Arturo Ghinelli
Il 9° Rapporto CRC di aggiornamento dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza 2014/2015 è stato appena presentato alla stampa e già fa discutere sulle condizioni dei minori nel nostro paese.
“Il 13,3% dei bambini sotto i tre anni è stato accolto nel 2013-14 nei nidi, con una flessione rispetto all’anno precedente (-0,4%), effetto della congiuntura economica sull’occupazione femminile e sui bilanci familiari ulteriormente aggravati dall’aumento delle rette richieste da molti comuni. Nello stesso anno, il 91,6% dei bambini dai tre ai sei anni è stato accolto nelle scuole dell’infanzia. Pertanto è stato raggiunto l’obiettivo europeo di inserire in un contesto educativo almeno il 95% dei bambini a partire dai 4 anni (95,6%) per combattere l’esclusione sociale, ma ritroviamo poi soltanto l’88,4% dei bambini di 5 anni. Come mai? Dove sono finiti gli altri? L’8,4% di essi non figurano più nelle scuole dell’infanzia perché è già inserito anticipatamente nella scuola elementare. Più di 80mila bambini anticipatari vengono inseriti all’età di due anni e mezzo, perché nati entro il 30 aprile, senza che siano state predisposte specifiche condizioni organizzative e pedagogiche. Le famiglie tendono ad anticipare anche il passaggio dal nido alla scuola dell’infanzia per gli alti costi delle rette dei nidi e proseguono anticipando l’ingresso alla scuola elementare perché completamente gratuita. Entrare prima dei sei anni nella scuola primaria è ormai provato espone i piccoli ad un maggior rischio di insuccesso scolastico.”
Come vecchio maestro non posso che confermare queste affermazioni e augurarmi che ogni disposizione di legge che attualmente prevede l’iscrizione anticipata alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria venga cancellata per salvaguardare i diritti dei bambini, naturalmente abbassando di pari passo notevolmente le rette degli asili nido e delle scuole dell’infanzia.