Barbara Baloh
Università del Litorale, Facoltà di studi educativi, Capodistria, Slovenia
barbara.baloh@pef.upr.si
Il Curricolo delle scuole dell’ infanzia in Slovenia
Nel Curricolo delle scuole dell’infanzia (1999) gli obiettivi e i contenuti sono suddivisi in due fasce d’età, da 1 a 3 anni e da 3 a 6 anni le attività invece si manifestano nei seguenti campi: il movimento, la lingua, l’arte, la società, la natura, la matematica. Per ogni campo di attività sono stati definiti gli obiettivi correlati da contenuti e iniziative sui quali si basa il lavoro dell’educatore.
Il Curricolo sloveno delle scuole dell’infanzia rientra nella categoria dei curricoli prescolari moderni dall’impostazione poco articolata che sono, per contro, un testo aperto e flessibile Esso fissa sostanzialmente i principi fondamentali e gli obiettivi che l’educazione prescolare deve perseguire, senza indicare concreti (operativi) obiettivi, metodi e contenuti delle attività educative nella scuola dell’infanzia. Il ruolo dell’educatore è quello di dare massima attenzione ai desideri e agli interessi dei bambini e di proporre un insieme di attività didattiche stimolanti. Il curricolo si basa sul concetto dell’apprendimento attivo fondato sul presupposto che i bambini in età prescolare imparano meglio attraverso esperienze concrete e la partecipazione pratica manipolando gli oggetti presenti nell’ambiente ed esplorando l’ambiente con tutti i sensi.
L’attuazione del curricolo spetta agli educatori che, propongono con modalità diverse, collegando, integrando e completando i contenuti, le attività con l’aiuto di manuali che illustrano con esaustività, in termini didattici e metodologici, le possibili declinazioni delle attività indicando le principali fasi del percorso educativo: come la pianificazione, l’insegnamento, l’osservazione e la valutazione.
Il ruolo dell’educatore nella scuola dell’infanzia
Negli anni novanta del secolo scorso le scuole dell’infanzia slovene sono state riformate nell’organizzazione e nei contenuti (Bela knjiga o vzgoji in izobraževanju – Libro bianco sull’educazione e istruzione, 1995; Kurikulum za vrtce – Curricolo delle scuole dell’infanzia, 1999; Zakon o vrtcih – Legge sulle scuole dell’infanzia, 1996).
Il Libro bianco (2011) presenta alcune soluzioni concettuali, fra cui va citato l’innalzamento del livello d’istruzione per le educatrici e le loro assistenti nelle due fasce d’età che, secondo il Regolamento recante i requisiti normativi e del personale relativi all’educazione prescolare (2010), condividono la stessa responsabilità tesa a sviluppare le capacità comunicative del bambino in relazione agli obiettivi generali e specifici del Curricolo delle scuole dell’infanzia.
Il Libro bianco (2011) definisce anche i principi validi per tutto il personale operante nel settore dell’educazione e dell’istruzione che è di estrema rilevanza per lo sviluppo professionale. Di seguito ne vengono citati i più importanti.
- Professionalità: gli operatori devono svolgere le proprie mansioni in modo professionalmente ineccepibile, nel rispetto delle ultime conoscenze tecniche e scientifiche e dei principi etici.
- Formazione permanente e sviluppo professionale, che sono motivati della necessità di assicurare un collegamento tra formazione iniziale, inserimento nella professione pedagogica e aggiornamento permanente al fine di garantire un servizio pedagogico di qualità e lo sviluppo professionale del personale educativo.
- Valutazione del proprio lavoro, come utile strumento per adottare i necessari miglioramenti indirizzati allo sviluppo della persona, dell’istituto e dell’intera società nonché un punto di partenza per migliorare il proprio operato e conseguire risultati migliori.
- Pluralità e parità tra tutte le discipline scientifiche, in quanto il personale tecnico deve saper mettere in relazione le proprie conoscenze, applicarle nel proprio lavoro e, confezionate in modo organico, trasmetterle ai bambini.
Il ruolo della Lingua nel Curricolo delle scuole dell’infanzia
Nel Curricolo delle scuole dell’infanzia gli obiettivi e i contenuti per l’apprendimento della lingua sono strutturati in modo da garantire al bambino un’attiva partecipazione al processo comunicativo.
Come indicato nel Curricolo delle scuole dell’infanzia (1999: 18–19) l’attività linguistica in età prescolare è il momento cruciale per lo sviluppo delle capacità di espressione, e si dà ampio spazio alla partecipazione e comunicazione tra gli adulti e i bambini, all’incontro con la lingua scritta e (attraverso l’esperienza) con testi della letteratura giovanile slovena e mondiale .
L’educazione linguistica nella scuola dell’infanzia non dev’essere intesa nell’accezione più stretta del termine, ovvero come la promozione dello sviluppo delle capacità linguistiche. Il campo Lingua, come definito nel Curricolo, prevede inoltre attività volte all’educazione letteraria e della lingua scritta nonché alla pre-alfabetizzazione usando anche le tecnologie di informazione e comunicazione (ICT). La comprensione della lingua scritta – in questa fase viene chiamata “prima alfabetizzazione” – ha inizio già nell’età prescolare e dipende anche dagli stimoli esterni e dallo sviluppo conoscitivo del bambino. La lettura di testi letterari è intesa come un momento di scoperta del mondo letterario per il bambino altrettanto importante. In tale contesto l’educatore, in qualità di mediatore professionista, deve prestare attenzione alla lunghezza del testo, all’attrattiva della tematica e alla qualità del testo e delle illustrazioni.
Lo stimolo per lo sviluppo del linguaggio e la pianificazione di tale attività non sono, certo, a esclusivo appannaggio dell’educazione linguistica essendo lo sloveno anche la lingua d’insegnamento e, come tale, obbligatoria in tutti i campi curricolari e disciplinari della scuola dell’infanzia.
Gli obiettivi della lingua dell’insegnamento si concretizzano nelle due componenti del linguaggio pedagogico: il linguaggio conoscitivo e il linguaggio relazionale. Con la prima l’educatore veicola la conoscenza in un determinato campo, mentre con il linguaggio relazionale viene assicurata la comunicazione tra l’insegnante e i bambini. L’educatore rappresenta, in tutte le attività, il modello linguistico a cui fa riferimento il bambino e ha, di conseguenza, un’influenza diretta sullo sviluppo delle sue capacità linguistiche (grammaticali e pragmatiche).
Come specificato nel Manuale del Curricolo delle scuole dell’infanzia (2001: 80−81) gli obiettivi e le attività vengono ripartite in 4 ambiti per meglio rispondere alla complessità del campo in esame:
· educazione linguistica,
· educazione letteraria,
· pre-alfabetizzazione,
· educazione scritta come parte dell’alfabetizzazione digitale.
Analogamente alle attività, che sono tra loro connesse, anche la lingua è trasversale agli altri campi curricolari. Tutte le attività comunicative, che sono di continuo inserite nella quotidianità possono essere sviluppate per entrambe le fasce d’età, adattandone le modalità e le forme di lavoro. Ogni attività consente di raggiungere più obiettivi simultaneamente, così come un obiettivo può essere conseguito mediante diverse attività. In ogni situazione di lavoro con i bambini l’educatore ha il compito di essere attento al proprio stile verbale e non verbale, in quanto lo sviluppo delle abilità linguistiche e comunicative del bambino dipende direttamente dall’insegnante.
Nel Curricolo (1999: 18−19) si precisa che, in questa fase, i bambini imparano a esprimere le proprie esperienze, sentimenti e pensieri e a comprendere quanto detto dagli altri. Le attività linguistiche sono relazionate a tutti gli aspetti della lingua, fonologico, morfologico, lessicale, sintattico (e pragmatico), mentre lo sviluppo della lingua si inserisce naturalmente in tutti i campi di attività.
I bambini imparano una lingua ascoltando dialoghi quotidiani, racconti di testi letterari, brani letti a voce alta dagli adulti, raccontando, descrivendo, utilizzando la lingua in situazioni ludiche, teatralizzate o nell’inventare storie e poesie, imparando dagli altri bambini nei diversi giochi di società, con le favole, le rime, gli indovinelli e le filastrocche, che costituiscono il patrimonio comune tramandato di generazione in generazione.
Una componente importante delle attività linguistiche è costituita da semplici testi tratti dalla vita quotidiana. Ugualmente importanti sono le attività di avvicinamento al libro quale supporto scritto e fonte d’informazioni.
Dobbiamo mettere i bambini nelle condizioni di venire a conoscenza di alcune nozioni metalinguistiche come la differenza tra i generi o i registri sociali (lingua standard, lingua non standard), tra le lingue, gruppi linguistici ed altro. La scuola dell’infanzia deve accompagnare i bambini, non di madre lingua slovena, a costruire buone basi per il bilinguismo collettivo nelle regioni a nazionalità mista dell’Istria slovena e del Prekmurje e per il bilinguismo individuale (rispettando la decisione dei genitori e del bambino di imparare la lingua non nazionale con lo studio della seconda, quella nazionale, e incentivando l’apprendimento di entrambe) in altre zone della Slovenia.
Conclusione
Il testo del curricolo per le scuole dell’infanzia della Repubblica di Slovenia dal 1999 norma i servizi educativi per bambini da 1 a 6 anni, integrando nell’educazione chiamata prescolare, elementi di cura, di educazione ed istruzione. Il sopra citato curricolo e le sue applicazioni ci permettono di conoscere interessanti modalità organizzative e gestionali che coinvolgono sia la dimensione degli spazi, sia l’articolazione dei tempi dell’educare.
La presentazione del curricolo assume inoltre risalto nella comparazione, la sua prospettiva integrata 1-6 offre significativi concetti utili ad ampliare la prospettiva di ideazione curricolare per l’Italia.
Secondo le indicazioni del Curricolo delle scuole dell’infanzia(1999) e il Manuale del Curricolo delle scuole dell’infanzia (2001) gli educatori e i loro assistenti devono monitorare con attenzione lo sviluppo del linguaggio del bambino, interagire con lui considerandolo un interlocutore di pari grado e incoraggiarlo a comunicare. Devono mostrare al bambino il proprio apprezzamento per le sue capacità di comunicazione verbale, ascoltare con attenzione le interazioni tra bambini, cercare di ampliare ed approfondire i temi introdotti dal minore. Devono dargli la possibilità di partecipare al dialogo, spronarlo nei suoi primi tentativi di verbalizzazione, ripetere e ampliare le sue affermazioni. Inoltre devono rispettare le diverse modalità del bambino nell’interagire con l’ambiente e spronarlo a esprimere le proprie emozioni. Devono essere in grado di riconoscere lo stile non verbale utilizzato dal bambino, che potrebbe comprendere anche la lingua dei segni.
Tra gli approcci, considerati i più incisivi nel processo d’insegnamento e d’apprendimento, rientra senza dubbio l’insegnamento e l’acquisizione multisensoriale di abilità, capacità, concetti e contenuti. Gli stimoli e gli incentivi offerti precocemente da un ambiente di apprendimento ricco, caratterizzato da una programmata molteplicità di interventi didattici, sono utili sia ai bambini più deboli, sia a quelli che procedono nello studio senza problemi.
Dato per scontato che indirizzamenti didattici adatti, attuati in modo tempestivo e il più precocemente possibile, contribuiscono a conseguire risultati migliori nell’aiuto e nel supporto, volto a ridurre le difficoltà di apprendimento, gli insegnanti ed educatori possono già in età prescolare predisporre per i bambini molteplici opportunità creative su cui basare l’apprendimento. La scuola dell’infanzia in Slovenia secondo le indicazioni curricolari si presenta come luogo di vita e di crescita per i bambini che la frequentano, ricca di proposte che stimolano il desiderio di fare e di partecipare. È un contesto educativo nel quale i bambini possono arricchire e ampliare le loro esperienze, costruendo autonomie e competenze, ciascuno secondo il proprio ritmo e le proprie peculiarità.
Riferimenti bibliografici
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