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È nella culla che si formano le competenze

Non si può capire il cervello adulto se non sappiamo come si sono formate le sue rappresentazioni e i circuiti neurali che ne stanno alla base: è l’idea che ha spinto Francesca Simion, docente di Psicologia dello sviluppo dell’Università di Padova, ad avviare dagli anni ’80 le prime osservazioni sul comportamento del neonato e sulla prima infanzia. Proprio da qui sono partite le ricerche che hanno dato origine al primo Laboratorio di Osservazione Neonatale italiano, cui sono seguiti quelli di Milano, Trento e Trieste. «Per capire come si sviluppano funzioni cognitive quali attenzione, memoria e percezione bisogna partire dallo studio delle competenze del neonato, e seguire le loro trasformazioni cercando di individuare i fattori che contribuiscono alla loro specializzazione», spiega Simion, appena rientrata dal Brasile, dove da tre anni porta avanti uno studio sui rischi delle nascite premature.

Un esempio delle collaborazioni internazionali sviluppate dal laboratorio padovano, fondamentali per il progresso della ricerca: «In Italia riusciamo a lavorare a ottimi livelli con dotazioni finanziarie minime rispetto alle strutture straniere come il Birbeck di Londra – spiega Simion – anche grazie alla collaborazione con pediatri e genitori che ci consentono di osservare i neonati fin dalle prime ore di vita››. Un’opportunità che ha permesso di raccogliere dati fondamentali sulle predisposizioni del sistema umano alla nascita: «Oggi sappiamo che i neonati rivolgono l’attenzione verso i volti, e in particolare verso volti con lo sguardo diretto verso di loro: è su queste prime interazioni che si fonda l’attenzione condivisa››, prosegue Simion.

Altre ricerche realizzate dai ricercatori padovani hanno permesso di scoprire che i neonati sanno cogliere «la congruenza tra un suono e i movimenti del volto della persona che lo produce, e che preferiscono prestare attenzione a immagini che simulano il movimento della camminata umana rispetto a qualunque altro movimento meccanico o casuale: un dato fondamentale per dimostrare che siamo predisposti fin dalla nascita per individuare e interagire con gli altri agenti sociali che ci circondano››, sintetizza la docente. Sono studi realizzati con tecniche diverse tra cui l’eye tracker per misurare la durata e la traiettoria degli occhi, ma anche le cuffiette dotate di elettrodi per la rilevazione dell’attività elettrica del cervello o di sensori come la Spettroscopia del vicino infrarosso: «Due attrezzature complementari – spiega Simion – che permettono una di localizzare l’area del cervello in cui è elaborato uno stimolo e l’altra di visualizzare fasi e durata dell’attività elettrica ››. Per capire come il cervello si modifica nel tempo e quali fattori ne favoriscono o ostacolano lo sviluppo, allo scopo di individuare precocemente fattori di rischio: «Oggi stiamo studiando in particolare la memoria e il sistema attentivo››, conclude Simion: «Una volta si pensava che i neonati fossero una tabula rasa, ora sappiamo che le loro competenze sono molteplici, che l’intelligenza nasce nella culla e che abbiamo molto da scoprire».

 

La Repubblica, 21 marzo 2017

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