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Garantire i diritti

A Monfalcone 60 bimbi stranieri esclusi da materna: «Non c’è posto»

Polemica per la decisione della sindaca leghista, di fissare al 45% il tetto massimo della presenza non italiana. La Cgil annuncia un esposto: «Lo Stato ha l’obbligo di fornire l’istruzione a tutti». Salvini. «Bene. Rispettare un limite massimo»

di Antonella De Gregorio (Corriere della sera, 10 luglio 2018)

Finisce nelle aule parlamentari il caso della decisione del sindaco di Monfalcone di fissare un tetto del 45% per la presenza di alunni stranieri in classe. La senatrice del Pd Tatjana Rojc ha presentato un’interrogazione urgente ai ministri dell’istruzione (Bussetti) e della Famiglia (Fontana) per sapere se non vi siano «palesi violazioni degli artt. 2 e 3 della Costituzione» e quali iniziative intendano assumere «affinché sia assicurato a tutti i bambini il diritto allo studio e alla formazione, evitando un possibile trauma di una discriminazione precoce e, al contrario, offerta l’opportunità di una armoniosa e progressiva integrazione». E sul caso è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. Commentando l’episodio su Rai Radio1, ha affermato: «Mi sono attivato per evitare episodi del genere. L’inclusione è uno degli obiettivi della scuola per noi».

  60 non andranno a scuola

Questi i fatti: sessanta bambini della città in provincia di Gorizia, a settembre non potranno entrare a scuola. Perché sono stranieri e di bambini stranieri le scuole cittadine sono piene. Questo il senso della convenzione sottoscritta da due istituti comprensivi della città – l’Ezio Giacich e il «G. Randaccio» – con il Comune, che fissa un tetto massimo per la presenza di bambini stranieri – non possono superare il 45% del totale – nelle classi della materna che verranno formate a settembre. Obiettivo, ha spiegato la giunta di centrodestra, contrastare il fenomeno delle «classi ghetto». Immediato l’appoggio del ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini, segretario della Lega, che ha affidato il suo messaggio a Facebook: «Bravo il sindaco (leghista) di Monfalcone, occorre rispettare un limite massimo di bimbi stranieri per classe», ha scritto.

Istruzione a tutti

Ma la Flc Cgil non ci sta, perché – ha dichiarato il segretario regionale Adriano Zonta – «lo Stato ha l’obbligo di fornire l’istruzione a tutti, indistintamente. Non c’è un vincolo e non può crearlo il sindaco». Il sindacato ha annunciato «un esposto in procura, al Garante dei Minori, all’ufficio per la tutela dei minori a livello nazionale». E qualcosa si sta muovendo anche in Consiglio comunale «anche perché i posti per questi bambini che vivono a Monfalcone ci sono e non si deve fare campagna elettorale e speculare sui bambini che vivono nella nostra città», ha dichiarato a Radio Popolare Cristiana Morsolin, consigliere comunale della lista civica di sinistra.

Classi ghetto

A nulla è valso che la sindaca, leghista, di Monfalcone, Annamaria Cisint, abbia spiegato di aver già messo a bilancio dei fondi per offrire un servizio di scuolabus e dirottare i bambini nelle scuole dei comuni limitrofi. Anche la Uil contesta il metodo, che di fatto impedisce l’integrazione. «Bisogna evitare le classi ghetto di soli stranieri – ha affermato il segretario della Uil Scuola Fvg – ma la scuola italiana sa come fare integrazione. Non servono leggi e propaganda. Le quote non sono di per sé negative, purché non siano prescrittive ma propositive e lascino all’autonomia della comunità scolastica le scelte veramente utili all’integrazione». In questo caso, invece, ai bambini che non frequenteranno la scuola materna, sarà di fatto impedito di conoscere altri coetanei, di altre origini. Avranno problemi di lingua e di inserimento nella comunità cittadina. Mentre per le scuole materne di Monfalcone si aprirebbe un problema di insegnanti in esubero.

Fincantieri

La situazione a Monfalcone è particolare: nella città-cantiere a 30 km da Trieste, lo stabilimento Fincantieri dà lavoro a operai di

cento etnie diverse, in prevalenza provenienti da Bangladesh e Romania. Un laboratorio sociale che comprende anche molti bambini. Per far fronte alle aumentate esigenze, l’Ufficio scolastico regionale – ha già autorizzato l’apertura di due nuove sezioni della scuola dell’infanzia, con la nomina di quattro nuovi insegnanti. Ma non sono stati sufficienti: le domande per bambini non italiani sono vicine al 60% del totale. Il ministro Bussetti conferma: «Mi sono informato con gli uffici provinciali i quali hanno dato la possibilità di attivare 2 classi in più e comunque siamo sulla soglia in percentuale richiesta dalla norma». La sindaca ha chiesto all’amministrazione di Fincantieri che la società si faccia carico anche di garantire un servizio di scuola dell’infanzia alle famiglie dei lavoratori stranieri.

Il tetto

Sulle «quote» è in corso da anni la ricerca di un difficile equilibrio. Se complessivamente gli alunni non italiani nelle scuole della Penisola sono intorno al 17% del totale, ci sono punte molto più alte in alcuni ordini di scuole o in alcune aree del Paese: come le classi con l’80% di alunni stranieri in alcune scuole milanesi (quartieri San Siro, Corvetto, via Padova), a Bologna, o in Veneto, con il caso esploso lo scorso anno, della classe di soli figli di immigrati, nell’elementare Rosmini, a Padova. Per regolamentare la presenza di stranieri in una classe, una circolare ministeriale del 2010 (ministro Gelmini) stabiliva un tetto del 30%. Tetto cui i singoli Uffici scolastici regionali, d’intesa con gli Enti territoriali, possono però derogare, sia in aumento che in diminuzione. Un tetto rigido potrebbe essere fissato solo per legge.

10 luglio 2018

 

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