I pensieri dei bambini sono sottili.
A volte sono così affilati da penetrare nei territori più impervi arrivando a cogliere, in un istante, l’essenza di cose e relazioni.
Ma sono fragili e volatili, si perdono già nel loro farsi e non tornano mai indietro.
(Franco Lorenzoni, I bambini pensano grande, Sellerio, 2014)
Che cosa si intende per processo
Siamo nella sezione di un servizio educativo 0-6, tre bambine di età diverse stanno dipingendo su un ampio foglio appeso alla parete.
Osserviamo ciò che accade nelle interazioni silenziose tra loro e come queste si manifestino nei segni grafici e nei disegni in evoluzione.
C’è M. (30 mesi) che sembra esplorare le possibilità del pennello che ha in mano, osserva le tracce che produce con molta attenzione, lo sguardo catturato dal colore che segue il movimento e poi rimane sul foglio.
A. (4 anni e mezzo) disegna di slancio uno stelo e poi, cambiato pennello e colore, aggiunge delle foglie a distanze regolari. Sembra studiare nei dettagli il proprio ramo e inserisce progressivamente altre foglie e, su uno stelo, dei petali. Le bambine non parlano, si scambiano degli sguardi, rivolti ora al lavoro di ciascuna, ora tra loro, ora ai pennelli che hanno in mano. Ad un certo punto M. comincia a produrre segni con uno stile differente dal precedente e va ad aggiungere delle pennellate più piccole sulle tracce già esistenti, mentre lo fa scruta con molta attenzione A. che continua a dipingere accanto a lei.
Intanto C. (3 anni) prende una sedia, ci sale sopra e con pennellate ampie sembra prolungare quelle che aveva appena tracciato in basso. Allora anche A. sale su una sedia e in alto, alla fine del foglio, dipinge il cielo.
Nella fotografia finale vediamo come si presenta il dipinto al termine di più di un’ora di pittura.
Ora possiamo porci la domanda: quale sarà l’esito documentale di questa attività svolta nel corso di una giornata educativa?
Una possibilità consiste nell’appendere in corridoio il prodotto finale. Offriremo agli sguardi dei genitori che arriveranno una composizione variopinta e allegra, realizzata a più mani, con un suo apprezzabile risultato estetico. Potremmo inserire la data, i nomi e la tecnica, tutte utili informazioni di contesto.
Ma potremmo anche domandarci se l’esito da solo sia in grado di parlare ai suoi interlocutori: è tutto davanti a noi, ma forse guardalo così non basta.
In quanto dato e documento il prodotto si presenta statico, muto e isolato, difficilmente riusciamo a coglierne a pieno il valore, perché sono troppi gli elementi che sfuggono. Già il che cosa le bambine abbiano realizzato risulta enigmatico, ancor di più lo è il come e il perché. Esplicitare un obiettivo educativo non risolverebbe la domanda di senso.
Quando il risultato viene estrapolato dalla sua storia, la genesi e il progressivo sviluppo delle azioni sul foglio restano invisibili.
Educativamente, inoltre, poche saranno le possibilità di valutazione, come pure sarà difficile formulare ipotesi di significato, potenziamento e sviluppo.
La documentazione pedagogica ha un importante compito, che è quello di accompagnare a cogliere il valore profondo delle esperienze. Come attivare una riflessione sulla dimensione educativa che sta dietro e dentro al prodotto? E ancora, che cosa potremo imparare noi educatori e insegnanti da ciò che le bambine hanno messo in scena davanti ai nostri occhi e su quel grande foglio?
Capiamo che osservare il dipinto finito non sarà sufficiente.
È a questo punto che il processo diventa al contempo sostanza e documento dell’esperienza educativa. Sarà infatti la descrizione dei passaggi attraverso i quali è nata e ha preso forma questa produzione che ci permetterà di non rimanere fermi ad una lettura di superficie come: i bambini dipingono volentieri, hanno usato i pennelli e tanti colori, hanno impiegato il tempo scuola in un lavoro fatto insieme.
Sostenere la capacità riflessiva di chi fruisce del documento permetterà innanzitutto a noi stessi di ragionare su che cosa questa esperienza possa dire di significativo. Ecco allora che cosa si intende quando si parla di processo nei contesti educativi e nel lavoro di documentazione: con il termine processo possiamo definire una sequenza di singoli eventi in cui le azioni e i pensieri concorrono alla formazione di un contenuto di esperienza, di conoscenza, di apprendimento, di esplorazione.
Se quel bel dipinto murale verrà affiancato da una sequenza fotografica e da didascalie che testimonino il prima, il durante e il dopo, l’evoluzione spazio-temporale insomma, il nostro interlocutore avrà modo di soffermarsi a vedere oltre e altro rispetto al risultato finale.
Presentare un processo documentandolo pedagogicamente è come offrire una sceneggiatura, è come se quel disegno venisse animato, come se potesse parlare e raccontare la sua storia dall’interno. Non si tratta di una semplice cronaca, quanto piuttosto di una progressione nella quale vengono messe in luce le azioni dei bambini, accompagnate dai loro gesti, interazioni, incertezze, cambiamenti in corso d’opera.
Ne emergerà un processo di conoscenza nella misura in cui le interpretazioni e le ipotesi di senso riusciranno a concettualizzare i passaggi nei loro significati trasformativi e a rilanciare nuove idee e domande generative.
Documentazione come ricerca ed esplorazione nel lavoro quotidiano
È un percorso culturale e intellettivo sia per gli adulti che per i bambini, accompagnato da interesse e attitudine alla ricerca quello che si basa sul processo. L’esperienza agita e quella vissuta e pensata, ne risultano fortemente interconnesse, con la possibilità di alimentare atteggiamenti costantemente aperti a nuove relazioni e a nuove domande.
L’idea di fondo da cui prende avvio una prospettiva di documentazione pedagogica ha origine all’interno di una prospettiva socio-costruttivista.
La visione che Vygotskij pone come principio primo e originale del proprio studio è appunto la necessità di analizzare i processi, definendoli come la dimensione non fissa e non stabile tanto dello sviluppo quanto dell’apprendimento. Scrive l’autore: qualunque evento mentale, lo sviluppo del pensiero come il comportamento volontario, è un processo che subisce trasformazioni sotto i nostri occhi. (Vygotskij, p. 95)
I processi si possono osservare e descrivere, essi rappresentano l’esito di una scomposizione, implicano un’esposizione dinamica di ciò che è accaduto in una unità situazionale di spazio-tempo-relazione. Si tratta dunque di riuscire ad operare una ricostruzione continua di passaggi, mai definibili a priori, che comprenda non soltanto la descrizione dei fenomeni, bensì i rapporti dinamici che stanno alla loro base.
Vygotkji svolse numerosi studi in merito all’evoluzione del pensiero e del linguaggio dei bambini nei primi anni di vita e lo fece non tanto analizzando i risultati a prove ideate per determinare livelli evolutivi, quanto piuttosto riportando i metodi con i quali i bambini risolvevano una serie di situazioni problematiche. Egli proponeva compiti appena superiori alle loro conoscenze e capacità, in modo tale che i bambini fossero portati ad esplicitare teorie ingenue e i propri ragionamenti, cioè gli elementi costitutivi la genesi di apprendimenti e conoscenze più complesse.
Per la soluzione di problemi offriva materiali diversi affinché i bambini potessero scegliere con quali aiuti trovare la soluzione, in base al metodo personale che ciascuno decideva di utilizzare. Inoltre le proposte del ricercatore richiedevano molto spesso ai bambini di cooperare in piccolo gruppo, anche senza che ci fosse un linguaggio condiviso.
Per lo studioso la domanda fondamentale era: che cosa stanno facendo? Come stanno cercando di soddisfare le richieste del compito?
In tale prospettiva bambini e adulti diventano esploratori del lavoro quotidiano, co-costruttori della loro stessa conoscenza; gli apprendimenti si configurano come processi nella cui dinamica interna comunicazione e collaborazione di intrecciano (Dahlberg, Moss e Pence).
Gli aspetti processuali della documentazione stessa
La grande opportunità che è data a chi lavora con i bambini è quella di essere costantemente a diretto contatto con il loro modo di apprendere. Soprattutto nei primi anni, quando ancora non è pressante la suddivisione disciplinare, in seguito è “solo” questione di metodo. Come afferma Vygotskij (p. 100) Il metodo è simultaneamente il presupposto e il prodotto, lo strumento e il risultato del nostro lavoro. Se dunque la regia del contesto lo prevede è possibile per l’adulto osservare il farsi continuo del rapporto tra le logiche personali e quelle del gruppo dei bambini, attraverso serie più o meno lunghe e complesse di scambi e interazioni.
La documentazione, all’interno di questa prospettiva, ha la funzione di una lente di ingrandimento, diventa strumento per rivedere e ragionare in momenti successivi sui percorsi realizzati e si offre come materiale prezioso per riflettere e interpretare gli avvenimenti che accadono nel gruppo. Può essere così rilanciata come momento di analisi, come un ponte tra ipotesi e ideazione di nuove prospettive entro il flusso di apprendimenti, ricerche e scoperte in corso.
Ai bambini potrà offrire la possibilità di elaborare interpretazioni alternative ai propri prodotti. Potranno inoltre mettere in relazione le loro interpretazioni con quelle scientifiche e operare nuove ipotesi, ideare nuove vie di sperimentazione, effettuare scelte e attribuire ulteriori significati.
Il valore della costruzione progressiva di significati
Tra prodotto e processo vi è uno scarto tanto più significativo quanto più giovane è l’età dei bambini, per questo il lavoro di documentazione è così importante e ricco, in quanto, dando parole ed esplicitando pensieri e riflessioni è in grado di fungere da moltiplicatore di significati.
E poiché, come afferma il maestro Lorenzoni, i bambini pensano grande, documentare il loro modo di conoscere, l’ampiezza dei loro orizzonti e la profondità dei loro pensieri, l’acutezza delle loro ipotesi e la fluidità del loro ragionamenti, il coraggio della loro immaginazione e la precisione con cui sono capaci di osservare rappresenta ogni giorno un’opportunità straordinaria, mai uguale a se stessa.
Bibliografia
- Dahlberg G., Moss P. e Pence A., Oltre la qualità nell’educazione e cura della prima infanzia, trad.it. 2003, Reggio Children
- Bruner. J., La fabbrica delle storie, 2002, Laterza
- ProjectZero e Reggio Children, Rendere visibile l’apprendimento, trad.it. 2009, Reggio Children
- Vygotskij S., Il processo cognitivo, trad. it. 1987, Boringhieri