La notizia buona è che la scuola e la formazione delle giovani generazioni sono temi presenti nei programmi di quasi tutti gli schieramenti impegnati nella campagna elettorale. La notizia cattiva è che le proposte di quasi tutti i partiti, con pochi distinguo, continuano a privilegiare gli interessi di chi a scuola ci lavora invece che quelli di chi a scuola ci studia o ci va per ricevere una formazione adeguata alle complessità del nostro tempo. Tutti dicono che bisogna stabilizzare gli insegnanti precari. Bene (anche se bisognerebbe discutere su come su come selezionarli…). Dicono che gli insegnanti vanno pagati meglio. Sacrosanto. Che anche nelle carriere docenti va introdotto il merito. Era ora. Che va estesa e rafforzata l’edilizia scolastica. Ci mancherebbe. Il problema è che nessuno – ma proprio nessuno. si interroga su quella che è la vera emergenza della scuola e, per converso della società italiana…”
Partiamo dallo stralcio di un intervento (Scuola, non è (solo) questioni di soldi, Corriere della sera 25 agosto 2022) di Gianni Canova, rettore dell’Università IULM di Milano, per articolare qualche modesta riflessione sulla ricorrente proposta dell’obbligo della Scuola dell’infanzia riemersa nella recente campagna elettorale.
Non sappiamo come finirà la proposta dell’obbligo (troppi gli interessi in gioco e diffusa l’insipienza anche tra gli addetti ai lavori). Certamente siamo di fronte a una situazione problematica: calo di natalità, conseguente disarticolazione del sistema con scompensi nell’offerta rispetto alle esigenze dei territori. Squilibri pesanti tra regioni settentrionali e meridionali nell’offerta. Ma anche incapacità dell’attuale sistema formativo di rispondere alla domanda di personale per tutto il settore zerosei.
Ma la risposta è quella maturata improvvidamente in campagna elettorale (ma già insensatamente sostenuta dal Sindacato CGIL che sembra farne una bandiera)?
Forse i problemi reali sono altri: serve un impegno deciso per la generalizzazione (universalità non è necessariamente obbligatorietà), esiste un problema di garantire la qualità del servizio offerto (la scuola dell’infanzia proclamata dall’allora ministro Berlinguer come il “gioiello di famiglia”, riesce a mantenere3e standard di qualità o nell’abbandona generale si è ripiegata su routine d’abitudine rassegandosi a sopravvivere?
Ma ancora, i nostri politici, sanno che hanno recentemente approvato una normativa che avvia la continuità zerosei, legando la scuola dell’infanzia al Nido per un percorso educativo organico e coordinato?
L’impressione è che manchi una visione complessiva del sistema educativo, che si proceda a caso improvvisando pseudo soluzioni tampone di situazioni particolari e temporanee (è successo con le sezioni primavera che hanno tradito il motivo ispiratore e sopravvivono all’interno di un sistema che le ha praticamente superate, è successo con la legge Iori nata senza alcuna considerazione di inserimento in un sistema complesso e in fase di assestamento). I problemi non vengono affrontati (e meno che mai risolti). L’anticipo doveva scomparire (per legge) ed è una pratica tuttora diffusa, la legge 107 prevede la nascita di Poli zerosei, ma nessuno si preoccupa che non esista un percorso di laurea funzionale alla nuova figura educativa prevista dalla legge.
Si apre una nuova legislatura. Abbiamo davanti alcuni anni in cui il Parlamento potrebbe provare ad avviare un ragionamento serio sul sistema educativo e sul futuro delle nuove generazioni? Sarà la volta buona? Ci sarà qualche possibilità?
“Certo è che per metter mano a un progetto come questo bisognerebbe avere il coraggio di pensare più al futuro delle nuove generazioni che a vincere con promesse generiche o irrealizzabili le prossime elezioni.” (G. Canovca)