autunno, di Natale, primavera, etc etc)
  • rileggere i menu stagionali e scegliete gli ambiti che considerate più interessanti (km 0, biologico, orto del nido o dei nonni, etc etc)
  • definire e scegliere gli eventi che nell’anno verranno realizzati

terza fase:

  • individuare le parole chiave/i valori che si vogliono maggiormente enfatizzare nell’anno
  • immaginare quale foto potrebbe essere realizzata ed utilizzata
  • incominciare lo storytelling, cioè la costruzione di storie.

Se non si riesce in un unico incontro la terza fase può essere oggetto di una successiva riunione.

2° incontro, a distanza di qualche giorno

– costruire un calendario mensile (almeno per i primi tre mesi) dove indicare le attività, i valori da trasmettere e le immagini che meglio li rappresentano

– fare un piano per almeno 4 settimane indicando parole, frasi e immagini che si pensa siano più utili…. Tenere sempre presente che l’anno è lungo. Evitare discussioni… quello che non si mette un giorno si può mettere un altro. Facebook e’ quasi senza limiti….

3° incontro (ma deve diventare mensile, anche se nei primi mesi forse è preferibile quindicinale)

  • comunicare che avete strutturato una pagina FB
  • verificare il lavoro realizzato sulla pagina Facebook
  • invitare le nuove persone che avete conosciuto a chiedere l’amicizia (se non avete fatto il gruppo chiuso)
  • pianificare il lavoro per le settimane successive.

Alcuni piccoli suggerimenti per esaltare la vostra professionalità…

Offrire dei link di altri siti (con articoli, blog di pedagogisti o riviste etc) su temi utili alle famiglie, come l’alimentazione sana, le regole e il sonno o comunque il tema che in quel momento è preoccupazione o “moda” e comunque rappresenta una necessità.

Dare l’opportunità di letture e di scambi di esperienze mette in luce la vostra professionalità perché fa capire che siete in aggiornamento continuo e questo significa che siete sempre informate e preparate, come in effetti siete!!!.

Accertatevi però che questi siti siano “vivi”, seri ed aggiornati: nel web tutto nasce velocemente perché la tecnologia è semplice ma altrettanto velocemente molto viene abbandonato.

La realizzazione della pagina FB può essere un tramite per dialogare con altre strutture simili a voi, per creare contatti non solo virtuali ma poi anche reali con scambi ed incontri.

Le illusioni del web

Sono tante e varie.

La prima: la pagina Fb comunica, ma per comunicare va a sua volta comunicata. Sembra un gioco di parole ma se non dico che esiste, difficilmente qualcuno la troverà. Quindi devo ricorrere ad altri strumenti di comunicazione (sms, mail, sito etc) ma anche a quelli tradizionali come il passaparola.

La seconda: mai confondere il ruolo della comunità (Zygmunt Bauman insegna) cioè il gruppo di persone che si incontrano, si guardano, si parlano, si abbracciano, discutono etc con il ruolo dalla community cioè gli “amici” virtuali. Devono esistere tutte e due e il compito dei servizi educativi, anche rispetto ai genitori è fondamentale. Non bisogna stancarsi di ripetere che i problemi si risolvono se ci si incontra per raccontare, per confrontarsi, per discutere e non se li scriviamo su FB o nei gruppi WhatsApp.

La gestione dei gruppi WhatsApp sarà il tema del prossimo articolo! Buon lavoro a tutti/e!

Documentazione:

Riflessioni intorno ai siti di asili e scuole d’infanzia
I genitori nei gruppi WhatsApp

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