Si tratta di riprendere a “essere” scuola e di ritrovare nella normalità elementi di qualità
Si sta intensificando la riflessione su che cosa è successo nelle scuole e nella pratica educativa in questi mesi di emergenza. Superato lo stress del dover dare risposte a una situazione mai sperimentata, emergono alcune piste che possono portare a definire alcuni punti fermi per la ripresa.
Sicuramente è emersa una grande disponibilità da parte di educatrici e insegnanti a cercare modalità nuove per non lasciare soli i bambini e ridurre la distanza e il vuoto che la mancanza dei compagni, delle abitudini, degli spazi, ha creato. Si sono ricercati e sperimentati forma diverse per mantenere vivi i LEAD, in moltissime situazioni ha funzionato bene e si sono creati nuovi legami tra insegnanti e genitori, attivando nuove forme di dialogo e riscoprendo competenze e rapporti forse prima un po’ trascurati.
Di contro è emersa pesantemente la mancanza di competenze nell’uso degli strumenti di comunicazione a distanza e la generale impreparazione nell’introdurre nella scuola modalità diverse di quelle tradizionali. C’è stato uno tsunami (e continua ancora) di webinar su qualunque argomento che hanno assillato in ogni orario e giornata. Ma è mancato e manca un piano che, a partire dall’emergenza, avvii una sistematica rete di interventi sul “come”: come si comunica a distanza, che ruolo ha la voce, quali immagini, quali contenuti, … La soluzione non è riproporre le schede sul video, non è (o non è solo) far vedere la faccia. Va condiviso una cultura sulle potenzialità e sui limiti dei diversi strumenti, sulla specificità del “mezzo”. La necessità di riflettere sulla specificità della comunicazione a distanza può essere una buona occasione per valorizzare nella formazione del personale anche il tema di come comunicare e come costruire relazioni. Le competenze dell’educatore non sono solo quelle di sapere che cosa insegnare, ma sono soprattutto quelle di come si fa a entrare in relazione, di come si comunica, di come si creano relazioni. Parliamo, in questo numero, delle nuove linee guida, cui seguiranno i nuovi Orientamenti, forse un accenno alla formazione di nuove competenze dei docenti potrà utilmente comparire.
Anche nella ripresa dei servizi e della scuola in presenza sono intervenuti mutamenti alle routines ormai classiche e consolidate. L’imposizione della “bolle” ha sconvolto l’organizzazione delle sezioni e delle classi, ha costretto a ripensare gli spazi, l’organizzazione di angoli e laboratori, la disponibilità di giochi e materiali. Raccontiamo, in questo numero, esperienze diverse, soluzioni e proposte che sono andate al di là del tamponamento dell’emergenza. Da quanto è stato sperimentato, dal vissuto di quest’ultimo anno si tratta di ripartire per dare nuova vitalità al nostro fare scuola. Non servono scorciatoie, la risposta non sta nel ricercare improbabili “scuole alternative”. Il compito che ci aspetta oggi e in futuro è fare della nostra, una “buona” scuola che rispetti l’ambiente in cui è inserita, che rispetti i suoi bambini che ogni giorno la frequentano, che abbia obiettivi sensati e realistici, che abbia la sua personalità rifuggendo dalla semplificazione delle mode e delle etichette.